SICUREZZA: SODDISFAZIONE PER
L'ELIMINAZIONE
DELLE RONDE DAL DL DEL GOVERNO
Dichiarazione dell'On.
Naccarato
Ansa, 8 aprile
2009
Il Partito Democratico veneto
esprime soddisfazione per
l'eliminazione dal Dl sicurezza
delle norme sulle ronde. ''E' una
grande soddisfazione - dichiara
Alessandro Naccarato, deputato e
responsabile Politiche per la
Sicurezza e l'Integrazione
dell'Esecutivo del Pd veneto -.
Siamo riusciti a incanalare la
battaglia per la sicurezza nei
binari giusti: dare piu' risorse
alle forze dell'ordine e vietare
l'istituzionalizzazione della
sicurezza-fai-da-te e delle ronde di
partito, che intralciano il
difficile lavoro dei tutori
dell'ordine. Un approccio da far
west, voluto dalla Lega, al problema
sicurezza che nel migliori dei casi
non produce risultati e nei peggiori
mette a repentaglio la stessa
incolumita' dei cittadini''. ''Il
nostro ringraziamento - conclude -
va ai sindacati delle forze
dell'ordine che in queste settimane
hanno fatto sentire la loro voce al
Governo e ci hanno sostenuti
nell'azione parlamentare''.
Intervento dell'On. Naccarato alla
Camera dei Deputati sulle "ronde"
Camera dei
Deputati, 7 aprile 2009
Signor
Presidente e colleghi, il
decreto-legge in esame parte da
esigenze ampiamente condivise -
l'hanno già spiegato i colleghi del
gruppo del Partito Democratico in
sede di discussione sulle linee
generali - e addirittura da esigenze
sollecitate da tutte le forze
politiche. Siamo infatti in
presenza, per buona parte, di misure
contro gli atti persecutori, che
erano già state approvate a
larghissima maggioranza da questo
ramo del Parlamento e che sono
adesso all'attenzione del Senato.
Si tratta di norme che servono a
contrastare, prevenire e reprimere
gli atti di violenza sessuale e che,
secondo noi, devono avere una rapida
applicazione dal punto di vista
legislativo.
Ciò che non convince - molte delle
nostre proposte emendative vanno in
questa direzione - è la scelta di
avere inserito in un provvedimento
che aveva questo impianto e queste
esigenze aspetti che nulla hanno a
che vedere con l'argomento
originario del decreto-legge. Da
questo punto di vista, credo che
debba far riflettere che le esigenze
di necessità e di urgenza, requisiti
necessari per ricorrere allo
strumento del decreto-legge, vengono
in questo modo fortemente alterati.
Infatti, sono state introdotte norme
all'articolo 5 che prolungano i
tempi di detenzione nei centri di
identificazione ed espulsione e
all'articolo 6, comma 3 e seguenti
(come è stato ricordato dal
presidente del nostro gruppo,
l'onorevole Antonello Soro), norme
relative alle associazioni di
cittadini non armati, la versione
evoluta del fenomeno delle
cosiddette ronde.
Si tratta di aspetti che nulla
c'entrano con il resto del
decreto-legge e che sono, invece,
presenti nel disegno di legge che il
Senato ha appena finito di esaminare
e che, quindi, seguono un'altra
corsia dal punto di vista dei tempi
di discussione e di approvazione
parlamentare. Peraltro - e credo che
su questo una riflessione attenta
andrebbe svolta -, per quanto
riguarda il prolungamento dei tempi,
il Senato, nella discussione del
disegno di legge, ha bocciato questa
proposta e quindi ritengo
particolarmente grave che,
attraverso lo strumento del
decreto-legge, si reintroduca un
aspetto che l'altro ramo del
Parlamento aveva deciso di
accantonare e di non inserire nel
provvedimento di legge.
Siamo di fronte ad una logica
emergenziale per quanto riguarda le
questioni relative alla sicurezza:
questo è il terzo decreto-legge in
11 mesi. Anche da questo punto di
vista, credo che alcune riflessioni
andrebbero svolte in quest'Aula,
perché, se si continua a rincorrere
i problemi e a cercare di
affrontarli con questa logica, si
rischia di ottenere un risultato
molto modesto e molto diverso da
quello che una parte della
maggioranza si aspetta da questi
provvedimenti. Servono, invece,
interventi organici, come quelli
presenti nel disegno di legge appena
approvato dal Senato e attualmente
all'attenzione della Camera. L'idea
di anticipare alcune parti, quindi,
non ci convince assolutamente;
dietro questa impostazione vi è
sicuramente una volontà
propagandistica che nulla ha a che
fare con l'affrontare i problemi
della sicurezza.
È questo il punto che ha portato
alla richiesta di stralciare alcuni
commi dell'articolo 6. Ritengo,
signor Ministro, che andrebbe svolta
una riflessione il più concreta
possibile sulla vicenda delle
cosiddette ronde. Desidero andare al
di là degli aspetti di
costituzionalità sui quali, per il
gruppo del Partito Democratico,
già è intervenuto, in sede di
illustrazione della questione
pregiudiziale Ferranti ed altri n.
1, l'onorevole Bressa; in
particolare, egli ha sollecitato
alcuni aspetti di incostituzionalità
legati soprattutto alla violazione
del fondamentale principio della
primaria ed esclusiva responsabilità
dello Stato nella tutela della
sicurezza pubblica, nonché al fatto
che si andrebbe contro alcune norme
contenute nel decreto legislativo
del 14 febbraio 1948 n. 43 che
vietano le associazioni di carattere
militare nel nostro ordinamento.
Il ragionamento che vorrei proporre
e che è al centro di alcune nostre
proposte emendative riguarda
l'efficacia dello strumento
immaginato dal Governo. È necessario
provare a capire cosa si rischia di
introdurre nel Paese. Quando
parliamo di «associazioni tra
cittadini non armati che segnalano
alle forze di polizia eventi che
possono arrecare danno alla
sicurezza urbana ovvero situazioni
di disagio sociale» introduciamo un
elemento che rischia di non
modificare, anzi di peggiorare lo
stato della sicurezza nel Paese.
Credo che vada messo al centro un
elemento: ammettiamo che passi il
decreto-legge così come è
immaginato, si formano queste
associazioni e alla fine cosa fanno?
Segnalano alle forze dell'ordine
alcune situazioni, quindi sempre
alle forze dell'ordine finiscono per
rivolgersi. Se, da una parte,
aumentano le richieste nei confronti
delle forze dell'ordine, ma,
dall'altra, si riducono loro le
risorse, non le si mettono in
condizione di lavorare e vengono
limitate dal punto di vista
dell'operatività, rischiamo di
scaricare su un soggetto - appunto
le forze dell'ordine - funzioni che
poi non è in grado di svolgere. Su
questo aspetto una riflessione
concreta aiuterebbe ad accantonare
il punto e ad esaminarlo con più
attenzione e più prudenza, magari
coinvolgendo anche le regioni e i
sindaci che, a tale riguardo, hanno
avviato esperienze di
sperimentazione, e infine provare
con loro ad arrivare ad un testo
completamente diverso.
Non è credibile che, mentre si
avanza questo tipo di proposta, si
sta discutendo - ed è una competenza
che, peraltro, riguarderà proprio il
Ministero dell'interno - della data
dei referendum elettorali, con il
rischio che su questo elemento vi
sia uno spreco di risorse
fondamentali che, come abbiamo
provato a proporre in diverse
occasioni, potrebbe essere invece
concentrato proprio sulle forze di
sicurezza, abbinando la data dello
svolgimento del referendum con il
primo turno delle elezioni
amministrative. Sarebbe più
credibile un atto di questo tipo da
parte del Governo, ossia uno sforzo
per trovare le risorse per le forze
dell'ordine e, dopo, affidare loro
una serie di competenze e di
elementi. Senza parlare poi
dell'esperienza, che è in corso, del
coinvolgimento dei militari nel
controllo del territorio.
In altre parole, andiamo verso un
sistema in cui le forze dell'ordine,
che già sono in difficoltà per i
motivi che quotidianamente ci
vengono ricordati dai sindacati
delle forze dell'ordine e dagli
operatori della pubblica sicurezza,
di giorno, sono obbligate ad
accompagnare i militari per
garantire, in qualche modo, il
presidio del territorio e, la sera,
si immagina di impiegare le forze
dell'ordine per accompagnare e per
controllare che non accada nulla a
queste associazioni di cittadini non
armati o che possano svolgere
serenamente la loro funzione. Se
questa è l'idea di controllo del
territorio che il Governo ha, credo
che sia utile fermarsi, ragionare
sul punto e investire, invece,
nell'unica struttura che il nostro
ordinamento prevede per il controllo
del territorio, cioè le forze
dell'ordine, la polizia, i
carabinieri e la guardia di finanza,
che sono state pesantemente
penalizzate e, a mio avviso, serve a
poco che il Ministro insista sul
fatto che nel decreto-legge è
previsto un aumento di risorse per
le forze dell'ordine. Si stabilisce
un aumento delle risorse che sana
solo parzialmente i tagli che, nella
legge finanziaria, hanno subito le
forze dell'ordine e il comparto di
pubblica sicurezza. Pertanto, se i
conti si fanno in maniera precisa,
si può constatare che si corregge un
errore compiuto da questo Governo ma
solo parzialmente e non in modo
sufficiente a garantire un efficace
controllo del territorio.
L'altro aspetto di natura
istituzionale - e anche su questo
punto credo che sarebbe necessaria
una riflessione seria - è il
seguente: se passa questo
orientamento relativo al controllo
del territorio, si scaricano sui
sindaci e sugli enti locali una
serie di competenze e di
responsabilità che il nostro
ordinamento non prevede per queste
figure di governo del territorio.
Inoltre, su questo punto si rischia
di creare un'illusione ed un
imbroglio che poi scarica sui
livelli di governo locale aspetti
che a loro non competono e, tra
l'altro, anche in questo caso in
assoluta assenza di risorse e in
presenza, anzi, di tagli
significativi che il Governo ha
deciso a danno degli enti locali.
Pertanto, da una parte, si taglia e
si riducono le possibilità degli
enti locali in termini di
svolgimento della loro funzioni e,
dall'altra, si vara una legge
manifesto che attribuisce loro nuove
funzioni e nuovi poteri, senza però
dire con quali soldi e quali risorse
dovrebbero svolgere queste funzioni.
Forse, sarebbe più utile ragionare
sul Patto di stabilità o restituire
i soldi dell'ICI ai comuni e
metterli, così, in condizione di
dotare le forze di polizia locale
delle risorse sufficienti per
intervenire sul serio sul controllo
del territorio, con operatori
effettivamente formati che hanno
seguito percorsi di crescita e di
formazione e che possono integrarsi,
in un processo di sicurezza
partecipata, con gli altri corpi che
svolgono questa funzione.
Queste sono le riflessioni che
abbiamo messo al centro dei nostri
emendamenti. Se l'idea del Governo è
quella di far svolgere a queste
associazioni le funzioni che già
oggi - e anche su questo punto credo
il Ministro faccia una discreta
confusione - in alcuni enti locali
svolgono alcune associazioni (penso
alla vicenda dei nonni vigili e al
controllo dei parchi pubblici), si
deve, tuttavia far presente che si
tratta di tutt'altra vicenda
rispetto a quella delle ronde. Nel
caso delle ronde, infatti, si
investono associazioni di cittadini
di funzioni, in un certo senso, di
controllo sociale e di segnalazione
di alcune disfunzioni che accadono
nel territorio, tutt'altra cosa
rispetto all'istituzionalizzazione
di ronde che rischieranno,
inevitabilmente, di diventare, in un
certo senso, il braccio operativo di
forze politiche, fatto questo
espressamente vietato dal nostro
ordinamento e dalla nostra
Costituzione. Pertanto, a maggior
ragione credo valga la pena di
riflettere sul punto e accantonare
la parte dell'articolo 6 che
introduce questa nuova figura, dando
la possibilità al Parlamento di
esaminare, con i tempi previsti per
il disegno di legge che il Senato ha
già approvato, un progetto organico
di controllo e di sicurezza del
territorio. Tutto il resto rischia
di essere soltanto propaganda, fatta
alla vigilia delle consultazioni
elettorali europee ed
amministrative, con la finalità,
peraltro, di far crescere le
aspettative e le illusioni della
cittadinanza, senza poi prevedere,
invece, interventi concreti che
possano aiutare davvero ad aumentare
il controllo del territorio e la
sicurezza dei cittadini.
_________________________________________
Interrogazione a risposta scritta
presentata dall'On. Naccarato
Preoccupazione per la
seconda frana sul Colle della Rocca
di Monselice
Camera dei Deputati, 6 aprile 2009
Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro
dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare.
Per sapere - premesso che:
giovedì 2 aprile 2009 si è
verificata una seconda frana sul
colle della Rocca di Monselice, in
provincia di Padova, a poca distanza
di tempo da un primo sfaldamento
avvenuto il 22 febbraio scorso sul
lato sud-ovest del colle;
la causa scatenante di questo crollo
è da individuarsi nelle abbondanti
piogge che hanno interessato il sito
negli ultimi giorni;
il nuovo fronte si è staccato dalla
sommità della parete nord del colle
della Rocca ed è lungo circa cinque
metri. Dopo uno slittamento verso
valle il materiale ghiaioso si è
fermato sul primo terrazzamento del
colle e due macigni sarebbero
pericolanti;
il ripetersi di tali episodi di
sfaldamento del colle stanno
destando grande preoccupazione nella
popolazione della città di
Monselice, in particolare nei
cittadini le cui abitazioni si
trovano proprio ai piedi del colle
della Rocca;
nel 2007 sul colle della Rocca sono
iniziati i lavori per la costruzione
di un ascensore sulla base di un
progetto, finanziato dalla Giunta
regionale del Veneto, attraverso un
contributo dell'Unione europea pari
a 3.000.000 di euro, che prevede
l'escavazione di una galleria
interna al colle per la cui
realizzazione sarà necessario
estrarre circa 4.500 metri cubi di
materiale;
diverse associazioni ambientaliste
della provincia di Padova hanno
espresso forti preoccupazioni per i
danni che i lavori possono arrecare
all'equilibrio idrogeologico del
colle della Rocca;
il colle della Rocca in passato è
già stato fatto oggetto di
estrazione di materiale lapideo e
ulteriori escavazioni potrebbero
comprometterne la consistenza;
nel corso dei lavori si sono
evidenziate notevoli difficoltà
causate dall'estrema friabilità
della roccia;
i lavori sono stati interrotti nel
maggio del 2008 dall'intervento
dell'autorità giudiziaria che ha
aperto un'indagine per accertare la
conformità tra l'intervento in
questione e le norme sulla
programmazione urbanistica;
il colle della Rocca di Monselice è
situato all'interno del Parco dei
Colli Euganei;
il 27 settembre 2007, lo scrivente
interrogava il Ministro
dell'ambiente circa la legittimità
della procedura intrapresa per la
realizzazione dell'ascensore della
Rocca e denunciava che gli
interventi previsti nel progetto
erano in contrasto con quanto
previsto dal Piano Ambientale del
Parco dei Colli Euganei;
manca peraltro un progetto di tutela
e valorizzazione ambientale per il
restauro conservativo dei beni
archeologici e per la sistemazione
degli accessi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei
fatti sopra esposti e quali
iniziative di propria competenza
intenda adottare per la messa in
sicurezza del colle della Rocca di
Monselice al fine di evitare
ulteriori frane che metterebbero
ulteriormente in pericolo la
popolazione;
quali iniziative intenda adottare
per tutelare uno dei siti
archeologici più importanti e
significativi della provincia di
Padova.
Naccarato informa la Prestigiacomo
Il Mattino di
Padova, 8 aprile 2009
MONSELICE.
Anche il Ministro per l’Ambiente,
Stefania Prestigiacomo, è stata
informata in merito alla frana che
si è verificata il 2 aprile sul
colle della Rocca. A farlo è stato
l’onorevole Alessandro Naccarato,
che con un’interrogazione a risposta
scritta ha segnalato al Ministro gli
avvenimenti degli ultimi mesi,
chiedendo un pronto intervento dello
Stato. «Il ripetersi di tali episodi
di sfaldamento - ha scritto
l’esponente del Pd - stanno destando
grande preoccupazione nella
popolazione, in particolare nei
cittadini le cui abitazioni si
trovano proprio ai piedi del colle
della Rocca». Nell’occasione
Naccarato ha ricordato anche lo
stato dei fatti a riguardo dei
lavori per la costruzione
dell’ascensore: «Diverse
associazioni ambientaliste della
provincia di Padova hanno espresso
forti preoccupazioni per i danni che
i lavori possono arrecare
all’equilibrio idrogeologico del
colle della Rocca - ha aggiunto -
Nel corso dei lavori si sono
evidenziate notevoli difficoltà
causate dall’estrema friabilità
della roccia». «Già nel settembre
del 2007 - prosegue l’onorevole -
avevo interrogato il Ministro
dell’ambiente circa la legittimità
della procedura intrapresa per la
realizzazione dell’ascensore che
sale sul colle. Ora chiedo se il
Ministro sia a conoscenza dei fatti
e quali iniziative di propria
competenza intenda adottare per
sollecitare la Regione ad assumere
le iniziative opportune per la messa
in sicurezza del colle della Rocca,
al fine di evitare ulteriori
movimenti franosi che metterebbero
in pericolo la popolazione».
IL CONTESTATO
PROGETTO SUL MONTE VENDA
Ricostruire il tetto sulla
chiesa?
«Mi sembra un'idea da matti»
Il
Mattino di Padova, 2 aprile 2009
VO’ EUGANEO.
Sperano in un pesce d’aprile le
anime ambientaliste e gli studiosi
di storia del territorio. «La
proposta di legge merita un’attenta
riflessione e un’ampia discussione,
per la rilevanza dell’impatto
sull’ambiente euganeo e l’enormità
della spesa prevista - commenta
infatti lo storico Francesco Selmin,
direttore di «Terra d’Este» - Mi
domando come sia possibile che una
proposta del genere non abbia
coinvolto nella fase di elaborazione
il Parco Colli e i Comuni
interessati. Un’altra questione
riguarda la filosofia del progetto,
che prevede la copertura della
chiesa di San Giovanni Battista e,
addirittura, la costruzione di un
monastero con due chiostri. Sorge
spontanea la domanda: se qualcuno
proponesse di mettere il tetto alla
chiesa senese di San Galgano, come
reagiremmo? Lo prenderemmo per
matto. Lo stesso faremmo con chi
proponesse di mettere il tetto al
Partenone o ai templi di Agrigento.
Perché questo non deve valere anche
per chi si è messo in testa di
rifare chiesa e monastero sul
Venda?». Viene spontaneo chiedersi
se l’intervento sia veramente una
priorità per i Colli Euganei.
«Ritengo che sia meglio spendere
quella cifra per salvare e
valorizzare i beni culturali
esistenti - continua Selmin - Beni
che in molti casi abbisognano di
urgenti interventi di recupero e di
restauro. Invece che ricostruire San
Giovanni Battista del Venda, che poi
resterebbe chiusa tutto l’anno
tranne un giorno, non è meglio, per
esempio, salvare la chiesetta di
Santa Lucia del Rusta che è sul
punto di crollare?». La questione
si allarga poi alla riqualificazione
dell’area del Venda dopo la chiusura
della base militare: «Si cominci
finalmente a discutere, magari in
una sede neutra: l’Accademia
Galileiana di Padova o il Gabinetto
di Lettura. Certo, alcuni
interventi, anche costosi (tuttavia
non certo da 23 milioni) sono
necessari e urgenti, ma per
bonificare il monte dall’amianto,
dal filo spinato, dalle baracche,
per facilitarne l’accesso ai
camminatori, ai turisti, per farne
un grande giardino... Non per
distruggere con un falso quella
straordinaria balconata verso la
pianura e la laguna che sono le
rovine del Venda. Un luogo di vera
poesia che non cessa mai
d’incantarci. Meglio che ce lo
teniamo stretto così com’è».
Naccarato: «Non firmerò mai»
Goisis: «Parco sempre assente»
Il
Mattino di Padova, 3 aprile 2009
VO’
EUGANEO. All’indomani
dell’accusa mossa dal presidente del
Parco Colli, Chiara Matteazzi, il
deputato Paola Goisis non lesina
un’aspra riposta: «Dovevo convocare
prima il Parco Colli? Doveva
piuttosto avvenire il contrario
visto che io sono in Parlamento.
Perché il Parco non si è mai
interessato di questo importante
sito?». La leghista è infatti la
prima firmataria della proposta di
legge che ha richiesto al Governo un
fondo di 24 milioni di euro per il
restauro dell’antica chiesa di San
Giovanni Battista e del monastero
olivetano annesso. «Sono veramente
rammaricata - continua - Pensavo di
ricevere solo attestazioni di
riconoscenza e invece piovono queste
assurde critiche». La Goisis non
risparmia nessuno: «Alla Matteazzi
rimprovero di essere sempre silente
su temi come questi. Sono stata
consigliere del Parco e ho a cuore
questi luoghi». Contro lo storico
Francesco Selmin, che aveva
criticato la megalomania del
progetto, la leghista ribatte: «Sono
abituata a pensare in grande e
questa ne è la dimostrazione. Selmin
denigra sempre i progetti degli
altri. Ora che abbiamo fatto
squadra, poi, non vedo perché
alimentare polemiche». La proposta
di legge è stata infatti
sottoscritta da 29 deputati di
diversa estrazione politica, Pd
compreso. Non ha invece firmato
l’onorevole Alessandro Naccarato:
«Ho deciso di non sottoscriverla -
spiega l’esponente di centrosinistra
- perché non la condivido. Spero che
i firmatari, o almeno buona parte di
questi, l’abbiano fatto senza
prestare la dovuta attenzione. Mi
sembra che la proposta di legge sia
solo un modo per fare propaganda
elettorale». Il deputato del Pd
sottolinea la necessità, per un
intervento del genere, di chiedere
il consenso delle comunità coinvolte
e degli enti locali, Parco Colli in
primis. «Basta leggere con
attenzione i piani di programmazione
del Parco per capire che le priorità
e le necessità sono diverse da
quelle individuate nella proposta.
La vicenda del cantiere della Rocca
di Monselice ne è un esempio
lampante. Per spendere un contributo
europeo per un inutile ascensore è
stato devastato in modo irreparabile
il colle. Se si proseguirà con
questa logica il Parco verrà
cancellato».
«Ricostruire è una profanazione»
Il Mattino di
Padova, 11 aprile 2009
ESTE. «Una profanazione».
Non usa mezzi termini Antonio
Mazzetti, naturalista della prima
ora e profondo conoscitore dei Colli
Euganei, nel commentare il progetto
da 24 milioni di euro per la
ricostruzione del complesso
monastico del Monte Venda. Piano
faraonico che fa leva su una
proposta di legge bipartisan,
firmata da 29 parlamentari,
attraverso la quale istituire un
fondo da destinare alle opere.
Ovvero al monastero e ai vari
laboratori per il restauro di libri,
strumenti musicali e mobili antichi
che farebbero da corollario ai
luoghi di preghiera. Mazzetti è
molto scettico, per non dire
scandalizzato. «Costruire sopra una
rovina non ha senso, specie se lo si
fa con criteri moderni e con i
materiali di oggi - dice il
naturalista -. Non è come
ricostruire un monumento distrutto
dal terremoto, operazione questa
giustificabilissima, anche per non
perdere le radici di un luogo. Sul
Venda si vuol riportare in vita
qualcosa che è scomparso da oltre un
secolo, ma il cui degrado era
iniziato con le spoliazioni
napoleoniche. Non ci sono più
nemmeno le pietre originali intorno
agli attuali ruderi. Sarebbe come -
aggiunge Mazzetti, trovando un
paragone forte - voler completare il
Colosseo o le Terme romane. Anche lì
ora ci sono dei ruderi, ma a chi
verrebbe in mente di metterci
mano... Sono belli così e basta».
Secondo il naturalista di Este,
laureatosi proprio con il professor
Giangio Lorenzoni che al Venda aveva
dedicato molti studi e al quale è
dedicato il sentiero del Cai di
Padova, sarebbe più opportuno
completare l’operazione avviata
dall’architetto Fontana nei primi
anni Ottanta e fare dei ruderi degli
Olivetani, consolidando quanto è
rimasto, una sorta di giardino, dove
poter vivere momenti di
raccoglimento o di preghiera. O di
semplice contemplazione del vasto
paesaggio che si gode dalla cima più
alta degli Euganei. Mazzetti
ritiene opportuno acquistare dal
Ministero della Difesa parte
dell’area ora occupata dalle
strutture dismesse del 1º Roc,
bonificare l’area dall’amianto,
togliere i reticolati e rendere
fruibile l’intera sommità del Venda.
«Il colle è uno dei luoghi più
significativi e ricchi dal punto di
vista botanico dei Colli Euganei -
dice Mazzetti -. E’ l’unica stazione
dove ancora cresce il raro giglio
martagone. Come pure il giglio rosso
di San Giovanni. Si possono
osservare anche il mirtillo, il
narciso dei poeti e anche piante
rare sui Colli come il faggio.
Insomma, non vedo perchè la
Soprintendenza dovrebbe dare parere
favorevole ad un progetto del
genere. Devastante nei confronti del
monumento, ovvero delle rovine
esistenti. Che non devono essere
sepolte sotto una nuova costruzione.
Ma che meritano invece di essere
ripulite, studiate e valorizzate.
L’associazione Amici del Venda, con
Regione e Parco, si prodoghi più
opportunamente per liberare la cima
del Venda dalle servitù militari che
durano da oltre mezzo secolo. Basta
reticolati lassù».
_________________________________________
EMERGENZA TERREMOTO
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(causale "Terremoto Abruzzo") si
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Parigi 17, Roma -
Iban: IT29
U050 1803 2000 0000 0011 113) e
CartaSi e Diners telefonando a
Caritas Italiana (06 66177001).
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APPUNTAMENTI
VENERDI 17 APRILE ORE 21.00
PRESSO LA SALA COMUNALE POLIVALENTE
VIA ROMA - AGNA (PD)
INIZIATIVA
PUBBLICA: LE PROPOSTE DEL PD PER
USCIRE DALLA CRISI
SABATO 18
APRILE
ORE 10.45 PRESSO LA SEDE DELL'ORDINE
DEI GIORNALISTI DEL VENETO
PALAZZO TURLONA, SAN POLO 2162 -
VENEZIA
PARTECIPAZIONE ALLA "GIORNATA
DELL'INFORMAZIONE" PER LA
PRESENTAZIONE DI UNA PROPOSTA DI
LEGGE SULLA PROFESSIONE
GIORNALISTICA
ORE 15.30 -
ROVIGO
INCONTRO CON L'ITALIA DEI
VALORI
DOMENICA 19
APRILE
ORE 10.00 PRESSO LA SALA NASSIRYA,
VICOLO MEZZALUNA - ESTE (PD)
"TERRORISMO
ROSSO ED EVERSIONE A PADOVA TRA
MEMORIA E STORIA"
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del libro di A. Naccarato
"Violenze,
eversione e terrorismo del partito
armato a Padova" (Ed. Cleup)
ORE 15.00 PRESSO LA SEDE DEL
PD, VIA MARCHIORO 8 - PONTE SAN
NICOLO' (PD)
ASSEMBLEA
PROGRAMMATICA DEI GIOVANI
DEMOCRATICI
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