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"Riorganizzazione della giustizia:
ora servizi più efficienti" Il mattino di padova - 13 luglio 2012
Il Governo Monti ha approvato il decreto legislativo che riorganizza e ridisegna le circoscrizioni giudiziarie. E’ una riforma auspicata e attesa da anni che ha l’obiettivo di rendere più efficiente il sistema giudiziario. La geografia dei tribunali è rimasta immutata dal 1861 a oggi e nel frattempo l’Italia si è trasformata: è cambiata la distribuzione della popolazione, si sono modificati il numero e la tipologia dei reati e dei contenziosi, ci sono infrastrutture stradali e ferroviarie che rendono più agevoli i collegamenti tra le diverse zone. La mappa delle sedi giudiziarie è vecchia ed inadeguata: su 156 tribunali attualmente operativi ben 59 hanno un organico inferiore alle 20 unità, che è considerato dal Consiglio Superiore della Magistratura e dall’Associazione Magistrati il numero minimo per assicurare il servizio, e di questi 15 sedi hanno un organico anche sotto le 10 unità. Esistono uffici che, pur occupandosi di appena un centinaio di pratiche all’anno, hanno costi di almeno 50 mila euro solo per le spese di luce, telefono e ordinaria manutenzione. La geografia giudiziaria inoltre è squilibrata sul piano territoriale. Senza considerare le zone con un’alta presenza della criminalità organizzata sussistono disparità evidenti. Cito due esempi chiarissimi. Il rapporto tra giudici di primo grado e abitanti è di 1 per 14.525 in Veneto, per 12.365 in Emilia, per 10.944 nelle Marche, per 10.571 in Umbria e per 9.521 in Piemonte. Il rapporto tra tribunali, procure e sezioni distaccate e abitanti è di 1 a 162.200 in Veneto, 1 a 155.456 in Emilia, 1 a 104.520 in Piemonte, 1 a 70.144 nelle Marche e 1 a 68.307 in Umbria. Il decreto razionalizza le sedi giudiziarie, attraverso la riduzione e l'accorpamento di 37 tribunali e 38 procure, la soppressione delle 220 sezioni distaccate, e la redistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati. La riforma ha seguito tre criteri: il numero di abitanti, l’indice di litigiosità e le relative cause, i carichi di lavoro rispetto all’organico disponibile. In questo modo è possibile raggiungere l’obiettivo di aumentare l’efficienza del sistema giudiziario con strutture di maggiori dimensioni, meccanismi organizzativi più flessibili e garantendo una migliore specializzazione dei magistrati che non è realizzabile nei piccoli uffici. Il provvedimento consente di recuperare risorse umane – magistrati e personale amministrativo - poco utilizzate nelle sedi più piccole e realizzare risparmi di spesa dovuti alle notevoli economie di scala che saranno reinvestiti per il funzionamento del sistema giudiziario. L'accorpamento dei piccoli tribunali comporterà non solo un risparmio per lo Stato ma soprattutto un aumento di efficienza del sistema giustizia a vantaggio sia dei magistrati che dei cittadini, dato che - grazie a una migliore organizzazione - le sentenze verranno emesse in tempi più brevi. Nessun taglio indiscriminato. In Veneto, per esempio, si prevedono la chiusura di tutte le sezioni distaccate, gli accorpamenti del tribunale di Bassano con Vicenza, del territorio delle sezioni distaccate di Legnago e di Este nel circondario di Rovigo, del territorio della sezione di Portogruaro con il tribunale di Pordenone. Queste modifiche, oltre a determinare risparmi di spesa per le sedi, recuperano per tutto il distretto regionale 9 magistrati giudicanti, 4 magistrati requirenti, 248 unità di personale amministrativo. Per anni Berlusconi ha utilizzato il tema della giustizia per combattere la magistratura e cercando di limitarne l’autonomia con leggi che hanno reso più lunghi i processi e arrivando a proporre modifiche costituzionali per sottoporre il potere giudiziario al controllo dell’esecutivo. Adesso arriva una prima riforma che, senza modificare né la Costituzione né i codici né l’ordinamento giudiziario, consente di migliorare il servizio giustizia rendendolo più efficiente.
Alessandro Naccarato
L'ITALIA APPROVA LE DECISIONI DELL'UE PERAFFRONTARE LACRISI
Oggi la Camera ha approvato in via definitiva 3 Trattati tra i Paesi dell’UE per affrontare in modo unitario la crisi dei debiti pubblici e sostenere le politiche di crescita economica. Si tratta di accordi molto importanti, coordinati tra loro, che rilanciano l’integrazione europea e definiscono strategie e strumenti di intervento condivisi tra gli Stati dell’area euro. E' un passaggio fondamentale per l'Italia: conferma la scelta europeista del Paese in un una fase in cui diverse forze politiche auspicano l'uscita dalla moneta unica e la disgregazione dell'Europa. Dopo anni di polemiche e divisioni, l’approvazione dei Trattati rafforza il processo di unificazione prevedendo la cessione di competenze e poteri dei singoli Paesi alle istituzioni comunitarie.
Il nuovo articolo 136 del Trattato di funzionamento dell’UE.
Il primo accordo riguarda la modifica dell’art. 136 del Trattato di funzionamento dell’UE. Contiene alcune disposizioni per rafforzare il coordinamento delle politiche di bilancio e per elaborare comuni orientamenti di politica economica. La modifica prevede l’inserimento del seguente paragrafo: «Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità». Il nuovo art. 136 consente di stabilire condizioni e regole comuni sui bilanci dei singoli Paesi per istituire un meccanismo europeo di stabilità (MES). Il secondo Trattato definisce le condizioni e le regole comuni per i bilanci dei singoli Stati. Il terzo Trattato istituisce il MES.
Il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria.
Questo accordo, definito fiscal compact, stabilisce regole di finanza pubblica e procedure per il coordinamento delle politiche economiche dei Paesi UE.Tra i punti principali, l’impegno ad applicare e introdurre, con norme costituzionali o di rango equivalente, la regola per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo. L’Italia ha approvato la legge costituzionale 1/2012 che ha introdotto il pareggio di bilancio per l’intero aggregato delle pubbliche amministrazioni modificando gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione.
L’altra decisione di grande importanza ribadisce quanto previsto dal Patto di stabilità: il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo non può superare il 60%. Gli Stati inadempienti devono ridurre il rapporto di 1/20 all’anno fino al raggiungimento del 60%. Il ritmo di riduzione potrà essere modulato tenendo conto della sostenibilità dei sistemi pensionistici e del livello di indebitamento del settore privato. La riforma delle pensioni approvata dal Parlamento a dicembre ha assicurato la sostenibilità del nostro sistema pensionistico e ha consentito di rientrare nei parametri degli altri Stati. Per l’Italia, che ha un rapporto debito/Pil di poco più del 120%, l’applicazione richiederà una riduzione annua del debito di circa il 3% del Pil prodotto per 20 anni, pari a 46 miliardi all’anno. Qualsiasi Paese contraente il Trattato può ricorrere alla Corte di giustizia dell’UE se considera un altro Stato inadempiente.
Il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità.
Gli Stati UE costituiscono il MES, organizzazione finanziaria internazionale finalizzata a mobilitare risorse e fornire sostegno alla stabilità. Il MES avrà un capitale sottoscritto di 700 miliardi di euro: 80 miliardi verranno versato dagli Stati membri; gli altri 620 attraverso una combinazione di capitale richiamabile impegnato e di garanzie dei Paesi aderenti al Trattato. Il MES potrà, inoltre, finanziarsi mediante il collocamento di titoli di debito con la partecipazione del Fondo Monetario Internazionale. Gli Stati UE possono chiedere assistenza al MES se è indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area euro e sulla base di condizioni rigorose. Questa viene concessa sotto forma di prestito sulla base di un programma di riduzione del debito; mediante l’acquisto dei titoli di Stato o attraverso prestiti finalizzati a ricapitalizzare le istituzioni finanziarie.L’obiettivo del MES è sostenere i Paesi UE in maggiore difficoltà con procedure e tempi più efficaci rispetto alle modalità fin qui seguite.
Alessandro Naccarato
Qui il testo dei 3 Trattati in versione integrale e una breve scheda di approfondimento
RATIFICA DEL TRATTATO DI ISTITUZIONE DEL MESS
RATIFICA DEL FISCAL COMPACT
RATIFICA DELLA MODIFICA ART.136 TRATTATO FUNZIONAMENTO UE
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO CAMERA DEI DEPUTATI
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