Naccarato:
«Valorizzare merito e legalità»
«La prima va applicata dalla scuola alle imprese, la
seconda comincia con la lotta al fenomeno
dell’evasione fiscale»
Gazzettino 25 marzo 2008
È uno dei giovani parlamentari più preparati Alessandro Naccarato , 39 anni il 19 maggio. Nei mesi scorsi è stato l'ultimo segretario regionale del partito prima che nascesse il Pd. È alla sua seconda esperienza in Parlamento.
Naccarato , il Veneto ha più bisogno di federalismo fiscale come predica Galan o di sicurezza come chiede Veltroni?
«Il Veneto ha bisogno che una parte del prelievo fiscale venga trattenuto sul territorio, perché così sarebbe il territorio stesso ad avere l'interesse di combattere l'evasione fiscale per avere più risorse. Per il resto l'articolo 117 della Costituzione prevede già una serie di capacità in materia legislativa alle regioni. Sull'altro fronte io non parlerei di sicurezza ma di rispetto della legalità. Per esempio anche la lotta all'evasione lo è perché ripristina un clima di legalità. E allo stesso modo lo è la lotta alla mafia che schiaccia il sud e condiziona il libero mercato al nord».
Se un automobilista ubriaco investe e uccide due persone deve andare in carcere?
«Ha commesso un reato grave per cui la legge lo prevede, sono d'accordo. Ma io penso che la Giustizia funzioni già in Italia, si tratta di introdurre msiure aggiuntive per garantire l'azione penale».
Zanonato sulla legalità ha abbattuto un muro. Ovvero che fosse terreno della destra...
«Questa è una tesi un po'... demagogica. In questi casi non esistono appartenenze, ma problemi da risolvere. Guardi via Anelli. Noi lo abbiamo risolto, il centrodestra ha solo parlato. E in chiave nazionale ha dimezzato i termini di prescrizione dei reati e favorito il bubbone dei clandestini con la legge Bossi-Fini».
In effetti sperare che uno dal Cile venga in Italia perché un imprenditore lo chiama è un po' aleatorio. Voi che cosa proponete?
«Di introdurre gli "sponsor". Ovvero che sia il nostro sistema inmprenditoriale che chiede "chi" e "per che cosa". Una sorta di perfezionamento del "decreto-flussi" sulla base però delle esigenze. Si stabilisce la quota di manodopera e le imprese si fanno carico di favorire l'arrivo dell'immigrato favorendo anche la ricerca della residenza. In cambio la società avrà persone integrate che lavoreranno e pagheranno le tasse».
Veniamo al programma. Si parla molto delle "copiature" vere o presunte, poco della sostanza. Quali i punti forti del Pd?
«Per me il punto più importante è il termine "merito". Ovvero che a partire dalla scuola, alla ricerca, alle piccole imprese finisca una certa cultura e si valorizzi invece chi si impegna. Il secondo è un patto tra imprese e dipendenti che chiuda le polemiche e permetta al Paese di riprendere energia perché credo che il precariato danneggi non sono i lavoratori ma anche l'impresa. Il terzo punto, ma ne abbiamo già parlato, è il rispetto della legalità. Il quarto è la difesa del potere d'acquisto di salari e pensioni. E questo lo si può fare solo con una redistribuzione delle risorse che si può fare ad esempio riequilibrando il fisco e redistribuendo i proventi della lotta all'evasione».
I sondaggi vi danno indietro in media di 8 punti. Credete nella vittoria?
«Finché un terzo degli elettori dice di non avere ancora deciso...».
Come vede il vostro principale avversario, il Pdl?
«Noi abbiamo scelto di rompere con la parte "antagonista" della sinistra, il Pdl invece si è schiacciato a destra, tanto è vero che la parte moderata che non si identifica con questa virata, l'Udc, si è staccata. Il nostro invece è un partito nato con un atto aperto, voluto dalla gente, e che non è ostaggio di nessuno. Credo sia questa la nostra forza».