«Federalismo demaniale: flop»
Il Mattino di Padova, 3 luglio 2010
«I beni che il
Comune chiedeva, come il Castello e la caserma Prandina,
nel federalismo demaniale non ci sono. E’ l’ennesimo
grande bluff di Pdl e Lega». L’accusa è del deputato
padovano del Partito democratico, Alessandro Naccarato:
ha riunito in un elenco tutti i beni resi disponibili
dalla prima bozza del decreto applicativo del
federalismo per Padova e provincia. C’è il terreno
dell’ex sede abbandonata della tranvia a Voltabarozzo,
diversi relitti fluviali, alcuni terreni in via Due
Palazzi, l’ex caserma antiaerea di Brentelle di Sotto e
l’ex accampamento di Pontevigodarzere per il deposito
autoveicoli. «Tutti beni che non sono certo appetibili
per gli enti locali - sottolinea l’esponente Pd - Il
governo Berlusconi si è fatto bello promettendo e
inserendo in bilancio una dismissione che alla fine non
porterà alcun risultato. E’ solo la solita politica
degli annunci». Anche in provincia sono pochissimi i
beni di significativo interesse. Come l’ex polveriera
Villa Osti di Albignasego, l’ex poligono di tiro a segno
a Piove di Sacco, l’ex capannone del campo di tiro a
segno di Praglia a Teolo, e l’ex casa del fascio di
Cittadella. «Con queste finte promesse la manovra del
ministro Tremonti danneggia ulteriormente i Comuni,
sottoposti anche a drastici tagli che costringeranno i
sindaci a ridurre i servizi».
Al
Veneto un miliardo in meno
Il Mattino di Padova, 3 luglio 2010
VENEZIA. Oltre un miliardo di euro in due anni.
E’ questo l’effetto dei tagli pronosticato per il Veneto
dai parlamentari del Pd Alessandro Naccarato e Paolo
Giaretta, quest’ultimo relatore di minoranza della
manovra in Senato. In particolare, il Veneto perderà 467
milioni nel 2011 e 568 quello successivo. I tagli
segneranno tutti i capitoli di spesa più importanti.
Confermata la riduzione dei trasferimenti erariali
rispettivamente di 350 e 400 milioni per ciascun anno,
senza contare che le Regioni che non rispetteranno il
patto di stabilità dovranno versare allo Stato la
differenza tra il risultato e l’obiettivo programmatico,
con la possibilità di predisporre la sospensione dei
trasferimenti alle Regioni con eccesso di deficit
mentre, nell’ambito del patto di stabilità interno, il
contributo del Veneto in termini di indebitamento netto
sarà pari a 298 milioni per il 2011 e 335 a decorrere
dal 2012. Inoltre, l’accantonamento del 10% dei
trasferimenti per l’attuazione del federalismo
amministrativo (la cui erogazione è vincolata al taglio
degli stipendi dei consiglieri regionali), determinerà
per il Veneto un accantonamento di risorse
quantificabile in 28 milioni. Sul fronte della sanità,
la riduzione del finanziamento per il Veneto è
quantificata in 33 milioni di euro per il 2011 e in 90
milioni di euro per il 2012, per un totale di 123
milioni. Non solo: tra i rischi - a fronte di una
riduzione permanente del finanziamento sanitario - che
il Veneto non possa beneficiare delle economie di spesa
perché è la Regione con il grado di incidenza della
spesa farmaceutica territoriale più ridotto. Di
conseguenza, il Veneto potrebbe non accedere alla
compartecipazione delle aziende farmaceutiche sul
recupero degli scostamenti di spesa. E ancora, il Pd
paventa un taglio di 6,7 milioni per i mutui non erogati
nell’ambito della cassa depositi e prestiti. Ma c’è
anche un rischio apparentemente intangibile, che è
quello che vengano definanziate le autorizzazioni di
spesa i cui stanziamenti non risultano impegnati nel
rendiconto generale dello Stato negli anni 2007-09, cosa
che potrebbe determinare la riduzione degli investimenti
per Pedemontana, protezione civile e trasporti. Molte
preoccupazioni desta anche l’irrigidimento del turnover
negli enti territoriali, con l’assunzione di una persona
ogni 5 dipendenti pensionati, mettendo a rischio i
servizi. La riduzione della spesa delle pubbliche
amministrazioni sarà di 0,9 milioni (su un totale di 1,8
del 2009) e a 0,3 per la formazione. Malgrado questo,
spiega il Pd, Roma riceverà 300 milioni all’anno per
ripianare i debiti, potrà contare su una tassa di
soggiorno per gli ospiti degli alberghi, usare oneri di
urbanizzazione anche per la gestione ordinaria e
maggiorare del 3 per mille l’Ici sulla seconda casa.
Inoltre, l’anticipazione del federalismo fiscale, con la
possibilità di modificare le aliquote, riguarderà solo
le aziende del Sud. «E’ un taglio molto più pesante di
quello che poteva sembrare - spiega il deputato del Pd
Alessandro Naccarato - anche perché si somma a quelli
fatti dal 2008 ad oggi. Diversamente, i costi della
politica sono stati decurtati a livello nazionale di 11
milioni per il 2011. E’ evidente che si tratta
semplicemente di propaganda e che i tagli veri
riguardano, ancora una volta, i servizi».
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IL RUOLO DEI
PREFETTI
Il federalismo percorra altre vie
Il Mattino di Padova, 1 luglio 2010
Il
dibattito sul federalismo e l’organizzazione dello Stato
ha riacceso la polemica sul ruolo dei Prefetti. Si
tratta di un tema molto importante perché le Prefetture
svolgono funzioni fondamentali per la coesione
istituzionale e per l’efficienza e il controllo della
pubblica amministrazione. Il Prefetto è il primo
responsabile dell’ordine pubblico, coordinando le Forze
dell’Ordine e i soccorsi della Protezione civile. Il
Prefetto, inoltre, è il garante delle elezioni e cura
l’interesse pubblico in caso di scioglimento dei
Consigli comunali. Infine, durante le crisi aziendali
promuove la concertazione tra istituzioni locali,
sindacati, imprenditori e lavoratori. Su questo punto
abbiamo avuto un ottimo esempio a Padova, dove il
Prefetto ha contribuito in modo decisivo a risolvere
difficili vertenze occupazionali. Nell’ultimo decennio
il ruolo della Prefettura è stato profondamente
modificato in vista del attuazione del federalismo.
L’iter di ammodernamento di questo Ente è iniziato con
una delle leggi Bassanini e proseguito con il decreto
che ha istituito gli Uffici Territoriali del Governo.
Se si vuole davvero realizzare il federalismo non si
può che partire dall’attuazione di queste previsioni
legislative. Invece, purtroppo, continuiamo ad assistere
ad affermazioni propagandistiche della maggioranza di
Governo e a un’unica strategia: il taglio indiscriminato
di risorse e poteri degli Enti locali. Il punto di
partenza per l’attuazione di un efficace decentramento
restano le norme che individuano nel Prefetto il ruolo
di “cerniera” tra lo Stato centrale e sistema delle
autonomie locali, sancendo la fondamentale importanza di
tale “cinghia di trasmissione” nell’Italia federalista.
Attualmente la Prefettura è l’unico organo in grado di
coordinare la multipolarità delle amministrazioni
locali. Elemento terzo per eccellenza, tra gli altri
ruoli, le viene demandato anche il compito di coordinare
le diverse Forze di Polizia statale e locale. Da questo
punto di vista risulterebbe impossibile accorpare la
figura del Prefetto a quella del Questore: l’unica fase
storica in cui questa fusione ha avuto luogo è stato il
Ventennio fascista, periodo di centralismo
amministrativo e soppressione delle autonomie locali.
Le soluzioni per il federalismo sono altre e sul tavolo
da tempo. Eppure, a nove anni dalla riforma del Titolo V
della Costituzione, il Governo non si è ancora
dimostrato in grado di dare piena attuazione a quella
“rivoluzione”. Al contrario, ha presentato una Carta
delle autonomie locali approssimativa e inutile, preso
in giro i Comuni sul trasferimento dei beni demaniali e
continuato a tagliare risorse agli Enti locali.
Dimostrando, così, la sua autentica vocazione
centralista.
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LE DIMISSIONI
DI BRANCHER
Brancher si dimette.
Il PD: "Con opposizione unita governo alle corde"
Il “Ministro
del nulla”, non rischia la sfiducia alla Camera e
rinuncia alla carica. Bindi: “Le dimissioni confermano
una maggioranza allo sbando”. Franceschini: "Vittoria
politica. Al di là dei numeri e dei rapporti di forza in
parlamento possiamo ottenere risultati importanti"
www.partitodemocratico.it
Aldo
Brancher, non è più ministro, si è dimesso anche se non
sappiamo da cosa, visto la mancata pubblicazione delle
deleghe nella Gazzetta Ufficiale, prima di arrivare al
voto sulla Mozione di sfiducia nei suoi confronti, in
calendario alla Camera il prossimo 8 luglio,
sottoscritta da tutti i deputati del Pd e dell’Idv.
Non ha voluto rischiare di far cadere il governo, il
fido ministro, perché questo sarebbe potuto accadere se
ci fossero state delle “defezioni” da parte della sua
stessa maggioranza. E, cosa alquanto singolare, ha
annunciato le proprie dimissioni dall’aula del tribunale
in cui è in corso il processo nel quale è imputato
insieme alla moglie.
Le dimissioni di Aldo Brancher da ministro sono un
"successo" dell'opposizione e dimostrano che "la
maggioranza è in crisi". Il segretario del Pd
Pier Luigi Bersani ha commentato così le
dimissioni del ministro del Pdl. "Le dimissioni di
Brancher sono un successo dell'iniziativa del Pd e la
prova che la maggioranza è in crisi. Li abbiamo messi
all'angolo".
"Ma adesso - aggiunge - delle deleghe che ne faranno?
Serve un altro ministro, o buttiamo all'aria quel
ministero che fino a qualche giorno fa sembrava
indispensabile?".
D’altronde, la vicenda ministeriale di Brancher nasce e
muore nelle aule giudiziarie, come ha fatto notare
Rosy Bindi, Presidente dell’Assemblea nazionale del
Pd. “Le sue dimissioni – ha dichiarato Bindi - sono un
atto dovuto, ma annunciarle in un tribunale anziché in
Parlamento conferma tutta la strumentalità della sua
nomina: Brancher era, infatti, solo il ministro del
legittimo impedimento. Per governo e maggioranza si
tratta di una vera e propria resa alle ragioni della
correttezza istituzionale per evitare lo scorno di una
più grave sfiducia parlamentare che sarebbe certamente
arrivata con l'iniziativa delle opposizioni”.
Secondo la Presidente del Pd, “Berlusconi cerca così di
chiudere almeno uno dei tanti fronti critici per il
governo. Ma la maggioranza è allo sbando e la fine della
carriera politica di Brancher lo conferma”.
Dario Franceschini, Capogruppo Pd alla Camera, e
primo firmatario della mozione di sfiducia, ha
commentato: “Le dimissioni del ministro Brancher sono
una vittoria del Pd e dell’opposizione e dimostrano che
quando l’opposizione prende una iniziativa politica al
di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento,
può ottenere dei risultati importanti. Penso, per come
sono messe le cose, che questa volta Berlusconi non
possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte:
il voto di giovedì fa troppa paura.”
“Ennesima dimostrazione di una maggioranza allo sbando”,
così ha definito l’intera vicenda Davide Zoggia,
Responsabile Enti Locali della Segreteria del Pd. “Il
presidente Berlusconi dice di condividere la decisione
di Brancher di dimettersi. Ci chiediamo perché quindi,
solo 17 giorni fa, l’aveva nominato a capo di un
ministero non meglio precisato”. E’ l’ennesima
dimostrazione di una maggioranza che non è in grado di
governare il Paese e di dare risposte concrete ai
problemi degli italiani”.
Per Enrico Letta, vice segretario del Partito
democratico: “Le dimissioni di Brancher sono una lezione
per l’opposizione, di cui far tesoro, infatti è stato
ancora una volta dimostrato che la determinazione e
l’unità di intenti delle opposizioni consentono di
ottenere i risultati e di mettere alle corde il
governo".
Ha parlato di “atto duvuto”, il vicepresidente dei
senatori del Pd, Luigi Zanda: “Da un punto di
vista etico – ha dichiarato – le dimissioni di Brancher
sono un atto dovuto che rimedia a una nomina sbagliata
che non si sarebbe mai dovuta fare”. “Dal punto di vista
del governo- ha ironizzato Zanda - in fondo, queste
dimissioni non cambiano nulla, dal momento che Brancher
per due settimane è stato, appunto, ministro del nulla”.
Arturo Parisi, deputato del Pd, ha notato come
anche in questa vicenda, nel governo vengano frapposti
gli interessi personali a quelli della causa comune.
"Non è stata spesa dalla maggioranza, neanche una parola
sulla umiliazione inferta alle istituzioni e
all'interesse generale. l'interesse personale era
all'origine della nomina, l'interesse personale è
all'origine delle dimissioni", ha commentato Parisi.
Intanto continua a porte chiuse il processo in corso a
Milano nei confronti del "neo -ex ministro", ricordiamo,
imputato insieme alla moglie, per appropriazione
indebita e ricettazione in relazione a somme pari a
circa 1 milione di euro ricevute da Giampiero Fiorani
durante il tentativo di scalata all'Antonveneta.
Dopo la richiesta di essere giudicato con rito
abbreviato, il presidente della quinta sezione del
tribunale ha fatto uscire i numerosi giornalisti che
erano in aula per proseguire con l'udienza a porte
chiuse. Il processo a questo punto verrà celebrato allo
stato degli atti, cioè in base alle carte del fascicolo
processuale.
Secondo i programmi preannunciati la sentenza dovrebbe
arrivare entro fine mese.
Non sappiamo come finirà il processo, di certo questa è
stata una “indegna fine di una pericolosa pagliacciata”,
come ha notato la Presidente del gruppo Pd al Senato,
Anna Finocchiaro.
"La conclusione della vicenda Brancher ci dice quanto di
strumentale e di indegno ci fosse nella scelta di
nominarlo ministro. Anche la sfacciata arroganza del
potere si è dovuta arrendere di fronte alle regole e
alle
ragioni della correttezza istituzionale. Ora di fronte
ad una oggettiva difficoltà, governo e maggioranza
devono fare marcia in dietro per evitare di sbattere la
faccia in Parlamento contro la mozione di sfiducia. A
testimonianza del fatto che la nomina di questo ministro
era assolutamente inutile ai fini dell'efficienza di
questo governo”. "Con queste dimissioni – ha concluso
Finocchiaro - Berlusconi pensa di spegnere il fuoco, ma
l'incendio nel PDL è ormai divampato".
Niente segue una regola ed un senso logico nell'attuale
governo. Si è creato un ministero non in risposta a dei
bisogni particolari, o per gestire determinate risorse,
ma semplicemente per mettere su una roccaforte in cui
nasondersi. A questo punto ci si chiede: verrà mantenuto
questo misterioso ministero? Se non verrà mantenuto,
evidentemente non serviva, se sarà mantenuto chi sarà il
nuovo ministro? Forse Berlusconi in persona vorrà
assumere l'interim anche di questo e poi magari decidere
cosa farci..giusto per contenere i costi della politica.
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Interrogazione presentata dall'On. Naccarato
Manifestazione degli allevatori
contro le multe sulle quote latte davanti alla casa
del Ministro Galan
Camera dei Deputati, 7 luglio 2010
Al
Ministro dell'interno.
Per sapere - premesso
che:
il 30 giugno 2010, come si apprende dai principali
organi della stampa locale, un centinaio di allevatori
ha dato luogo a una manifestazione di protesta contro le
multe per lo sforamento delle «quote latte» comminate
dall'Unione europea, davanti all'abitazione del Ministro
per le politiche agricole, alimentari e forestali
Giancarlo Galan nel comune di Cinto Euganeo, in
provincia di Padova;
durante tale dimostrazione gli allevatori hanno
utilizzato i loro trattori per formare un corteo diretto
all'ingresso dell'abitazione del Ministro. Il corteo è
stato bloccato sul Ponte della Botte, a 300 metri
dall'entrata della casa di Galan, solo grazie al
tempestivo intervento delle forze dell'ordine, in
particolare della Digos di Padova, che ha costretto gli
allevatori a desistere dell'intento di completare
l'assedio all'abitazione del Ministro;
come si evince dalle cronache riportate dai quotidiani
locali, l'iniziativa degli allevatori ha avuto carattere
minaccioso e intimidatorio contro il Ministro Galan che,
lo stesso giorno, alla Camera
aveva ricordato come «le sanzioni vanno pagate e vanno
rispettate le scadenze definitive dell'Unione europea»,
ribadendo il pieno rispetto della legalità;
al Ministro Galan va espressa la piena solidarietà per
la grave azione intimidatoria subita;
negli ultimi due anni l'attuale presidente della regione
Veneto Luca Zaia - prima in veste di Ministro delle
politiche agricole, alimentari e forestali, poi in
quella di Governatore - ha più volte alimentato
l'illusione che le sanzioni comminate dall'Unione
europea potessero non essere pagate. Creando forti
aspettative in questo senso agli imprenditori agricoli
sottoposti al provvedimento comunitario. Ultime, in
ordine di tempo, le dichiarazioni del 30 giugno 2010 -
pubblicate sul sito ufficiale della regione Veneto -
secondo cui per il presidente Zaia «bisogna sospendere
la scadenza della prima rata delle multe e lasciare che
i carabinieri completino l'indagine». E ancora «Per
prima cosa dobbiamo operare tutti assieme perché il 30
giugno non sia più la data di scadenza per il pagamento
della prima rata. In attesa di chiarirla, la questione
va però congelata per tutti: per le 2 mila aziende della
legge 33 ma anche per le 23 mila stalle della legge 119
che hanno accettato la rateizzazione»;
simili affermazioni sono state rilasciate, nella stessa
data, anche da Franco Manzato, attuale assessore
all'agricoltura della regione Veneto, che durante un
incontro con i Cobas del latte in Campo San Tomà a
Venezia ha precisato che «Fintantoché non c'è assoluta
chiarezza e compatibilità tra le fonti (Agea,
carabinieri e organi ministeriali) va congelata la
scadenza del pagamento dei superprelievi e delle
rateizzazioni, che riguardano circa 25 mila allevatori»,
come pubblicato dall'agenzia Veneto Notizie (comunicato
stampa numero 1176) -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali concrete misure intenda mettere in atto per
prevenire il rischio che manifestazioni come quella di
Cinto Euganeo possano sfociare in gravi episodi di
violenza, come è già accaduto in precedenti proteste
contro le «quote latte» dal 1997 a oggi.
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APPUNTAMENTI
VENERDI 9 LUGLIO ORE 20.00 PRESSO SALA FORNACE CAROTTA -
VIA SIRACUSA – PADOVA
ASSEMBLEA CITTADINA DEL
PARTITO DEMOCRATICO
SABATO
10 LUGLIO ALLE ORE 9.00 PRESSO SALA UNIONE EUROPEA
VIA MAZZETTO - PONTE SAN NICOLO (PD)
ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL
PARTITO DEMOCRATICO
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