I nodi della crisi
Il calo
dell’occupazione registrato in
regione raggiunge
quota 7 per cento superando le
attese.
Più della metà ha un’età sotto i 40
anni Industria e servizi i settori
caldi
Il Mattino di
Padova, 8 settembre 2009
VENEZIA. La caduta
dell’occupazione in Veneto è
peggiore del previsto: da giugno
2008 a quello di quest’anno, si sono
persi 115mila posti di lavoro
(82mila italiani, 34mila stranieri)
con una discesa percentuale intorno
al 6-7%, quando le ultime stime
degli istituti economici, come
Prometeia, davano un calo massimo
del 5%.
La stima è di Veneto Lavoro che
pubblica le cifre sull’andamento
dell’occupazione regolare alle
dipendenze da un giugno all’altro,
cioè dall’inizio della crisi alla
vigilia dell’estate di quest’anno,
che, si spera, sia uno dei suoi
punti peggiori. I dati fanno così
capire che l’autunno sarà difficile
su questo fronte perché si apre
all’ombra di una già pesante
eredità. Già, perché mentre la
ripresa potrebbe essere alle porte,
benché lenta, i suoi effetti
sull’occupazione sono ben lontani,
mentre premono le migliaia di
cassaintegrati, che rivelano una
situazione delicatissima.
Secondo le cifre fornite da Veneto
Lavoro è stata l’industria, con
57mila posti persi, a fare la parte
del leone in questa classifica al
rovescio. A questi vanno aggiunti
altri 14mila occupati in meno
nell’edilizia e nelle costruzioni:
in totale 70mila persone che sono
uscite da un anno all’altro dalla
produzione. Sensibile anche il calo
nel settore dei servizi, con
commercio e turismo in testa e un
totale di 42mila posti in meno. Non
sono tutti lavoratori «anziani»: più
della metà ha meno di quaranta anni.
Treviso e Vicenza le province più
colpite, con 23 e 21mila posti in
meno, ma anche le altre province
venete hanno livelli più o meno
simili (circa 20mila posti di lavoro
persi).
In valore assoluto - dice Veneto
Lavoro commentando i dati - «siamo
di fronte a una caduta del livello
dell’occupazione regolare dipendente
che non ha confronti negli ultimi
decenni». La caduta è stata
«svelata» appieno dall’andamento del
mese di giugno: ad aprile e maggio
l’occupazione ha tenuto soprattutto
perché ha compensato con la
stagionalità un calo strutturale ben
peggiore.
Più che veri e propri licenziamenti
(che sono, come si è detto, tenuti
per ora a freno dagli ammortizzatori
sociali) il calo dei posti da un
anno all’altro è stato determinato
dal venire meno delle assunzioni:
nel primo semestre queste sono
risultate meno di 300mila contro un
numero vicino alle 400 mila nel
corrispondente periodo del 2008. Nel
complesso la contrazione è stata del
24% ma ci sono alcuni settori
industriali dove si è superato il
50%.
L’unico a salvarsi è stato, ancora
una volta, il settore alimentare,
dove le assunzioni sono salite
dell’1 per cento, anche se il
bilancio complessivo del settore,
che comprende anche i licenziamenti,
rimane negativo.

Sirz
Energy, fabbrica senza proprietà
Il Mattino di Padova,
8 settembre 2009
Nonostante
il fallimento la Sirz Energy
potrebbe dare lavoro ancora per
qualche mese ad una parte dei cento
dipendenti e portare a termine le
commesse rimaste in sospeso. Ma allo
stato attuale sarà assai difficile
che lo stabilimento di Due Carrare
riesca ad aprire temporaneamente i
battenti. La troppa confusione sul
passaggio di proprietà, già causa
dell’istanza di fallimento,
impedisce in questi giorni di
pianificare una ripresa
dell’attività. Ne hanno parlato ieri
mattina il curatore fallimentare
Michele Pivotti, nominato dal
Tribunale, e i rappresentanti
sindacali dei lavoratori nel primo
faccia a faccia dopo la decisione
del giudice di procedere con la
liquidazione. Nel pomeriggio, nello
stabilimento di Terradura,
l’incontro fra una settantina di
lavoratori e il deputato del Partito
Democratico Alessandro Naccarato
accompagnato dal consigliere
provinciale Boris Sartori. «Siamo di
fronte ad una situazione paradossale
- commenta Daniele Cerato della Fit
Cisl - ci sono un paio di commesse
da portare a termine che
permetterebbero l’esercizio
provvisorio ma la situazione è
talmente complicata dal punto di
vista giuridico che difficilmente si
arriverà a questa soluzione. Ad oggi
non è ancora chiaro di chi è
l’azienda». I due protagonisti della
contesa sono la Sivec, la società in
liquidazione che ha ceduto il ramo
d’azienda della Sirz Energy
all’imprenditore padovano Roberto
Rolle. Ma i termini dell’accordo non
sono mai stati del tutto chiariti e
le contestazioni arrivano da
entrambe le parti. Finora i
tentativi di mediazione sono andati
a vuoto e non resta che procedere
con la liquidazione. Intanto i
lavoratori stanno aspettando una
risposta sul via libera alla cassa
integrazione e sui tempi per i
pagamenti. «Abbiamo affrontato
questo aspetto nell’incontro di
ieri. - spiega Naccarato - La
richiesta è partita ma c’è un
accordo fra la Provincia e le banche
per anticipare l’erogazione degli
assegni senza attendere i tempi
della burocrazia. Ci siamo impegnati
a trovare una soluzione a breve».
Economia sommersa.
Indebitamento e risparmio non
bastano a giustificare la differenza
Consumi, più 18% sui redditi
In Veneto la forbice
spesa-guadagni è maggiore rispetto
alla Lombardia
Il
Mattino di Padova, 8 settembre 2009
VENEZIA. Quanto vale
l’economia sommersa? Se a livello
nazionale si stima un 20% del
prodotto interno lordo, a livello
regionale i conti sono più
difficili. Resta il fatto che dal
confronto tra consumi regionali
(quanto spendono i veneti) e redditi
dichiarati al Fisco emergono delle
divergenze indicative. A fare i
conti, a livello regionale, sui
numeri in gioco (non tanto
sull’entità precisa) quando si parla
di sommerso ci ha pensato Il Sole-24
Ore. Dal quadro emerge come tra
reddito complessivo lordo dichiarato
in Veneto (anno 2007) e valore dei
consumi delle famiglie residenti in
regione esiste una forbice del 17,6%
a vantaggio di quest’ultima voce.
Ergo si spende di più - e ben di più
rispetto a Lombardia (forbice del
5%), Piemonte (13,3%), Emilia
Romagna (14,6%) - di quanto si
guadagna.
La semplificazione non tiene conto
della componente risparmio e del
fatto che chi realizza redditi in
nero ed evade il Fisco non
necessariamente spende questi soldi.
Secondo il quotidiano, però,
indebitamento e risparmi non bastano
a giustificare gli scostamenti
rilevati.
Oggi a Limena la grande
assise dei metalmeccanici:
sullo sfondo le paure d’autunno
Castellan (Fim-Cisl): «Dopo
la Cig sarà una valanga di
licenziamenti»
L’allarme del segretario
provinciale:
«La seconda fase della crisi rischia
di essere più pesante della prima»
Il
Mattino di Padova, 8 settembre 2009
Gianni
Castellan, eletto due mesi fa
segretario provinciale della
Fim-Cisl (circa 6.000 iscritti) in
sostituzione di Maurizio Geron, non
è un sindacalista qualsiasi. E’ un
dirigente navigato, che ricopriva
addirittura la carica di segretario
regionale della Fim ed ha accettato
di scendere di livello solo per
l’impossibilità di prorogare il suo
mandato a livello veneto. Qualche
addetto ai lavori già parla di
ripresa anche a Padova e nel
Nordest, la locomotiva d’Italia.
Locomotiva
d’Italia soprattutto nel settore
meccanico. Cosa ne pensa Castellan?
«Si può e si deve parlare
solo di ripresina. Ossia di squarci
di luce isolati in un cielo dove
ancora tutte le nubi sono nere. La
fine del tunnel della crisi è ancora
lontana. Le difficoltà attuali
resteranno minimo sino alla fine
della prossima primavera e non sarà
per niente facile recuperare tutto
il Pil che abbiamo già perso e
stiamo ancora perdendo. D’altronde
lo ha detto, venerdì scorso, anche
il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano e lo ha
ricordato, domenica, a Cernobbio sul
lago di Como, anche la presidentessa
di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Entrambi hanno ribadito che,
purtroppo, dopo la valanga delle ore
di cassa integrazione, nei prossimi
mesi saranno effettuati tantissimi
licenziamenti».
Che fare per evitare altre
lacrime e sangue?
«Per aiutare l’economia ad
uscire dal tunnel della crisi in
tempi più rapidi rispetto a quelli
previsti a livello internazionale,
occorre anche e specialmente a
Padova istituire subito, ossia già
prima della fine del mese, un tavolo
comune, intorno al quale si devono
sedere gli imprenditori, le
istituzioni, in primis Provincia e
Regione, le banche locali e,
ovviamente, noi del sindacato. E’
l’unico aiuto concreto che si può e
si deve dare ai lavoratori
dipendenti in difficoltà per
governare la crisi in corso. In caso
contrario, il liberismo selvaggio
farà ancora più danni rispetto a
quelli previsti».
A proposito di sindacato,
lei cosa ne pensa dell’unita
sindacale, che oramai sembra sia
stata gettata alle ortiche?
«E’ una domanda che mi
piace tantissimo perché questo
problema mi sta molto a cuore. Veda,
Padova per me non è una sede nuova.
Facevo parte della segreteria
provinciale già ai tempi del
responsabile della Fim, Giorgio
Santini che oggi è, da anni, nella
segreteria nazionale della Cisl a
fianco di Raffaele Bonanni. Erano i
tempi della Flm, ossia della
Federazione lavoratori
metalmeccanici, quando tra le
posizioni della Fiom, della Fim e
dell’Uilm c’erano pochissime
differenze e si perseguiva sempre un
unico obiettivo. Quindi lei sfonda
una porta aperta. Purtroppo oggi le
cose sono cambiate e non certo per
colpa della Cisl. Quindi un secco e
convinto sì all’unità sindacale,
purchè si parli d una sindacato
autenticamente moderno e
riformista».
«Cosa chiede agli
industriali padovani e veneti alla
vigilia del direttivo del suo
sindacato di categoria, che si terrà
oggi alla Barchessa di Limena?
«Sono convinto che
l’imprenditore del Nordest si porti
da sempre nel Dna un grande senso di
responsabilità nei confronti dei
suoi dipendenti. Quindi penso che
ogni datore di lavoro accolga subito
il nostro appello accorato di
evitare i licenziamenti e di
sostituirli con tutti gli
ammortizzatori sociali possibili
anche in questa seconda fase della
crisi, che rischia di diventare più
drammatica della prima.
L’imprenditore veneto, poi, dovrebbe
abbandonare la produzione di tutti
quei prodotti, che oggi sono fuori
mercato e non sono più competitivi e
puntare molto di più
sull’innovazione tecnologia, che va
perseguita un po’ ovunque sempre in
stretta collaborazione con le
Università ed i centri di ricerca».
Insomma ce la faremo ad
uscire presto dalla crisi. Sì o no?
«Non sono un mago. Ma
resto convinto che la crisi potrà
diventare presto un brutto ricordo
solo se sapremo mettere in pratica i
consigli preziosi, a cui ho fatto
riferimento nelle prime risposte.
LA
SCHEDA
In sei
mesi 254 esuberi
in più del 2008
Il Mattino di Padova, 8 settembre
2009
Sono
drammatici i principali dati che
oggi Gianni Castellan ufficializzerà
nella sua relazione. Nei primi sei
mesi del 2009 in tutti i settori
dell’industria, si sono registrati
già 1.373 licenziamenti collettivi.
In tutto il 2008 erano stati 1176.
In soli sei mesi 200 in più rispetto
a tutto l’anno passato. E,
purtroppo, la corsa ai
licenziamenti, sembra appena
cominciata. E’ molto alto, in
provincia di Padova, anche il numero
dei licenziamenti nelle aziende
artigianali. Nei primi sei mesi di
quest’anno sono stati già 2432,
mentre nell’intero 2008 erano stati
2378. E devono essere conteggiate
ancora tutte le espulsioni dalle
piccole aziende, comprese quelle del
terziario, che ci saranno entro il
31 dicembre 2009. In totale dunque,
nel primo semestre dell’anno sono
stati mandati via dal lavoro 3805
persone.
_________________________________
Interrogazione
a risposta scritta
presentata dall'On. Naccarato
Preoccupazione per gli effetti
della crisi sull'economia padovana
Camera dei Deputati, 15 luglio 2009
Al
Ministro del lavoro, della salute e
delle politiche sociali, al Ministro
dell'economia e delle finanze, al
Ministro dello sviluppo economico.
Per sapere - premesso
che:
la Provincia di Padova
rappresenta, nel panorama economico
italiano, una realtà molto
importante. Secondo i dati
dell'Ufficio studi di Confindustria
Padova, diffusi nel corso
dell'assemblea annuale
dell'organizzazione di categoria, il
numero di imprese presenti nel
territorio della Provincia -
relativi all'anno 2008 - è pari a
94.682 con una produzione
complessiva di prodotto interno
lordo pari a 27 milioni 785 mila
euro e un totale occupati di 421.408
unità (di cui 137.732 unità nel
settore manifatturiero);
sempre secondo l'Ufficio studi di
Confindustria Padova l'anno 2008 si
è chiuso con una crescita negativa
dell'industria padovana che ha
risentito fortemente della grave
crisi economica globale. Il prodotto
interno lordo industriale nella
Provincia di Padova ha registrato un
calo del 2,6 per cento rispetto al
2007 mentre, solo nel primo
trimestre del 2009, il fatturato
industriale padovano è calato dei
19,9 per cento rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente;
i dati sopra richiamati relativi
alla Provincia di Padova
rispecchiano chiaramente la
situazione di generale difficoltà
della produzione industriale, legata
in particolare alla contrazione del
credito alle imprese da parte degli
istituti bancari. Solo nella
Provincia di Padova, il 16,5 per
cento delle imprese si è visto
respingere - negli ultimi tre mesi -
una richiesta di finanziamento,
mentre il 14,6 per cento delle
aziende ha ricevuto una richiesta di
rientro dei capitali precedentemente
finanziati dagli istituti di
credito. Come ha rilevato
pubblicamente il Governatore della
Banca d'Italia Draghi, il credito al
settore privato sta velocemente
rallentando: da aprile la variazione
su tre mesi è divenuta negativa e,
in maggio, era pari a -0,9 per cento
su base annua;
il Fondo monetario internazionale ha
stimato che, nel 2009, l'economia
italiana si contrarrà del 5,1 per
cento rispetto al -4,4 per cento
previsto dallo stesso Fondo in
aprile;
secondo l'Istat, nel primo trimestre
del 2009, il rapporto tra deficit e
prodotto interno lordo in Italia è
salito al 9,3 per cento,
raggiungendo la cifra più alta dal
1999. Inoltre, sempre nel primo
trimestre del 2009, le uscite totali
dello Stato sono aumentate in
termini tendenziali del 4,6 per
cento raggiungendo in rapporto al
prodotto interno lordo un valore
pari al 49,2 per cento (era pari al
45,6 per cento nel corrispondente
trimestre del 2008), mentre le
entrate totali sono diminuite in
termini tendenziali del 2,8 per
cento raggiungendo in rapporto al
prodotto interno lordo un valore
pari al 39,9 per cento (era pari al
39,8 per cento nel corrispondente
trimestre del 2008);
si moltiplica, da parte di molte
aziende in crisi a causa del calo
della produzione e dei consumi, il
ricorso alla cassa integrazione o,
peggio, al licenziamento, per un
gran numero di lavoratori, creando
così evidenti difficoltà per il
sostentamento di numerose famiglie
italiane;
in particolare, sempre secondo i
dati diffusi da Confindustria
Padova, a maggio 2009 le ore di
cassa integrazione ordinaria
nell'industria padovana sono state
complessivamente 1.117.018 rispetto
a 77.103 dello stesso periodo
dell'anno precedente -:
se i Ministri interrogati siano a
conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali concrete misure i Ministri
interrogati intendano porre in
essere per fronteggiare la crisi
economica mondiale che sta
investendo il nostro Paese anche in
zone considerate tradizionalmente
ricche come il Nordest e per
supportare la produzione industriale
agevolando, per quanto di
competenza, l'erogazione dei
finanziamenti necessari alle imprese
italiane per mantenere adeguati
livelli di produzione;
quali iniziative i Ministri
intendano promuovere per difendere i
livelli di occupazione nel settore
industriale garantendo il
funzionamento di un adeguato sistema
di ammortizzatori sociali per coloro
che perdono il lavoro mettendoli in
condizione di trovare, nel più breve
tempo possibile, una nuova
occupazione.
_________________________________
La crisi nascosta
Produzione industriale a meno 9,3
negli ultimi 3 mesi, PIL a -6 a
marzo. Fassina: "Va modificata la
manovra triennale di Tremonti"
 "Pil
a -6%. Economia in caduta
libera. Nel primo trimestre
dell'anno ha fatto registrare
una contrazione del 6%, anche
peggio della stima preliminare".
Già il dato sul Pil è il
peggiore dall’inizio della nuova
serie storica (1980), ma bisogna
essere ottimisti e sui tg la
notizia scorre via e perlomeno
Italia Oggi riporta il
virgolettato che apre l'articolo
a pagina 9.
Anzi ieri si è tornati a parlare
di economia,ma il senso era un
altro: " ragazzi la crisi è
finita, per fortuna ad aprile
2009 l’indice della produzione
industriale ha segnato un
aumento dell’1,1 per cento
rispetto a marzo". Peccato
che la media degli ultimi tre
mesi, rispetto a quella dei tre
mesi precedenti, è pari a meno
9,3 per cento. E l'indice su un
anno da un meno 24,2%, il dato
peggiore dal 1991.
Stefano Fassina, responsabile
Finanza Pubblica dei democratici
spera "sia un segnale di
inversione di tendenza.
Purtroppo, temiamo che sia
soltanto un “rimbalzino” dovuto
alla ricostruzione delle scorte
e che nel 2009 il Pil crolli del
5%, come indicato oggi dall'Istat
in base alla revisione dei dati
del primo trimestre. In ogni
caso, il Governo non può stare a
guardare. È molto preoccupante
l'annuncio dato ieri dal
Ministro Tremonti sulla prossima
Legge Finanziaria". Già,
Tremonti ha detto di non voler
correggere in senso espansivo la
manovra triennale del Giugno
2008, e ricorda fassina "vuol
dire fare abbattere sul 2010 una
intervento restrittivo di mezzo
punto di Pil, vuol dire
soffocare i comuni, le scuole e
le università, vuol dire
continuare a negare sostegno al
reddito dei disoccupati privi di
coperture assicurative. Così, si
danneggiano le condizioni di
vita di milioni di famiglie,
l'economia reale e la
sostenibilità della finanza
pubblica”.
E sempre parlando di famiglie i
dati di questi gironi ci
raccontano che la spesa delle
famiglie italiane ha registrato
una ulteriore contrazione
dell’1,1 per cento, mentre, in
termini tendenziali, è scesa del
2,6 e rispetto al primo trimeste
del 2008 del 2,8. I consumi di
beni durevoli sono diminuiti
dell’11,2 per cento, i consumi
di beni non durevoli del 2,6 e
gli acquisti di servizi dello
0,3.
Le importazioni di beni e
servizi, rispetto al trimestre
precedente, sono scese del 9,2
per cento. Rispetto al primo
trimestre del 2008, le
esportazioni sono diminuite del
21,7 per cento, le importazioni
del 17. La spesa delle famiglie
sul territorio nazionale è
diminuita, Gli investimenti
fissi lordi sono diminuiti del
12,6 per cento. Non c'è crisi?
No, o forse si. Ricordiamo a tg
e quotidiani che nei primi tre
mesi dell’anno c'è stato un calo
del settore che raggruppa le
attività del commercio, alberghi
e pubblici esercizi, trasporti e
comunicazioni (meno 2,4), del
settore del credito,
assicurazioni, attività
immobiliari e servizi
professionali (meno 1,4),
dell’agricoltura (meno 1,3) e
delle costruzioni (meno 0,8).
Quanti segni meno serviranno
ancora?
Uscire dalla crisi economica:
le proposte del PD

1.
Estendere gli
ammortizzatori sociali, prima
con un fondo e poi con un
sussidio unico di disoccupazione
che consenta di fronteggiare la
disoccupazione quando questa
riguarda lavoratori o lavoratori
precari che hanno perduto il
lavoro;
2. sostenere i
redditi, attraverso la dote
fiscale e l'aumento degli
assegni familiari;
aiutare le imprese.
È stato approvato un ordine del
giorno dalla Camera dei
Deputati: la pubblica
amministrazione paghi i debiti
che ha nei confronti delle
piccole e medie imprese, le
aiuti in un momento di
particolare difficoltà, e si
favoriscano le imprese per
l'accesso al credito.
Il PD propone una politica di
bilancio anti-ciclica pari ad 1
punto percentuale di Pil (16
miliardi di euro) per sostenere
la domanda interna ed affrontare
5 emergenze:
1. l'assenza di
indennità di disoccupazione per
una larga platea di lavoratori,
con contratto a tempo
indeterminato, ma occupati in
settori o aziende escluse
dall'assicurazione, o precari;
2. la perdita
di potere d'acquisto per i
redditi da lavoro e da pensione;
3. il
razionamento del credito
bancario per le micro, piccole e
medie imprese ed il ritardo dei
pagamenti ad esse dovuti dalle
pubbliche amministrazioni;
4. il crollo
dell'attività produttiva nel
Mezzogiorno;
5.
l'impossibilità degli Enti
Locali di definire i bilanci
preventivi per il 2009.
Per affrontare tali emergenze,
il Pd propone di:
1. Rafforzare
gli ammortizzatori sociali.
L’ampliamento degli
ammortizzatori sociali va
realizzato attraverso
l'introduzione di una misura
temporanea di sostegno al
reddito dei disoccupati
sprovvisti di copertura
assicurativa, da associare ad
attività di formazione e
programmi di reinserimento
lavorativo (da finanziare con
1,5 miliardo di euro). Inoltre,
va esercitata entro il 31 marzo
del 2009 la delega prevista nel
Protocollo sul welfare per la
riforma degli ammortizzatori
sociali. Proponiamo, infine, di
sospendere il pagamento delle
rate del mutuo contratto per
l’acquisto dell’abitazione di
residenza per i lavoratori che
perdono il posto di lavoro;
2. Ridurre le
tasse su lavoro e pensioni
attraverso l'innalzamento delle
detrazioni sui redditi da
lavoro dipendente, autonomo e da
pensione per un importo medio di
500 euro e l’introduzione della
dote fiscale per i figli, per
tutte le tipologie di reddito,
per un importo
pari a 2500 euro all'anno per
figlio, in alternativa al bonus
famiglia (8 miliardi di euro);
3. Sostenere in
modo concreto le piccole e medie
imprese attraverso un fondo da 3
miliardi di euro per il
pagamento dei debiti delle
pubbliche amministrazioni verso
le imprese fino a 250
dipendenti; utilizzando la Cassa
Depositi e Prestiti per
anticipare i pagamenti dovuti
dalle
pubbliche amministrazioni alle
micro, piccole e medie imprese e
finanziando i Confidi per
ulteriori 500 milioni di euro;
4. Tornare ad
investire nel Mezzogiorno, con
il parziale ripristino delle
risorse sottratte agli
investimenti nel Mezzogiorno (2
miliardi di euro);
5. Attivare gli
investimenti degli enti locali,
prevedendo l'allentamento del
Patto di Stabilità Interno per
interventi emergenziali di
carattere sociale e per spese in
conto capitale, così da
consentire agli Enti Locali di
completare le opere pubbliche
avviate e bloccate dalla Legge
133/08 (1 miliardo di euro) e
dare un impulso alla crescita.
Il pacchetto delle misure
emergenziali proposte (per un
valore di 16 miliardi di euro)
deve essere integrato dal
ripristino di tutti gli
incentivi fiscali automatici (in
particolare, per investimenti
nel Mezzogiorno, ricerca e spese
per la riqualificazione
energetico-ambientale) il cui
corretto utilizzo va
salvaguardato attraverso il
miglioramento dei controlli.
Un pacchetto di misure che
salvaguarda e rafforza la
sostenibilità della finanza
pubblica.
Le misure anti-crisi sono, ad
eccezione degli interventi
fiscali sui redditi da lavoro e
da pensione, di carattere
temporaneo, ossia non alterano
gli equilibri strutturali di
bilancio.
Per rafforzare la sostenibilità
della finanza pubblica e portare
rapidamente il debito al di
sotto del 100% del Pil, il PD
propone:
1. il riavvio dei
processi di riforma per la
regolazione concorrenziale dei
mercati e la piena attuazione di
“Industria 2015”;
2. il riavvio
delle politiche anti-evasione,
contestualmente all’estensione a
tutte le tipologie di
reddito degli schemi di sostegno
fiscale al potere d’acquisto e
alla famiglia;
3. la
ricostituzione della Commissione
per completare la spending
review ed individuare i
programmi di spesa da eliminare
e riorganizzare;
4.
l'introduzione della centrale
unica per gli acquisti nelle
pubbliche amministrazioni
centrali e in ciascuna
amministrazione regionale (con
operatività estesa agli enti
locali presenti sul territorio
regionale).
Il costo delle misure
proposte si autofinanzia, via
maggiori entrate legate
all’innalzamento del Pil, per
circa 5 miliardi di euro e viene
compensato dal ripristino degli
strumenti antievasione per 3
miliardi di euro (stima
assolutamente prudenziale) e
dall’assorbimento nell’ambito
dell’interventogeneralizzato
delle risorse dedicate al bonus
famiglia (2,4 miliardi di euro).
Il costo netto per il 2009
ammonta, quindi, a circa 5,6
miliardi di euro.
In termini di maggiore
indebitamento in rapporto al Pil,
vuol dire meno di 0,4 punti
percentuali per il 2009. Tale
indebitamento aggiuntivo viene
più che compensato nel corso del
2010 e 2011, grazie al venir
meno degli effetti delle misure
di carattere temporaneo: il
recupero di risorse
dall'evasione e la maggiore
crescita conseguente alle
riforme strutturali proposte.
In sintesi, il mix di interventi
delineato migliora le
prospettive di sostenibilità del
debito pubblico, in quanto ha,
immediatamente, un effetto
positivo sul Pil effettivo e,
gradualmente, sulla crescita
potenziale. Contestualmente,
definisce le condizioni per una
riqualificazione/riduzione
realistica della spesa pubblica,
l'allargamento della base
imponibile e la riduzione delle
aliquote fiscali.
Per sostenere le Piccole e medie
imprese il PD propone:
1. Dimezzare
dal 40 al 20% l'acconto sulle
imposte e scongiurare così
l'incubo dei pagamenti di
giugno;
2. Portare da
30.000 a 70.000 euro il tetto
del “forfettone” per le PMI;
3. Ricorso al
regime fiscale semplificato;
4. Fondo
strutturale di garanzia per
favorire l'accesso al credito e
rimodulare il debito delle
imprese in difficoltà con le
banche.
_________________________________
Ocse: ripresa prima
del previsto,
ma sarà lenta.
Nel 2009 Pil italiano a -5,2%
Segnali di rallentamento
della caduta dell'economia
anche per il nostro Paese: la stima
di giugno era -5,5%
Corriere della
Sera, 3 settembre 2009
MILANO - La recessione mostra
i primi segni di rallentamento: il
Pil delle principali economie
mondiali (G7) dovrebbe scendere
quest'anno del 3,7%. Lo prevede l'Ocse
rivedendo la stima di giugno
(-4,1%). Segnali di rallentamento
della caduta dell'economia arrivano
anche per l'Italia. Per il 2009 l'Ocse
stima una diminuzione del prodotto
interno lordo del 5,2%, a fronte del
-5,5% stimato in giugno.
LE
ALTRE ECONOMIE - Migliorano
anche le stime sul Pil di Giappone
(da un -6,8% a un -5,6%), Germania
(da un -6,1% a un -4,8%), Francia
(da un -3% a un -2,1%) e Canada (da
un -2,6% a un -2,5%). Confermata
invece la previsione che vede
l'economia Usa contrarsi del 2,8%.
Peggiorano invece le stime sulla
Gran Bretagna, il cui Pil è visto in
calo del 4,7%, una flessione
maggiore del -4,3% calcolato a
giugno. L'economia dell'eurozona,
infine, è stimata in contrazione del
3,9%, contro il -4,8% della
rilevazione precedente.
POLITICHE DI STIMOLO -
Secondo l'Ocse i governi «debbono
continuare nei piani di stimolo»
alle economie dato che «la crescita
della disoccupazione e la debolezza
del mercato immobiliare continuano a
comprimere i consumi». Nelle ultime
settimane «abbiamo visto una serie
di buone notizie» per il quadro
economico globale e «la ripresa
sembra a portata di mano», tuttavia,
si legge nella nota «diversi fattori
frenanti implicano che per un certo
periodo di tempo la ripresa sarà
lenta».
BCE
- Intanto la Banca centrale europea
ha lasciato i tassi d'interesse
invariati, come atteso dai mercati.
Lo ha deciso il Consiglio direttivo
dell'Eurotower, che ha mantenuto il
tasso di riferimento principale
all'1%.
Gli economisti della Banca centrale
europea hanno anche migliorato le
loro previsioni trimestrali sulla
crescita del prodotto interno lordo
di Eurolandia. Per il 2009 si
aspettano ora un tasso compreso fra
-4,4 e -3,8%, per il 2010 fra -0,5%
e +0,9%. Le «staff projections» di
giugno indicavano per il 2009 una
forchetta compresa fra -5,1 e -4,1%,
per il 2010 -1% e +0,4%.
Gli economisti della Banca centrale
europea hanno pure rialzato le loro
previsioni trimestrali
sull'inflazione di Eurolandia. Per
il 2009 si aspettano ora un tasso
compreso fra +0,2 e +0,6%, per il
2010 fra +0,8% e +1,6%mentre le
«staff projections» di giugno
indicavano per il 2009 un'inflazione
compresa fra +0,1% e +0,5%, per il
2010 fra +0,6% e +1,4%.
«Vi sono segnali crescenti di
stabilizzazione dell'economia di
Eurolandia» ha detto il presidente
della Bce Jean-Claude Trichet per il
quale «la contrazione dell'attività
economica nell'Eurozona è finita, ma
la ripresa sarà molto graduale».
_________________________________

Vi
ricordiamo il dibattito di
Giovedì 10 settembre, ore 21.00
presso la Festa provinciale del PD
al Parco Appiani in via Marghera
Quale
futuro per una scuola
di qualità?
Coordina:
Floriana Rizzetto
Dirigente scolastico, resp.
Scuola PD Padova
Intervengono:
Fabio Forti
Direttore Centri Formazione
Professionale Provincia di Verona
Claudio Piron
Assessore alla Scuola del Comune di
Padova
On. Alessandro Naccarato
Parlamentare padovano
PD
Prof. Vincenzo
Milanesi
Rettore Università degli Studi di
Padova
On.Luigi
Berlinguer
Parlamentare
europeo PD
_________________________________
APPUNTAMENTI
GIOVEDI 10
SETTEMBRE ALLE ORE 21.00 PRESSO LA
FESTA PROVINCIALE PD
PARCO APPIANI, VIA MARGHERA - PADOVA
DIBATTITO PUBBLICO SULLA SCUOLA CON
LUIGI BERLINGUER
VENERDI 11
SETTEMBRE ALLE ORE 21.00 - STIENTA
(RO)
PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE
BERSANI PER IL CONGRESSO NAZIONALE
PD
LUNEDI 14
SETTEMBRE ALLE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA DANTE
P.ZZA DANTE (ZONA EX CINEMA
VITTORIA) - CONSELVE (PD)
PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE
BERSANI PER IL CONGRESSO NAZIONALE
PD
GIOVEDI 17
SETTEMBRE ALLE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA IVO SCAPOLO
VIA SANMICHELI 65 - PADOVA
PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE
BERSANI PER IL CONGRESSO NAZIONALE
PD
VENERDI 18
SETTEMBRE ALLE ORE 18.00 PRESSO LA
SEDE DEL PD
VICOLO MAGENTA II - PADOVA
PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE BERSANI
PER IL CONGRESSO NAZIONALE PD
SABATO 19
SETTEMBRE ALLE ORE 17.30 PRESSO IL
CENTRO CONGRESSI PAPA LUCIANI
VIA FORCELLINI 172
ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE
DELLA CNA DI PADOVA
DOMENICA 20
SETTEMBRE ALLE ORE 9.30 PRESSO LA
SALA DI QUARTIERE
SOPRA IL SUPERMERCATO ALI
CONGRESSO DEL CIRCOLO PD
FORCELLINI-TERRANEGRA
visita il sito
www.alessandronaccarato.it
mail:
info@alessandronaccarato.it -
tel 049660544 fax 0498753610
|