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lEGGE ANTICORRUZIONE: FARE IN FRETTA
Lo scandalo sull'abuso dei fondi pubblici che ha investito il Consiglio regionale del Lazio, e che si sta estendendo ad altre regioni, ripropone l'urgenza e l'attualità di approvare in tempi brevi la legge anticorruzione da mesi bloccata al Senato. Si tratta di un atto doveroso, quanto mai necessario per rispondere al clima di sfiducia diffuso nel Paese e superare la distanza tra cittadini e politica. Com'è noto, la norma contro la corruzione è stata approvata alla Camera il 14 giugno scorso grazie al lavoro decisivo dei deputati del Partito democratico e del governo Monti. In particolare il ministro Severino ha cancellato il testo di una precedente e inutile proposta del governo Berlusconi e ha messo la questione di fiducia per superare l’ostruzionismo di Pdl e Lega. Il provvedimento è quindi passato al vaglio del Senato dove rischia di arenarsi per le resistenze del centrodestra. Eppure, dovrebbe essere interesse comune giungere subito all'approvazione definitiva di un provvedimento che rafforza gli strumenti per prevenire e contrastare la corruzione e aumenta i controlli e la trasparenza amministrativa. In particolare, il nuovo testo prevede un decisivo incremento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione e allunga i tempi per la prescrizione. Inoltre stabilisce il divieto di candidarsi a cariche elettive per chi ha riportato condanne definitive, anche con il patteggiamento, per reati di terrorismo, mafia, contro la pubblica amministrazione o ha subito condanne a più di tre anni per altri reati: così si previene alla radice la presenza nelle liste elettorali di soggetti coinvolti in pratiche e comportamenti illeciti. Sono estese le attività d’impresa per le quali è necessaria la documentazione antimafia. Viene inserito il nuovo reato di corruzione tra privati che riguarda anche le infedeltà nella redazione dei documenti contabili societari. La concussione per induzione diventa induzione indebita a dare o promettere utilità: un reato che punisce sia il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che induce il privato a pagare sia il privato che dà o promette denaro o altra utilità. E’ introdotto il traffico di influenze illecite che sanziona chi sfrutta le sue relazioni con il pubblico ufficiale al fine di farsi dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale come prezzo della mediazione illecita. Oggi in Italia i fenomeni corruttivi si manifestano in varie forme e diversi ambiti, dilagando dal mondo dello sport, a quello della politica, dell'impresa, del commercio. Tutto ciò causa un costo fisso per il Paese di circa 60 miliardi di euro all'anno. Anche per questo motivo bisogna procedere, rapidamente, all'approvazione definitiva della legge al Senato.
Alessandro Naccarato
Ecco il testo della legge anticorruzione approvato alla Camera dei Deputati
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pROVINCE: PDL E LEGA NON SANNO GOVERNARE
Lunedì 1 ottobre la Conferenza permanente della regione e delle autonomie locali del Veneto si è riunita per formulare la proposta di riordino delle Province prevista dalla legge n.135/2012 e ha scelto di non decidere e di lasciare tutto immutato. In sostanza Pdl e Lega, che hanno la maggioranza assoluta in Veneto, hanno rinunciato a riformare Province ed enti locali dimostrando così la propria incapacità di governo. Dopo anni di proclami demagogici sul federalismo e sulla soppressione delle Province il Veneto perderà per l’ennesima volta l’opportunità di riformare le istituzioni locali e di renderle più snelle, più efficienti e meno costose. In agosto il Parlamento, superando anni di chiacchiere inconcludenti sul federalismo, ha approvato la riforma in maniera definitiva, e da allora gli amministratori regionali hanno iniziato a inventare mille scuse e pretesti per non affrontare le questioni di propria competenza con il deludente risultato di rinunciare a decidere. In estrema sintesi la riforma è articolata in quattro parti: 1) La legge n.214 del 22.12.2011 ha trasformato le Province in enti di secondo grado. 2) La legge n.135 del 7.8.2012 ha definito in maniera precisa le funzioni delle Province per eliminare sovrapposizioni con altri enti e i conseguenti sprechi. Le funzioni sono: pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, pianificazione dei servizi di trasporto pubblico in ambito provinciale, costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali, programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica delle scuole superiori. Per comprendere alcune conseguenze pratiche della riforma basta pensare alla polizia provinciale e alle politiche culturali. Queste due funzioni venivano esercitate sia a livello comunale che provinciale con frequenti sovrapposizioni, invasioni di campo, gelosie e spesso sprechi di risorse pubbliche. Ora queste funzioni verranno esercitate soltanto dai Comuni. 3) La stessa legge n.135 ha stabilito le dimensioni territoriali (non inferiore a 2.500 kmq) e di popolazione minima (non inferiore a 350.000 abitanti) delle nuove Province riducendone in modo significativo il numero. Non è consentito alle Province che non hanno i requisiti minimi di raggiungerli con l’aggregazione di altri Comuni. Infatti i requisiti devono essere posseduti alla data di adozione della decisione del Consiglio dei Ministri: 20.7.2012. Questa norma serve ad evitare spostamenti artificiosi di Comuni nelle Province prive dei requisiti per sottrarsi alla riforma. Purtroppo la Regione Veneto, violando la norma, si è mossa proprio in questa direzione proponendo di spostare Scorzé in Provincia di Treviso e Vigonovo in Provincia di Padova. 4) Infine la legge n.135 ha finalmente istituito le Città metropolitane attuando la riforma costituzionale del 2001. A fianco a questi provvedimenti si è avviato l’accorpamento delle funzioni dei Comuni più piccoli per favorirne la fusione.
Per il Veneto queste norme stabiliscono effetti semplici e immediati: la nascita della Città metropolitana di Venezia in sostituzione dell’attuale Provincia, gli accorpamenti della Provincia di Padova con quella di Rovigo e della Provincia di Treviso con quella di Belluno. Si tratta di scelte ragionevoli che, se ben gestite, possono migliorare i servizi nei territori interessati. La Regione avrebbe potuto decidere di governare questo processo e cogliere l’occasione per riorganizzarsi promuovendo con decisione interventi per investire i risparmi derivanti dalla riforma nelle zone con maggiori problemi, come quelle montane e di confine.
Alessandro Naccarato
"ORA EMILIA"
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