GIUSTIZIA, ECCO LE
RAGIONI DELL’INDULTO
Mattino di Padova 04-08-06
Ho votato a favore
dell’indulto con convinzione e sono intervenuto nel dibattito
alla Camera. Credo che molte delle polemiche strumentali e
demagogiche di questi giorni dipendano dalla scarsa conoscenza
del provvedimento e mi pare, perciò, utile spiegarne le
motivazioni in modo semplice e sintetico.
L’indulto non cancella il reato,
riduce solo una parte della pena. Con l’indulto infatti si
accorcia (al massimo di 3 anni) la permanenza in carcere dei
condannati. L’indulto riduce il numero dei carcerati e migliora
le condizioni delle carceri. I detenuti sono circa 60.000,
mentre le carceri possono ospitare al massimo 43.000 persone.
Oggi le prigioni sono luoghi disumani, dove molte persone,
incarcerate per reati minori, entrano in contatto con la grande
criminalità. Così non c’è prevenzione, né rieducazione; anzi, in
carcere molti imparano a delinquere.
L’indulto applica la Costituzione. La Costituzione deve essere
applicata e difesa sempre, non solo quando conviene. L’articolo
27 dice che: «Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione
del condannato».
L’indulto non è un colpo di spugna. L’indulto si applica solo
dopo la sentenza di condanna. I processi si svolgeranno, i reati
verranno perseguiti, le responsabilità accertate.
L’indulto favorisce la
sicurezza dei cittadini. Con l’indulto sarà possibile cambiare
le carceri e renderle luoghi per la rieducazione e il recupero
dei detenuti, che devono uscire dalla morsa della criminalità.
La sicurezza dei cittadini può aumentare solo se diminuisce il
numero di chi commette reati. Inoltre, in cambio dello sconto di
pena, il beneficiario non deve commettere reati nei 5 anni
successivi, altrimenti l’indulto è annullato.
Dall’indulto sono esclusi i condannati per i reati più gravi:
terrorismo, mafia, devastazione e saccheggio, appartenenza a
banda armata, violenza sessuale, tratta di esseri umani, usura,
produzione e spaccio di grandi quantitativi di sostanze
stupefacenti, sequestro di persona, pedofilia, discriminazione
razziale.
L’indulto non riduce le pene accessorie, che sono le più
efficaci per i reati finanziari e contro la Pubblica
Amministrazione. In questi casi contano l’accertamento delle
responsabilità, delle connessioni, dei complici. Per i reati
economici, fiscali, finanziari e di corruzione le cose
importanti sono il risarcimento del danno, la restituzione del
maltolto e le pene accessorie.
L’indulto non salva i corrotti. Infatti, contrariamente a
quanto Italia dei Valori e altri dicono in modo strumentale, tra
i detenuti in carcere non ci sono politici corrotti. E, dunque,
l’indulto non riguarda questa categoria di reati. Il Codice
Penale punisce questo tipo di reati con pene detentive molto
basse e, pertanto, i condannati scontano quasi sempre solo pene
accessorie (come l’interdizione dai pubblici uffici).
L’indulto è un provvedimento molto usato, che era previsto
anche nel programma del centrosinistra Dal 1946 ad oggi ci sono
stati 20 provvedimenti di indulto e 24 di amnistia, sempre con
la finalità (raggiunta) di decongestionare le carceri. L’ultimo
indulto risale al 1990; dal 2003 il Parlamento ha provato più
volte ad approvare l’indulto senza riuscirci. Per questo, tutto
il centrosinistra ha inserito l’indulto nel suo programma.
L’indulto è solo il primo provvedimento per migliorare la
sicurezza dei cittadini L’indulto è uno dei primi provvedimenti
in materia di giustizia e sicurezza. Nei prossimi mesi andranno
in discussione il disegno di legge per fermare le modifiche
all’ordinamento giudiziario varate dalla destra, i provvedimenti
per annullare le leggi «ad personam» che hanno favorito gli
amici di Berlusconi, la riforma del Codice Penale, della legge
sulla droga e di quella sull’immigrazione.
Le scelte del centrosinistra sono in controtendenza con quanto
è accaduto nella precedente legislatura, come si vede anche con
l’indulto. In particolare è fondamentale ricostruire un clima di
rispetto e di ascolto nei confronti della Magistratura, alla
quale devono essere garantite l’autonomia e l’indipendenza
previste dalla Costituzione. Solo così sarà possibile aumentare
la sicurezza e far funzionare meglio la giustizia.
Alessandro Naccarato deputato veneto dell’Ulivo
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