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"Edilbasso: restano troppi punto oscuri"
Il mattino di Padova - 29 luglio 2012
Da Loreggia alla Svizzera e al Lussemburgo. Da Edilbasso a Faber. Dalla montagna di debiti ai soci di maggioranza «a tempo». Dalle decisioni del Tribunale all’intreccio di società (come So.Im.Cos Srl che il 27 giugno ha chiesto il concordato fallimentare). «Restano ancora troppi punti oscuri...». Il deputato del Pd AlessandroNaccarato non si schioda dall’interrogazione firmata insieme ai colleghi Margherita Miotto e Emanuele Fiano, poi ripresa dai consiglieri regionali Mauro Bortoli, Piero Ruzzante e Claudio Sinigaglia. «In quegli atti parlamentari erano già evidenziate stranezze e zone grigie. Ma visto che la famiglia Basso esterna, è utile ritornare sulla vicenda in base alla trasparenza di documenti pubblici» afferma Naccarato «Il caso Edilbasso riguarda le istituzioni perché si tratta di appalti pubblici, ma anche gli imprenditori in particolare del settore edile ed i rappresentanti dei lavoratori. Suona davvero stridente l’appello alla politica: il Parlamento fa eccome la sua parte. Manca solo l’approvazione del Senato alla nuova legge fallimentare».Il punto cruciale? Un debito imponente: «Emerge dai bilanci della società madre e delle controllate. I conti 2010 si erano chiusi con 72 milioni di “rosso” a fronte di un capitale sociale di 12 milioni. Ma Edilbasso controlla al 100% anche Par.fin che ha chiuso con altri 27 milioni di debiti. Trevicos in liquidazione ne aggiunge altri 12. Per So.Im.Cos se ne contano 16. Emerald va in liquidazione con un passivo di 41». Tutte sigle con indirizzi di Loreggia o sede in via degli Scrovegni. Con holding svizzere, soci del Granducato e immobiliari lombarde. «Un imprenditore sano deve proprio comportarsi così? Chiunque non abbia problemi con il fisco non ha bisogno di paradisi fiscali dove si pagano meno tasse» insiste Naccarato, «E poi nella neonata Faber per due mesi il 65% delle quote cioè la maggioranza assoluta risulta di Giovanni Barone, mentre con Adriano Cecchi compare anche fra i revisori. A me sembra pericolosissimo sostenere, come ora fa Basso, che non aveva trovato nessun altro. Stiamo parlando di Faber, che dichiara 100 mila euro di capitale sociale...». Fra l’impresa e il mercato, le banche che non solo finanziano. «Noto che come di Edilbasso si legge anche di società di gestione del risparmio, di cui fanno parte rappresentanti autorevoli delle categorie economiche che faticano ad onorare il patto fiscale con lo Stato» aggiunge il deputato Pd. E’ Faber che nel concordato dà la continuità aziendale, affittando l’attività e i cantieri di Edilbasso: «Come dagli atti del Tribunale, solo Emerald vanta 3,3 milioni di crediti che diventeranno 6-800 mila. Ma a sua volta, Emerald ha chiesto il concordato. Altro che creare ricchezza: così si scaricano a cascata i “buchi” con conseguenze imprevedibili». E Naccarato replica anche all’Ance: «Forse, invece di concentrarsi sulle gare con il massimo ribasso l’associazione dei costruttori dovrebbe porsi il problema della capitalizzazione delle imprese edili e dei rapporti con le banche». Sullo sfondo, c’è l’operazione PP1 di via Trieste con pacchetti azionari dati in pegno per il finanziamento di Cariveneto. E nell’epoca della bolla immobiliare conclamata, dalle visure rispuntano puntuali i professionisti “fiduciari”. Altri punti oscuri?
"Edilbasso, indaga la finanza
naccarato: operazioni poco chiare"
corriere del veneto - 29 luglio 2012
Edilbasso, una vicenda tutt’altro che chiusa. Il giudice ha concesso l’omologa al concordato, i creditori sono stati divisi in diverse sezioni e la società di costruzioni edili di proprietà della famiglia Basso rifonderà parte del debito: da 90 milioni a 55 milioni. Ci sono circa 7-800 fornitori che dei loro soldi non vedranno che un 5% dei loro soldi. Eppure ci sono dei lati oscuri ancora da chiarire. C’è un’indagine della guardia di finanza che sta cercando di far luce su alcuni punti. Le fiduciarie con sede nei paradisi fiscali, per esempio. La lente è puntata su Faber Costruzioni, società che sta portando avanti la parte produttiva del gruppo Edilbasso attraverso il contratti di affitto del ramo d’azienda che deteneva gli appalti più importanti (tra cui la costruzione del nuovo ospedale psichiatrico). La Faber, che nasce dalle ceneri di Edilbasso, ha al suo interno una società che detiene il 5% del capitale e che si chiama Bit Engineering. Il rappresentante legale di Bit Engineering, stando a quanto risulta alla finanza, è un certo Maurizio Peccolo, residente ad Albignasego, sul quale pesano alcune denunce per reati tributari. Ma questo non è che il primo punto. La Bit Engineering è a sua volta detenuta da tre società, la Memotech, la Bleue Etoile e la Morison Holding che hanno sede in Lussemburgo e in Svizzera. Non c’è nulla di illegale in questa operazione, ma la strategia potrebbe risultare «poco trasparente». Lo sostiene il parlamentare del Pd Alessandro Naccarato, che ieri ha risposto alle velate (ma neanche tanto) frecciate lanciate il giorno prima da Bruno e Alessandro Basso, che hanno il dente avvelenato con lui e con i parlamentari Margherita Miotto ed Emanuele Fiano. Lo scorso marzo infatti gli esponenti del Pd presentarono un’interrogazione parlamentare a risposta immediata circa il ruolo di due persone che entrarono nella società Faber: Adriano Cecchi e Giovanni Barone, quest’ultimo con precedenti penali, che si occuparono della liquidazione della società Perego di Milano, crollata per infiltrazioni della ’ndrangheta. Alessandro Basso ha negato di essere stato a conoscenza del passato di Barone, dicendo che comunque i reati che gli erano stati contestati erano «poca cosa» (si tratta di reati contro la pubblica amministrazione, resistenza e violenza, falso in genere, falsa attestazione, omessa custodia di armi) e di averlo allontanato dalla società dopo pochi giorni. «Barone è stato in Faber, detenendo le quote di maggioranza, per due mesi - ribadisce Naccarato - e non si capisce come questa persona sia arrivata ai Basso». La risposta della famiglia di Loreggia è che Barone è stato presentato da «amici». «Quando l’azienda entra in concordato quello che fa non è più un problema suo, ma di tutte le persone che avanzano dei soldi - dice il parlamentare - e comunque è il caso di riflettere su alcune parti importanti di questo concordato: non si capisce come abbia fatto un’azienda simile ad indebitarsi per 70 milioni di euro (90 stando agli ultimi bilanci, ndr), per quale motivo le banche si sono esposte in questo modo verso l’azienda e le sue controllate, che accumulavano continui default? questo non sarebbe mai stato concesso ad un’impresa più piccola, le famiglie stesse sanno bene quanta fatica si nasconda dietro a un mutuo o un finanziamento». Altro elemento importante secondo Naccarato, ma anche secondo la Procura che proprio su questo sta facendo luce, è il ruolo delle società con sede nei paradisi fiscali. La Bit in particolare. E all’obiezione che si tratta solo di un 5% la risposta è una domanda «rovesciata»: «Se è solo il 5 percento per quale motivo fare questa scelta? in un momento in cui si parla di trasparenza è da chiarire perchè un’azienda che dovrebbe trainare fuori un’altra azienda dal baratro debba affidare anche solo poche quote a società chi vanno a "nascondersi" all’estero». E poi ci sono le società che nel morire lasciano grossi buchi che vengono rifusi, come accaduto per la Edilbasso, solo in parte: succede con la Par.Fin che si è incorporata con la So.im.Cos, anche questa in liquidazione, assieme a Progetto Acciaio, San Lazzaro srl (che doveva riqualificare l’area il quartiere di Padova Est). Non solo, ci sono altre società con partecipazioni nei paradisi fiscali (come si vede dal grafico) e sulle quali la finanza, coordinata dal Pm Roberto D’angelo, sta cercando di far luce. «Dobbiamo introdurre il reato di false attestazioni in sede di concordato e la norma di indipendenza del liquidatore - spiega Naccarato - senza queste i concordati rischiano di diventare trappole per i creditori».
"Isolare i gruppi eversivi per prevenire la violenza"
L’ennesima aggressione contro le forze dell’ordine avvenuta vicino ai cantieri della Torino-Lione nella notte tra il 20 e il 21 luglio conferma il pericolo costituito dai gruppi eversivi. Negli ultimi mesi si è diffuso un clima di tensione crescente: dopo anni di silenzio un nucleo di terroristi ha sparato a Genova al dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi; diverse persone, tra le quali autorevoli ministri e magistrati, hanno subito minacce e violente contestazioni; molte sedi di Equitalia sono divenute bersaglio di attentati incendiari; in numerose manifestazioni si sono verificati duri scontri che hanno provocato danni e feriti tra polizia e carabinieri, in particolare a Roma e in Val di Susa. Per prevenire e contrastare la violenza è necessario isolare con determinazione i gruppi eversivi che hanno il programma di utilizzare in modo strumentale battaglie su singoli temi - come Tav o riforma del lavoro - per costruire un movimento finalizzato ad abbattere le istituzioni democratiche considerate al servizio dell’Unione Europea e della Bce. L’organizzazione delle lotte contro l’Alta velocità in Val di Susa è diventata un incubatore di strategie eversive che unisce i gruppi anarchici e quelli antagonisti. Le azioni violente sono accompagnate da iniziative pacifiche per costruire consenso. In particolare dopo gli episodi violenti si cercano di ridurre le responsabilità degli autori diffondendo l’idea che il movimento sia vittima della repressione dello Stato. Porto un esempio concreto. A fine giugno a Padova alcune persone hanno promosso un appello al presidente del Tribunale di Torino per revocare gli arresti domiciliari a un indagato appartenente ai centri sociali per gli scontri del 3 luglio2011 inVal di Susa e consentirgli così di sostenere un esame universitario. Nell’appello, intitolato “Il diritto allo studio è di tutti, anche dei No Tav”, l’indagato è definito in termini assolutamente riduttivi e fuorvianti come “accusato di aver lanciato un sasso nei confronti delle forze dell’ordine”. In realtà la persona difesa nell’appello è indagata per avere - insieme ad altri e con il volto travisato - lanciato contro pubblici ufficiali in servizio pietre, bombe carta, razzi di segnalazione e oggetti contundenti causando lesioni personali a 132 agenti di polizia. Saranno i giudici ad accertare eventuali responsabilità penali, ma intanto è utile ricordare che gli arresti domiciliari sono stati decisi per la gravità delle accuse e perché l’indagato è stato denunciato più volte negli anni tra il 2009 e il 2011 per reati di violenza privata, lesioni, danneggiamento, violenza e resistenza a pubblico ufficiale perpetrati nell’ambito di manifestazioni pubbliche. Nei giorni scorsi la persona in questione è stata rinviata a giudizio e pertanto le misure cautelari sono state revocate. La situazione, dunque, è diversa da come è stata presentata nell’appello che, però, nel frattempo è stato firmato da dirigenti sindacali e politici, giornalisti ed esponenti del mondo associativo. Forse, sarebbe stato più opportuno promuovere un appello per esprimere solidarietà verso il personale di polizia che ha subito lesioni per difendere il diritto di realizzare un’opera decisa nel rispetto dell’ordinamento democratico. La sottovalutazione dei fenomeni eversivi ha già portato di recente a spostare una manifestazione sindacale per favorire un’iniziativa promossa dai movimenti No Tav contro i giudici di Torino, accusati di procedere contro gli autori delle violenze in Val di Susa. Per questo ritengo che sia urgente e necessario condannare e isolare i violenti sul piano politico. Altrimenti c’è il rischio che i gruppi eversivi, approfittando della sottovalutazione di molti ambienti e di un’ostentata impunità, proveranno a strumentalizzare le crescenti tensioni sociali causate dalla crisi per intensificare la loro attività. Anche in questo caso porto l’esempio di un fatto inquietante che è passato sotto il silenzio irresponsabile di molti osservatori. Tommaso Cacciari, esponente rappresentativo dei centri sociali veneti, dopo che il 2 luglio il ministro Fornero non ha partecipato a un convegno pubblico per evitare le violente contestazioni annunciate dai gruppi antagonisti, ha dichiarato: “L’unico limite che vedo in una contestazione è che deve essere portata avanti da molte persone, e non, come nel caso della gambizzazione del dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi, da un piccolo gruppo che rappresenta solo se stesso”. E ha aggiunto: “E’ giusto impedire “fisicamente” a un ministro di propagandare delle idee sbagliate”. Sono frasi di una gravità enorme che descrivono le culture, i metodi e le strategie dei gruppi antagonisti. Non bisogna sottovalutare quanto sta accadendo: per prevenire l’azione dei gruppi eversivi è urgente isolare con chiarezza i violenti e i loro sostenitori.
Alessandro Naccarato
approvato il decreto sui vigili del fuoco
Ieri la Camera ha approvato il decreto legge 79/2012 recante «Misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile». Si tratta di un provvedimento fondamentale finalizzato, tra gli altri obiettivi, a risolvere la carenza di organico dei Vigili del fuoco e ad aumentarne l'efficienza, pregiudicata dal taglio di risorse stabilito dal precedente governo Berlusconi. L'atto introduce la semplificazione delle procedure per accedere alle qualifiche di “capo reparto” e “capo squadra” e prevede il trasferimento del coordinamento tecnico della flotta aerea antincendio al Dipartimento dei Vigili del fuoco. A questo si aggiunge la riduzione del taglio della spesa per la retribuzione del personale volontario e la proroga dei termini di validità delle graduatorie relative ad alcune procedure di assunzione nel Corpo. La norma, inoltre, consente l'assunzione dei familiari dei Vigili volontari deceduti in servizio (o gravemente feriti) come previsto per le Forze di polizia. Il decreto impegna altresì il Governo all'assunzione di tutte le 474 persone che il turnover consente di assumere, esentando il settore dai tagli previsti dalla spending review e prevede la semplificazione della comunicazione di cessione di fabbricati (stabilita dalla legge antiterrorismo), insieme all'introduzione della comunicazione al questore per la somministrazione di alcoolici in enti collettivi e circoli privati. Per quanto riguarda la Polizia, l'atto introduce modifiche nella formazione degli agenti, tra cui l'inserimento di limiti anagrafici per il concorso d'accesso ai ruoli tecnici e l’equipollenza dei titoli conseguiti nei corsi di formazione, aggiornamento professionale e perfezionamento del Corpo con quelli rilasciati dagli Istituti professionali ai fini dell’ammissione all'esame di maturità. Il decreto prevede poi la riassegnazione delle risorse del Fondo antiracket al Fondo esigenze urgenti e indifferibili e in parte al Fondo per il servizio civile nazionale, agli sportelli unici per l'immigrazione delle Prefetture e agli uffici immigrazione delle Questure. L'atto, infine, differisce il termine per l'esercizio della delega al Governo nell'ambito della riorganizzazione della Croce rossa italiana
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