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"Polisia veneta": il pd porta il caso in parlamento
la tribuna di treviso - 13 settembre 2012
I deputati Rubinato e Naccarato chiedono al ministro Cancellieri quali provvedimenti intenda assumere nei confronti della organizzazione "Polisia Veneta".
I deputati del Pd Alessandro Naccarato e Simonetta Rubinato hanno presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri per sapere quali misure intenda assumere ''per prevenire e contrastare l'organizzazione e le attivita' dell'associazione 'Polisia Veneta' legata al Movimento di liberazione nazionale del popolo veneto (Mlnv)''. Inoltre quali misure intenda prendere per ''garantire l'efficienza e la massima operativita' delle forze dell'ordine in Veneto, e in particolare nella provincia di Treviso, anche mediante lo stanziamento di ulteriori risorse finanziarie''. I due parlamentari fanno riferimento alle 18 perquisizioni svolte dalla Questura di Treviso nelle abitazioni di militanti del Mlnv, accusati di associazione militare. Secondo gli inquirenti, riferiscono Naccarato e Rubinato, la propaganda della Polisia Veneta ''aveva coinvolto 80 persone, pronte a collaborare alla strategia separatista del Mlnv, la cui ideologia considera le forze dell'ordine italiane alla stregua di 'nemici' dell'autogoverno del popolo veneto''. I due parlamentari, che gia' avevano presentato nel 2009 un' interrogazione dopo il coinvolgimento in un'altra inchiesta sulla 'polisia veneta, esprimono ''preoccupazione per il rischio di sottovalutazione della capacita' operativa e dell'ideologia di stampo separatista del gruppo paramilitare legato al Mlnv''.Strategia, sottolineano i due esponenti del Pd, ''rilanciata da alcuni esponenti locali della Lega Nord e dal Governatore Veneto Luca Zaia'' e ''dal sindaco di Verona, e segretario nazionale della Lega, Flavio Tosi secondo cui l'indagine si configurerebbe come la persecuzione di reati di opinione da parte di forze dell'ordine politicamente schierate''.
interrogazione del pd al governo
sull'associazione militare "polisia veneta"
Al Ministro dell’Interno;
per sapere - premesso che:
- il 6 settembre 2012 il personale della Questura di Treviso ha eseguito una serie di perquisizioni a carico di 18 persone accusate a vario titolo di associazione militare. Secondo gli inquirenti, gli indagati - tutti appartenenti al “Movimento di liberazione nazionale del popolo veneto” (Mlnv) - avrebbero costituito un corpo armato denominato “Polisia Veneta”. Nella lista dei denunciati risultano, in particolare, Paolo Gallina, attuale comandante della Polizia Municipale nel Comune di Cornuda (Treviso) e presidente del Mlnv; Sergio Bortotto, responsabile della vigilanza in un supermercato a Villorba (Treviso); e Loris Zanatta, titolare del pub “Vivavoce” adibito a sede della “Polisia Veneta”;
- nella lista degli indagati risultano alcune persone coinvolte in un'analoga indagine sulla “Polisia Veneta” che a novembre 2009 aveva indotto le Procure della Repubblica di Venezia, Treviso e Belluno a formulare l'accusa di costituzione di associazione militare, dopo che alcune perquisizioni nella sede della Life (Liberi imprenditori federalisti europei), nelle abitazioni degli indagati, e nel comando della Polizia Municipale di Cornuda avevano evidenziato la disponibilità di armi per il gruppo. In particolare, nell'abitazione di Gallina è stato sequestrato un arsenale composto di nove pistole, due fucili a pompa e un migliaio di proiettili di vario calibro. Nel corso dell'indagine, sono emersi anche i piani di addestramento militare del sodalizio, comprese sessioni di tiro con armi da fuoco in una baita nella zona Pedemontana veneta. Secondo gli inquirenti, la propaganda degli organizzatori della “Polisia Veneta” aveva coinvolto circa 80 persone, pronte a collaborare alla strategia separatista del Mlnv, la cui ideologia considera le Forze dell'ordine della Repubblica italiana alla stregua di “nemici dell'autogoverno del popolo veneto”;
- il decreto legislativo n. 66/2010 con l'articolo n. 2262 del codice dell'ordinamento militare - predisposto dal governo Berlusconi con Ministro perla Semplificazionenormativa Roberto Calderoli - ha abrogato il reato di associazione militare previsto dal D.lgs n. 43 del 14 febbraio 1948. La cancellazione temporanea del grave delitto ha prodotto l'interruzione dell'iter giudiziario nei confronti degli aderenti alla “Polisia Veneta” vanificando gli elementi di indagine raccolti dalla Digos di Treviso nell'ultimo triennio. La ripresa delle indagini e la persecuzione del reato sono stati possibili solo grazie al decreto legislativo n. 20 del 24 febbraio 2012, predisposto dal governo Monti, che ha abrogato l'articolo 2268 del codice dell'ordinamento militare previsto nel D.lgs n. 66/2012 reintroducendo il reato di di associazione militare;
- gli interroganti hanno già espresso a questo Ministero forte preoccupazione per le vicende che hanno coinvolto gli aderenti alla “Polisia Veneta”, come risulta nell'interrogazione a risposta scritta n. 4/04996 presentata nel corso della seduta della Camera n. 245 del 12 novembre 2009;
- gli interroganti esprimono, altresì, preoccupazione per il rischio di sottovalutazione della capacità operativa e dell'ideologia di stampo separatista del gruppo paramilitare legato al Mlnv. Nonostante lo sparuto numero di aderenti alla “Polisia Veneta”, l'assenza di un blocco sociale di riferimento e l'evidente assurdità di obiettivi e proclami, è doveroso rilevare che l'inquietante fenomeno, negli ultimi anni, è stato alimentato dalla condotta tenuta da alcuni rappresentanti delle istituzioni regionali venete, che hanno provveduto, in molteplici occasioni, a giustificare le rivendicazioni dell'Mlnv rilanciandone i punti essenziali;
- tale strategia è stata di recente rilanciata da alcuni esponenti locali della Lega Nord nonché dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, con l'evidente obiettivo di recuperare il consenso e l'immagine della Lega Nord dopo i fatti di natura giudiziaria che hanno coinvolto l'ex tesoriere del partito Francesco Belsito e la senatrice Rosa Angela - detta “Rosy” - Mauro, attuale vicepresidente del Senato;
- a questo, il 7 settembre 2012, si sono aggiunte le dichiarazioni del sindaco di Verona, e segretario nazionale della Lega Nord, Flavio Tosi dal palco della Festa del partito a Treviso, secondo cui l'indagine si configurerebbe come la persecuzione di reati di opinione da parte di Forze dell'ordine politicamente schierate, come sottolineato dal segretario veneto del Sindacato unitario lavoratori polizia (Siulp) in un comunicato di solidarietà alle Forze di polizia e alla magistratura pubblicato sulla stampa locale. In particolare, secondo Tosi “Quando era Maroni Ministro dell'Interno l'obiettivo principale era la lotta alla mafia. Adesso, invece, se la prendono con dei poveracci che hanno le loro idee”;
- come riportato dai quotidiani locali, il 3 settembre 2012 sul sito internet del Mlnv (www.mlnv.org) è apparso un proclama di minacce nei confronti del Presidente della Repubblica - atteso in visita a Venezia il 6 settembre - recante le seguenti espressioni: “La sua sicurezza e incolumità personale non saranno garantite, fermo restando il legittimo ricorso al diritto di rappresaglia”;
- la disarticolazione del gruppo paramilitare della “Polisia Veneta”, il sequestro del rilevante numero di armi e dei relativi proiettili nonché del materiale di propaganda e di numerose uniformi, sono stati resi possibili grazie alla capacità operativa, alla professionalità e al costante impegno del personale della Questura di Treviso;
- se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
- quali misure concrete di sua competenza il Ministro intenda assumere per prevenire e contrastare l'organizzazione e le attività dell'associazione militare “Polisia Veneta” legata al Movimento di liberazione nazionale del popolo veneto;
- quali concrete misure di sua competenza il Ministro intenda porre in essere al fine di garantire l’efficienza e la massima operatività delle Forze dell’ordine in Veneto, e in particolare nella provincia di Treviso, anche mediante lo stanziamento di ulteriori risorse finanziarie, ovvero di mezzi ed equipaggiamento adeguati alle operazioni di prevenzione e contrasto.
Alessandro Naccarato
Simonetta Rubinato
Deputati Gruppo PD
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"stupefacentI: in 1 anno sequestrati 1.500 kg"
CORRIERE DEL vENETO - 8 SETTEMBRE 2012
Il traffico di stupefacenti in Veneto è in preoccupante aumento. Un segnale, questo, della sempre più pesante infiltrazione delle mafie nel territorio. I numeri, che arrivano dalla relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, parlano chiaro: dal 2008 al 2011 le operazioni antidroga, effettuate dalle forze dell'ordine nella nostra regione, sono passate da 1258 a 1473 (+222); mentre le persone arrestate, o segnalate all'autorità giudiziaria, per reati di traffico sono passate da 1999 a 2189 (+190). E sono cresciute anche le quantità di merci sequestrate: 1291,28 chili nel 2008, 1558,93 nel 2011 (con un'impennata dell'eroina: da 97 chili a 212). Ma c'è un altro aspetto drammatico, che emerge dalla Relazione: quello che riguarda la situazione della città di Padova, che si conferma come la più grande piazza di spaccio del Nordest. Anche in questo caso sono le cifre che aiutano a capire il contorno del fenomeno: Padova è passata da 331 operazioni antidroga nel 2008 a ben 591 nel 2011, staccando nettamente tutte le altre province del Veneto (Venezia, seconda, nel 2011 ha contato «solo» 331 operazioni; Verona, terza, 219; Vicenza, quarta, 118). Se ci si ferma all'analisi del 2011, si vede come la città del Santo concentra su di sè non solo oltre il 40% delle operazioni di contrasto allo spaccio effettuate dalle forze dell'ordine in Veneto; ma anche il 33,76% delle persone segnalate (739 nel 2011) e il 33,71% dei chili di droga sequestrata (572,29) di tutta la Regione. Per Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd, che ha raccolto e studiato i dati della Direzione Centrale Antidroga, l'origine del problema è di natura «mafiosa» e in quest'ambito andrebbe considerato. «Il traffico di droghe è gestito dalla criminalità organizzata e costituisce uno dei principali settori di attività delle mafie - spiega il parlamentare -. Tale traffico rafforza le organizzazioni criminali e ne estende il sistema di relazioni che supera i confini nazionali. E' fondamentale sapere che il mercato delle sostanze stupefacenti è controllato dalle organizzazioni mafiose attraverso relazioni e rapporti con gruppi criminali che ricorrono nell'Italia settentrionale a manodopera straniera, in particolare di nazionalità marocchina, tunisina, albanese e nigeriana». Per Naccarato, inoltre, «il ricorso alla manodopera nel narcotraffico è favorito inoltre dalle politiche sull'immigrazione seguite dai governi di centrodestra. Queste infatti non hanno contrastato, al di là dei proclami demagogici, gli ingressi illegali e non hanno promosso gli interventi per l'accoglienza e l'integrazione degli stranieri entrati in Italia in maniera regolare. Basta pensare alla gestione disastrosa dei flussi migratori provocati dalle rivolte in Tunisia, Egitto e Libia tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011». Opposta l'analisi politica di Alberto Salmaso, capogruppo del Pdl a Palazzo Moroni: «Da quasi dieci anni a Padova governa una giunta di centrosinistra e la situazione è fuori controllo: dal 2007 ad oggi non è stato fatto nulla, ci sono intere zone abbandonate allo spaccio. E' una cosa indegna. Sicuramente i flussi migratori sono una parte del problema, mi domando però perché quando prendono un clandestino in Sicilia ha già in tasca la mappa di Padova. Chi governa la città deve assumersi gli oneri e gli onori».
MATTINO DI PADOVA 9 SETTEMBRE 2012
Con oltre 572 chili di stupefacente sequestrati e 739 persone segnalate nel solo 2011, Padova si conferma la capitale dello spaccio in Veneto. Lo rivelano i dati della Direzione centrale per i servizi antidroga. Parallelamente, nella città del Santo si è registrato il record delle operazioni di contrasto con 591 interventi, in un totale regionale di 1.473. Al secondo posto Venezia, con 345 chili di droga sequestrata e 498 segnalazioni, segue Verona con 293 chili e 382 persone identificate. Staccate Treviso con 131 chili e 223 segnalazioni, Vicenza (109 chili e 215 segnalazioni), Rovigo (rispettivamente 105 e 110) e Belluno con appena 0,10 chili di stupefacente sequestrati e 22 persone segnalate. In questo scenario, a farla da padrone nel Padovano è l'hashish, con quasi 485 chili recuperati, cui si aggiungono 53 chili di marijuana e 409 piante di cannabis. Seguono 14 chili di cocaina e altrettanti di eroina e un 5% abbondante di altre tipologie, comprese le sostanze sintetiche. Uno scenario che testimonia una costante lotta tra spacciatori e forze dell'ordine: «Il mercato delle sostanze stupefacenti è controllato dalle organizzazioni mafiose attraverso relazioni e rapporti con gruppi criminali che, nell'Italia settentrionale, ricorrono a manodopera straniera, soprattutto marocchini, tunisini, albanesi e nigeriani» sostiene il parlamentare del Pd Alessandro Naccarato
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Ecco i dati Sulle Operazioni effettuate FONTE: DIRezione centrale servizi antidroga
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"ORA EMILIA"
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