Interrogazione
di Naccarato e Miotto (Pd)
«Cosa Nostra investe nel Padovano.
E che fa il ministro dell’Interno?»
Il Mattino di
Padova, 13 novembre 2008
Cosa Nostra in
Veneto. Con progetti immobiliari finanziati a colpi
di milioni di euro a Monteortone di Abano e, nel
Veneziano, a Chioggia nell’area denominata ex Adria
Docks e a Cantarane di Cona. Lo ha svelato
l’inchiesta della procura antimafia di Palermo che,
lo scorso settembre, ha arrestato l’avvocato
palermitano Marcello Trapani, professionista di
fiducia del clan Lo Piccolo, e il procuratore
sportivo Giovanni Pecoraro, indagando in stato di
libertà l’imprenditore Claudio Toffanello di
Codevigo, presidente della società immobiliare Idea
3 (carica da cui si è dimesso in seguito alla
tempesta giudiziaria) e il cugino del legale
Salvatore Cataldo detto «Toto u palermitano»,
finanziere già in servizio presso la Scuola allievi
della Guardia di Finanza di Rovigo, poi alla Tenenza
di Piove di Sacco, infine Comando di Chioggia.
E le istituzioni, che fanno? Anzi, che fa il
Ministro dell’Interno Maroni? Se lo sono chiesti i
deputati del Partito Democratico Alessandro
Naccarato e Margherita Miotto che hanno presentato
un’interrogazione parlamentare a risposta scritta
per sapere «se il Ministro dell’Interno sia al
corrente dei fatti e cosa intenda fare per
combattere efficacemente la criminalità organizzata
e l’infiltrazione mafiosa in diverse zone del Nord
Italia, in particolare, del Veneto».
I parlamentari hanno ricordato l’indagine che ha
coinvolto due aree del Veneto, il Padovano e il
Veneziano. «Con gli arresti dell’avvocato Trapani e
del responsabile del settore giovanile del Palermo
calcio Giovanni Pecoraro, avvenuti il 24 settembre
scorso, i magistrati della Procura distrettuale
antimafia di Palermo hanno portato alla luce il
tentativo di alcuni esponenti della famiglia mafiosa
dei lo Piccolo di riciclare in Veneto il danaro
proveniente da attività illecite». Il legale stava
trasferendo nel Padovano la propria attività per
meglio controllare gli affari dei Lo Piccolo e tutte
le fasi delle operazioni di riciclaggio realizzate
attraverso investimenti immobiliari. E poteva
contare sull’appoggio di Toffanello e Cataldo. In
una telefonata, intercettata dagli investigatori, il
cugino-finanziere aveva raccontato
all’amico-imprenditore di Codevigo: «Marcello (il
riferimento è a Trapani e al Padovano) mi ha detto
“o da una parte o da un’altra io un ufficio devo
aprirlo”». Soltanto nell’area ex Adria Docks di
Chioggia il clan Lo Piccolo (clan guidato da
Calogero Lo Piccolo, dopo l’arresto del padre-boss
Salvatore) aveva previsto un investimento di 8
milioni di euro. Soldi che sarebbero arrivati in più
tranche, trasferiti in contanti grazie a giocatori
di squadre minori del Palermitano venduti a team del
Veneto. Avvertono i due parlamentari
nell’interrogazione: «Da tempo lo stesso procuratore
nazionale antimafia denuncia pubblicamente i diversi
tentativi di riciclaggio portati avanti dalla
criminalità organizzata in tutto il Nord Italia con
l’investimento del danaro proveniente da attività
illecite in progetti di tipo edilizio o commerciale
che garantiscono notevoli e sicuri guadagni...».
Naccarato e Miotto rammentano che in Veneto ci sono
aree storicamente a rischio: «Le zone delle province
di Padova e Venezia, nelle quali gli esponenti
mafiosi siciliani e i loro complici volevano
concentrare le attività di riciclaggio, sono già
state interessate tra gli anni ’80 e ’90,
dall’analoga azione criminale dell’organizzazione
conosciuta come “Nuova Mala del Brenta” che agiva in
stretta relazione con diversi gruppi mafiosi»