Giustizia, non costo
ma servizio
Mattino di
Padova, 26 agosto 2008
Maggioranza e
governo riparlano di riforma della giustizia
riproponendo separazione delle carriere,
annullamento dell’obbligatorietà dell’azione penale,
diminuzione dei membri togati del Csm.
E’ bene comprendere subito che l’obiettivo evidente
della destra è quello di porre la magistratura sotto
il controllo del potere politico. Infatti, le
modifiche paventate stravolgerebbero in profondità
il nostro assetto istituzionale, cambiando la
Costituzione e alterando gli equilibri fra i poteri
dello Stato. Inoltre, le proposte ipotizzate non
inciderebbero sui veri problemi della giustizia: i
tempi troppo lunghi dei processi e la certezza della
pena.
In pratica, dunque, Berlusconi vuole riportare il
Paese indietro di diversi anni e, anziché occuparsi
delle questioni importanti, vuole limitare
l’autonomia e l’indipendenza della magistratura per
indebolirla e sottoporla all’esecutivo. Questo è il
vero scopo della annunciata «riforma» della
giustizia. Altro che volontà di modernizzare
l’Italia!
Negli anni scorsi, la destra ha creato un clima
pesante di attacco sistematico alla magistratura nel
tentativo di indebolirla e di limitarne le funzioni.
I danni provocati sono arrivati in profondità e
spesso si sono diffusi in tutti gli schieramenti
politici, come dimostrano le recenti polemiche
contro i giudici abruzzesi che indagano sul
presidente della Regione. Bisogna respingere, anche
a costo di andare controcorrente, qualsiasi
tentativo di strumentalizzare e indebolire per
finalità politiche l’attività dei magistrati.
La storia dell’Italia repubblicana dimostra che
solo una magistratura autonoma e indipendente può
garantire la legalità e la tutela delle libertà e
dei diritti dei cittadini. Basti pensare al ruolo
svolto dai magistrati nella lotta contro la
criminalità organizzata, contro il terrorismo e
l’eversione, contro la corruzione e contro i
tentativi illegali di controllare banche e mezzi di
informazione. E purtroppo molti magistrati sono
stati offesi, aggrediti, minacciati e uccisi proprio
per impedire loro di svolgere questo ruolo.
Infatti, chi ha voluto violare le leggi e
stravolgere il nostro sistema democratico ha sempre
intrapreso azioni tese a limitare le possibilità di
azione dei giudici fino al punto di eliminarli
fisicamente. Se si osservano con attenzione le
interviste e le dichiarazioni di questi giorni del
presidente del Consiglio e dei ministri della
Giustizia e dell’Interno, si vede che la destra sta
cercando di preparare l’opinione pubblica alle
modifiche che ha in mente additando i magistrati
come dei perditempo, degli ostacoli rispetto alle
esigenze di giustizia e di sicurezza. La giustizia
viene presentata come un inutile centro di costo e
di sprechi, e non come un servizio fondamentale da
cui dipendono la democrazia e la legalità. Del resto
sono gli stessi argomenti usati da Berlusconi per
limitare le intercettazioni telefoniche, strumento
fondamentale di indagine, prevenzione e contrasto di
numerosi crimini. E sono, purtroppo, anche gli
stessi argomenti utilizzati per ridurre
drasticamente le risorse al settore giustizia.
Da questi elementi e dai precedenti tentativi, per
ora falliti, di stravolgere l’ordinamento
giudiziario, si capisce bene che la destra non vuole
migliorare l’efficienza della giustizia, vuole
colpire l’indipendenza della magistratura e
limitarne l’autonomia. Attenzione, perché
indipendenza e autonomia del potere giudiziario sono
due punti fondamentali nel nostro sistema
costituzionale, e sono elementi di garanzia e tutela
dell’equilibrio fra poteri, e quindi di democrazia e
libertà per i cittadini. Per migliorare il
funzionamento della giustizia non servono le
proposte della destra; serve un atteggiamento del
governo di collaborazione e rispetto verso tutti gli
operatori del settore, a partire dai magistrati e
dagli avvocati; servono maggiori investimenti e
risorse, per esempio per il personale di
cancelleria, che è sotto organico; servono norme per
accorciare i tempi dei processi, per esempio
snellendo le eterne procedure di notifica degli
atti.
Su questi punti è utile aprire un dibattito e un
confronto in Parlamento. Sulle vecchie proposte
della destra per colpire i magistrati e stravolgere
la Costituzione non ci possono essere spazi per il
dialogo, perché vengono limitati i diritti e le
garanzie fondamentali di un Paese democratico.
Alessandro Naccarato, Deputato Partito
Democratico