Provincia a caccia di soldi e
responsabilità, ma niente si muove.
Scarti velenosi, parola della Ce
Invitato l’ex magistrato Casson. La bonifica
richiederebbe la bellezza 12 milioni di euro
PERNUMIA. Sono pieni zeppi di idrocarburi per almeno due terzi, i rifiuti accatastati all’interno dei capannoni dell’ex C&C di Pernumia. Secondo la Comunità europea, si tratta di scarti pericolosi. E per smaltirli servono fino a 12 milioni di euro che né la Provincia né i comuni coinvolti, hanno. Da qui la decisione della giunta provinciale di stanare le ditte che hanno gettato lì gli scarti e promuovere azioni legali. Sono queste le prime conseguenze dei dati emersi dalle analisi del materiale abbandonato in via Granze, che l’amministrazione di Palazzo Santo Stefano aveva affidato alla ditta Tesi Engineering di Cinto Euganeo. Ben 52 mila tonnellate di scarti velenosi che, a tre anni dal sequestro della Magistratura, nonostante mozioni unitarie e promesse mai mantenute (la Provincia parlava di una bonifica entro luglio 2007), restano ancora lì. In balia dei rimpalli burocratici e degli agenti atmosferici. E intanto oltre 16 mila abitanti di tre comuni diversi (Battaglia, Pernumia e Due Carrare) continuano a tenerseli sotto il naso. Da qui l’idea del Partito democratico di Battaglia e dell’associazione «La Vespa», di dare una spronata alla faccenda, invitando in paese uno che non te le manda a dire. Il tema della C&C sarà infatti trattato dall’ex magistrato veneziano e senatore per il Partito democratico Felice Casson. Che giovedì 13 marzo alle 18 sarà alla sala civica del Municipio di Battaglia per parlare di smaltimento dei rifiuti, tra legalità ed ecomafie. Presente anche il deputato del Pd, Alessandro Naccarato. «L’obiettivo è di avere da Casson un quadro giuridico preciso e di capire in che modo accadono queste cose. Inoltre, sentiremo da lui come sono stati risolti casi simili al nostro», hanno spiegato i coordinatori del Pd Patrizio Quintili e Matteo Poletti. Intanto, punta il dito contro la Provincia, il leader del Pd provinciale Fabio Rocco. «In situazioni simili, come quella del cavalcavia Camerini, la bonifica è già partita grazie alla sinergia tra enti. La Provincia invece ha fatto poco. Ha stanziato un impegno economico irrisorio visto che i 450 mila euro impiegati per rimozione esterna, caratterizzazione e verifica dei registri, fanno parte della fideiussione che la ditta Cedro aveva sottoscritto per l’area. E neppure sul fronte del controllo si è fatto molto affinché la storia non si ripeta. Un esempio è la Statale del Santo», ha concluso.