Polizza d'oro, caso nazionale ![]()
Interrogazione
presentata dall'On. Naccarato
Violazione delle norme sulla
libera concorrenza nel mercato
delle polizze assicurative ai
danni di "Aps Holding S.p.A."
Camera dei Deputati, 6
maggio 2010
APS holding spa, azienda di trasporto pubblico di Padova, affidataria del servizio di trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano del Comune di Padova con circa 280 autobus, ha stipulato una polizza assicurativa per responsabilità civile della durata di 3 anni, con decorrenza dal 1.5.2008, con la Compagnia Fondiaria SAI di Milano;
In data 28.01.2010 la Compagnia Fondiaria SAI di Milano ha esercitato anticipatamente di un anno il proprio diritto di recesso alla polizza assicurativa relativa a APS holding spa;
APS holding spa, essendo obbligata a contrarre una polizza assicurativa, ha effettuato nei giorni successivi un sondaggio di mercato attraverso una procedura negoziata plurima e ha consultato senza vincolo di prezzo dieci compagnie assicurative presenti a Padova (le prime dieci della classifica nazionale: Allianz Ras, Aurora, Generali, Axa, Toro, Zurich, Sara Assicurazioni, Cattolica, Reale Mutua, Vittoria);
Fondiaria SAI ha proposto ad APS holding spa di rinnovare la polizza per un anno, dal 1.5.2010 al 30.4.2011, con un incremento dell’87% (circa un milione di euro in più rispetto al 1.175.000 corrente);
APS holding spa ha bandito la gara per raccogliere le offerte per svolgere il servizio di assicurazione; Il 29.3.2010, data di scadenza dei termini, non è stata presentata alcuna proposta;
APS holding spa, dopo aver richiesto assistenza all’associazione nazionale di categoria ASSTRA, in data 1.4.2010 ha rilasciato un incarico di brokeraggio alla società GBS Broker Service spa di Roma per l’assistenza nel collocamento della polizza in via privata sul mercato;
Anche questa forma di collocamento ha avuto esito negativo;
APS holding spa, a questo punto, ha consultato direttamente ulteriori compagnie assicurative, anche straniere, ma ha ricevuto sempre risposte negative;
A metà aprile, preoccupata dall’avvicinarsi della scadenza dell’assicurazione, APS holding spa ha informato della situazione il Prefetto di Padova che si è prontamente attivato per provare a risolvere la situazione;
L’aggravio di spesa previsto dall’offerta della Compagnia Fondiaria SAI comporta un incremento ingiustificato e intollerabile dei costi generali dell’impresa dal 2% al 4% per le assicurazioni;
APS holding spa ha operato in pareggio di esercizio nel 2008 e nel 2009, a differenza della maggior parte delle aziende di trasporto pubblico locale italiane che operano in perdita, e un ingiustificato aumento dei costi di assicurazione rischia di vanificare i buoni risultati di bilancio raggiunti;
La situazione descritta si configura, ad avviso dello scrivente, come un evidente modo per aggirare e violare le norme sulla libera concorrenza a danno dell’utenza;
La stessa situazione, sempre a parere dello scrivente, si presenta come il risultato di un accordo tra diverse società d’assicurazione per costituire, di fatto, un monopolio nel mercato delle assicurazioni;
Se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti; se il Ministro sia a conoscenza di situazioni analoghe a quella descritta nell’interrogazione avvenute in altre realtà italiane; se il Ministro ritenga opportuno informare dei fatti sopra esposti l’Istituto Superiore di Vigilanza sulle Assicurazioni (ISVAP); quali concrete misure il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire che nel mercato delle assicurazioni siano rispettate le norme sulla concorrenza; quali concrete misure il Ministro interrogato intenda porre in essere per impedire, come appare evidente nel caso presentato nell’interrogazione, che alcune società d’assicurazione stabiliscano accordi finalizzati ad aumentare le tariffe a scapito dell’utenza.
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Interrogazione presentata
dall'On. Naccarato
Rimborso dell'addizionale comunale IRPEF al Comune di Padova
Camera dei Deputati, 12
maggio 2010
![]() Per sapere - premesso che: in data 15 marzo 2010 il responsabile del settore tributi del comune di Padova ha inviato alla direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno una richiesta scritta di chiarimenti in merito al rimborso dell'addizionale comunale, competenza anno 2007; il comune di Padova, secondo il metodo utilizzato per il calcolo del rimborso, ha riscontrato un minor incasso rispetto a quello teoricamente spettante pari a 2.245.736,91 euro; secondo il comune di Padova tale importo rientra pienamente nei parametri adottati dal Ministero dell'interno nella ripartizione delle somme spettanti ai comuni. Il criterio ministeriale, infatti, prevede un rimborso ai comuni pari al 30 per cento dell'addizionale, calcolata prendendo come base l'aliquota dell'anno precedente se non deliberata entro il 15 febbraio 2007 (per il comune di Padova -0,4 per cento) e l'imponibile dell'anno 2006 (per il comune di Padova pari a 3.419.267.498,00 euro); nella comunicazione inviata alla competente direzione centrale del Ministero dell'interno il comune di Padova ha anche sottolineato il fatto che, avendo deliberato un'aliquota pari allo 0,6 per cento nell'anno 2007 (delibera del consiglio comunale n. 24 del 26 marzo 2007) - introducendo una soglia di esenzione per i redditi fino a 10.500,00 euro - non si è tenuto conto in sede di trasferimento che i versamenti eseguiti dai datori di lavoro sono stati maggiori rispetto a quanto erogato dal Ministero dell'interno; in particolare, secondo il comune di Padova, i datori di lavoro - nel calcolare l'acconto dovuto per l'anno 2007 - possono aver utilizzato la nuova aliquota dello 0,6 per cento anche se è stata deliberata dopo il 15 febbraio 2007 mentre per le cessazioni dei rapporti di lavoro nel corso dell'anno 2007, gli stessi datori di lavoro hanno operato il conguaglio dei redditi complessivamente erogati con le nuove aliquote; inoltre, anche tenendo presente il diverso metodo di calcolo adottato dal Ministero dell'interno, il settore tributi del comune di Padova ha stimato un mancato rimborso di circa 400.000,00 euro. Tale importo è ottenuto tenendo conto del 30 per cento dell'addizionale comunale calcolata considerando i redditi complessivi dell'anno 2006, depurati dei contribuenti esenti, ed applicando l'aliquota vigente nell'anno 2006 -: se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali misure intenda porre in essere per erogare la somma ancora non incassata dal comune di Padova relativa all'addizionale comunale IRPEF di competenza 2007; quali azioni intenda intraprendere per accertare se la situazione riscontrata dal comune di Padova si sia verificata anche in altri comuni italiani; cosa intenda fare il Ministro - di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze - per monitorare il corretto andamento del rimborso delle somme relative all'addizionale IRPEF a favore degli enti locali.
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Spiagge, laghi, caserme
e terreni
conto alla rovescia per la cessione
Primo sì al passaggio dallo
Stato alle autonomie locali. Il
parere della commissione
parlamentare. Alle Regioni il
demanio idrico e marittimo.
Previsti i fondi immobiliari, il
ricavato andrà a ridurre
il debito o agli investimenti
La Repubblica, 14 maggio 2010
ROMA - Fiumi e
laghi che attraversano più
regioni, come il Po e il Garda,
rimarranno in capo allo Stato.
Così come il Quirinale, le sedi
di Camera e Senato e quelle
degli altri organi di "rilevanza
costituzionale". Spiagge e
caserme dismesse passeranno
invece agli enti locali. Mentre
in commissione bicamerale
compare la bozza di parere sul
federalismo demaniale - che
prevede un via libera
condizionato al progetto
leghista - è braccio di ferro
tra Carroccio e opposizione sul
calendario. La Lega è decisa a
portare la creatura del ministro
alla Semplificazione Roberto
Calderoli al prossimo Consiglio
dei ministri utile,
probabilmente quello della
prossima settimana, mentre Pd,
Idv e Api hanno chiesto qualche
giorno in più per risolvere i
nodi ancora aperti, costi
dell'operazione demaniale in
testa.
La bozza sul primo tassello del federalismo fiscale è stata discussa ieri dalla bicamerale. A sorpresa presente il leader leghista Umberto Bossi, arrivato a dar manforte a Calderoli. La proposta di parere messa a punto da Marco Causi (Pd) e Massimo Corsaro (Pdl) pone alcuni paletti in grado di dare qualche nuova indicazione sulla faccia che assumerà l'Italia federalista. Per quanto riguarda il demanio idrico, i relatori hanno suggerito di escludere i beni "di ambito sovra regionale", come appunto il Po e il Lago di Garda, da quelli trasferibili. Gli specchi d'acqua "chiusi e privi di emissari di superficie", come il Lago di Bracciano, andrebbero invece alle province. Per il resto i beni del demanio idrico e marittimo, come le spiagge, saranno trasferiti alle regioni, anche se una quota dei proventi derivanti dalle concessioni andrà alle province. Secondo il parere, entro un anno andranno quindi individuati i beni del ministero della Difesa, le caserme dismesse, da trasferire agli enti locali. Sono previste anche sanzioni per gli enti che non rispetteranno gli obiettivi per cui hanno richiesto l'assegnazione di un bene. Ad ogni modo le spese per la gestione non peseranno ai fini del Patto di stabilità interno per un importo pari a quanto lo Stato già spendeva per la gestione dello stesso bene. Se un ente venderà il bene ricevuto dovrà usare l'85% dell'incasso per abbattere il suo debito (in caso di attivo dovrà reinvestire) mentre il 15% andrà al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. La bozza della bicamerale suggerisce poi che ogni 2 anni vengano attribuiti agli enti locali i nuovi beni "eventualmente resisi disponibili". Dopo la discussione del testo la Lega ha fatto sapere di voler portare il federalismo demaniale al più presto al Consiglio dei ministri. Un modo per centrare l'obiettivo della sua approvazione entro un anno dall'entrata in vigore della delega, e cioè il prossimo 21 maggio. L'opposizione ha invece chiesto più tempo per affinare il testo. Bossi ha smentito qualsiasi tipo di problema sulla questione dei costi ("col federalismo lo Stato ci guadagna") o con Tremonti ("con lui è tutto a posto") ma ha sottolineato: "Vedo che la sinistra vuole allungare un po' i tempi". Anche per questo il Senatur si è fatto vedere nel pomeriggio alla bicamerale insieme a Calderoli, che da mesi è al lavoro sul decreto demaniale, il primo tassello della realizzazione pratica del progetto federalista approvato un anno fa. E sul calendario ha vinto il centrodestra, approvando a maggioranza (contrario il Pd) la proposta che fissa il voto sul parere per mercoledì prossimo. Il democratico Francesco Boccia ha avvertito che la fretta potrebbe essere letale. L'Udc deciderà nei prossimi giorni il proprio orientamento: "Ci siamo riservati di riesaminare il testo che ha accolto alcune nostre spiegazioni", ha spiegato il centrista D'Alia. Critica l'Api, che con Linda Lanzillotta ha sottolineato il rischio di un "supermercato del patrimonio", mentre l'Idv ha chiesto i costi del provvedimento contro il quale ieri i Verdi hanno organizzato un sit-in di denuncia di fronte a Montecitorio.
FEDERALISMO DEMANIALE
In questi giorni i
lavori delle Commissioni della
Camera si sono concentrati sulla
discussione dello schema
di decreto legislativo del
Governo che introduce il c.d.
"Federalismo Demaniale". Si
tratta del primo provvedimento
attuativo della Legge n.
42/2009, quella sul Federalismo
fiscale che è stata approvata,
con l'astensione del PD, ormai
un anno fa. Già questo aspetto è
negativo: la Maggioranza di PdL
e Lega continua a ribadire
l'importanza del Federalismo
fiscale come priorità del
Governo e poi ci mette più di un
anno per discutere il primo
decreto attuativo. Se questi
sono i tempi con cui la destra
vuole riformare il Paese allora
per attuare il tanto sbandierato
Federalismo bisognerà apettare
ancora molti anni.
Il principio
fondamentale su cui si basa lo
schema di decreto legislativo in
discussione è una diretta
conseguenza della riforma del
Titolo V della Costituzione che
è stata approvata dal
Centrosinistra nel 2001 e che ha
trasferito importanti funzioni
dallo Stato centrale a Regioni,
Province, Comuni e Città
metropolitane. Ora, con il
decreto legislativo, a distanza
di nove anni dalla riforma,
l'obiettivo è quello di
trasferire a questi soggetti
anche la proprietà dei
beni indispensabili per essere
in grado di svolgere le funzioni
attribuite dal nuovo Titolo V a
Regioni, Province, Comuni e
Città metropolitane. Ecco perchè
si parla di "Federalismo
demaniale". Il presupposto dello
schema di decreto in discussione
è quindi dato dal fatto che,
attualmente, ci sono molti beni
di proprietà statale che sono
gestiti male e, se fossero
trasferiti agli Enti decentrati,
potrebbero essere valorizzati.
Nella discussione sullo
schema di decreto legislativo
sul c.d."Federalismo Demaniale"
il Partito Democrativo ha mosso
alcune critiche al Governo, in
particolare su tre punti
principali:
1) Il
decreto prevede che la cessione
dei beni statali avvenga a
titolo non oneroso in due fasi:
I.
Lo Stato individua i beni da
trasferire e compone un elenco;
II.Regioni, Province,
Comuni e Città metropolitane
scelgono dall'elenco quali beni
farsi trasferire dallo Stato.
Successivamente lo Stato non versa più a Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane la somma equivalente ai redditi prodotti dagli immobili trasferiti.
E' in discussione alla
Camera anche il provvedimento
che riassegna le funzioni a
Regioni, Province, Comuni e
Città metropolitane.
La
posizione del PD è chiara:
è necessario legare la
discussione su quest'ultimo
provvedimento a quella in corso
sul "Federalismo demaniale".
Prima di
trasferire la proprietà di un
bene statale a Regioni,
Province, Comuni e Città
metropolitane è indispensabile,
infatti, determinare con
chiarezza quali sono le funzioni
di questi Enti. Altrimenti il
rischio è di trovarsi in
proprietà un bene
inutilizzabile.
Ad esempio, in Italia ci sono molte caserme ormai inutilizzate e in stato di abbandono. Se il Parlamento attribuisse ai Comuni le funzioni in materia urbanistica con possibilità di trasformare la destinazione d'uso delle caserme in residenziale o direzionale entrare in possesso di questo tipo di immobili avrebbe un senso, in caso contrario sarebbe inutile.
2)
Le Regioni, le Province, i
Comuni e le Città metropolitane,
per scegliere quali beni farsi
trasferire dallo Stato hanno
bisogno di conoscere una stima
preliminare degli introiti
prodotti dal bene trasferito per
poter valutarne la
convenienza. Infatti, se lo
Stato, a trasferimento avvenuto,
non versa più a Regioni,
Province, Comuni e Città
metropolitane la somma pari agli
introiti prodotti dal bene
allora è indispensabile
conoscere preventivamente
l'entità di tali introiti.
Questa stima, invece, non è
prevista nello schema di decreto
in discussione.
3)
Ci sono alcuni beni che non
possono essere trasferiti in
proprietà a singoli Enti perchè
hanno bisogno di una gestione
unitaria e sovraregionale. Si
tratta dei fiumi o delle
foreste. Ad esempio, il fiume Po
deve essere patrimonio dello
Stato altrimenti sarebbe
impossibile gestirlo in modo
adeguato
Il Partito Democratico
si sta impegnando per garantire
una maggiore attenzione ai beni
che rientrano nel patrimonio
culturale nazionale e ha
avanzato critiche nel merito del
provvedimento, in particolare
sull'articolo
6 dello schema di decreto
che prevede la possibilità di
trasferire a titolo non oneroso
i beni demaniali a fondi
immobiliari chiusi con la
partecipazione anche di soggetti
privati.
Nel corso della
discussione nelle Commissioni
competenti il testo è stato
migliorato e molte osservazioni
del PD sono state recepite.
La
prossima settimana lo schema di
decreto sul "federalismo
demaniale" arriverà nella
Commissione bicamerale per il
Federalismo Fiscale per
continuare l'esame del testo.
Per
conoscere il testo dello schema
di decreto legislativo
sul "Federalismo demaniale" collegatevi al link
Intervento dell'On.
Naccarato in Commissione Affari
costituzionali
schema di decreto legislativo sul "Federalismo demaniale"
Camera dei Deputati, 12
maggio 2010
Sottolineo l'esigenza di
chiarire alcuni punti
riguardanti il provvedimento in
discussione, in parte già
evidenziati nella relazione
introduttiva svolta dal
relatore.
In primo luogo, la procedura immaginata dallo schema di decreto in esame appare estremamente complicata. All'articolo 2 si prevede, infatti, un intervento dello Stato, previa intesa con la Conferenza Unificata per l'individuazione dei beni da attribuire a titolo non oneroso a comuni, province, città metropolitane e regioni, sulla base dei criteri previsti al comma 5, nonché in relazione ad alcune tipologie di beni. Alcuni di questi sono esclusi ma tali aspetti andrebbero chiariti con maggiore precisione: la legge n. 42 del 2009, in particolare, esclude i beni del patrimonio culturale nazionale. L'articolo 5 del provvedimento in esame, a sua volta, reca un elenco - al comma 2 - dei beni esclusi in ogni caso dal trasferimento. Tali previsioni, che si intrecciano tra loro, andrebbero dunque chiarite maggiormente per evitare l'insorgere di contenziosi tra Stato ed enti territoriali. Rilevo inoltre, come sottolineato anche dal collega Bressa, che l'individuazione dei beni da trasferire non avviene nel testo in base alle funzioni proprie di ciascun ente, la cui definizione è sostanzialmente rimessa al disegno di legge C. 3118, in corso di esame in sede referente presso la I Commissione. A mio avviso, i due provvedimenti necessiterebbero di uno stretto coordinamento per quanto attiene all'attribuzione delle funzioni e, di conseguenza, dei relativi beni. Diversamente, vi saranno trasferimenti basati quasi solo su una presumibile convenienza economica ed una corsa agli stessi beni da parte di più soggetti. Evidenzio quindi la necessità di introdurre ulteriori chiarimenti sul tema della programmazione territoriale, come emerso anche nel corso della discussione sul disegno di legge C. 3118. Non è infatti chiaro se tale profilo spetti ai comuni o integralmente alle province: si tratta di un aspetto importante che va chiarito. Mi associo a quanto evidenziato dal collega Bressa in merito alla necessità di stralciare l'articolo 6 del provvedimento, che demanda ad uno o più regolamenti il riordino e l'adeguamento della disciplina dei fondi comuni di investimento immobiliari con apporto pubblico prevalente. Ricordo, infatti, che la legge n. 42 del 2009 non reca un esplicito criterio di delega sul riordino e l'adeguamento della disciplina dei fondi comuni immobiliari chiusi, istituiti con prevalente apporto pubblico. Si tratta di un profilo rilevante su cui il Parlamento deve poter intervenire. Rilevo, infine, che vi è la necessità di individuare meccanismi di maggiore unitarietà nella gestione con riguardo al patrimonio marittimo, fluviale e forestale. Di fronte a corsi d'acqua di rilievo, ad esempio, è immaginabile l'insorgere di conflitti ed il verificarsi di situazioni confuse per le note difficoltà nel nostro Paese di individuare chiaramente i diversi livelli di governo di volta in volta competenti.
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APPUNTAMENTI
SABATO 15 MAGGIO - MATTINA
FESTA DELLA POLIZIA DI STATO
LUNEDI 17 MAGGIO
ORE 10.45 PRESSO LA SALA PALADIN DEL MUNICIPIO DI PADOVA MOBILITAZIONE PUBBLICA DEL PD: "DIAMO OSSIGENO AI TERRITORI" con ENRICO LETTA ROSANNA FILIPPIN E LAURA PUPPATO ORE 21.00 PRESSO LA SEDE PD DI FORCELLINI, VIA PROSDOCIMI 10 RIUNIONE DI CIRCOLO SULLE RIFORME COSTITUZIONALI
visita il sito
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