da distribuire meglio
Mattino di Padova 15 febbraio 2008
Nei giorni scorsi si è riaccesa, grazie ad alcuni interventi sul «mattino», la polemica sulle inefficienze del nostro sistema universitario e di ricerca. Non condivido le opinioni di coloro che attribuiscono i «mali» dell’Università ad aspetti marginali o scandalistici, come gli episodi di malcostume presenti in alcuni Atenei. La vera questione riguarda la quantità e le modalità di erogazione delle risorse pubbliche e private per la formazione e la ricerca. Le possibilità di sviluppo economico del nostro Paese dipendono per larga parte dal livello di conoscenza e innovazione presenti nelle imprese. Per crescere nei mercati ed esportare all’estero è necessario dare un forte contenuto tecnologico alle nostre produzioni. L’Università italiana gioca un ruolo fondamentale in questo snodo, perché la ricerca scientifica si svolge quasi interamente nei nostri Atenei e rappresenta la chiave per il futuro tecnologico-industriale del nostro Paese. Naturalmente livelli elevati di istruzione superiore si ottengono investendo di più nella formazione, a partire dalla prima infanzia per arrivare ai gradi più elevati, e collocando in modo diverso le risorse. Per questa ragione è necessario concentrare le risorse attorno ad alcuni progetti significativi, che devono essere sottoposti a una costante valutazione. Troppo spesso, infatti, le risorse sono impiegate in maniera poco produttiva, determinando la moltiplicazione dei corsi di studio nel ciclo universitario triennale, a discapito delle lauree specialistiche atte a formare quelle figure professionali che il mercato richiede (e che attualmente il nostro sistema universitario non fornisce), o sono impiegate per le sedi universitarie decentrate, situate in piccoli centri di provincia, che disperdono nel territorio quote importanti dei finanziamenti. Nei Paesi anglosassoni accade invece che i centri di ricerca possono contare sulla virtuosa collaborazione di privati e pubblico, che garantiscono risorse sufficienti a sostenere livelli di eccellenza. Ma, al contrario di ciò che si pensa, anche in questi Paesi il sistema pubblico gioca un ruolo determinante. Il maggiore tasso di produttività scientifica, però, è garantito dal fatto che tali investimenti sono vincolati ai risultati prodotti, e ciò è possibile grazie alla terzietà dei soggetti preposti alla valutazione di tali risultati. In quest’ottica il governo Prodi ha istituito l’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria (Anvur), che diventerà lo strumento per affermare la cultura e la pratica della valutazione della ricerca. In questa direzione sarà necessario aggiornare i nuclei di valutazione dei singoli Atenei, assicurare la loro terzietà rispetto alle singole sedi, e allineare i criteri in modo da creare omogeneità di giudizio rispetto all’Agenzia nazionale. Così anche il nostro Paese sarà in grado di premiare la produttività scientifica della ricerca, indirizzare i finanziamenti verso i centri più attivi e riuscirà a innescare una sana competizione fra Atenei virtuosi, che finalmente vedranno premiati gli sforzi tesi a sostenere le eccellenze. In Veneto, per stare sugli esempi concreti, nel corso degli anni, si sono costituiti, in aggiunta alle strutture universitarie, ben 25 centri di innovazione e trasferimento tecnologico: Start cube, Incubatore universitario di Padova; Agripolis; Cert, Centro di certificazione e test di Treviso tecnologia; Certottica a Belluno; Consorzio centro veneto calzaturiero politecnico calzaturiero scarl a Venezia; Consorzio orafi vicentini a Vicenza; Consorzio Venezia Ricerche a Venezia; Cosmi Innovazione a Padova; Fondazione Giacomo «Rumor», Centro produttività veneto a Vicenza; Laboratorio chimico e merceologico di Oderzo a Treviso; Laboratorio saggio metalli preziosi e chimico merceologico a Vicenza; Parco scientifico di Verona a Verona; Parco scientifico e tecnologico Galileo a Padova; Polesine Innovazione a Rovigo; RiTex, Centro ricerche prove tessili a Vicenza; Scuola italiana design a Padova; Stazione sperimentale del vetro a Venezia; Tecnologia e Design a Treviso; Tecnopadova a Paddova; Trastec (ex Padova ricerche) a Padova; Treviso Tecnologia, Azienda speciale Cciaa a Treviso; Vega, Parco scientifico tecnologico a Venezia; Veneto innovazione, Innovation Relay Centers a Venezia; Venezia Tecnologie Spa a Venezia; Vicenza qualità a Vicenza. Questi centri assorbono in centinaia di progetti spesso microscopici gran parte delle risorse disponibili. In questo modo non è possibile sostenere davvero la ricerca e l’innovazione tecnologica. La risposta a questa frammentazione è la realizzazione di un Istituto veneto per la ricerca scientifica, noto anche come Politecnico veneto, che consentirebbe di evitare la dispersione di risorse e di concentrare gli investimenti sui progetti e sui centri più importanti. Solo ancorando i finanziamenti alla valutazione dei centri di ricerca e delle università sarà possibile affermare la cultura del merito e dell’efficienza nei nostri atenei e spendere meglio le risorse che oggi troppo spesso vengono sprecate o investite male.
Alessandro Naccarato deputato Partito Democratico