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GIUSTIZIA
APPROVATA ALLA CAMERA LA
LEGGE SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Per conoscere il testo del
provvedimento sul "legittimo
impedimento collegatevi al link
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00454336.pdf
Approvato il
legittimo impedimento. Bersani: "Berlusconi
non vuole farsi giudicare e su
questo blocca l'Italia"
La
dichiarazione di voto del segretario
PD: "La norma fa repulsione".
I deputati PD denunciano la
violazione della legge Frattini sul
conflitto d'interessi da parte dei
ministri che hanno partecipato al
voto.
Scontro in aula tra Cicchitto e D'Alema.
Via libera
della Camera al legittimo
impedimento: i voti a favore sono
stati 316, quelli contrari 239, le
astensioni 40.
"Berlusconi non vuole farsi
giudicare e blocca l'Italia", ha
detto Bersani nel suo intervento in
aula. Ma ora prendete atto che gran
parte del paese che governate non è
disposto a chiamare 'riforma' delle
norme che cambiano il processo in
corso d'opera, a partita in corso,
che non hanno carattere di
astrattezza e generalità e oscurano
il principio di uguaglianza. Le
scorciatoie per uno o per pochi
suscitano in tanti repulsione e
indignazione, ha aggiunto il leader
Pd. "Cosa vuol dire discutere di
salva processi e legge salva
pentiti? E lodo Alfano uno e due? La
gente capisce l'essenziale. Sono
tutte cose complicate ma in comune
hanno una cosa semplice: qui c'è di
mezzo Berlusconi, un presidente del
consiglio che non vuole farsi
giudicare, e tiene fermo,
incagliato, su questo punto
l'Italia".
Se "aveste la forza di rinunciare -
ha ammonito il segretario del Pd
rivolgendosi ai banchi della
maggioranza - vi sarebbe una svolta.
Il presidente del Consiglio a questo
punto della sua quindicennale
vicenda poterebbe compiere un atto
di responsabilità e affrontare a
viso aperto le situazioni fruendo
dell'attuale quadro di garanzie che
valgono per tutti i cittadini". Ma,
ha aggiunto, "noi non udremo quelle
parole da statista. Non udremo uno
statista dire: 'Affronto a viso
aperto i miei problemi e intanto voi
risolvete le cose che vanno risolte'.
No! Sentiremo la solita musica. Ci
direte: 'Abbiamo il consenso, fateci
governare'. Ma chi ve lo ha
impedito? Chi vi impedisce di
governare?".
Andrea Orlando, presidente del Forum
giustizia del Pd nota come "il
Parlamento oggi, tanto per cambiare,
si è occupato dei processi del
Presidente del Consiglio. Si dirà
pomposamente che si è voluto
affrontare il tema del rapporto tra
politica e giustizia. Non è così. Si
è affrontato per l’ennesima volta il
rapporto di Berlusconi con i suoi
processi, scrivendo un’altra
vergognosa pagina per le nostre
istituzioni con l’ennesima legge ad
personam. Lo sanno bene anche i
numerosi parlamentari della
maggioranza che, in occasione del
voto segreto si sono espressi contro
questa legge. Senza il voto
determinante dei ministri presenti
in Aula e beneficiari della legge
avremmo assistito ad una sonora
sconfitta di governo e maggioranza".
Già perché oggi i ministri erano in
Aula a votare. Anche se secondo la
legge Frattini (non è un omonimo è
proprio il ministro degli Esteri)
non potevano. Ma invece di
rispettare la legge "i ministri
hanno salvato il provvedimento: è un
monumento al conflitto d’interesse”
attacca il vicepresidente della
commissione Affari costituzionali
della Camera, Roberto Zaccaria. “La
legge Frattini, seppur debolissima,
dice una cosa molto precisa: quando
un uomo di Governo si trova in
situazioni di conflitto dovrebbe
astenersi dal partecipare al voto e
non dovrebbe partecipare alle
deliberazioni collegiali. Bhè, oggi
non è stato così, anzi abbiamo
assistito ad un insolito panorama
dell'Aula: una presenza massiccia
dei membri del Governo e dei
Ministri come non si era mai vista,
se non nelle votazioni finali dei
provvedimenti. E in più occasioni è
stata proprio questa presenza
massiccia a salvare il
provvedimento. E’ un monumento al
conflitto d’interessi, oggi il banco
del Governo doveva restare vuoto”.
D'Alema:"Io rispondevo alle domande
dei giudici anche quando ero
premier". Duro scambio in aula tra
il capogruppo Pdl Cicchitto, Massimo
D'Alema e Antonio Di Pietro: c'è
stato quando Cicchitto, rivolto a
Massimo D'Alema, gli ha detto di
aver avuto bisogno di meno avvocati
di Berlusconi anche perchè nei suoi
confronti Di Pietro è stato più
accondiscendente. L'ex pm che
ascoltava in piedi, mentre dalla
sinistra si levavano forti mugugni,
con le mani ha fatto eloquente un
gesto, dicendo: "Ma va...". E D'Alema
ha replicato: "Io ho incontrato il
giudice e ho risposto alle sue
domande anche mentre ero presidente
del consiglio. Poi, dopo otto anni
di indagini, sono stato prosciolto
senza alcuna legge di protezione o
alcuna immunità. Questi sono i
fatti, mentre la deformazione
calunniosa non aiuta, con ogni
evidenza, la civiltà del dibattito.
Io ho risposto a domande del
giudice, l'ho incontrato, e poi sono
stato prosciolto".
Cosa cambia. L'idea che ha
mosso la proposta di legge sul
legittimo impedimento è di fornire
al premier uno strumento per
ottenere il rinvio dei suoi
processi, in attesa che il
Parlamento approvi una legge di
rango costituzionale che gli
fornisca uno scudo dalla giustizia
penale. Il progetto di legge dice
che il presidente del Consiglio è
legittimamente impedito a
presentarsi alle udienze dei suoi
processi, di qualsiasi grado, quando
svolge atti tipici della sua
funzione; in questo caso il giudice,
su richiesta di parte, è tenuto a
rinviare il processo ad altra
udienza - tempo massimo per ciascun
rinvio, sei mesi - mentre si
sospende il corso della
prescrizione. Lo stesso vale per i
ministri. Finora è il giudice che
decide se accordare all'imputato il
rinvio dell'udienza, valutando caso
per caso se il motivo
dell'impedimento avanzato dalla
difesa sia «legittimo». Questa legge
- dice il suo articolo 1 - non potrà
valere per oltre 18 mesi dalla sua
entrata in vigore e trova
applicazione in attesa di una legge
costituzionale sulla prerogative del
presidente del Consiglio.
L'intervento integrale del
Segretario Nazionale Pd Pierluigi
Bersani alla Camera dei Deputati
Signor
Presidente, onorevoli colleghi,
siamo qui a parlare in diretta
televisiva del legittimo impedimento
e dobbiamo chiederci quanti dei
cittadini che stanno ascoltando
sappiano cosa sia questo famoso
legittimo impedimento. Del resto,
dobbiamo confessare
Pag. 93che
anche molti di noi, prima di questa
discussione, ne avevano una
conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo
spiegarci davanti ai cittadini. Cosa
è questa legge e cosa vuole dire?
Questa legge vuol dire che fino ad
oggi un Presidente del Consiglio e
un Ministro imputato, che non si
fossero presentati in tribunale ad
un processo, dovevano, per così
dire, portare una giustificazione
valida. Da domani la giustificazione
il Presidente del Consiglio e i
Ministri se la faranno da soli e
potranno non andare mai in
tribunale. Perché? Perché fanno un
lavoro importante, hanno molte cose
da fare e hanno bisogno di stare
sereni. Così si è detto e si è
scritto. Ci vadano gli altri in
tribunale, quelli che possono
consentirsi un po' di nervoso
Questo è il concetto di fondo. Ma
perché mai va approvata subito
subito questa legge? Perché non si
parla di processi per dire dei
processi in generale, ma si parla
dei processi per dire di quei
processi lì, quelli che sono in
corso adesso e che bisogna
scantonare.
Ci si può chiedere: è possibile fare
leggi del genere? Non c'è la
Costituzione? C'è. La Corte
costituzionale potrà non «approvare»
questa legge, ma c'è bisogno di
tempo - almeno qualche mese - perché
la Corte decida e così parte subito
questa scialuppa, poi questa verrà
caricata su un bastimento, una legge
costituzionale in grado di reggere
il giudizio della Corte e, se non ci
sarà una coincidenza fra scialuppa e
bastimento, è pronto un barcone che
si chiama «processo breve» per
ovviare alla bisogna Processo breve;
anche questo bisogna spiegarlo,
perché immagino che qualcuno che ci
guarda si chieda: ma perché, c'è
forse qualcuno che lo vuole lungo il
processo? E che cosa vuol dire
discutere di «salva processi», e che
cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e
«lodo Alfano 2», e cosa è mai
un'ipotetica legge «salva pentiti»?
Credo che la gente del merito ci
capisca poco, ma abbia compreso
l'essenziale: sono tutte cose
complicate che hanno dentro una cosa
semplice che capiamo tutti: c'è di
mezzo Berlusconi, un Presidente del
Consiglio che non vuole farsi
giudicare e tiene ferma su questo
punto l'Italia.
Il Paese è incagliato. Viene
sospinto per quella ragione ad un
confronto aspro ed estenuante fra
Governo e magistratura, un confronto
che viene fatto tracimare
strumentalmente in una folle guerra
fra politica e giustizia, fino a
intaccare i pilastri del nostro
sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che
prendiate atto che grande parte del
Paese che governate - voi tutti,
Lega compresa - non è disposta a
chiamare riforme delle norme che
cambiano le regole in corso d'opera,
a partita in corso, a processi in
corso. Si tratta di norme che non
hanno carattere di generalità e di
astrattezza, se non in modo ipocrita
e fittizio, norme che oscurano il
principio di uguaglianza e, mentre
tutti invocano una giustizia più
efficiente e moderna, le scorciatoie
per uno o per pochi suscitano in
tanti repulsione e indignazione e
creano un solco e un'incrinatura non
componibile non solo fra le forze
politiche, ma nella coscienza del
Paese, un Paese che peraltro ha in
testa ben altre priorità.
Allora, se governate per tutto il
Paese, Lega compresa, dovete
prendere atto di questo e
preoccuparvi di fermare questa corsa
dissennata di cui il fatto di oggi è
solo il primo passo. Stiamo parlando
di legittimo impedimento come di un
ponte, si è detto, verso un «lodo
Alfano 2», ma l'impegno in questa
mirabile opera di ingegneria, questo
ponte, non ci esenterà dal dover
discutere del cosiddetto «processo
breve», che non rimuovete - lo
ricordo al collega Casini -, che non
abbandonate e che avete
orgogliosamente rivendicato.
Si tratta di norme che sfidano un
elementare senso di giustizia che
fanno dire a chiunque: finché non ci
sono regole nuove per tutti, si va
tutti con regole vecchie, norme che
distruggerebbero migliaia di
processi che sono in corso. Come si
fa, per salvare uno solo, fare
un'amnistia per tutti i colletti
bianchi, dare uno schiaffo
all'esigenza di giustizia di tante
vittime del reato Allora, vi dico
così: se farete questo e se
chiamerete tutto questo «riforme»,
allungherete ancora questa eterna
transizione che ci impedisce da
vent'anni di avere una politica
normale. Se aveste, invece, la forza
di rinunciare a tutto questo,
potrebbe esserci una svolta. Questa,
all'essenziale, è la vostra
responsabilità.
Il Presidente del Consiglio, a
questo punto della sua quindicennale
vicenda politica, potrebbe compiere
un atto di responsabilità: mettere
davanti a sé l'Italia (dirci: «prima
di tutto l'Italia»), affrontare a
viso aperto la sua situazione,
fruendo dell'attuale quadro di
garanzia, che vale per tutti i
cittadini, per i tanti che
percorrono le strade tortuose e
lunghe della giustizia, magari
pensando di aver avuto un torto,
così come - cara Lega - fanno tutti
i nostri amministratori e tutti i
nostri governanti. Non perché noi
pensiamo di non avere il peccato
originale, non perché pensiamo di
essere perfetti, ma perché pensiamo
di essere corretti e mettiamo le
regole davanti al consenso anche
dove lo abbiamo. E si informi meglio
Cota: il Presidente degli Stati
Uniti (sentenza della Corte suprema
degli Stati Uniti: 9 giudici a 0 sul
caso Clinton) non ha diritto a
nessun legittimo impedimento per
essere giudicato.
Noi non udremo quelle parole da
statista, non le udremo, non udremo
uno statista che dice: «Io affronto
a viso aperto da cittadino i miei
problemi e voi, intanto, in
Parlamento fate le riforme per tutti
e lì dentro risolvete le cose che
vanno risolte anche nei rapporti tra
magistratura, politica e Governo».
Noi sentiremo la solita musica e ci
direte: «Ma che regole e regole,
abbiamo il consenso e fateci
governare». Ma chi vi ha impedito di
governare? In nove anni, voi avete
governato per sette: in che cosa è
migliorata l'Italia? Chi vi
impedisce di governare adesso la
crisi? Da quando voi avete detto che
la crisi non c'è, è psicologica e ce
l'abbiamo alle spalle, noi abbiamo -
vi informo - 700 mila disoccupati in
più, un milione di persone sotto
ammortizzatori, migliaia di piccole
imprese che chiudono.
Allora, vi dico: volete darcela -
dopo venti mesi che ve la chiediamo
- l'occasione di fare una
discussione in diretta televisiva
sui problemi reali degli italiani?
Ce la volete dare questa occasione o
volete farci sempre parlare di
queste leggi che noi rifiutiamo e
per le quali voteremo contro.
LA POSIZIONE DEL PD SUL “LEGITTIMO
IMPEDIMENTO”
“Disposizioni
in materia di impedimento a
comparire in udienza.“
(889-2964-2982-3005-3013-3028-3029-A)
Appunto
di sintesi per l’Aula
“L’esigenza di permettere
l’esercizio di funzioni pubbliche da
parte del componente di un organo
costituzionale (in particolare le
Camere parlamentari) o del titolare
di una carica pubblica che sia
imputato in un processo, consentendo
il regolare e integro svolgimento
delle medesime funzioni, è già
pacificamente considerata causa di
possibile legittimo impedimento che
dà luogo, se riconosciuta dal
giudice, al rinvio dell’udienza. In
tal senso è la dominante prassi
giudiziaria, nonché la
giurisprudenza dei giudici comuni e
quella della Corte costituzionale, a
partire dalla sentenza n. 225 del
2001. Da questo punto di vista
l’affermazione iniziale in tal
senso, contenuta in alcuni dei
progetti di legge, appare inutile.
Trattandosi non di
circostanze che si presentano
improvvisamente e in modo
imprevedibile e con carattere di
forza maggiore indiscutibile (come
per altri eventi di varia natura che
pur possono costituire causa di
necessario rinvio dell’udienza), ma
di circostanze prevedibili, che si
ripetono nel tempo e che consentono
margini di apprezzamento del
carattere più o meno stringente
della necessità, il principio base
da seguire è il bilanciamento fra
due contrapposte esigenze: da un
lato l’interesse all’effettivo
esercizio della funzione
giurisdizionale attraverso la
celebrazione del processo,
dall’altro l’interesse al
continuativo e regolare svolgimento
delle funzioni pubbliche, specie se
facenti capo ad organi
costituzionali. Tale bilanciamento
non può di massima che essere
attuato, in definitiva, in concreto,
cioè tenendo conto delle circostanze
concrete riguardanti sia il tipo, il
modo e il contenuto preciso della
funzione pubblica interessata, sia
la situazione del singolo processo
penale interessato. Ciò comporta
che, in definitiva, solo il giudice
del caso possa compiere le
valutazioni decisive a proposito del
carattere dell’impedimento e quindi
della necessità di rinviare
l’udienza: valutazioni non libere ma
vincolate a tener conto dei dati
oggettivi della situazione.”
Gli emendamenti presentati si
ispirano alle seguenti
tipologie di intervento:
l) vi sono anzitutto emendamenti
soppressivi, che costituiscono
la linea primaria d'intervento,
volti a contrastare in radice la
filosofia del provvedimento. Si
tratta infatti di una proposta di
legge che, nel tentativo di
codificare le ipotesi di legittimo
impedimento istituzionale, esautora
completamente il giudice da
qualsiasi valutazione concreta,
regolando in via astratta ed
automatica il rinvio dell'udienza
per concomitante impegno di Governo.
La previsione di un
meccanismo automatico di rinvio, non
corretto da alcuna ponderazione
giudiziale del caso concreto,
trasforma il legittimo impedimento
in una forma di immunità contraria
alla Costituzione, in quanto
contrastante con il principio di
uguaglianza dei cittadini (art. 3
Cost.) e non adottata con legge
costituzionale (art. 138 Cost.).
Rilievi, questi, che non possono
essere minimamente scalfiti dalla
previsione, di dubbia consistenza
giuridica, secondo la quale si
tratterebbe di una legge
transitoria, (la c.d. “legge ponte”)
destinata ad essere sostituita da
successiva, apposita, legge
costituzionale.
Questo approccio è
peraltro in linea con le posizioni
assunte dal Gruppo PD ed altresì
coerente con quanto emerso nelle
audizioni degli esperti presso la
Commissione Giustizia.:
“Non sfuggirebbe alla
censura di incostituzionalità
nemmeno una normativa (come quella
prevista in una delle proposte di
legge) che stabilisse una
presunzione ex lege assoluta di
legittimo impedimento per un intero
lungo periodo di tempo in attesa e
nelle more dell’approvazione di una
legge costituzionale sulle
prerogative di una carica
costituzionale. La transitorietà non
potrebbe giustificare l’adozione per
legge ordinaria di una disciplina
dichiaratamente volta a stabilire
una prerogativa, che eventualmente
solo una legge costituzionale
potrebbe stabilire.”
2) in via
subordinata, vi sono "emendamenti
correttivi di stampo politico",
i quali hanno lo scopo di correggere
la filosofia del provvedimento
proposto, in modo da renderlo
compatibile con le coordinate
costituzionali e da impedire che la
tipizzazione di un legittimo
impedimento istituzionale possa
assumere la sostanza di un'immunità,
introdotta con legge ordinaria ,
inconciliabile con l'eguaglianza dei
cittadini davanti alla legge.
In questa chiave
l'obiettivo principale è quello di
ripristinare la valutazione del
giudice sul caso concreto, evitando
qualsiasi forma di aprioristico
automatismo. L'attività
istituzionale del membro del Governo
è di per sé poliedrica, nel senso
che si esplica in una pluralità di
atti che non è del tutto possibile
tipizzare in via astratta (se non a
prezzo di omissioni rilevanti sotto
il profilo dell'art. 3 Cost.). E'
dunque essenziale stabilire che, pur
all'interno di indicazioni
legislative circa le attività che
possano costituire legittimo
impedimento, spetti comunque al
giudice l'ultima parola nel valutare
se l'impegno addotto configuri una
impossibilità assoluta per
l'imputato di partecipare
all'udienza.
Si inquadra in questa
prospettiva anche l'emendamento che
è volto a correggere la previsione
di un legittimo impedimento
permanente, la cui auto
certificazione sarebbe affidata alla
stessa Presidenza del Consiglio e
che consente sospensioni del
processo per lungo periodo, fino a
sei mesi ,ovviamente reiterabili..
L'emendamento ripristina la
sovranità della valutazione
giudiziale concreta
nell'apprezzamento della durata
effettiva dell'impedimento addotto.
Per altro verso, poi, si avanza
anche una soluzione alternativa,
consistente nella definizione
concordata e preventiva dei
calendari di udienza, che
riporterebbe comunque su di un piano
concreto la soluzione del
bilanciamento fra gli impegni
istituzionali del Ministro e lo
svolgimento del processo.
N.B. :
Le parti virgolettate sono tratte
dalla relazione in commissione del
Prof. Onida Presidente Emerito
della Corte Costituzionale.
Processo breve
Destra contro la
Costituzione
Il Mattino di Padova,
22 gennaio 2010
Siamo
alle solite. Terminata la pausa
natalizia Berlusconi e la sua
maggioranza continuano a essere
ossessionati dalla giustizia e
vogliono evitare al presidente del
Consiglio processi imbarazzanti e
relative sentenze. Per raggiungere
l’obbiettivo calpestano la
Costituzione, incuranti dei danni
che stanno provocando al sistema
giudiziario e alla cultura della
legalità. Il Senato ha votato una
norma con valore retroattivo,
erroneamente definita «processo
breve», che annullerà circa il 40%
dei processi in corso, compresi
quelli che vedono imputato
Berlusconi e quelli presso la Corte
dei Conti, e assicurerà l’impunità a
migliaia di criminali, vanificando
il lavoro di magistrati e forze di
polizia. La legge equivale a
un’amnistia mascherata che, non
essendo stata approvata con la
maggioranza dei due terzi, viola
l’articolo 79 della Costituzione.
Non basta. La prossima settimana la
Camera affronterà il «legittimo
impedimento», legge che consentirà
al presidente del Consiglio e ai
ministri di non presentarsi mai in
udienza, bloccando i processi nei
suoi confronti. Il provvedimento
trova applicazione automatica ogni
volta che l’interessato dichiara un
legittimo impedimento, e così
introduce una vera e propria
prerogativa dei titolari delle
cariche pubbliche coinvolte, diretta
a proteggerne lo status o la
funzione. In pratica, secondo la
proposta di legge, la titolarità e
l’esercizio delle funzioni di
presidente del Consiglio e di
ministro costituiscono sempre
legittimo impedimento a comparire in
processo, a prescindere dai concreti
eventuali impegni delle persone.
Anche in questo caso la norma
contrasta con la Costituzione perché
introduce con legge ordinaria una
deroga al normale esercizio della
funzione giurisdizionale, deroga che
può essere stabilita soltanto con
legge costituzionale. Infatti le
prerogative degli organi
costituzionali, come i ministri,
possono essere regolate soltanto da
leggi costituzionali. Ci avevano già
provato, subito dopo le elezioni,
garantendosi l’immunità con il «lodo
Alfano». Ma la Corte costituzionale
ha annullato il provvedimento con la
sentenza n. 262 dell’ottobre 2009
usando parole inequivocabili:
«questa Corte ha chiaramente e
costantemente affermato in numerose
pronunce (...) il principio secondo
cui il legislatore ordinario, in
tema di prerogative, può intervenire
solo per attuare, sul piano
procedimentale, il dettato
costituzionale, essendogli preclusa
ogni eventuale integrazione o
estensione di tale dettato». La
questione è talmente chiara che la
stessa legge in discussione rinvia a
una futura legge costituzionale,
della quale però non esiste traccia
da nessuna parte, «recante la
disciplina organica delle
prerogative del presidente del
Consiglio e dei Ministri». Così la
maggioranza che ha preparato il
testo dimostra di sapere
perfettamente che la legge è
incostituzionale e serve soltanto
per far guadagnare un po’ di tempo a
Berlusconi in attesa della
prescrizione. Altro che dialogo e
confronto! Mentre Berlusconi parla
di «partito dell’amore» e di volontà
di fare riforme condivise per il
bene del Paese, la sua maggioranza
impone alle Camere di approvare
norme incostituzionali che portano
allo sfascio la giustizia e continua
a perseguire i suoi interessi
privati a scapito di quelli
generali. E tutto ciò avviene
soltanto per evitare a Berlusconi i
processi in corso. Finché queste
leggi non saranno ritirate il Pd
continuerà a contrastarle con tutte
le forze.
Approvato il Decreto legge
n.193/2009 recante:
"interventi
urgenti in materia di funzionalità
del sistema giudiziario"
La Camera ha approvato il
disegno di legge di conversione del
decreto-legge 29 dicembre 2009, n.
193, recante "interventi urgenti
in materia di funzionalità del
sistema giudiziario".
Il Decreto legge dimostra che
quando si affrontano i veri problemi
della giustizia - in questo caso si
tratta degli organici nelle sedi
diagiate - è possibile attuare
interventi utili senza scardinare la
Costituzione e l'autonomia della
Magistratura.
La maggioranza ha accolto alcuni
emendamenti del PD che hanno
migliorato il Decreto. Per altri
aspetti, purtroppo, la maggioranza
non ha accettato le proposte
emendative del PD, soprattutto sugli
organici delle cancellerie dei
Tribunali.
In particolare la
maggioranza, con l'approvazione
dell'articolo 4-bis del Disegno di
Legge di conversione del Decreto, ha
prolungato fino al 31 dicembre 2012
la possibilità di sopperire alle
carenze di organico nei tribunali
attraverso il trasferimento di
personale proveniente da altre
pubbliche amministrazioni. Questa
possibilità era stata prevista nella
Finanziaria 2008 del Governo Prodi
(art. 3 commi 124 e 128 legge n.
244/2007) ma aveva una durata
limitata. Il Centrosinistra,
infatti, si era impegnato ad
attivare i concorsi per nuove
assunzioni di personale nei
tribunali (cancellieri, ufficiali
giudiziari, esperti informatici,
contabili ed esperti linguistici) a
partire dal 2011. La destra,
invece, ha bocciato gli emendamenti
del PD che chiedevano la
soppressione dell'articolo 4 bis
(emendamento On. Naccarato) e
l'impegno del Governo a promuovere
un piano per la riorganizzazione del
personale degli uffici giudiziari
(emendamento On. Ferranti e Samperi).
In questo modo il Governo Berlusconi
dimostra concretamente la sua
volontà di non voler migliorare la
macchina della giustizia attraverso
l'assunzione di nuovo personale
indispensabile per far funzionare
meglio i tribunali a vantaggio di
tutti i cittadini.
Per
conoscere il testo del DDL sulla
funzionalità del sistema giudiziario
collegatevi al link
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=454393
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SANITA'
Naccarato (Pd): Intervenire subito
per fermare la fuga dei pazienti
dalla
Usl della Bassa padovana
Qualche giorno fa il Direttore
generale dell’Usl 17 ha finalmente
riconosciuto la fuga dei pazienti
dalla propria Usl.
Alcuni mesi fa il Partito
Democratico aveva già illustrato le
forti criticità nella sanità veneta
puntando l’attenzione sugli indici
della “mobilità passiva”, cioè sui
pazienti che scelgono di curarsi in
altre Usl. Era emerso un quadro
molto preoccupante soprattutto per
quanto riguarda la situazione di
Este. Qui, infatti, da anni è in
atto una vera e propria migrazione
dei pazienti verso altre Usl. In
base ai dati del 2008, su un numero
complessivo di 30.114 dimissioni di
pazienti residenti nella USL, è
emerso che poco più della metà (il
55,6%) si fa curare nella Usl di
residenza mentre ben 5.378 pazienti
(il 17,8%) si recano nelle strutture
della USL e dell’Azienda Ospedaliera
di Padova; 2.273 (il 7,5%) nelle
strutture della USL di Rovigo; 1.213
(il 4,0%) nelle strutture della USL
di Legnago; 957 (il 3,1%) nelle
strutture della USL di Vicenza.
Sempre nel 2008, per quanto riguarda
le prestazioni di specialistica
ambulatoriale, i dati relativi a
Este sull’indice di fuga dei
pazienti sono allarmanti: su
3.012.382 prestazioni di
specialistica ambulatoriale a
cittadini residenti nella USL, ben
318.044 (il 10,5%) sono state
erogate nelle strutture della USL di
Rovigo e 296.608 (il 9,8%) nelle
strutture della USL e dell’Azienda
ospedaliera di Padova.
Nonostante questi dati, la Regione
non ha messo in campo alcun
intervento per invertire la
tendenza. Ridurre il numero dei
pazienti in fuga dalla propria Usl
vuol dire anche ridurre i costi
della sanità migliorando i servizi
dal momento che
la
prestazione per un paziente che si
fa curare fuori dal suo territorio
viene pagata dalla sua Usl di
competenza.
La questione degli indici di fuga è
un tema molto delicato perché la
mobilità passiva rappresenta una
forma di vera e propria
autovalutazione dei pazienti sulla
qualità dei servizi sanitari di cui
possono usufruire. Finora se n’è
parlato pochissimo e forse sarebbe
il caso di aprire un dibattito serio
e approfondito sulla qualità della
sanità veneta per migliorare i dati
disastrosi sopra richiamati. Per
raggiungere questo obiettivo non
basta invocare la costruzione del
nuovo ospedale della Bassa Padovana.
Senza un’adeguata programmazione
pubblica, che la formula scelta del
project financing non ha, almeno
finora, consentito l’ospedale di
Schiavonia rischia di non rispondere
alle esigenze sanitarie che oggi
trovano risposte a Padova, Vicenza e
Rovigo. Infine la Regione deve
impegnarsi a finanziare investimenti
e interventi per fermare la mobilità
passiva almeno fino alla costruzione
del nuovo ospedale. Altrimenti,
ancora una volta, le fughe
proseguiranno e la qualità del
servizio sanitario peggiorerà.
Per
conoscere i dati sugli indici di
mobilità passiva
dei pazienti nella
sanità veneta consultate la
newsletter:
SPECIALE
SANITA' IN VENETO:
DOVE SI FANNO CURARE I
CITTADINI VENETI: I DATI DELLE USL
(ottobre
2009)
collegandovi
al link:
http://www.alessandronaccarato.it/rassegna_stampa/Neswletter%20151009.htm
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Interrogazione a risposta scritta
presentata dall’On. Naccarato
Infiltrazioni camorristiche in
Veneto
Camera dei Deputati, 2 febbraio 2010
Al
Ministro dell'interno.
Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 27 e il 28
gennaio scorsi a Napoli i
Carabinieri hanno arrestato, su
segnalazione dei colleghi del nucleo
investigativo di Mestre, cinque
persone (Alfonso Sorrentino,
Francesco e Michele Pepe, Gennaro
Esposito e Giuseppe Rocco) con
l'accusa di tentata estorsione in
concorso con l'aggravante dell'uso
di armi da fuoco e modalità mafiose;
uno degli arrestati, Alfonso
Sorrentino, risulta essere affiliato
al clan camorristico del quartiere
Soccavo di Napoli;
gli arrestati la scorsa estate hanno
intimidito violentemente, con l'uso
di armi da fuoco, un commerciante di
bibite (e due suoi collaboratori)
che esercitava la sua attività sulle
spiagge dei litorali di Caorle e
Jesolo, in provincia di Venezia,
cercando con minacce di morte di
estorcergli la somma di 50.000 euro;
inoltre, dalle indagini delle forze
dell'ordine emerge che il gruppo
malavitoso arrestato si è reso
protagonista lo scorso 21 giugno di
una tentata estorsione ai danni di
tre commercianti di bibite in tre
occasioni diverse a Eraclea, Caorle
e Jesolo. In tutti questi casi le
vittime sono state minacciate con
armi da fuoco: un ambulante è stato
colpito con il calcio di una pistola
mentre un secondo commerciante si è
trovato una pistola carica puntata
allo stomaco;
per questi motivi, data la
pericolosità del gruppo criminale,
le indagini stanno continuando per
accertare altri simili episodi
avvenuti sui litorali veneti e di
altre regioni;
si tratta di un altro episodio
preoccupante che conferma il
tentativo delle organizzazioni
criminali di infiltrarsi nel tessuto
sociale ed economico del Veneto e,
in generale, delle altre regioni del
Nord Italia. Infatti, lo stesso
procuratore nazionale antimafia più
volte ha denunciato pubblicamente i
diversi tentativi di riciclaggio
portati avanti dalla criminalità
organizzata in tutto il Nord Italia
con l'investimento del denaro
proveniente da attività illecite in
progetti di tipo edilizio o
commerciale (alberghi, bar,
ristoranti) che garantiscono
notevoli e sicuri guadagni alle
organizzazioni criminali;
a tal proposito basta ricordare gli
arresti di alcuni esponenti della
famiglia mafiosa dei Lo Piccolo di
Palermo interessati a investire una
ingente somma di denaro (otto
milioni di euro) nella costruzione
di complessi edilizi all'interno
dell'isola dei Saloni, intervenendo
nel piano di riqualificazione
urbanistica ambientale denominato
«ex area Adria Docks», a Chioggia
(Venezia) e nella costruzione di
appartamenti a Cantarana di Cona
(Venezia) e ad Abano Terme in
provincia di Padova oppure le
indagini della direzione
distrettuale antimafia di
Caltanissetta su irregolarità e
infiltrazioni mafiose per la
costruzione di due lotti
dell'autostrada A31 (la «Valdastico
Sud») -:
se il Ministro sia al corrente dei
fatti sopra esposti, quali misure il
Ministro intenda assumere per
prevenire e contrastare
efficacemente i tentativi della
criminalità organizzata di stampo
mafioso e camorristico di
infiltrarsi ed espandersi in diverse
zone del Nord Italia e, in
particolare, nel Veneto.
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APPUNTAMENTI
SABATO 6 FEBBRAIO
ORE 9.00 PRESSO HOTEL "CROWNE PLAZA",
VIA PO 197 - PADOVA
5a ASSEMBLEA
ELETTIVA CONFEDERAZIONE ITALIANA
AGRICOLTORI
ORE 11.00
PRESSO P.ZZA DELLA FRUTTA (LATO BAR
MARGHERITA) - PADOVA
BANCHETTO DEL PD SULLA GIUSTIZIA PER
DIFENDERE L'AUTONOMIA DELLA
MAGISTRATURA
LUNEDI 8
FEBBRAIO ALLE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA POLIVALENTE
(DIETRO TEATRO "ALDO ROSSI") -
BORGORICCO (PD)
INIZIATIVA PUBBLICA: "COSA
PUO' FARE LA REGIONE VENETO PER IL
CAMPOSAMPIERESE"
visita il sito
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