La chiave per la ripresa?
Investire nella ricerca
Il
Mattino di Padova,
11 marzo 2009
I tagli decisi dal governo
Berlusconi all’istruzione,
all’università e alla ricerca
rischiano di aggravare gli effetti
della crisi economica in corso.
Questi timori sono stati confermati
dal rettore Vincenzo Milanesi,
all’inaugurazione del 787º anno
accademico, che ha lanciato un
coraggioso grido d’allarme sulle
conseguenze disastrose che i tagli
provocheranno al sistema
universitario e della ricerca. I più
importanti paesi europei e gli Stati
Uniti, invece, si stanno muovendo
nella direzione opposta, investendo
nel sapere, nella ricerca e
nell’innovazione per uscire dalla
crisi. E’ la scelta giusta. Tagliare
le risorse alla scuola e
all’università significa condannare
l’Italia ad una preoccupante
condizione di inferiorità. E’
necessario prima di tutto rimettere
al centro il valore della
preparazione culturale delle giovani
generazioni. Lo sviluppo e la
crescita dipendono dalle conoscenze
e dalle competenze. Oggi più che mai
sapere è potere.
Per questo la qualità
dell’istruzione, l’innalzamento
dell’obbligo scolastico e
l’introduzione di criteri seri di
valutazione per il sistema
scolastico e universitario devono
essere sostenuti con maggiori
risorse economiche. E’ sempre più
urgente potenziare l’autonomia
dell’istruzione e della ricerca. Il
reclutamento degli insegnanti deve
basarsi sul merito e sulle capacità
di coloro che si preparano a
svolgere questa professione. La
scelta di investire nella formazione
può assumere anche un grande
significato culturale ed educativo
perché metterebbe al centro
dell’interesse della politica e
dell’economia lo studio, e la
valorizzazione del merito. Il
messaggio verso le giovani
generazioni sarebbe fortissimo: per
uscire dalla crisi bisogna fare
sacrifici, rimboccarsi le maniche e
impegnarsi a scuola e
all’università.
Su questi aspetti strategici per il
futuro del nostro Paese il Partito
Democratico deve basare la propria
identità di grande partito
riformista, innovatore e concreto.
E’ per questo che oggi, ad esempio,
il Pd è impegnato a chiedere con
forza che l’Agenzia Nazionale di
Valutazione del sistema
universitario sia messa nelle
condizioni di poter operare
concretamente. L’Agenzia può essere
lo strumento utile per spendere
meglio le risorse disponibili,
contrastando quei fenomeni di
campanilismo e di clientelismo che
oggi danneggiano la ricerca e
l’innovazione. Istituti, enti di
ricerca, parchi scientifici e
tecnologici rappresentano degli
inutili centri di costo e di sprechi
che vanno eliminati. Se si vogliono
ottenere risultati è necessario
accorpare e razionalizzare queste
strutture per farle funzionare
meglio. La proposta di creare un
Politecnico veneto, centro e motore
della ricerca e dell’innovazione
nella nostra regione e punto di
incontro tra università e imprese,
si muove in questa direzione e
perciò va sostenuta. Per uscire
dalla crisi non bisogna tagliare i
fondi, bisogna invece investire
nella formazione dei giovani per
costruire condizioni di crescita e
di sviluppo.
L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO
ACCADEMICO ALL'UNIVERSITA'
DI PADOVA
Milanesi: i tagli del Governo agli
Atenei ipotecano il futuro del Paese
Il Mattino di Padova, 12
marzo 2009
PADOVA.
Un’università degna della sua
tradizione prestigiosa. Capace
di investire risorse ingenti in
ricerca e didattica; di evitare
squilibri finanziari; di avviare
un ringiovanimento del ceto
docente; di sottoporre i suoi
standard scientifici al vaglio
di un board indipendente.
Un’università, quella di Padova,
che si oppone ai tagli di spesa
decisi dal Governo, ritenuti
iniqui e devastanti. Così il
rettore Vincenzo Milanesi, nella
relazione di congedo dopo sei
anni trascorsi al timone
dell’ateneo. «Il finanziamento
alla ricerca con fondi ricavati
da una gestione oculata e
virtuosa del nostro bilancio,
offre in questi anni ai docenti
dell’ateneo opportunità che,
probabilmente, non hanno eguali
in Italia», ha esordito con
malcelato orgoglio. Nel
concreto, 27 milioni di euro a
sostegno dei «progetti
strategici» selezionati da una
commissione composta in
maggioranza da esperti
internazionali (e vagliati da
«revisori anonimi e
qualificati») cui si abbina una
«ricerca diffusa» esercitata da
piccoli gruppi, attivi in 64
dipartimenti su temi mirati».
Altre cifre: il numero dei
dottori di ricerca è passato dai
721 dell’ultimo triennio ai 1377
attuali, con la trasformazione
dei corsi in Scuole e un tasso
di copertura con borsa del 72%
dei posti banditi. Tutto bene,
allora? Niente affatto.
Perché «La legge
recentemente approvata», accusa
il Magnifico «è stata tarata su
quegli atenei che non hanno
fatto una politica di
reclutamento delle giovani leve,
privilegiando soltanto
promozioni interne e
progressione di carriera dei
docenti già in servizio». Detto
delle lauree triennali («E’
stato un errore capitale
generalizzarle a tutte le
facoltà»), Milanesi rivendica la
bontà dei master avviati,
l’efficacia del servizio di
offerta di stage in aziende e
uffici (10 mila studenti
coinvolti, record nazionale) e
la nascita del centro
multimediale E-learning
dell’ateneo. Tappe
significative, a fronte
dell’assenza «sconcertante» di
un’agenzia nazionale di
valutazione dei processi
formativi.
Ma è sul fronte della spesa
pubblica destinata
all’università che arriva
l’affondo del rettore uscente:
«Il grave è che non solo i fondi
sono scandalosamente inferiori a
quelli che investono i Paesi
nostri partner, e anche nostri
concorrenti a livello europeo,
sono anche distribuiti in modo
non propriamente equo». In
soldoni - è il caso di dirlo -
l’università patavina è «sottofinanziata»
per circa il 10%: «Vale a dire
che ogni anno ci dovrebbero
arrivare circa 30 milioni di
euro in più, ma da troppi anni
questi milioni non arrivano. E’
inoltre necessario procedere con
tempi certi a realizzare il
doveroso riequilibrio nella
ripartizione di risorse tra gli
atenei. Da parte nostra, non
tollereremo più di essere
virtuosi e bastonati». Ma
l’autentica mina vagante è
rappresentata dai tagli previsti
dal Governo a partire dal
prossimo anno: «Dobbiamo essere
chiari con l’opinione pubblica,
le università italiane non
reggeranno una simile batosta.
Nemmeno quella di Padova, che
oggi ha i conti perfettamente a
posto e che ha dimostrato di
saper esercitare
responsabilmente l’autonomia che
le è stata riconosciuta».
Una riduzione ulteriore del
budget equivarrebbe al blocco
delle carriere e alla «fuga
all’estero dei giovani più
promettenti», alla contrazione
dei servizi destinati agli
studenti, all’aumento delle
tasse accademiche...
Un orizzonte piuttosto cupo: «I
ranking internazionali collocano
l’Italia al terzo posto nel
mondo, dopo Stati Uniti e
Australia, per qualità
complessiva del sistema
universitaria. Eppure c’è la
tentazione di rottamarci, mentre
si gettano miliardi per
“salvare” Alitalia, quella sì
un’azienda pubblica decotta. Si
negano risorse indispensabili al
futuro del Paese, in compenso
avremo il ponte sullo Stretto di
Messina, opera di cui pare
sentano la necessità soprattutto
quelle imprese private che
realizzeranno profitti
faraonici». Parole acuminate,
accompagnate dall’applauso
prolungato dell’aula magna
Galilei.

CONTINUA L'ATTACCO ALLA
SCUOLA DEL GOVERNO BERLUSCONI
IL CASO. L'accusa al
governo: saltano 500 milioni
E le visite fiscali sono a carico
delle scuole
Supplenti, presidi in rivolta
"Niente soldi per le sostituzioni"
La
Repubblica, 13 marzo 2009
Scuole
in cerca di quattrini. Mancano i
soldi per le supplenze, scarseggiano
quelli per le visite fiscali e i
dirigenti scolastici denunciano il
rischio di "dissesto finanziario".
Le prime proteste di presidi
lombardi e emiliani risalgono allo
scorso mese di gennaio. Oggi si
aggiungono quelle provenienti da
Marche, Sardegna e Sicilia.
Ma per il ministro dell'Istruzione,
Mariastella Gelmini, chiamato in
causa da una recente interrogazione
parlamentare, non c'è stata "una
diminuzione delle risorse, al
contrario queste sono state
accresciute". Ma di cosa si
lamentano, allora, segretari e capi
d'istituto?
In una lettera indirizzata una
settimana fa al ministero, 70 tra
capi d'istituto e direttori dei
servizi amministrativi (gli ex
segretari) della provincia di Ancona
"segnalano la gravissima situazione
di disagio di tutti gli istituti del
territorio". Le scuole vantano un
credito enorme da viale Trastevere e
sono state costrette a confezionare
bilanci su somme virtuali.
L'Associazione delle scuole autonome
della Sicilia (Asas) stima in 1,6
miliardi di euro il corrispettivo
che il ministero deve ancora alle
scuole. Mentre pochi giorni fa il
direttore dell'Ufficio scolastico
regionale della Sardegna, Armando
Pietrella, ha scritto al ministero
di continue "segnalazioni
provenienti dalle istituzioni
scolastiche che evidenziano la grave
situazione per la mancanza di fondi
destinati alle supplenze". Ma di non
poterci fare nulla, invitando i capi
d'istituto sardi a nominare lo
stesso i supplenti.
Il ministero quest'anno assegnerà
agli istituti un budget fisso in
relazione alle unità del personale
in servizio incrementato al massimo
del 50 per cento. Ma le scuole hanno
ricevuto soltanto anticipi. Per dare
un'idea del taglio operato negli
ultimi 5 anni basta guardare alcune
cifre. Per le sole supplenze nel
2004 vennero stanziati 899 milioni,
nel 2008 siamo attorno a 323. Maria
Rita insegna in una scuola
elementare della provincia di Roma.
"Nella mia scuola - spiega - non si
nominano più supplenti da 15 giorni
e siamo nel caos più totale: le
classi vengono divise e a farne le
spese sono i piccoli scolari,
traslocati da una classe all'altra
come pacchi postali". Oltre ai tagli
le scuole devono fronteggiare gli
effetti del decreto-Brunetta contro
i fannulloni, che prevede visite
fiscali anche per un solo giorno di
malattia. Chi le paga? Il servizio
sanitario nazionale presenta il
conto alle scuole che, però, non ce
la fanno più. "Aiutateci a gestire
la scuola nella legalità" scrivono
17 dirigenti scolastici di Bergamo.
I capi d'istituto sono di fronte ad
un bivio: "destinare pressoché tutti
i fondi disponibili al pagamento
delle visite fiscali e paralizzare
la vita degli istituti, oppure
infrangere la legge e disporre solo
in minima parte le visite o non
pagare le Asl". Lo scorso dicembre
l'onorevole di centro destra Daniela
Melchiorre chiese al ministro
Brunetta chi dovesse pagare le
visite fiscali. "La questione è in
via di approfondimento", ha risposto
il fustigatore di fannulloni.
__________________________________
La
mozione del PD sull'assegno
di disoccupazione
La Camera/ Il Senato,
premesso che
la crisi economica internazionale,
come ampiamente previsto, da mesi
sta facendo sentire i suoi effetti
anche nel nostro paese. Gli ultimi
dati, recentemente resi noti dal
Servizio studi della Confindustria,
configurano il 2009 e il 2010 come
due anni di recessione con
conseguente tracollo dei posti di
lavoro: secondo gli stessi dati
nell’anno in corso saranno 600 mila
i lavoratori che perderanno il posto
di lavoro e la disoccupazione salirà
al 8,4%. Solo nel mese di dicembre
2008, il ricorso alla cassa
integrazione ordinaria da parte
delle aziende, ha conosciuto un
incremento pari al 526% rispetto
allo stesso mese dell’anno
precedente. Dati questi che
prefigurano un anno particolarmente
nero per l’occupazione italiana;
in questo quadro, già di per sé
abbastanza fosco, si inserisce il
problema dei lavori con contratto a
termine, i lavoratori cosiddetti
precari, che nel nostro paese
riguarda un lavoratore su 8. Un
fenomeno molto vasto ed in costante
crescita: il lavoratore atipico è
molto più frequente nel Sud del
paese, ma avanza anche nelle regioni
del Nord: secondo i dati elaborati
dalla Cgia di Mestre i lavoratori
precari in Italia ammontano a 2
milioni 812 mila, circa il 12 per
cento degli occupati. Negli ultimi
cinque anni, il lavoro precario nel
Nord è aumentato del 17 per cento, -
contro un modesto 3,1 per cento di
contratti a tempo indeterminato -
con punte, però del 24,6 per cento
solo nel Nord-est;
si tratta di migliaia di lavoratori
privi di tutele, che saranno i primi
a pagare gli effetti della crisi
economica. Si stima che sono circa
305 mila i contratti scaduti solo al
31 dicembre 2008 ai quali il decreto
del governo, il cosiddetto “sostegno
all’economia”, ha previsto un
sussidio poco più che simbolico e
comunque non ancora operativo, pari
al 10 per cento sull’ultima
retribuzione. Inoltre, la platea dei
precari che beneficerà delle norme
contenute nel decreto, non sarà
superiore al dieci per cento del
totale dei lavoratori precari.
Mentre, in un recente studio
pubblicato dall’Università la
Sapienza di Roma, si calcola che
siano oltre 800 mila gli atipici a
“rischio precarietà”, vale a dire
con un solo contratto e un solo
committente;
a fronte di questa situazione le
misure predisposte dal Governo si
sono rilevate totalmente inefficaci
a contrastare la profonda crisi in
atto. Gli stanziamenti previsti e la
platea alla quale si riferiscono i
benefici, in particolare del decreto
185/2008, appaiono sottostimati e
totalmente inadeguati a far fronte
alla grave crisi economica ed
occupazionale che sta già investendo
il nostro paese e che perdurerà
almeno per i prossimi due anni. Per
di più, con il decreto-legge
112/2008, convertito con la legge
133/2008, è stato abolito il
processo di stabilizzazione del
personale precario avviato con le
due leggi finanziarie del Governo
Prodi, e ciò determinerà la perdita
di lavoro di oltre 60 mila
lavoratori precari della pubblica
amministrazione e della scuola;
a distanza di pochi mesi, si
evidenzia tutta la fondatezza delle
critiche mosse dal PD alle misure
del Governo che hanno distolto
ingenti risorse per interventi
inefficaci o iniqui come
l’eliminazione dell’ l’Ici o la
detassazione degli straordinari. Una
misura, quest’ultima, assolutamente
inappropriata perchè in un momento
di crisi economica e di rischio
occupazionale gli straordinari
sicuramente non sono una misura alla
quale ricorrono le aziende in
difficoltà. Queste risorse avrebbero
potuto invece essere indirizzate
verso gli ammortizzatori sociali,
vera e propria emergenza dell’anno
in corso;
manca, a tutt’oggi, una strategia
condivisa di sostegno
all’occupazione, così come non è
stata data attuazione ad un disegno
organico di riforma degli
ammortizzatori sociali, secondo le
linee guida concordate tra Governo e
parti sociali, con il Protocollo del
23 luglio 2007;
in questo quadro gli interventi
proposti dal Governo sono tardivi ed
ancora una volta inefficaci: anche
l’accordo recentemente raggiunto con
le Regioni non si propone di avviare
la riforma degli ammortizzatori
sociali, cosa che è diventata
urgente, ma si limita ad intervenire
sui vecchi strumenti, aumentando le
risorse sulla cassa integrazione in
deroga;
appare necessario approntare, con
strumenti eccezionali, misure che
assicurino forme di tutela
economica, tramite un assegno
mensile di disoccupazione, pari
almeno al 60 per cento della
retribuzione percepita ogni mese
nell’ultimo anno lavorativo, per
quei lavoratori che, in caso di
licenziamento, fino ad ora risultano
esclusi dall’accesso agli
ammortizzatori sociali, vale a dire:
i lavoratori a tempo determinato e
indeterminato appartenenti ai
settori ed alle imprese che non
risultano destinatari di alcun
trattamento di integrazione
salariale, i dipendenti da imprese
nel settore artigiano; gli
apprendisti; i titolari di partita
Iva, in regime di monocommittenza,
con un reddito inferiore ad una
determinata soglia; i soggetti
iscritti alla gestione separata INPS
di cui all'articolo 2, comma 26,
della legge 8 agosto 1995, n. 335;
in coerenza con tale impostazione il
Partito Democratico ha già avanzato
precise proposte, sia in occasione
dell’esame del citato decreto-legge
185/2008, sia con appositi progetti
di legge volti ad assicurare
l’estensione delle misure di
sostegno del reddito dei lavoratori
esclusi dall’applicazione degli
strumenti previsti in materia di
ammortizzatori sociali. Al Senato il
14 ottobre 2008 a firma Finocchiaro,
Treu e altri, alla Camera il 23
gennaio 2009 a firma Damiano e
altri;
gli interventi previsti nel
Protocollo tra Governo Regioni e
Province Autonome del 12 Febbraio
2009 riguardano esclusivamente i
lavoratori coinvolti in trattamenti
in deroga ai sensi dell'art. 19,
comma 8 del D.L. 185/2008 convertito
con modificazioni dalla Legge n. 2
del 2009 e che quindi escludono i
soggetti iscritti alla gestione
separata INPS di cui all'articolo 2,
comma 26, della legge 8 agosto 1995,
n. 335;
gli effetti della crisi economica
non possono essere fatti gravare
esclusivamente sui lavoratori ed in
particolare sui lavoratori più
deboli, quali risultano i lavoratori
precari e i lavoratori delle imprese
artigiane e delle piccole imprese
industriali;
le misure di sostegno al reddito dei
disoccupati sono uno strumento di
giustizia sociale e insieme di
sostegno ai consumi e alla domanda
che contribuirà al rilancio
dell’economia;
impegna il Governo
ad adottare, entro il 31 marzo,
misure volte ad assicurare per
l’anno 2009 forme di sostegno del
reddito, attraverso l’istituzione di
un assegno mensile di
disoccupazione, pari almeno al 60
per cento della retribuzione
percepita ogni mese nell’ultimo anno
lavorativo, per tutti quei
lavoratori attualmente esclusi
dall’accesso agli strumenti previsti
dal sistema di ammortizzatori
sociali e che hanno perso il posto
di lavoro dal 01 settembre 2008;
ad estendere a tutti i lavoratori le
tutele della cassa integrazione
previste nei casi di crisi
temporanea e di sospensione del
lavoro. Oggi i dipendenti delle
piccole imprese e i precari sono
largamente privi di tutela, con la
conseguenza che anche crisi
temporanee hanno effetti sociali
gravi, lasciano senza reddito i
lavoratori e costringono spesso le
imprese a licenziare i dipendenti,
disperdendo così risorse umane
preziose, necessarie per la futura
ripresa;
a procedere, con il coinvolgimento
delle parti sociali, al varo di un
disegno organico di riforma degli
ammortizzatori sociali attraverso le
linee guida concordate tra Governo e
parti sociali con il Protocollo del
23 luglio 2007 e indicate nei
disegni di legge del PD sopra
ricordati, che preveda forme di
attivazione per la ricerca di
impiego e per la formazione da parte
dei lavoratori beneficiari delle
tutele al reddito (Patto di
servizio).
Per la copertura degli oneri
dell'assegno mensile per i
disoccupati si propone:
1. il riavvio delle
politiche anti-evasione, a
cominciare dalla tracciabilità dei
corrispettivi, dal limite massimo
dei trasferimenti in contanti e dal
ripristino delle sanzioni per le
imposte evase. Lo smantellamento ha
portato, al netto della crisi
economica, ad una perdita di gettito
quantificata, in via prudenziale,
sulla base dei dati contenuti nei
“Conti Economici Nazionali”
comunicati dall'Istat il 2 marzo
scorso, in 7 miliardi di euro per il
2008.
2. l'introduzione
della centrale unica per gli
acquisti nelle pubbliche
amministrazioni centrali e regionali
(con operatività estesa agli enti
locali presenti sul territorio
regionale e alle società in house
degli enti territoriali);
3. la
ricostituzione presso il Ministero
dell'Economia e delle Finanze della
Commissione per la spending review
al fine di completare l'analisi
avviata nel 2007 ed individuare i
programmi di spesa da eliminare e
riorganizzare, in alternativa agli
iniqui, inefficienti ed inefficaci
tagli lineari al centro della
manovra di finanza pubblica di cui
al D.L. 112/08, convertito con
modificazioni nella Legge n. 133 del
2008.
4. l’utilizzo
immediato delle risorse di
competenza nazionale, previste nel
Protocollo tra Governo, Regioni e
Province autonome del 12 febbraio
2009, non impegnate nell’erogazione
di trattamenti in deroga ai sensi
dell’art. 19, comma 8 del D.L.
185/2008, convertito con
modificazioni dalla legge n. 2 del
2009.
__________________________________
AGGIORNAMENTO DELL'ATTIVITA'
PARLAMENTARE
Interventi su progetti di
legge in Assemblea dell'On.
Naccarato
Disegno di legge: Delega al
Governo finalizzata all´ottimizzazione
della produttività del lavoro
pubblico e all´efficienza e
trasparenza delle pubbliche
amministrazioni - (A.C.
2031-A);
( 10-2-2009
Esame articoli - pagg.
5,
8 )
Disegno di legge di conversione,
con modificazioni, del
decreto-legge n. 208 del 2008:
Risorse idriche e protezione
dell´ambiente - (A.C.
2206);
( 25-2-2009
Esame articoli - pag.
34 )
Interventi su
progetti di legge in Commissione I
Affari costituzionali dell'On.
Naccarato
In sede
consultiva
Ratifica Accordo di cooperazione
relativo ad un sistema globale di
navigazione satellitare civile (GNSS)
tra la Comunità europea e i suoi
Stati membri e l´Ucraina. C.
2013 Governo (Parere
alla III Commissione)
( Relatore :
10-2-2009
- pag.
52 )
DL
208/08: Misure straordinarie in
materia di risorse idriche e di
protezione dell´ambiente. C.
2206 Governo,
approvato dal Senato (Parere alla
VIII Commissione)
( 17-2-2009
- pag.
83 )
Ratifica degli strumenti,
contemplati dall´articolo 3 (2) dell´Accordo
USA-UE firmato il 25 giugno 2003, in
materia di estradizione e di mutua
assistenza in materia penale. C.
2014 Governo (Parere
alla III Commissione)
( Relatore :
17-2-2009
- pag.
84 )
Modifica dell´articolo 6 del decreto
legislativo 28 febbraio 2001, n. 82,
in materia di arruolamento dei
congiunti di appartenenti alle Forze
armate vittime del dovere. Testo
base C.
2120 , approvato dalla
4a Commissione del Senato, e C.
1896 Cirielli (Parere
alla IV Commissione)
( 25-2-2009
- pag.
37 )
Delega al Governo in materia di
federalismo fiscale. C.
2105 Governo,
approvato dal Senato ed abb. (Parere
alle Commissioni riunite V e VI)
( 26-2-2009
- pag.
57 )
__________________________________
APPUNTAMENTI
SABATO 14 MARZO ORE 10.00
PRESSO IL TEATRO FILARMONICO - PIOVE
DI SACCO (PD)
INIZIATIVA PUBBLICA CONTRO I
PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO SUL TEMPO
SCUOLA
DOMENICA 15 MARZO ORE 9.30 PRESSO LA
SEDE PD DI MONSELICE (PD)
VIA GARIBALDI, 69
ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI PD
SABATO 21
MARZO ORE 10.00 PRESSO L'AUDITORIUM
DELLA CONCILIAZIONE - ROMA
I ASSEMBLEA NAZIONALE DEI
CIRCOLI DEL PD
LUNEDI 23
MARZO ORE 10.30 PRESSO L'HOTEL Bh 4,
VIA URUGUAY 47 - PADOVA
CONVEGNO: IL "SISTEMA VENETO"
AFFRONTA LA CRISI. LE PROPOSTE
DELL'ARTIGIANATO E DEL COMMERCIO.
Iniziativa promossa dalle
organizzazioni di categoria del
settore.
VENERDI 27
MARZO
ORE 9.00 PRESSO LA SALA FORUM
(VICINO AI CAMPI SPORTIVI) A
CURTAROLO (PD)
ASSEMBLEA ANNUALE ELETTIVA
DELLA C.I.A. DI PADOVA
ORE 21.00
PRESSO LA SALA DI QUARTIERE DI VIA
CURZOLA (ZONA ARCELLA) - PADOVA
INIZIATIVA PUBBLICA SULLE
PROPOSTE DEL PD PER USCIRE DALLA
CRISI ECONOMICA
visita il sito
www.alessandronaccarato.it
mail:
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tel 049660544 - fax 0498753610
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