IL POTERE DI
FORZA ITALIA
Mattino di
Padova 17 maggio 2008
Caro direttore,
ho letto in questi giorni i giudizi che il
presidente Galan ha dedicato ad alcuni suoi colleghi
del centrodestra nel suo libro-intervista, e le
repliche con cui gli accusati hanno reagito. C’è da
rimanere sbigottiti di fronte alla gravità dei toni
e degli argomenti usati. Ed è necessaria una
riflessione sullo stato di crisi che sta
attraversando il sistema di potere costruito negli
ultimi quindici anni da Forza Italia nel Veneto.
Vale però la pena ripetere le parole con cui Galan e
Casarin si sono «confrontati» in questi giorni.
Il presidente della Regione ha scritto che il
sistema di gestione delle autostrade da parte del
presidente della Provincia di Padova meriterebbe
l’intervento della magistratura; Casarin ha
replicato: «...ho pensato a un colpo di sole, magari
preso a Dubai, dove di solito Galan va a fare affari
con i suoi amici», e ancora: «...Galan dovrebbe
spiegare come mai nella nostra regione a realizzare
ponti, strade, ospedali sono sempre le stesse
imprese». E ancora Galan, che definisce Zanon «il
prototipo dei pessimi, uno che a una totale
inconsistenza unisce la tendenza a mascalzonate
imperdonabili». E Zanon risponde «ti denuncio!».
La cosa che più mi ha sorpreso è che il dibattito
pubblico apertosi su uno scontro di questa portata
si è limitato a registrare la crisi dentro il Pdl
della nostra regione, senza valutare con attenzione
il tenore delle accuse che i vertici istituzionali
di Regione e Provincia si sono scambiati.
Non siamo, però, di fronte a una disputa politica
ordinaria o a una lotta per l’egemonia del partito,
non abbiamo a che fare con un confronto di idee e di
progetti; in Forza Italia ci si accusa ormai
apertamente e reciprocamente di rubare, di violare
sistematicamente la legge, di gestire la cosa
pubblica non nell’interesse generale, ma favorendo
amici e combattendo nemici, di manipolare appalti
pubblici milionari per fare i propri interessi
privati.
Si tratta di una situazione gravissima, che non può
passare sotto silenzio. Evidentemente, un potere che
dura da oltre un decennio, qui in Veneto, è
degenerato nel malaffare, e non è l’opposizione a
denunciarlo, né la magistratura, ma è lo stesso
partito che è stato per troppo tempo al vertice
delle istituzioni ad ammetterlo, seppur attribuendo
queste responsabilità agli avversari interni. Sembra
di rivedere ciò che è successo agli inizi degli
anni ’90, in piena Tangentopoli, quando si
sgretolavano i partiti della prima Repubblica.
Credo che quanto successo in questi giorni non
possa passare sotto silenzio. E’ dovere di ogni buon
cittadino che sia a conoscenza di un reato informare
la magistratura, soprattutto se si è alla testa di
importanti istituzioni come la Provincia e la
Regione. La questione morale, evidentemente, non
appartiene al nostro passato, è tuttora attuale, per
stessa ammissione dei protagonisti. Parlare di
altro, archiviare tutto ciò come la solita polemica
tra ex amici e sodali sarebbe un grave errore,
equivarrebbe ad ammettere che questo Paese non ha
saputo imparare nulla dalla propria storia recente.
I cittadini veneti hanno il diritto di sapere la
verità, tutta la verità, così come quelle aziende
oneste che, non appartenendo al sistema di potere,
sono state sistematicamente escluse dalla
realizzazione delle opere pubbliche, in violazione
di ogni regola della trasparenza e della
concorrenza.
Alessandro Naccarato deputato del Partito
Democratico