LA "LEGGE-BAVAGLIO" SULLE
INTERCETTAZIONI
Sì alla fiducia sul ddl intercettazioni
Il Pd lascia l'Aula: libertà massacrata
La
stampa, 11 giugno 2010
ROMA - Il governo incassa a Palazzo
Madama la fiducia sul ddl Intercettazioni con 164 sì e
25 no. I senatori del Pd sono usciti dall’Aula per
protesta, mentre quelli dell’Idv, che hanno occupato
l’emiciclo per l’intera notte e buona parte della
giornata, hanno votato contro.
La seduta
Quando si apre la seduta il clima è piuttosto
teso. I dipietristi occupano ancora l’Aula del Senato.
Renato Schifani li invita più volte ad alzarsi dai
banchi del governo, ma loro, guidati dal capogruppo
Felice Belisario, non ascoltano. Così alla fine il
presidente è costretto a espellerli ricorrendo all’aiuto
dei commessi: in forze circondano i ’disobbedientì e li
trascinano fuori. Lo sgombero viene seguito dai cronisti
via sms perchè le Tribune dedicate alla stampa (come da
Regolamento), devono essere vuote quando si sospende la
seduta. Ad eccezione di quella della Rai sempre più
affollata.
Il dibattito in Aula
"Liberati" i banchi del governo, comincia la
diretta Tv. E davanti alle telecamere ogni gruppo dice
la sua. Luigi Li Gotti (Idv) smonta il testo e assicura
che da oggi anche i malfattori potranno fischiettare
beatamente «Meno male che Silvio c’è». La decisione di
mettere la fiducia, interviene il presidente dei
senatori Udc Giampiero D’Alia, è un atto di «forza che
nasconde debolezza e insicurezza». Difende a spada
tratta il ddl, Federico Bricolo, il numero uno della
Lega al Senato. È una legge necessaria, spiega, per
evitare la gogna mediatica. Ma, soprattutto, una volta
chiusa questa pagina «si potrà tornare a parlare di
riforme». Riccardo Villari (Mpa) annuncia il "no" del
suo gruppo, mentre Franco Bruno (Api) parla di ddl che
«impedirà di indagare».
I banchi del governo sono quasi pieni. Il Guardasigilli
Angelino Alfano parla con molti esponenti della
maggioranza. Gli sono accanto, i ministri della Cultura
Sandro Bondi, delle Infrastrutture Altero Matteoli,
mentre si aggira per l’Aula il ministro per la
Semplificazione Roberto Calderoli. Il presidente dei
senatori Pd Anna Finocchiaro accusa subito la
maggioranza di voler creare «intralcio alle indagini».
Si tratta, aggiunge, di un ddl che «tutela meglio i
criminali e uccide la libertà di informazione». La
verità è che il centrodestra vuole «un popolo bue»,
afferma, e che vuole nascondere i «propri misfatti».
Quindi, siccome il gruppo gliene ha dato la facoltà,
decide che i Democratici non parteciperanno al voto.
Dopo la standing ovation che le viene tributata,
Finocchiaro fa cenno ai "suoi" di uscire. Tutti la
seguono, tranne i Radicali. Loro, spiega Emma Bonino,
preferiscono votare "no" al ddl.
«Quello di abbandonare l’Aula - grida il capogruppo Pdl
Maurizio Gasparri durante l’esodo - è un gesto non
democratico». Mentre «è democratico», assicura, il
confronto aperto sul testo che è in Parlamento da circa
due anni. «Noi - aggiunge - voteremo con orgoglio questa
legge». Anche i senatori del centrodestra si alzano in
piedi per applaudire il proprio capogruppo. Quindi si
passa al voto. Mentre i senatori sfilano sotto i banchi
della presidenza per dire sì o no, Schifani parla a
lungo con Alfano. Al momento della proclamazione del
risultato, però, per il governo in Aula non c’è nessuno.
Solo Gasparri e il legale del premier Piero Longo
restano, «per rispetto delle istituzioni», afferma Longo.
Intanto la polemica divampa anche per il botta e
risposta tra il leader Idv Antonio Di Pietro e il
Quirinale. Il deputato dichiara di sperare che
Napolitano «faccia sentire la sua voce». Ma dal Colle si
ribatte: «I professionisti della richiesta al Presidente
della Repubblica di non firmare sono numerosi, ma molto
spesso parlano a vanvera». Pronta la replica di Di
Pietro: «Non abbiamo intenzione, nè soprattutto tempo,
per polemizzare con il Capo dello Stato. Piuttosto
ribadiamo che la responsabilità di questa legge è del
governo Berlusconi e della sua maggioranza complice». Il
ddl ora è atteso alla Camera dove lo attende
«un’opposizione durissima» come assicura Donatella
Ferranti (Pd).
Si alza intanto il tono della protesta di giornalisti ed
editori. Il via libera del Senato con la fiducia ha
fatto scattare la leva dello sciopero da parte della
Federazione nazionale della stampa, mentre gli editori
hanno espresso la loro ferma protesta in un
comunicato-necrologio di cui chiedono la pubblicazione
domani in prima pagina. Sky Tg24 da ieri sera è listato
a lutto, mentre l’Usigrai chiede alle testate Rai di
manifestare anche graficamente la protesta. Obiettivo
per il quale molti quotidiani sono usciti oggi in
formati particolari. La Fnsi, dopo un presidio a piazza
Navona, ha dato l’annuncio del black out
dell’informazione il 9 luglio. Una protesta che ha
trovato l’immediato sostegno della Cgil. «Lo sciopero
dovrà coincidere con la giornata finale di discussione
del ddl - ha detto il segretario della Fnsi, Franco
Siddi -: quindi se sarà quella, altrimenti cambieremo la
data». Siddi ha quindi invitato tutta la categoria a
mobilitarsi contro il disegno di legge, «mettendone in
evidenza i pericoli con qualsiasi iniziativa».
La Federazione, che ha anche in programma manifestazioni
davanti alle sedi istituzionali delle varie città, ha
inoltre chiesto a editori e direttori di listare a lutto
i giornali. La Fieg ha espresso «la sua ferma protesta»,
chiedendo la pubblicazione di un comunicato, con la
veste grafica di un necrologio, in prima pagina sui
quotidiani di domani. «Il testo licenziato dal Senato
non realizza l’obiettivo dichiarato di tutelare la
privacy - si legge -, ma ha semplicemente un effetto
intimidatorio nei confronti della stampa. Ne sono
dimostrazione le pesantissime sanzioni agli editori». Si
mobilita anche la stampa cattolica, con un appello
firmato da decine di testate. Nei Tg della Rai è stato
letto un comunicato dell’Usigrai che denunciava «la
discesa del silenzio di Stato sull’Italia». Non è invece
stato colto l’appello lanciato ieri dal segretario del
sindacato dei giornalisti Rai, Carlo Verna, che chiedeva
ai «direttori dei Tg di consentire all’autore del
servizio o al conduttore di evidenziare, finchè la
proposta Alfano non diventa legge, quando notizie date
non saranno più pubblicabili in futuro». Sostegno alle
iniziative della Fnsi da parte dei cdr di Mediaset e del
gruppo Espresso-La Repubblica-Finegil-Elemedia, mentre
Sky Tg24 da stasera è listato a lutto con la scritta
«contro la legge bavaglio sulle intercettazioni».
Intercettazioni, il governo
pone la fiducia
Battaglia in
Senato.
L'opposizione protesta contro la decisione
dell'esecutivo
Corriere
della Sera, 9 giugno 2010
ROMA
- Il governo blinda il ddl intercettazioni,
ponendo al Senato la questione di fiducia ed esplode la
protesta dell’opposizione a Palazzo Madama. L'annuncio
della decisione dell'esecutivo è stato fatto in Aula dal
ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito tra
le vive proteste dell'opposizione. La fiducia, la
34esima dall'inizio della legislatura, è su un
maxi-emendamento che riassume il contenuto del disegno
di legge, alla luce anche delle ultime modifiche
presentate dal relatore Roberto Centaro. Il voto si
terrà giovedì a partire dalle 11.30. Cori di protesta in
Aula da parte dell'opposizione al momento dell'annuncio
di Vito. Alcuni senatori del Pd hanno battuto anche i
piedi.
E dopo la discussione,
i senatori Idv hanno deciso di occupare l'Aula.
Si chiude così l'ennesima giornata al cardiopalma sul
fronte delle intercettazioni cominciata intorno alle
nove con la seduta della commissione Giustizia.
«È IL MOMENTO DI DECIDERE» - Prima che
il ministro per i Rapporti con il Parlamento annunciasse
il voto di fiducia, il presidente dei senatori del Pdl,
Maurizio Gasparri, aveva spiegato che è assolutamente
diritto della maggioranza di arrivare «al momento della
decisione», visto che si discute sulle intercettazioni
da almeno due anni in questa legislatura. «Dopo il lungo
tempo della discussione - ha sottolineato Gasparri - ora
è il tempo della decisione. Del resto, tutti ritengono
che questo tema sia importantissimo, visto che era stato
oggetto di altri progetti di legge nella precedente
legislatura».
«FIDUCIA NON LEGITTIMA»
- «Una fiducia posta con queste modalità non è
legittima» ha detto la capogruppo del Pd a Palazzo
Madama, Anna Finocchiaro alla fine della riunione coi
capigruppo. «Il consiglio dei ministri - ha aggiunto -
deve autorizzare la fiducia sul testo che sarà poi
effettivamente votato dai senatori. Se il testo è
profondamente cambiato, allora, il Consiglio dei
ministri deve apporre nuovamente la fiducia su questo
testo. E nel caso del ddl intercettazioni - ha precisato
la Finocchiaro - la maggioranza ha cambiato cinque volte
il testo da quel 25 maggio, giorno in cui, secondo Elio
Vito, sarebbe stata posta la questione di fiducia sul
ddl intercettazioni». Immediata la replica del
Guardasigilli Anfgelino Alfano, che accusa il Pd di
polemiche strumentali. «Fino al 24 maggio il governo non
aveva autorizzato la fiducia. La fiducia, infatti, è
stata autorizzata solo il 25 maggio».
EMENDAMENTI - Botta e risposta
nell'aula del Senato tra il presidente della commissione
Giustizia, Filippo Berselli, e il senatore del Pd,
Giovanni Legnini. Oggetto: chi ha fatto ostruzionismo e
perché non si è riusciti ad arrivare in aula con un voto
definitivo del ddl intercettazioni. Secondo Berselli,
tutta la colpa è stata dell'opposizione, che «in una
sola ora» non ha consentito di fare «il voto di neanche
un emendamento». «Il provvedimento è all'esame del
Senato da oltre un anno. La commissione ha fatto 42
sedute e tre notturne. Pertanto, è arrivato il momento
di votare. Ma il centrosinistra - ha osservato Berselli
- ha fatto un ostruzionismo che non ha lasciato scampo.
Pertanto, rimetto all'aula del Senato l'intero testo,
perchè in commissione non siamo riusciti a concludere i
nostri lavori». Di tuttaltro avviso la versione di
Legnini. «Quanto detto da Berselli è inaccettabile -
avverte il senatore del Pd - perché noi abbiamo sempre
partecipato ai lavori della commissione in modo
corretto. È stato Berselli che ha avuto nei nostri
confronti un atteggiamento pregiudiziale, visto che alle
14,09 dichiarava che noi stavamo facendo ostruzionismo,
mentre stavamo semplicemente chiedendo di approfondire
alcune questioni fondamentali del disegno di legge». Chi
ha fatto ostruzionismo, dunque, per Legnini, «è stata la
maggioranza, anche perché negli ultimi 20 minuti della
seduta della commissione è stato il senatore Piero Longo
a parlare ininterrottamente. Noi abbiamo semplicemente
sollevato quattro o cinque temi, non di più, per i quali
abbiamo chiesto delle spiegazioni al governo, che ancora
non ci sono arrivate».
SCHIFANI - «La
presidenza prende atto con rammmarico»
dell'ostruzionismo dell'opposizione sul ddl
intercettazioni «perché avrebbe auspicato che la
commissione giustizia avesse potuto pronunciarsi nel
merito delle proposte emendative» è stato il commento in
apertura di seduta del presidente del Senato Renato
Schifani.
UDC
- Prima dell'annuncio sulla fiducia, L'Udc aveva
annunciato il proprio voto contrario. «Il Parlamento non
rilascia timbri e spero che il governo non metta la
fiducia, ma è chiaro che il nostro voto è contrario -
aveva detto Pier Ferdinando Casini arrivando
all'assemblea di Confartigianato -. Questa legge così
ancora non va e serve un dibattito ampio per rafforzare
il senso della legalità e il ruolo della stampa».
BERSANIE IL PREMIER - Anche il Pd
annunciava battaglia. «Dobbiamo fare una battaglia con
tutte le forze che abbiamo - spiegava il segretario
Bersani -. La maggioranza non ha fatto alcuni correttivo
e bisogna richiamare tutti alla coerenza. Che cosa ci ha
trovato Fini di migliorato nel testo?». «Questa legge
sulle intercettazioni non risolve tutti i problemi,
cercheremo di migliorarla più avanti. Ma andiamo avanti
decisi» aveva detto invece il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, intervenendo all'assemblea della
Confartigianato. «La grandissima parte degli italiani è
stanca di non poter usare il telefono perché teme di
essere spiata», ha dichiarato Berlusconi. «Solo una
piccola nomenklatura di magistrati e giornalisti vuole
le intercettazioni. Sui giornali si è fatta una baraonda
su questa legge».
Per conoscere il testo del maxiemendamento al voto di
fiducia del Senato collegatevi al link
http://www.corriere.it/Media/pdf/governo090610.pdf
Così scatterà il bavaglio del governo
Le questioni più discusse del ddl che
bloccherà le inchieste
e cancellerà le notizie
La Repubblica, 7 giugno 2010
Il
bavaglio. Per i magistrati, per i giornalisti,
per le tv. Una legge costruita apposta, un bavaglio
appunto, per ridurre drasticamente il numero delle
intercettazioni e impedire che il loro contenuto divenga
pubblico anche se gli indagati ne sono venuti a
conoscenza. Una legge per proteggere dagli ascolti i
parlamentari e i loro più stretti collaboratori e amici.
Una legge per rendere più difficili pure le inchieste di
mafia. Una legge che impone una durata massima alle
registrazioni anche se non si è trovato il colpevole.
Una legge per evitare altri casi D'Addario. Una legge
per costringere i pm a non aver più alcun rapporto con
la stampa, pena l'estromissione dal processo. La legge
sulle intercettazioni è tutto questo. Ed entra in vigore
subito per bloccare i processi sugli appalti e non far
più uscire una notizia.
Quando, e come, il pm potrà
intercettare?
Il pm potrà
chiedere un'intercettazione telefonica o visiva e i
tabulati solo in presenza di "sufficienti indizi di
reato" per i delitti di mafia e di terrorismo e se
dispone di "gravi indizi di reato" per tutti gli altri
crimini. Dovrà essere certo che le utenze appartengano
ai soggetti indagati o dimostrare per gli altri che
"sono a conoscenza dei fatti per cui si procede". Nel
valutare i "gravi indizi" dovrà tenere conto di quanto
il codice di procedura penale, all'articolo 192,
stabilisce per valutare una prova. Ad autorizzare il pm,
per ogni richiesta o proroga, che dovrà far
sottoscrivere dal procuratore capo, sarà il tribunale
collegiale del capoluogo di distretto cui dovrà inviare
ogni volta tutte le carte.
Quanto può durare un ascolto?
Per mafia e terrorismo il pm disporrà di 40 giorni. Poi,
ogni 20 giorni, dovrà rinnovare la richiesta con un
"decreto motivato" e qualora "permangano gli stessi
presupposti". Per tutti gli altri reati invece comincerà
con 30 giorni e poi dovrà chiedere proroghe di altri 15
fino a raggiungere un massimo di 75 giorni. Dimostrando
ogni volta che l'ascolto è necessario perché c'è un
nuovo elemento che lo giustifica. Allo scadere dei 75
giorni, il pm potrà fare direttamente proroghe di 48 ore
in 48 ore, di cui chiederà la ratifica al tribunale
collegiale con il solito invio di tutta la
documentazione, ma solo se potrà dimostrare, ogni volta
con nuovi elementi, che l'ascolto è sorretto da nuovi
indizi di reato ed è indispensabile.
Si potranno mettere anche microspie?
Doppio binario anche per le microspie. Per mafia e
terrorismo si potranno piazzare "anche se non vi è
motivo di ritenere che in quei luoghi si stia svolgendo
l'attività criminosa". Per tutti gli altri delitti,
compresi quelli che spesso rivelano la regia di un
gruppo mafioso, come estorsioni, riciclaggio, usura,
bisognerà distinguere tra luogo privato e luogo pubblico
e sarà necessario avere, soprattutto per il secondo,
maggiori indizi di reato. L'esasperazione del doppio
binario tra reati gravissimi e meno gravi, sia per le
microspie che per la durata, rischia di penalizzare
fortemente i cosiddetti reati "spia", quelli che possono
portare a scoprire organizzazioni mafiose e
terroristiche.
Il pm può perdere un'indagine?
Il codice di procedura si arricchisce di due nuove
regole anti toga. Che mirano sempre a costringerlo a
lasciare l'indagine che sta seguendo e a dare più atout
agli indagati. La prima: dovrà astenersi "se ha
pubblicamente rilasciato dichiarazioni sul procedimento
affidatogli". La seconda: in presenza di una fuga di
notizie, che ha prodotto la denuncia di uno degli
imputati e la conseguente iscrizione nel registro degli
indagati, potrà essere sostituito dal capo dell'ufficio.
L'avvicendamento automatico verrà sostituito con una
valutazione discrezionale del procuratore. Ma è evidente
che, anche di fronte a una fuga ad hoc seguita da una
denuncia strumentale, la poltrona del pm traballerà.
Si potrà pubblicare un'intercettazione?
Se, grazie all'emendamento salva-cronaca della finiana
Giulia Bongiorno, si potranno pubblicare almeno "per
riassunto" gli atti di un processo non più segreti, il
più totale divieto riguarderà i testi delle
intercettazioni. Di cui non si potrà più né scrivere né
parlare, né per riassunto, né nel contenuto, fino al
termine delle indagini preliminari. Resteranno top
secret fino al dibattimento. Nel nome della tutela della
privacy, chi si arrischierà a pubblicare prima un
brogliaccio, anche se esso contiene la prova regina di
un arresto, sarà punito con un mese di carcere e la
multa fino a 10mila euro. Gli editori rischieranno fino
a 300mila euro. Carcere fino a tre anni per chi pubblica
intercettazioni destinate a essere distrutte.
Ma io potrò registrare una telefonata?
Riscritto quattro volte dal relatore della legge Roberto
Centaro, il comma D'Addario, dal nome della escort
barese che a palazzo Grazioli ha registrato i dialoghi
con Berlusconi, prevede una pena da sei mesi fino a
quattro anni di carcere per chi "fraudolentemente
effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui
partecipa o comunque effettuate in sua presenza". C'è
una clausola di salvaguardia per gli 007. Solo grazie
alle insistenze di giornalisti come Milena Gabanelli
alla fine sono stati esclusi i giornalisti. Ma restano i
dubbi su un nuovo reato con una pena molto alta,
scaturito da un fatto privato del premier, e che
potrebbe intimorire chi registra una minaccia sessuale o
un'estorsione.
Quando entra in vigore la legge?
La legge non si applicherà ai processi in corso nei
quali siano già state richieste e autorizzate delle
intercettazioni. Come verrà esplicitamente scritto,
tutti gli atti compiuti fino al momento della sua
entrata in vigore, ascolti compresi, saranno salvi. Ma,
non si capisce bene con quale criterio e per quale
ragione, alle inchieste in corso e alle intercettazioni
già in itinere si applicherà la regola della durata
"breve". Quindi nelle indagini aperte, come ad esempio
quelle sugli appalti di Perugia, i pm avranno soltanto
altri 75 giorni utili per intercettare. Solo se
disporranno di qualche indizio o spunto di prova
significativi, in seguito potranno disporre (e poi farsi
autorizzare) ulteriori proroghe di 48 ore in 48 ore.
Guarda il video
"Il ddl intercettazioni
colpisce le basi della democrazia"
l'opinione di Valerio Onida, costituzionalista
collegandoti al link
Intercettazioni, la "lezione" americana
+26% di intercettazioni per i reati
dell'alta finanza
In inchieste diverse da quelle sulla
sicurezza, l'anno scorso intercettate 268 mila
persone. Il fondatore di un hedge fund sottoposto a
18.150 registrazioni di telefonate. L'Fbi: stessi
metodi della lotta al terrorismo
di Federico Rampini
La Repubblica, 10 giugno 2010
NEW YORK - La polizia giudiziaria e la
magistratura americana aumentano il ricorso alle
intercettazioni telefoniche nella lotta ai reati dei
"colletti bianchi". Sempre più spesso l'Fbi sta
usando contro la criminalità economica strumenti e
tecnologie sperimentate nell'antiterrorismo e nella
battaglia contro il narcotraffico. Lo rivela James
Trainor, dirigente dell'Fbi di New York, a capo
dell'unità investigativa che si occupa di banche e
mercati finanziari. Evasione fiscale, frodi, insider
trading: "Stiamo applicando ai reati economici e
finanziari gli stessi principi in vigore per la
sicurezza nazionale", spiega Trainor in
un'intervista a The Wall Street Journal. "E' con
questi mezzi - dice Trainor - che si può fare una
prevenzione più efficace, intervenire prima che il
danno raggiunga i miliardi di dollari". Agli ordini
di Trainor oggi lavorano centinaia di "intelligence
analyst", agenti dell'Fbi che possiedono una
formazione specifica sui reati fiscali e di
bilancio, sulle normative bancarie e i regolamenti
di Borsa. Secondo Trainor i metodi usati dai servizi
segreti per sventare complotti terroristici sono
preziosi anche per "rompere la cultura dell'omertà"
ai vertici delle banche e delle grandi aziende, per
"rompere il silenzio tradizionale di Wall Street".
"Mai più un altro affare Madoff", è il motto
adottato dai reparti dell'Fbi specializzati nelle
investigazioni finanziarie: il finanziere Bernard
Madoff era riuscito a trafugare
15 miliardi di dollari ai suoi clienti, prima
di essere scoperto.
L'uso di intercettazioni telefoniche nelle indagini
è in pieno boom. In dodici mesi sono aumentate del
26%. Escludendo tutte le intercettazioni relative
all'antiterrorismo e ad ogni altra inchiesta
rilevante per la sicurezza nazionale (che hanno una
"corsìa segreta" nella National Security Agency), i
magistrati americani l'anno scorso hanno autorizzato
per 2.376 inchieste il ricorso a operazioni di
sorveglianza telefonica. Ma se il numero delle
autorizzazioni giudizarie può sembrare basso, è
perché una singola pratica riguarda un largo numero
di sospetti, in media 113 persone. In totale
nell'arco dell'ultimo anno le persone soggette a
intercettazioni hanno raggiunto quota 268.488,
sempre escludendo tutte le piste relative al
terrorismo e alla sicurezza nazionale. Le
intercettazioni possono essere autorizzate da
tribunali federali oppure dalle corti dei singoli
Stati: in quest'ultimo caso sono frequenti le
autorizzazioni multiple, che riguardano oltre ai
telefoni fissi e cellulari anche le email e ogni
altro strumento di comunicazione elettronica.
"C'è una disponibilità sempre maggiore - dice il
giurista Daniel Richtman, ex giudice federale e oggi
docente alla Columbia Law School - ad estendere ai
reati economici le modalità di investigazione usate
contro la mafia, i narcos, le grandi organizzazioni
criminali, usando gli stessi metodi verso i colletti
bianchi". La ragione è evidente, secondo The Wall
Street Journal: "L'opinione pubblica è diventata
molto più sospettosa verso Wall Street e il mondo
della finanza". L'uso dei metodi dell'antiterrorismo
e dell'antimafia si giustifica per il danno
economico-sociale provocato dai reati dei colletti
bianchi nell'ultima grande recessione.
LA POSIZIONE DELL'ANM
Intercettazioni: meno informazioni
e meno sicurezza per i cittadini
Il
segretario generale dell'Associazione nazionale
magistrati ha ribadito la posizione dell'Anm in
materia di intercettazioni.
Il ddl va a incidere in modo negativo sia sul
versante dell'informazione sia su quello della
sicurezza dei cittadini.
Quanto alla libertà di stampa, gli effetti sono
paradossali perché non sarà possibile dare alcuna
notizia, anche di sicuro interesse pubblico, fino
alla chiusura delle indagini. Tale divieto di
pubblicazione rappresenta un'inaccettabile
limitazione al diritto/dovere di informazione e di
cronaca garantito dall'articolo 21 della
Costituzione.
Sul versante della capacità investigativa di forze
dell'ordine e magistrati, è di tutta evidenza che il
complesso di norme da approvare o in discussione
renderà impossibile l'uso delle intercettazioni
ambientali per gravi reati, dagli omicidi ai
sequestri di persona, dalle violenze sessuali ai
reati di immigrazione clandestina, fino al
riciclaggio e alla corruzione. E seppure si
riuscissero a fare le intercettazioni potrebbero
durare soltanto due mesi, un tempo talmente breve da
renderle sostanzialmente inutili.
Gli effetti saranno devastanti anche per le indagini
per i reati legati alla criminalità organizzata
perché per individuare le attività di
un'organizzazione criminale si deve partire dagli
accertamenti su reati come l'usura, la corruzione o
il riciclaggio. Questa legge, rendendo più difficile
l'accertamento di questi reati, farà diventare
impenetrabile l'invisibilità delle organizzazioni
criminali.
___________________________________________
REVAMPING ITALCEMENTI
Il deputato Naccarato replica alle critiche degli
esponenti Pd della Bassa
«Primo il
lavoro» è un nostro principio o no?
Il Mattino di Padova, 9 giugno 2010
Le
dichiarazioni di dieci esponenti del Pd padovano sul
revamping di Monselice pubblicate ieri da Il Mattino
di Padova meritano una risposta.
Non ho mai avuto la pretesa di esprimere la
posizione del Pd, ma soltanto la mia modesta
opinione, dopo aver ascoltato ed essermi confrontato
con decine di cittadini e lavoratori delle
cementerie, molti dei quali iscritti ed elettori del
Pd e del centrosinistra. Altro che logiche interne
al Pd che non mi competono e di cui non mi occupo.
La questione riguarda un intervento industriale che
riduce le emissioni, migliora l’impatto ambientale e
garantisce un’occupazione di qualità. Finora nessuno
ha sostenuto il contrario. Perché, quindi, il
progetto non va bene? Mi permetto di tornare sulla
vicenda ponendo l’attenzione su tre punti.
Primo. La ristrutturazione della cementeria di
Monselice non è una questione locale. Il revamping
dell’impianto riguarda il lavoro, lo sviluppo, la
salvaguardia di un settore produttivo fondamentale,
e l’ambiente. Si guardi a quanto sta accadendo negli
Stati Uniti. Proprio nei giorni scorsi, a
Martinsburg è stato inaugurato un impianto dell’Italcementi
analogo a quello di Monselice. Uno dei più
autorevoli quotidiani nazionali il 6 giugno scorso
ha definito la cementeria come caratterizzata «dal
più basso impatto ambientale tra tutti gli impianti
di produzione di cemento negli Stati Uniti». Negli
Usa la ristrutturazione è stata accompagnata da una
discussione diffusa e trasparente. E costituisce un
tassello della Green economy varata a livello
federale dal presidente Barack Obama. Inoltre, il
progetto di Monselice è il risultato di un accordo
tra il governo italiano e Italcementi per rispettare
il Protocollo internazionale di Kyoto. E’ evidente,
dunque, che si tratta di una vicenda di rilevanza
nazionale. Se si fosse trattato di una semplice
questione locale mi sarei ben guardato
dall’intervenire.
Secondo. Il Pd, a tutti i livelli, dovrebbe tenere
conto della posizione unitaria dei sindacati
confederali Cgil, Cisl e Uil e delle Rsu delle
cementerie della zona che sono favorevoli al
progetto. Quando il Pd dice «Primo il lavoro»
scherza o sostiene davvero l’occupazione? Non si può
sostenere tutto e il contrario di tutto. Il rischio
è perseverare nella logica perdente del «ma anche»,
secondo cui l’importante è dar ragione a tutti senza
mai prendere una posizione. Così non si conquista
consenso, ma si perdono voti come dimostra la breve
esperienza del Pd. Temo, inoltre, che in questo modo
il Partito democratico rinunci alla sua identità,
per inseguire chi è sempre contrario a tutto,
finendo per cedere - come accaduto in questi anni in
molte realtà della provincia - la direzione politica
del centrosinistra a frange estremiste e minoritarie
con pessimi risultati elettorali.
Terzo. Alcuni sostengono che bisogna guardare al
futuro senza paura e iniziare a ricollocare i
lavoratori dei cementifici. In realtà, la crisi
economica è molto profonda. Nel Distretto del mobile
del Montagnanese le aziende chiudono e i lavoratori
stanno a casa. Nel settore turistico-termale le
difficoltà sono enormi e i contratti sempre più
precari. Dove si possono ricollocare i lavoratori in
un futuro privo di siti produttivi? In questa
situazione perché rifiutare un investimento privato
di 150 milioni di euro che migliora l’impatto
ambientale e tutela l’occupazione?
___________________________________________
GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA SULLA SANITA'
Camera, Governo battuto due volte
Passano due emendamenti Pd
Applausi all'approvazione
delle due modifiche alla riforma della "governance"
del Servizio sanitario nazionale. Prima firmataria,
Livia Turco: "Più peso ai cittadini". Riforma che
ritorna in commissione. Decisive le assenze nel Pdl
La
Repubblica, 10 giugno 2010
ROMA -
Governo battuto per due volte di seguito su
altrettanti emendamenti del Pd, nell'aula della
Camera, alla riforma della "governance" della
Sanità. L'assemblea di Montecitorio ha approvato due
proposte di modifica al testo di cui è prima
firmataria Livia Turco. Dai banchi dell'opposizione
si sono levati forti applausi.
Gli emendamenti riguardano la "governance" della
Sanità e sono riferiti al primo articolo del testo.
In dettaglio, si tratta dell'emendamento 1.33
(passato con 247 sì e 242 no) e 1.34 (251 sì e 245
no). Il relatore ha chiesto una riunione del
comitato dei Nove. Dopo la sospensione della seduta,
l'annuncio che la riforma della governance della
Sanità torna in commissione Affari sociali.
"Enorme soddisfazione" per Livia Turco. "Si tratta
di due modifiche importantissime per il sistema
sanitario - dichiara la prima firmataria dei due
emendamenti e capogruppo in commissione Affari
sociali alla Camera -. Grazie al Pd la voce dei
cittadini avrà un peso maggiore nella gestione della
sanità. Il primo emendamento su cui è andato sotto
il governo permette ai sindaci di partecipare alla
programmazione delle politiche socio-sanitarie; il
secondo riguarda la diretta partecipazione alla
stessa programmazione delle associazioni dei
cittadini. Finalmente un coinvolgimento attivo da
parte della cittadinanza che potrà incidere in base
alle proprie necessità e opinioni".
La sconfitta della maggioranza sui due emendamenti è
stata determinata prevalentemente dalle assenze
nelle file del Pdl. "Nel Pdl che ha rumoreggiato
ancora ieri contro la vicepresidente Bindi - spiega
Erminio Quartiani, segretario d'aula del Gruppo Pd
della Camera - ben 75 deputati in una votazione e 74
nell'altra non erano in aula". Dai tabulati della
seconda votazione si evince che gli assenti Pdl
erano 38, il 14,18% dei componenti del gruppo al
netto dei deputati in missione (36). Sostanzialmente
presente la Lega (mancavano solo cinque deputati e
sei erano in missione). Il gruppo con la più alta
percentuale di assenze è stato l'Udc, malgrado Pier
Ferdinando Casini abbia sottolineato che il suo
gruppo sia stato determinante nel risultato:
all'appello mancavano sette deputati centristi, il
17,95% del gruppo.
___________________________________________
Partecipate alla
manifestazione
OGGI
___________________________________________
APPUNTAMENTI
VENERDI 11
GIUGNO
ORE
9.00 PRESSO LA SALA CONVEGNI DELL'OSPEDALE DI
BASSANO DEL GRAPPA
VIA DEI LOTTI, 40
PARTECIPAZIONE AL CONVEGNO
"GIOVANI OSPITI. MIGRANTI DI OGGI: CITTADINI DI
DOMANI?"
ORE 19.00 IN PIAZZA DELLA FRUTTA
DEPOSIZIONE DELLA CORONA IN
RICORDO DI ENRICO BERLINGUER
ORE 19.30 IN PIAZZA DEI SIGNORI
MANIFESTAZIONE PUBBLICA
IN RICORDO DI ENRICO BERLINGUER con ROSY BINDI
SABATO 12 GIUGNO
ORE 9.00 PRESSO L'IMPIANTO SPORTIVO PADOVANUOTO
VIA DECORATI AL VALOR CIVILE 2 - PADOVA
PARTECIPAZIONE ALL'INIZIATIVA DI SOLIDARIETA'
"SWIM FOR CHILDREN"
PER LA CITTA' DELLA SPERANZA
ORE 11.00 PRESSO IL MUNICIPIO
DI LOREGGIA (PD)
PARTECIPAZIONE AL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO
visita il sito
|