Investire nella scuola
per uscire dalla crisi
Il
Mattino di Padova, 13 settembre 2009
L’inizio dell’anno
scolastico riporta l’attenzione sui problemi causati dai
tagli decisi dal governo Berlusconi con la legge numero
133 approvata nell’estate del 2008: riduzione degli
insegnanti, anche di sostegno, aumento del numero di
alunni per classe, mancanza di risorse per l’edilizia
scolastica e per l’accoglienza e l’integrazione dei
ragazzi stranieri. Il risultato delle promesse del
ministro Gelmini e dei tagli del ministro Tremonti è un
complessivo peggioramento della qualità della scuola.
Il governo italiano si muove nella direzione opposta a
quella intrapresa dai grandi Paesi occidentali, in
particolare Stati Uniti, Germania, Svezia e Gran
Bretagna, che stanno aumentando gli investimenti
nell’istruzione e nella ricerca per uscire dalla crisi
economica in atto. Là, governi di diverso colore
politico stanno trasformando la crisi in un’occasione
per aumentare la spesa pubblica in settori ritenuti
strategici come sanità e scuola. Per rilanciare lo
sviluppo e dare opportunità alle giovani generazioni
dobbiamo seguire quell’esempio e destinare maggiori
risorse alla conoscenza e alla formazione. Solo così
possiamo aumentare e diffondere saperi e competenze
indispensabili nella società del futuro e possiamo
restare all’avanguardia nel campo della ricerca e
dell’innovazione. L’alternativa è un inesorabile declino
e una perdita di importanza e di competitività per la
nostra economia. Per questo dobbiamo batterci per
respingere le scelte miopi della destra e avanzare
proposte concrete per aumentare la qualità della scuola.
Provo a indicarne alcune.
Innanzitutto deve essere respinta l’idea del governo
che punta a una scuola chiusa in se stessa, alla
riduzione dei fondi e al ritorno ai modelli didattici
dell’inizio del secolo scorso. Ad esempio, deve essere
potenziato l’insegnamento delle lingue straniere,
stanziando risorse adeguate. Per stare al passo dei
Paesi più avanzati serve la conoscenza dell’italiano,
dell’inglese e di almeno un’altra lingua comunitaria. O
si pensa davvero di poter comunicare meglio studiando i
dialetti?
Bisogna aumentare le risorse per migliorare
l’integrazione degli studenti stranieri. Così la scuola
può diventare lo strumento più efficace per formare i
cittadini di domani, per educare i ragazzi, italiani e
immigrati, alla convivenza civile e al rispetto della
legalità. Questo sarà molto difficile con l’aumento del
numero degli alunni per classe. Negli ultimi dieci anni
la presenza di studenti stranieri in Veneto nella scuola
dell’obbligo è passata dall’1,6% al 10,2% e questo dato
dimostra la necessità di investire di più
nell’accoglienza e nell’integrazione degli studenti
immigrati. Inoltre deve essere ripresa l’idea di fondo
del progetto avviato dal ministro Berlinguer: l’unico
serio tentativo di riforma da Gentile in avanti.
L’alternativa è la conservazione dell’esistente e i
tagli che condannano la scuola al modello tradizionale
della lezione frontale e dello studio pomeridiano a
casa.
Bisogna rilanciare e potenziare l’autonomia scolastica,
valorizzare e responsabilizzare gli insegnanti e aprire
le scuole a metodi di insegnamento e di apprendimento
diffusi negli altri Paesi europei: l’esperienza diretta,
la flessibilità del gruppo classe, i laboratori
scientifici, la soluzione di problemi concreti, le
attività individuali e di gruppo. Certo, per fare ciò,
servono risorse, spazi, motivazioni. Ed è per questo che
la scuola, se sostenuta da investimenti economici, può
diventare il luogo della cultura e della
socializzazione, lo strumento per rimettere in moto il
Paese e costruire la futura società della conoscenza.
APPROFONDIMENTI
Qui di seguito
si allegano gli schemi di riordino
delle scuole secondarie di II grado e i relativi
pareri del Consiglio
Nazionale
della Pubblica Istruzione (CNPI)
IL RIORDINO DEGLI ISTITUTI
PROFESSIONALI:
ECCO IL PARERE DEL
CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Vista la nota prot. n.
6173 dell’11 giugno 2009 (Dipartimento per l’Istruzione)
con la quale è stato richiesto il
parere del CNPI in merito all’argomento in oggetto;
Visti gli artt. 24 e 25
del D.L.vo n. 297 del 16.4.1994;
Veduto il documento
istruttorio redatto in data 14 luglio 2009 dai Comitati
Orizzontali relativi alla
Scuola Secondaria Superiore e agli Istituti di
Istruzione Artistica;
dopo ampio ed approfondito
dibattito;
E S P R I M E
Il proprio parere nei seguenti
termini:
·
Premessa
Il CNPI innanzitutto rileva che sarebbe stato quanto
meno opportuno procedere ad una stesura “in parallelo”
degli schemi di regolamento riguardanti i Licei, gli
Istituti Tecnici e Professionali, in modo da
assicurare:
-
la corrispondenza delle competenze relative alle
conoscenze di base con particolare riguardo a quelle
da raggiungere al termine del primo biennio,
considerata la coincidenza di detto biennio con la
fascia dell’obbligo;
-
l’equivalenza di significato tra termini che per
loro estensione semantica si prestano a divergenti
interpretazioni come quelli di conoscenza, abilità e
competenze, nonché di locuzioni come quelle di
“metodo laboratoriale” e di “pensiero operativo”;
-
l’articolazione dei diversi percorsi di studio in
coerenza con la funzione istituzionale della scuola
per declinare i livelli essenziali delle prestazioni
da garantire in ogni settore ed indirizzo del
secondo ciclo dell’istruzione;
-
l’omogeneità nella valutazione dei risultati
d’apprendimento, garantita da parametri e da
indicatori adattabili ai diversi curricoli
formativi ;
-
l’estensione ad ogni ordine di scuola di materie
indispensabili alla formazione civica dei giovani,
quali ad esempio il diritto e l’economia, tramite
una ragionevole integrazione dell’orario settimanale
delle lezioni.
Il CNPI precisa di essersi già espresso sul riordino
dell’istruzione professionale in occasione della
formalizzazione del parere sul documento “Persona,
tecnologie e professionalità – gli istituti tecnici e
professionali come scuola dell’innovazione” e pone
quelle sue considerazioni in premessa a questo suo
parere.
Il CNPI ribadisce di conseguenza il convincimento che i
percorsi di studio degli istituti professionali debbano
trovare una loro caratterizzazione nella diffusione e
nella valorizzazione della cultura del lavoro quale
riferimento fondamentale per la formazione delle giovani
generazioni e sostiene che il processo di innovazione
debba portare al superamento di ogni discrasia tuttora
esistente tra il conoscere ed il fare, considerata
l’urgenza di mirare alla formazione integrale degli
alunni e di assicurare eguale dignità ai diversi ordini
dell’istruzione secondaria superiore.
Ed è alla luce di tali convincimenti che il CNPI si
propone di analizzare lo schema di regolamento recante
norme concernenti il riordino degli istituti
professionali, e di portare particolare attenzione sia
all’impianto culturale dell’istruzione professionale,
sia ai modelli organizzativi ed alla dotazione delle
risorse professionali ed economiche messe a disposizione
della scuola dell’autonomia, al fine di verificare se
sussiste o meno congruità tra le disposizioni in
regolamento e gli attesi traguardi di qualità.
·
L’identità degli istituti professionali
L’iter che ha condotto alla identificazione
dell’istruzione professionale quale autonomo segmento
del secondo ciclo è stato complesso per via delle
complicazioni generatesi a seguito del riconoscimento
alle Regioni della potestà legislativa esclusiva in
materia di istruzione e formazione professionale.
Con le modifiche apportate al decreto Lg.vo n. 226/05
dall’art.13 della Legge n.40/07, si è proceduto alla
distinzione tra gli istituti professionali ed i percorsi
di formazione professionale, ponendo i primi a capo
dello Stato ed i secondi in conto alle Regioni.
Gli istituti professionali risultano così
parte integrante del sistema dell’istruzione secondaria
superiore e sono volti a “far acquisire agli studenti
competenze spendibili in vari contesti di vita e di
lavoro” ed a mettere “i diplomati in grado di
assumere autonome responsabilità nei processi produttivi
e di servizio e di collaborare costruttivamente alla
soluzione dei problemi”.
Il CNPI condivide pertanto il richiamo “all’uso
sistematico di metodi che valorizzino l’apprendimento
per mezzo di esperienze in contesti formali, non formali
e informali” e si riconosce nella sollecitazione
alla “scelta metodologica dell’alternanza scuola
lavoro” per un costruttivo collegamento con il
territorio, nella convinzione che gli istituti
professionali possano completare la gamma delle
opportunità da offrire alle giovani generazioni nella
loro qualità di percorsi volti a incrociare le diverse e
distinte vocazioni della persona, senza pregiudizi o
qualsivoglia forma di penalizzazione.
In tale ottica, appare risolutiva la rappresentazione
che dell’istruzione professionale sapranno dare gli
organi istituzionali, perché possa essere percepita
dagli alunni, dalle famiglie e dalla intera società
quale opzione culturale di dignità pari a quella degli
altri segmenti formativi del secondo ciclo.
E’ appena il caso di far notare che gli istituti
professionali sono attualmente frequentati soprattutto
dalle fasce deboli in considerazione di un convincimento
che nasce da una visione statica della società e da una
ideologia propensa a stabilire una sorta di gerarchia
tra gli ordinamenti scolastici.
Il CNPI ritiene di conseguenza quanto meno preoccupante
la palmare distanza esistente nel regolamento in esame
tra gli obiettivi di programma che investono il futuro
ruolo degli istituti professionali ed il persistente e
reiterato richiamo alla esigenza di modificare il loro
attuale assetto “senza nuovi e maggiori oneri per la
finanza pubblica”, così come considera incompatibile
il disegno di assicurare una indefettibile unitarietà
all’impianto culturale degli istituti professionali con
la mancata declinazione delle tutele a salvaguardia del
diritto degli studenti alle pari opportunità formative.
Il regolamento in esame nel definire l’organizzazione
dei percorsi degli istituti professionali si ispira ad
una serie di criteri quali:
-
La complementarietà tra gli insegnamenti
d’istruzione generale e quelli d’indirizzo in
funzione del raggiungimento dei traguardi di
competenza previsti dal nuovo obbligo d’istruzione e
dei risultati di apprendimento attesi a conclusione
degli studi;
-
L’amplia flessibilità degli orari e dei modelli
organizzativi per “ corrispondere alle diverse
esigenze di formazione espresse dagli studenti e
dalle loro famiglie”, contenere il fenomeno
della dispersione e dell’abbandono, ed eventualmente
operare in condizione di sussidiarietà d’intesa con
le Regioni e le Province autonome;
-
La valorizzazione del metodo laboratoriale e del
pensiero operativo “per consentire agli studenti
di cogliere concretamente l’interdipendenza tra
cultura professionale, tecnologie e dimensione
operativa della conoscenza”;
-
La trasparenza degli strumenti di certificazione
delle competenze acquisite dagli studenti, anche
per garantire i passaggi tra i sistemi;
-
Il raccordo dei modelli organizzativi con gli
obiettivi formativi e la conseguente previsione
della costituzione in ciascun istituto di strutture
dipartimentali e di un ufficio tecnico;
Sembra pertanto che gli Istituti professionali debbano
svolgere un ruolo di rilevanza strategica nell’ambito
del processo di innovazione e che la loro azione debba
fare perno sulla piena valorizzazione dell’autonomia
delle istituzioni scolastiche, essendo la costruzione
dei curricoli e la gestione dei modelli organizzativi
demandate agli organi di governo della scuola cui
compete peraltro il compito di interagire in termini
costruttivi con gli organi istituzionali e, in
particolare, con l’Ente Regione, depositario della
potestà della programmazione dell’offerta formativa sul
territorio.
Risulta, invece, che le istituzioni scolastiche
autonome, stante il regolamento in esame, non solo
vengono ulteriormente penalizzate per la riduzione del
personale, ma appaiono destinate ad operare senza le
tutele e le garanzie indispensabili per il conseguimento
degli obiettivi di programma di loro competenza.
E’ appena il caso di far notare che il passaggio al
nuovo ordinamento, come da art. 8 del regolamento in
esame, è ancora tutto da costruire, essendo demandati a
successivi decreti del Ministro “le indicazioni
nazionali riguardanti le abilità e le conoscenze
relative ai risultati di apprendimento”, “ gli
ambiti , i criteri e le modalità per l’ulteriore
articolazione delle aree d’indirizzo”, la
definizione delle “ classi di concorso del personale
docente, ivi compreso quello da destinare all’ufficio
tecnico” e gli indicatori “ per la valutazione e
l’autovalutazione”.
Inoltre, non sono del tutto chiari i margini delle
competenze attribuite alla scuola dell’autonomia in
materia di utilizzazione della quota di flessibilità
dell’orario annuale delle lezioni in aggiunta a quella
del 20% già ad essa riconosciuta, né sono garantite a
tutte le scuole le risorse economiche per un eventuale
arricchimento dell’offerta formativa. Generica, ancorché
priva di un apposito impegno finanziario è, infine, la
previsione di “sostenere l’aggiornamento dei
dirigenti, dei docenti e del personale amministrativo,
tecnico e ausiliario degli istituti professionali” e
di “informare i giovani e le loro famiglie in
relazione alle scelte degli studi da compiere per l’anno
2010/11”.
La cooperazione tra le istituzioni è certamente un
fattore di qualità e lo è nella misura in cui si ispira
ai principi della sussidiarietà e della solidarietà.
Il CNPI condivide pertanto la previsione di cui
all’art.2 comma 3 del regolamento in esame e valuta
positivamente la possibilità riconosciuta agli istituti
professionali di svolgere “in regime di sussidiarietà
e nel rispetto delle competenze esclusive delle Regioni
in materia, un ruolo integrativo e complementare
rispetto al sistema di istruzione e formazione
professionale di cui al Capo III del decreto legislativo
17 Ottobre 2005, n 226, ai fini del rilascio delle
qualifiche e dei diplomi professionali..”, nella
convinzione che il sistema dell’istruzione nella sua
configurazione istituzionale debba essere
prioritariamente finalizzato all’esercizio del diritto
della persona alla sua piena realizzazione.
Chiaramente una siffatta previsione impone una
progettazione formativa tanto flessibile, quanto
rigorosa nella declinazione delle competenze chiave e di
indirizzo da certificare sulla base di condivisi e
trasparenti criteri di valutazione, in coerenza con gli
standard nazionali ed il quadro europeo dei titoli e
delle qualifiche. E se per tale motivo gli istituti
professionali vanno dotati di specifiche risorse in
grado di far dialogare la scuola sia con la formazione
che con il mondo del lavoro, è lecito attendersi, una
volta legittimata la possibilità della cooperazione tra
l’istruzione e la formazione professionale, la
regolamentazione dei rapporti intercorrenti tra lo Stato
e le Regioni in materia di istruzione e formazione.
Risulta peraltro quanto meno vaga ed approssimativa la
previsione di cui all’art.8 comma 2 del regolamento in
esame circa la possibilità di pervenire “a specifiche
intese tra il Ministero dell’istruzione, dell’università
e della ricerca, il ministero dell’economia e delle
finanze e le singole regioni per la sperimentazione di
nuovi modelli organizzativi e di gestione degli istituti
professionali, anche in relazione all’erogazione
dell’offerta formativa”.
Infatti, al di là delle disposizioni dettate dalla L.
244/07 in ordine alla possibilità di “sperimentare,
sulla base di un apposito atto di indirizzo del MIUR, di
concerto con il MEF, d’intesa con la Conferenza
unificata Stato – Regioni, modelli organizzativi volti
ad innalzare la qualità del servizio d’istruzione e ad
accrescere efficienza ed efficacia alla spesa”,
permangono la tutela costituzionale dell’autonomia delle
istituzioni scolastiche e la potestà dello Stato di
fissare norme generali in materia di istruzione e di
determinare “i livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere
garantiti su tutto il territorio nazionale”.
Il CNPI ritiene pertanto che sarebbe opportuno già in
sede di Conferenza unificata Stato – Regioni fissare i
criteri di riferimento per attivare le intese
interistituzionali e individuare, già nel regolamento in
esame, gli ambiti entro cui farle valere. Permane,
infatti, la necessità di evitare sia la proliferazione
delle sperimentazioni e la moltiplicazione degli
indirizzi e dei percorsi di studio, sia la segmentazione
del sistema dell’istruzione professionale, nonché
l’obbligo di garantire il carattere statale e nazionale
degli istituti professionali.
-
Gli istituti professionali e l’obbligo
d’istruzione.
L’attuazione del nuovo obbligo d’istruzione prevede:
-
l’organizzazione dei percorsi d’insegnamento in
funzione dell’acquisizione di competenze, quali
combinazioni di conoscenze e abilità finalizzate “all’esercizio
consapevole della cittadinanza, alla coesione
sociale” ed all’occupazione;
-
l’individuazione di una soglia comune di conoscenze
per consentire ai giovani di continuare ad
apprendere per tutto il corso della loro esistenza;
-
l’attuazione di percorsi formativi anche in
cooperazione interistituzionale e con strutture
formative accreditate dalla Regione, per contenere e
prevenire la dispersione scolastica e consentire a
tutti di conseguire un titolo di studio o almeno una
qualifica professionale entro il diciottesimo anno
di età;
-
l’istituzione di un biennio unitario, articolato e
fortemente orientativo, nonché “la
riorganizzazione dell’intero processo di istruzione
e di formazione, sulla base della continuità
educativa, della flessibilità e dell’articolazione
dei curricoli”.
Lo schema di regolamento in esame all’art.5 riconosce
l’esigenza di articolare il primo biennio in funzione
dell’assolvimento dell’obbligo e, nello stesso articolo
alla lett. d, individua nella didattica in laboratorio,
nell’analisi e nella soluzione di problemi, nel lavoro
cooperativo per progetti le metodologie adatte
all’acquisizione di competenze trasversali in grado di
corrispondere alle diverse esigenze poste dai giovani in
formazione, fermo restante il raccordo tra gli
insegnamenti d’istruzione generale con quelli di
indirizzo.
Al riguardo il CNPI rileva che nonostante le dichiarate
intenzioni di procedere ad una organizzazione dei
percorsi di studio in linea con gli obiettivi fissati
dalle norme sull’obbligo d’istruzione, il dispositivo in
esame non fissa le condizioni necessarie per il pieno
esercizio del diritto dovere all’istruzione ed alla
formazione.
Appare infatti evidente come in assenza di risorse
economiche aggiuntive non sarà possibile mettere i
docenti nelle condizioni di “valorizzare gli intrecci
tra gli assi culturali”, “adeguare i criteri e le
modalità di valutazione all’interazione di conoscenze,
abilità e competenze” e sviluppare elementi di
continuità e di complementarietà tra le competenze di
base e quelle di indirizzo. Sarebbe inoltre opportuno
che l’attività di monitoraggio di cui all’art. 7 del
regolamento in esame riguardasse anche i risultati di
apprendimento conseguiti nel corso del primo biennio e
che fosse affidato alle scuole il compito di certificare
le competenze effettivamente acquisite in uscita
dall’obbligo.
-
Il Comitato tecnico scientifico ed il ruolo
degli organi collegiali
Il CNPI ritiene che il Comitato tecnico scientifico di
cui all’art.5 comma 3, lett. c, del regolamento in esame
si presti a motivati rilievi sul versante della
interpretazione delle norme di cui al DPR 275/99
relativamente alla area della organizzazione dei servizi
strumentali alla didattica, nonché alle competenze del
collegio dei docenti.
Non può sfuggire, infatti, come il ruolo del Comitato
presenti aree di possibile sovrapposizione con le
funzioni di altri organi della scuola - dipartimenti e
collegio soprattutto - che andrebbero evitate. A tale
fine il CNPI auspica una riforma complessiva degli
organi di governo della scuola.
Desta, inoltre, non poche perplessità la sua
composizione, atteso che l’articolazione delle
rappresentanze su base paritetica non trova alcuna
fondata motivazione all’interno di un organismo, qual è
il comitato tecnico scientifico, cui si riconoscono
funzioni consultive e di proposta.
Il CNPI ritiene utile sottolineare come solo nella
prospettiva di un corretto e costruttivo rapporto tra
scuola e società sia possibile veicolare quella cultura
del lavoro posta dal regolamento in esame ad identità
degli istituti professionali e come solo “lo studio,
l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e
metodologie di carattere generale e specifico” in
coerenza con i percorsi formativi tracciati sulla base
dei distinti settori e dei discendenti indirizzi, possa
tornare realmente utile allo sviluppo economico e
produttivo del nostro Paese.
Il CNPI ritiene pertanto che sia da affidare alla scuola
dell’autonomia ogni deliberazione circa la eventuale
costituzione e la composizione del comitato tecnico
scientifico, con l’obiettivo di rendere efficace e
produttivo il sistema delle relazioni che intercorre tra
i soggetti dell’educazione ed il mondo del lavoro e con
l’avvertenza di interpretare il processo di
riqualificazione dell’istruzione professionale
nell’ottica della promozione della persona quale
cittadino e lavoratore.
Il CNPI ritiene che l’istituzione di dipartimenti per il
sostegno alla didattica ed alla progettazione formativa
debba assumere una significativa valenza strategica sul
piano organizzativo, in raccordo con il collegio dei
docenti.
Infatti, proprio la cultura della progettazione
formativa si fonda sulla dimensione collegiale e
collaborativa dei docenti e da tempo molte istituzioni
scolastiche hanno individuato nella costituzione dei
dipartimenti un modello organizzativo in grado di
consentire il raggiungimento di condivisi obiettivi di
qualità nel processo di insegnamento- apprendimento.
Alla luce di queste considerazioni, il COSSS ritiene che
si debba superare l’imposizione normativa a favore di
un’azione a sostegno della funzione docente e della
collegialità.
Il CNPI auspica che in sede di seconda lettura dello
schema di regolamento in esame, vengano recepite le
istanze avanzate e che siano presi nella giusta
considerazione anche i seguenti suggerimenti e
emendamenti legati a situazioni particolari:
·
nell’ambito dell’articolazione degli istituti
professionali devono trovare collocazione alcuni
percorsi dell’istruzione artistica particolarmente
collegati alle tradizioni culturali del territorio;
·
all’art. 9 punto 3 aggiungere “la Regione
autonoma Valle d’Aosta”
·
all’art. 9 aggiungere nuovo punto 3 bis: “Le
disposizioni del presente regolamento si applicano
anche alle scuole con lingua d’insegnamento slovena,
fatte salve le modifiche ed integrazioni per gli
opportuni adattamenti agli specifici ordinamenti di tali
scuole.”
Il CNPI ritiene infine inaccettabile ed
improponibile
la previsione di modificare, già a partire dal prossimo
anno scolastico, i moduli orari delle seconde e terze
classi degli istituti professionali che non garantendo i
tempi indispensabili per gestire il passaggio dal
vecchio al nuovo ordinamento nega agli alunni il diritto
alla continuità educativa.
La variabile “tempo”, infatti, è elemento
costitutivo della continuità educativa, poiché le
modalità organizzative, il sistema di comunicazione e
l’elaborazione e l’interpretazione dei contenuti
disciplinari interferiscono con il processo di
apprendimento.
Inoltre, una accelerazione del processo di riforma
in assenza della definizione di atti funzionali alla sua
attuazione, quali la revisione delle classi di concorso,
la composizione delle cattedre per ciascuno degli
indirizzi, l’individuazione degli ambiti , dei criteri e
delle modalità per l’ulteriore articolazione delle aree
d’indirizzo, genererebbe solo ulteriore confusione
all’interno della comunità scolastica e rafforzerebbe il
convincimento che i nuovi ordinamenti hanno per
obiettivo primario il solo contenimento della spesa e
non certo quello di una effettiva riqualificazione
dell’istruzione professionale.
IL SEGRETARIO
IL VICE PRESIDENTE
Maria Rosario
Cocca Mario
Guglietti
Per saperne di più scaricate la bozza di
riordino degli istituti professionali predisposta dal
Governo collegandovi al link
http://www.flcgil.it/content/download/67169/433857/version/1/file/
Bozza+Regolamento+riordino+Istituti+Professionali++13+maggio+2009.pdf
IL RIORDINO DEGLI ISTITUTI
TECNICI:
ECCO IL PARERE DEL
CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
IL
CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Vista la nota prot. n.
6174 dell’11 giugno 2009 (Dipartimento per l’Istruzione)
con la quale è stato richiesto il
parere del CNPI in merito all’argomento in oggetto;
Visti gli artt. 24 e 25
del D.L.vo n. 297 del 16.4.1994;
Veduto il documento
istruttorio redatto in data 8 e 9 luglio 2009 dal
Comitato Orizzontale relativo alla
Scuola Secondaria Superiore;
dopo ampio ed approfondito
dibattito;
E S P R I M E
Il proprio parere nei seguenti
termini:
Il CNPI, innanzitutto, rileva che sarebbe stato quanto
meno opportuno procedere ad una stesura “in parallelo”
degli schemi di regolamento riguardanti i Licei, gli
Istituti Tecnici e Professionali, ritenendo che la loro
complementarietà avrebbe consentito di assicurare la
necessaria organicità all’impianto culturale ed
organizzativo del secondo ciclo dell’istruzione.
Sembra invece che, a parte l’eccessiva attenzione al
contenimento della spesa, a prevalere sia stato
l’interesse alla predisposizione di percorsi formativi
dai peculiari ed accentuati caratteri distintivi; sicché
il diffuso richiamo al metodo laboratoriale e alla
costruzione di curricoli finalizzati all’acquisizione di
competenze, nonché la sollecitazione a raccordare
l’offerta formativa alle esigenze territoriali, per
superare la dicotomia tra il conoscere ed il fare ed a
tenere nella giusta considerazione la natura orientativa
dei percorsi di studio, assumono significati diversi a
seconda dei contesti di riferimento in cui si
collocano.
Dette accentuate distinzioni emergono in maniera ancor
più evidente quando si mettono a confronto i profili
degli istituti tecnici e professionali con quelli
liceali, i primi descritti ed organizzati con
riferimento ai risultati di apprendimento declinati in
competenze spendibili, i secondi delineati con
l’obiettivo di fornire ai giovani “ gli strumenti
culturali e metodologici per una comprensione
approfondita della realtà”.
Il CNPI ritiene, pertanto, che uno sforzo vada fatto
nella direzione del riallineamento dei regolamenti
concernenti il secondo ciclo dell’istruzione, sulla base
di una condivisa concezione del ruolo sociale della
scuola, in modo da assicurare :
-
la corrispondenza delle competenze relative alle
conoscenze di base con particolare riguardo a
quelle da raggiungere al termine del primo
biennio, considerata la coincidenza di detto
biennio con la fascia dell’obbligo;
-
l’equivalenza di significato tra termini che per
loro estensione semantica si prestano a
divergenti interpretazioni come quelli di
conoscenza, abilità e competenze, nonché di
locuzioni come quelle di “metodo laboratoriale”
e di “pensiero operativo”;
-
l’articolazione dei diversi percorsi di studio
in coerenza con la funzione istituzionale della
scuola per declinare i livelli essenziali delle
prestazioni da garantire in ogni settore ed
indirizzo del secondo ciclo dell’istruzione;
-
l’omogeneità nella valutazione dei risultati
d’apprendimento, garantita da parametri e da
indicatori adattabili ai diversi curricoli
formativi;
-
l’estensione ad ogni ordine di scuola di materie
indispensabili alla formazione civica dei
giovani, quali ad esempio il diritto e
l’economia, tramite una ragionevole integrazione
dell’orario settimanale delle lezioni.
Il CNPI precisa di essersi già espresso sul riordino
dell’istruzione tecnica in occasione della
formalizzazione del parere sul documento “Persona,
tecnologie e professionalità – gli istituti tecnici e
professionali come scuola dell’innovazione” e pone
quelle sue considerazioni in premessa a questo suo
parere.
Il CNPI ribadisce di conseguenza il convincimento che i
percorsi di studio degli Istituti Tecnici debbano
trovare una loro caratterizzazione nella diffusione e
nella valorizzazione della cultura del lavoro quale
riferimento fondamentale per la formazione delle giovani
generazioni e sostiene che la progettazione formativa
mirata alla piena realizzazione della persona in tutte
le sue dimensioni sia lo strumento più idoneo per
raccordare le istanze del mondo del lavoro con le
vocazioni e gli interessi dei singoli studenti.
Riafferma altresì che il processo di innovazione che
interessa l’intero sistema della istruzione, ed in
particolare quello della formazione e dell’istruzione
tecnica, debba portare al pieno riconoscimento della
scuola quale luogo deputato all’apprendimento di
conoscenze, abilità e competenze, con l’obiettivo di
superare ogni discrasia tuttora esistente, tra il
conoscere ed il fare, considerata l’urgenza di mirare
alla formazione integrale degli alunni e di assicurare
eguale dignità ai diversi ordini dell’istruzione
secondaria superiore.
In tale ottica, il CNPI continua a ritenere
indispensabile la diffusione nella scuola di
“metodologie innovative centrate sull’utilizzo diffuso
dei laboratori a fini didattici in tutti gli ambiti
disciplinari”, nella prospettiva di fare della
conoscenza una struttura organizzata su concetti
portanti e realizzare un sistema dell’istruzione e della
formazione tanto articolato quanto flessibile, aperto a
ciascuno ed a tutti, disposto al cambiamento ed
all’innovazione, ma pur sempre unitario per impianto
culturale e finalità educative. Al riguardo il CNPI
auspica, nel biennio, una congrua opportuna integrazione
delle quantità orarie attualmente previste, garantendo,
comunque, la compresenza.
D’altronde, la società della conoscenza richiede che gli
studenti attraverso lo studio serio e sistematico delle
singole materie d’insegnamento, ovvero “l’approfondimento
e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere
generale e specifico”, potenzino gli strumenti di
cui l’uomo dispone per pensare ( deduzione e calcolo,
induzione e generalizzazione, astrazione), e raggiungano
una maturità intellettiva e comportamentale che consenta
loro di “ cogliere la dimensione unitaria del sapere,
di sviluppare il senso della responsabilità e di
assumere un atteggiamento mentale critico ed aperto, ma
anche fortemente creativo di fronte a situazioni
problematiche.”
Alla luce di tali convincimenti il CNPI si propone di
analizzare lo schema di regolamento recante norme
concernenti il riordino degli istituti tecnici e di
portare particolare attenzione sia all’impianto
culturale dell’istruzione tecnica, sia ai modelli
organizzativi ed alla dotazione delle risorse
professionali ed economiche messe a disposizione della
scuola dell’autonomia, al fine di verificare se sussiste
o meno congruità tra le disposizioni in regolamento e
gli attesi traguardi di qualità.
Senza dubbio l’autonomia delle istituzioni scolastiche è
il perno intorno a cui dovrebbe ruotare il processo di
innovazione e come tale è al centro delle azioni
finalizzate al riordino degli istituti tecnici.
E’ appena il caso di notare come dall’analisi dello
schema di regolamento in esame emerga che alla
progettazione formativa di competenza delle istituzioni
scolastiche è affidato, tra l’altro, il compito di:
·
dosare l’orario degli insegnamenti nell’ambito
dei previsti spazi di flessibilità al fine di adattare i
percorsi di studio alle esigenze e vocazioni degli
studenti e, nel contempo, adeguare i profili alle figure
professionali di riferimento, in coerenza con le istanze
del mercato del lavoro e del territorio;
·
assicurare le opportune interazioni tra l’area
d’istruzione generale e l’area d’indirizzo e tra il
biennio dell’obbligo ed il triennio d’indirizzo;
·
favorire un collegamento sistematico con le
strutture della ricerca, il mondo produttivo e delle
professioni attraverso la previsione di stage, tirocini
ed alternanza;
·
organizzare l’attività didattica, di ricerca e di
sperimentazione con riferimento ai risultati di
apprendimento da declinare in competenze, abilità e
conoscenze,in relazione “alla raccomandazione del
Parlamento Europeo e del Consiglio 23 Aprile 2008 su
Quadro europeo dei titoli e delle Qualifiche ( EQF)”;
·
agevolare i passaggi tra i sistemi di istruzione
e quello della formazione professionale e viceversa,
attraverso una mirata ed efficace azione di
orientamento;
·
“fare acquisire ai giovani, attraverso la
cultura scientifica, economico – giuridica e tecnica la
capacità di creare, progettare , contribuire a fare
impresa per partecipare attivamente allo sviluppo
economico del Paese”;
·
concorrere alla diffusione della cultura tecnica
e scientifica di concerto con gli istituti professionali
e gli istituti tecnici superiori all’interno dei poli
tecnico – professionali.
Sussiste tuttavia nello schema di decreto una palese
discrasia tra la declinazione degli obiettivi connessi
alla progettazione formativa e le risorse strutturali,
professionali e finanziarie messe a disposizione delle
istituzioni scolastiche, considerato il mancato
riferimento ad un organico funzionale d’istituto nonché
ad apposite fonti di finanziamento per le esperienze in
alternanza, gli stage e l’arricchimento dell’offerta
formativa.
Il CNPI, pertanto, nel ribadire il dovere
delle istituzioni di assicurare eguali opportunità
formative a tutti gli studenti e nel ritenere che
eventuali risorse di privati possano aggiungersi e non
certo sostituire quelle di competenza dello Stato e
degli Enti locali e territoriali, richiama l’urgenza di
riconsiderare i mezzi attualmente a disposizione degli
istituti tecnici alla luce dei traguardi di qualità che
si intende raggiungere con il loro riordino, tanto più
che l’investimento, e non il solo contenimento della
spesa, è strumentale all’efficienza ed all’efficacia del
servizio scolastico.
Il CNPI ha già avuto modo di esprimersi circa
l’elevamento dell’obbligo d’istruzione e,
nell’occasione, ha evidenziato come esso non vada “
inteso come l’anello terminale di un processo formativo
rigidamente strutturato, ma piuttosto come un fattore di
promozione culturale in grado di indirizzare le scelte
di vita dei giovani” e che in quanto tale presuppone
“la riorganizzazione dell’intero processo di
istruzione e di formazione, sulla base tanto della
continuità educativa, quanto della flessibilità e
dell’articolazione dei curricoli”.
Di qui la sollecitazione del CNPI alla piena
valorizzazione della scuola dell’autonomia, nonché
l’appello ad investire risorse nella formazione del
personale della scuola, e dei docenti in particolare,
attesa l’esigenza di superare la dimensione settoriale
dell’insegnamento, di individuare le metodologie idonee
all’acquisizione delle “competenze chiave” da parte di
tutti gli alunni e “di adeguare i criteri e le
modalità di valutazione all’interazione di conoscenze ,
abilità/capacità e competenze”, come peraltro
prevedono “le linee guida” in applicazione del D.M. 22
Agosto 2007 n.139.
Sembra, invece, che lo schema di regolamento in esame si
limiti ad enunciazioni di principio che, se pure
evocative del concetto di equivalenza formativa e delle
finalità educative da perseguire nel percorso
dell’obbligo d’istruzione, non preludono ad impegni
volti ad assicurare la valenza orientativa del primo
biennio del secondo ciclo ed a garantire agli studenti
il passaggio tra i sistemi formativi.
E’ appena il caso di far notare che :
-
l’art.9 , comma 2, nel precisare che
all’attuazione del regolamento si provvede in
coerenza con il piano programmatico di cui alla
legge 6 agosto 2008, n.133 e comunque nei limiti
delle risorse finanziarie previste dagli
ordinari stanziamenti di bilancio, esclude di
fatto interventi straordinari a sostegno della
formazione del personale della scuola,
nonostante l’avvertita ed indifferibile esigenza
di accompagnare il processo di innovazione con
azioni di sistema tali da mettere soprattutto i
docenti ed i dirigenti scolastici nelle
condizioni di “valorizzare gli intrecci tra
gli assi culturali”, “adeguare i criteri
e le modalità di valutazione all’interazione di
conoscenze, abilità e competenze” e
sviluppare elementi di continuità e di
complementarietà tra le competenze di base e
quelle di indirizzo;
-
è opportuno assicurare ai percorsi formativi
ricadenti nella fascia dell’obbligo d’istruzione
i livelli essenziali delle prestazioni, la
continuità e il raccordo curricolare tra i
percorsi di istruzione e formazione
professionale e quanto realizzato nel sistema
dell’istruzione, nonché considerare i modelli
di certificazione delle competenze quali
strumenti “capaci di sostenere i processi di
orientamento, favorire il passaggio fra i
diversi percorsi formativi e facilitare la
prosecuzione degli studi”.
-
Il Comitato tecnico scientifico ed il
ruolo degli organi collegiali
Il CNPI ritiene che il Comitato tecnico scientifico di
cui all’art.5 comma 3, lett. c, del regolamento in esame
si presti a motivati rilievi sul versante della
interpretazione delle norme di cui al DPR n. 275/99
relativamente alla area della organizzazione dei servizi
strumentali alla didattica, nonché alle competenze del
collegio dei docenti.
Non può sfuggire, infatti, come il ruolo del Comitato
presenti rischi di sovrapposizione con le funzioni di
altri organi della scuola - dipartimenti e collegio
soprattutto - che andrebbero evitate. A tale fine il
CNPI auspica una riforma complessiva degli organi di
governo della scuola.
Desta, inoltre, non poche perplessità la sua
composizione, atteso che l’articolazione delle
rappresentanze su base paritetica non trova alcuna
fondata motivazione all’interno di un organismo, qual è
il comitato tecnico scientifico, cui si riconoscono
funzioni consultive e di proposta.
Il CNPI ritiene utile sottolineare come solo nella
prospettiva di un corretto e costruttivo rapporto tra
scuola e società sia possibile veicolare quella cultura
del lavoro posta dal regolamento in esame ad identità
degli istituti tecnici e come solo “lo studio,
l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e
metodologie di carattere generale e specifico” in
coerenza con i percorsi formativi tracciati sulla base
dei distinti settori e dei discendenti indirizzi, possa
tornare realmente utile allo sviluppo economico e
produttivo del nostro Paese.
Il CNPI ritiene pertanto che sia da affidare alla scuola
dell’autonomia ogni deliberazione circa la eventuale
costituzione e la composizione del comitato tecnico
scientifico, con l’obiettivo di rendere efficace e
produttivo il sistema delle relazioni che intercorre tra
i soggetti dell’educazione ed il mondo del lavoro e con
l’avvertenza di interpretare il processo di
riqualificazione dell’istruzione tecnica nell’ottica
della promozione della persona quale cittadino e
lavoratore.
Il CNPI ritiene che l’istituzione di dipartimenti per il
sostegno alla didattica ed alla progettazione formativa
debba assumere una significativa valenza strategica sul
piano organizzativo, in raccordo con il collegio dei
docenti.
Infatti, proprio la cultura della progettazione
formativa si fonda sulla dimensione collegiale e
collaborativa dei docenti e da tempo molte istituzioni
scolastiche hanno individuato nella costituzione dei
dipartimenti un modello organizzativo in grado di
consentire il raggiungimento di condivisi obiettivi di
qualità nel processo di insegnamento- apprendimento.
Alla luce di queste considerazioni, il CNPI ritiene che
si debba superare l’imposizione normativa a favore di
un’azione a sostegno della funzione docente e della
collegialità.
Il CNPI ritiene che l’articolazione degli istituti
tecnici così come rappresentata negli allegati allo
schema di regolamento trovi motivi di raccordo con il
profilo educativo,culturale e professionale ed i
risultati di apprendimento e condivide la previsione di
monitorare l’efficacia dei percorsi di studio, anche ai
fini della loro innovazione permanente.
Appare, inoltre, indispensabile garantire a ciascuna
materia un monte ore adeguato al raggiungimento degli
obiettivi di apprendimento, fatta salva la potestà
riconosciuta alla scuola dell'autonomia in materia di
flessibilità e di organizzazione dell'attività
didattica.
Il CNPI ritiene, infine, che, in sede di regolamento,
vada definita in maniera chiara la competenza
dell'organo istituzionale deputato alla gestione della
quota di flessibilità, indipendentemente da quella del
20%, nella convinzione che un'eventuale attribuzione di
detta quota agli enti locali potrebbe determinare una
proliferazione di percorsi formativi incompatibile con
lo spirito della riforma e di conseguenza il rischio di
una disarticolazione del sistema.
Conclusioni
IL CNPI auspica che in sede di seconda lettura dello
schema di regolamento in esame vengano recepite le
istanze avanzate e che siano presi nella giusta
considerazione anche i seguenti emendamenti legati a
situazioni particolari:
·
All’art.. 9 punto 3
aggiungere “la Regione autonoma Valle d’Aosta”
·
All’art. 9
aggiungere nuovo punto 3 bis: “Le disposizioni del
presente regolamento si applicano anche alle scuole con
lingua d’insegnamento slovena, fatte salve le modifiche
ed integrazioni per gli opportuni adattamenti agli
specifici ordinamenti di tali scuole.”
·
Nelle tabelle di
confluenza:
- Spostare “Industria cartaria” dall’indirizzo “Chimica,
materiale e biotecnologie” a quello di “Grafica e
comunicazione”;
- Spostare “Metallurgia” dall’indirizzo “Meccanica,
meccatronica ed energia” a quello di “Chimica,
materiali e biotecnologie”.
Il CNPI ritiene infine inaccettabile ed
improponibile
la previsione di modificare, già a partire dal prossimo
anno scolastico, i moduli orari delle seconde, terze e
quarte classi degli istituti tecnici, che non garantendo
i tempi indispensabili per gestire il passaggio dal
vecchi al nuovo ordinamento nega agli alunni il diritto
alla continuità educativa.
La variabile “tempo”, infatti, è elemento
costitutivo della continuità educativa, poiché le
modalità organizzative, il sistema di comunicazione e
l’elaborazione e l’interpretazione dei contenuti
disciplinari interferiscono con il processo di
apprendimento.
Inoltre, una accelerazione del processo di riforma
in assenza della definizione di atti funzionali alla sua
attuazione, quali la revisione delle classi di concorso,
la composizione delle cattedre per ciascuno degli
indirizzi, l’individuazione degli ambiti, dei criteri e
delle modalità per l’ulteriore articolazione delle aree
d’indirizzo, genererebbe solo ulteriore confusione
all’interno della comunità scolastica e rafforzerebbe il
convincimento che i nuovi ordinamenti hanno per
obiettivo primario il solo contenimento della spesa e
non certo quello di una effettiva riqualificazione
dell’istruzione tecnica.
IL SEGRETARIO
IL VICE PRESIDENTE
Maria Rosario Cocca
Mario Guglietti
Per saperne di
più scaricate la bozza di riordino degli istituti
tecnici predisposta dal Governo collegandovi al link
http://www.flcgil.it/content/download/67170/433863/version/1/file/
Bozza+Regolamento+riordino+Istituti+Tecnici+-+13+maggio+2009.pdf
IL RIORDINO DEGLI ISTITUTI LICEI:
ECCO IL PARERE DEL
CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA
ISTRUZIONE
Vista la nota prot. n.
7418 del 10 luglio 2009 (Dipartimento per l’Istruzione)
con la quale è stato richiesto il
parere del CNPI in merito all’argomento in oggetto;
Visti gli artt. 24 e 25
del D.L.vo n. 297 del 16.4.1994;
Veduto il documento
istruttorio redatto in data 20 e 21 luglio 2009 dai
Comitati Orizzontali relativi alla
Scuola Secondaria Superiore e agli Istituti di
istruzione Artistica;
dopo ampio ed approfondito
dibattito;
E S P R I M E
una prima valutazione nei
seguenti termini:
Il CNPI, in via preliminare, precisa che
formulerà il richiesto parere sul riordino del sistema
dei Licei entro Settembre prossimo e questo perché ha
bisogno di tempi distesi per analizzare una materia così
complessa qual è quella presente nell’apposito schema di
regolamento.
E’ appena il caso di far notare che con detto schema si
delinea un sistema formativo con all’interno una
pluralità di percorsi da esaminare nelle loro
peculiarità ed interazioni, e si stabiliscono modalità
organizzative da valutare in relazione sia alla sfera
didattica che alle finalità formative.
Sussiste, inoltre, l’esigenza di verificare se sono
state garantite o meno le condizioni a beneficio della
continuità educativa e del raccordo tra il sistema
dell’istruzione e quello della formazione professionale,
e se sono state previste o meno misure di
accompagnamento funzionali al soddisfacimento del
diritto della persona alla sua piena realizzazione.
Per questi motivi, la formulazione del parere necessita
di una puntuale analisi del testo e della comparazione
con i regolamenti concernenti gli altri gradi ed ordini
di scuola, in modo da cogliere l’identità dei percorsi
Liceali e giungere ad una motivata valutazione del loro
nuovo assetto.
Tuttavia, il CNPI ritiene utile in questa fase misurarsi
sulle macro questioni che interessano lo schema di
regolamento dei Licei ed a dotarsi di indicatori di
qualità per una sua prima valutazione, senza per questo
giungere a conclusioni, ma solo alla individuazione di
nodi problematici.
Gli indicatori di qualità
Il CNPI ritiene che i percorsi liceali in coerenza con
gli obiettivi formativi indicati nello schema di
regolamento debbano essere strutturati in modo da
assicurare:
-
La continuità educativa. A prevederla non è solo
l’impianto sistemico che si intende assicurare
alla scuola con il nuovo assetto degli
ordinamenti, ma il diritto degli studenti ad una
crescita armonica. L’attenzione va di
conseguenza portata soprattutto al primo biennio
dei percorsi liceali, perché sia garantita per
un verso la loro unitarietà, per altro verso la
loro complementarietà con le altre opportunità
formative presenti sia nel sistema scolastico
che in quello della formazione professionale.
Occorre altresì prevedere il raccordo tra i
percorsi liceali e le opzioni post diploma
afferenti all’area dell’istruzione tecnica e
professionale, al fine di rendere effettiva e
reale la possibilità riconosciuta agli studenti
di costruire il proprio futuro in piena
autonomia e libertà d’intenti.
-
La congruità tra risorse e finalità formative.
Le risorse professionali ed economiche non sono
delle variabili indipendenti , ma fattori
strutturali della qualità dell’offerta
formativa. Sembra pertanto opportuno che già
nella fase della delineazione dei percorsi
liceali siano assicurate tutte le condizioni
utili al pieno soddisfacimento del diritto allo
studio ed alle pari opportunità formative,
nonché alla concreta e non più differibile
valorizzazione della scuola dell’autonomia.
-
La centralità dell’apprendimento. La riforma
della scuola non può e non deve riguardare solo
l’assetto ordinamentale, ma anche quello
didattico ed organizzativo. In tale ottica,
sarebbe opportuno chiarire il significato che
assume il termine di “competenza” all’interno
del sistema dei Licei, atteso che non sembra
esserci una comune prospettiva culturale tra gli
obiettivi di apprendimento fissati dallo schema
di regolamento degli istituti tecnici e
professionali e quello riguardante i percorsi
liceali, né pare sussistere omogeneità tra i
risultati attesi al termine dei diversi percorsi
liceali. Si impone in ogni caso la necessità di
intendere l’attività didattica in funzione
dell’apprendimento, per cui le opzioni in campo
metodologico vanno raccordate con detta
necessità ed estese ai percorsi sia del primo
che del secondo ciclo dell’istruzione.
-
La complementarietà tra cultura umanistica e
cultura scientifica. La organizzazione delle
conoscenze su basi epistemiche trova il proprio
completamento nella formazione di una avvertita
coscienza storica fondata sui diversi codici
della comunicazione e sui valori che hanno
guidato l’uomo nel tempo. Ne consegue l’esigenza
di assicurare la complementarietà tra la cultura
umanistica e quella scientifica, anche per
garantire pari dignità formativa ai diversi
ordini e gradi di scuola e sostenere la loro
azione educativa, estendendo e potenziando
insegnamenti quali, ad esempio, Storia, Diritto
ed Economia.
-
La funzione istituzionale della scuola
dell’autonomia. Il governo del processo di
innovazione sarà possibile nella misura in cui
sarà pienamente realizzata la scuola
dell’autonomia. D’altronde, la caratterizzazione
sistemica dei percorsi liceali incrocia
l’esigenza di fare della scuola un centro di
elaborazione e di raccordo di esperienze atto a
sostenere il peso della complessità, così come
il rapporto con il territorio e con le
rappresentanze delle istituzioni impone la
salvaguardia della funzione istituzionale della
scuola. L’autonomia delle istituzioni
scolastiche va pertanto intesa quale strumento
per evitare ogni sorta di provincialismo
culturale, e dotata delle risorse professionali
ed economiche indispensabili per ricondurre a
finalità educative le spinte alla
contaminazione delle culture, alla interazione
con il mercato del lavoro ed alla
modernizzazione ed individualizzazione
dell’offerta formativa.
-
La valorizzazione delle funzione docente. Il
riconoscimento sul piano sociale ed economico
dell’alta funzione che il personale della scuola
svolge a servizio della persona è indispensabile
ai fini della diffusione della cultura della
formazione e dell’adeguamento dei percorsi di
studio alle istanze avanzate dalla società
della conoscenza. Occorre per questo rendere
appetibile l’insegnamento e motivare i giovani a
sceglierlo in vista di una autentica loro
realizzazione sul piano sia personale che
sociale, riconoscendo la specificità della
funzione docente, favorendo il collegamento tra
la scuola, i centri di ricerca e l’università,
sostenendo l’aggiornamento professionale e
facendo della scuola un luogo di studio serio e
sistematico, anche attraverso il responsabile
coinvolgimento degli studenti, delle famiglie e
dei diversi soggetti dell’educazione.
I nodi problematici
Con riferimento agli indicatori di qualità
sopraindicati, il CNPI ha esaminato lo schema di
regolamento dei Licei ed è pervenuto ad una sua prima
valutazione nei termini di seguito indicati:
-
Sembra sussistere una certa difformità tra i
percorsi dei Licei e quelli degli istituti
tecnici e professionali, essendo i primi tenuti
a fornire “ gli strumenti culturali e
metodologici per una comprensione approfondita
della realtà” , mentre i secondi sono volti a
dotare gli allievi di competenze ben definite e
circoscritte; ne consegue la mancata equivalenza
di significato tra termini che per loro
estensione semantica si prestano a divergenti
interpretazioni come quelli di conoscenza,
abilità e competenze, e di locuzioni come quelle
di “ metodo laboratoriale” e di “pensiero
operativo”, nonché la difficoltà di assicurare
al primo biennio del secondo ciclo quella
unitarietà d’impianto indispensabile in
presenza dell’obbligo d’istruzione.
-
Desta non poche perplessità la previsione di
costituire un comitato scientifico “per
l’organizzazione e l’utilizzazione degli spazi
di autonomia e di flessibilità”, così come
risulta improprio sul piano della legittimità
“l’obbligo di costituire dipartimenti, quali
articolazioni funzionali del collegio dei
docenti, per il sostegno alla didattica e alla
progettazione formativa.” Il CNPI ritiene
infatti che il rapporto tra scuola e società
vada costruito sulla base delle diverse e
distinte responsabilità che gravano sui soggetti
dell’educazione e che sarebbe pertanto quanto
meno opportuno affidare alla scuola
dell’autonomia ogni deliberazione circa la
costituzione e la composizione sia del comitato
scientifico che dei Dipartimenti anche per
evitare qualsivoglia sovrapposizione tra detti
organismi ed il collegio dei docenti ed
ottemperare alle disposizioni di cui all’art 5
del D.P.R. 8 marzo 99, n.275.
-
E’ inaccettabile la previsione di far confluire
nei nuovi percorsi, sia pure con le dovute
eccezioni, le seconde classi liceali, perché
così facendo non si tiene nella giusta
considerazione né il diritto degli alunni alla
continuità educativa, né i tempi necessari per
gestire il passaggio dal vecchio al nuovo
ordinamento. Da notare, inoltre, che non sono
state ancora definite né le Indicazioni
Nazionali né le nuove classi di concorso, e che
una eventuale accelerazione del processo di
riforma, in assenza delle condizioni funzionali
alla sua attuazione, genererebbe solo ulteriore
confusione all’interno della comunità scolastica
e rafforzerebbe il convincimento che la riforma
dei Licei ha per obiettivo primario il solo
contenimento della spesa.
-
Non sono garantite a tutte le scuole le risorse
economiche per un eventuale arricchimento
dell’offerta formativa, mentre priva di un
apposito impegno finanziario, è la previsione di
“sostenere l’aggiornamento dei dirigenti, dei
docenti e del personale amministrativo, tecnico
e ausiliario”, in vista del riordino dei
percorsi dei Licei.
-
Confusa appare l’intera materia riguardante
l’insegnamento in lingua straniera di una
disciplina non linguistica, così come del tutto
vaghe appaiono le indicazioni riguardanti le
attività e gli insegnamenti relativi a
“Cittadinanza e Costituzione”.
-
Sarebbe opportuno prevedere la possibilità di
far confluire gli Istituti d’Arte,
particolarmente legati alle tradizioni culturali
del territorio, nell’istruzione professionale
come già indicato nel parere formulato dal CNPI
sullo schema di regolamento riguardante gli
istituti professionali.
-
Incertezze destano le modalità indicate a
riguardo della istituzione di sezioni di Liceo
musicale, anche perché subordinate ad una serie
di variabili che non paiono destinate a
garantire pari opportunità formative sull’intero
territorio nazionale.
Ancora indeterminate e poco chiare appaiono le misure a
sostegno della qualità dell’istruzione. A fronte della
riduzione del tempo scuola e dell’adozione della
didattica in laboratorio soltanto in alcuni percorsi
liceali , non sembrano esserci né indicazioni operative
né misure di accompagnamento tali da consentire agli
alunni di raggiungere i risultati di apprendimento
declinati nel profilo culturale, educativo e
professionale dei Licei. Al riguardo, il CNPI sollecita
un attento e razionale dosaggio degli insegnamenti e lo
sviluppo delle attività laboratoriali con compresenze
didattiche di tipo trasversale, in particolare nei licei
artistici. Questo nella convinzione che proprio
“l’atteggiamento razionale, creativo, progettuale e
critico” che si vuole promuovere richieda un approccio
olistico alle materie d’insegnamento e la valorizzazione
delle diverse capacità dei soggetti in apprendimento.
IL SEGRETARIO
IL VICE PRESIDENTE
Maria Rosario
Cocca
Mario Guglietti
Per saperne di più
scaricate la bozza di riordino dei licei predisposta dal
Governo collegandovi al link
http://www.flcgil.it/content/download/64983/419403/version/1/file/
Bozze+di+Regolamento+licei+-+Dicembre+2008.zip
Qui di
seguito si allega il testo della
mozione sui precari della scuola
presentata alla Camera dei Deputati dal Gruppo
parlamentare
del Partito Democratico
IL TESTO
La Camera dei deputati,
premesso che:
a pochi giorni
dall’inizio dell’anno scolastico l’opinione pubblica è
fortemente colpita e impressionata dalla gravità degli
effetti prodotti dalle cosiddette riforme realizzate con
i provvedimenti governativi sulla scuola;
tagliare nel solo anno
scolastico 2009/10 oltre 42
mila posti di personale docente e più di 15 mila posti
di personale ATA, come anticipo dei complessivi
130 mila che si prevede di eliminare entro il prossimo
triennio, significa il licenziamento di oltre 18 mila
docenti e di oltre 8 mila tecnici, amministrativi ed
ausiliari, che da anni svolgono la propria mansione con
incarichi annuali costantemente rinnovati su posti
vacanti disponibili non coperti da nomine a tempo
indeterminato per una scelta di risparmio da parte dello
Stato. Le rassicuranti affermazioni, espresse nei mesi
scorsi dal ministro Gelmini e dal Presidente del
Consiglio, che nessuno sarebbe stato licenziato sono
pertanto disattese dai fatti, che coincidono con le
previsioni formulate dal Partito Democratico e dalle
Organizzazioni Sindacali;
tale massiccio
licenziamento – che può essere definito senza tema di
essere smentiti “il più grande licenziamento di massa
nella storia del nostro Paese” – sta producendo, in
occasione delle operazioni di nomina da parte degli
Uffici scolastici provinciali, drammatiche e diffuse
iniziative di protesta;
le recenti 16 mila
nomine a tempo indeterminato, 8 mila docenti e 8 mila
ATA (ben inferiori alla tranche annuale di 50 mila
docenti e 10 mila ATA del piano triennale di immissione
in ruolo previsto dalla Finanziaria 2007 e mai abrogato
dal presente Governo), non hanno coperto tutti posti
lasciati liberi dai pensionamenti; inoltre, va ricordato
che nell’anno scolastico 2009/10 vi saranno migliaia di
incarichi annuali coperti da lavoratori precari
destinati al licenziamento nei prossimi anni per
ottemperare al pesantissimo taglio di personale previsto
dall’art.64 della legge n. 133/2008 (per l’a.s. 2010/11:
25.560 docenti e 15.167 ATA; per l’a.s. 2011/12: 19.676
docenti e 14.167 ATA). Peraltro, la legge di
assestamento del bilancio 2009 approvata nel luglio
scorso ha definito ulteriori massicce decurtazioni alla
spesa per gli incarichi a tempo determinato, che
diminuisce complessivamente di 577.064.995 euro. Con
tale riduzione, che risulta aggiuntiva rispetto a quella
di 456 milioni già operata in attuazione dell’art. 64
della legge n. 133/2008, di fatto sarà impossibile
garantire, per i primi quattro mesi del nuovo anno
scolastico, la regolare retribuzione di quanti comunque
riceveranno un incarico annuale;
i precari della
scuola, docenti e Ata, sono in numero ben maggiore ai 26
mila che non saranno confermati nell’anno scolastico che
sta per iniziare: secondo le stime ufficiali del Miur,
relative all’anno scorso, i docenti con incarico a tempo
determinato sono stati ben 131 mila. Questo dato non
rappresenta solo l’ avvilente incertezza per il futuro
professionale dei lavoratori coinvolti, ma denuncia
anche la mancata continuità didattica che viene negata a
migliaia di studenti;
la citata massiccia
riduzione di personale, che anticipa quella prevista per
il prossimo biennio, avrà effetti molto gravi
sulla quantità dell’offerta e
sulla qualità del
funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado. Ad
esempio:
- non sono state
attivate numerose sezioni di scuola per l’infanzia,
seppur richieste;
- nella scuola
primaria, in molti casi non si è data risposta alla
domanda di tempo pieno, che non può essere confuso con
un tempo scuola a 40 ore poiché diverso è il modello
didattico offerto. La
riduzione delle compresenze, inoltre, tanto
nel tempo pieno quanto nell’organizzazione modulare del
team di 3 docenti su due classi, produrrà gravi
conseguenze sul piano della continuità didattica e,
quindi, della qualità del processo di
insegnamento-apprendimento;
- analoghe conseguenze
si avranno nella scuola secondaria di primo grado: la
diminuzione delle ore di italiano, di tecnologia e, in
molti casi, della seconda lingua comunitaria, determina
non solo la riduzione del tempo scuola ma avrà
inevitabili ricadute sul piano dello sviluppo delle
conoscenze dei nostri ragazzi;
- si
aggrava il problema della gestione degli studenti che
non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica, poiché è in aumento in ogni ordine di scuola
la mancata organizzazione – per l’assenza di personale
dovuta all’abolizione delle compresenze e alla
riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore – delle
attività
didattiche e formative alternative
al detto insegnamento;
- l’incremento del
numero di alunne/i per classe,
provocato dalla volontà di
impedire l’apertura di numerose classi della
scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado,
avrà conseguenze gravi sulla qualità didattica e sui
livelli di apprendimento, e produrrà un diffuso mancato
rispetto delle norme di sicurezza nelle aule
scolastiche;
le situazioni
descritte citate a titolo di esempio e, più in generale,
il taglio draconiano della spesa per l’istruzione –
previsto dall’art. 64 della legge n. 133/2008
e dalla legge finanziaria
2009 – sono foriere di conseguenze facilmente
immaginabili sul futuro
economico, sociale ed educativo del nostro Paese.
Inoltre, contrariamente alle assicurazioni fornite nei
mesi scorsi dal Presidente del Consiglio e dai suoi
ministri, la decisione di decurtare pesantemente gli
organici della scuola contribuisce ad alimentare la
crisi economica che ha colpito il Paese e ad
incrementare la già enorme platea di chi ha perso il
lavoro di ulteriori 26.000 persone, prevalentemente
donne, poiché l’occupazione nella scuola è in
maggioranza femminile, e residenti nelle regioni
meridionali, dove i tagli si sono abbattuti con maggior
pesantezza;
a
partire dalla riduzione delle prestazioni delle scuole
statali, il Governo
pare inconsapevole della gravità dei guasti prodotti
dalle misure assunte;
dopo la confusa
emanazione dei Regolamenti recanti la “revisione
dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico
della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di
istruzione” e le “norme per la riorganizzazione della
rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo
delle risorse umane della scuola”,
ora oggetto di specifiche
contestazioni presso i tribunali amministrativi e la
stessa Corte Costituzionale, si stigmatizza con
forza che non sia ancora ufficialmente esistente e
pubblicato sulla G.U. il Decreto Interministeriale sugli
organici, in base al quale sono stati costituiti gli
organici delle singole scuole e operate le descritte
massicce riduzioni di posti;
la soluzione
prospettata con i cosiddetti “contratti di
disponibilità” è del tutto insufficiente, poiché se da
un lato sostituisce di fatto i limitati ammortizzatori
sociali già operanti nel passato anche per il personale
scolastico, dall’altro non salvaguarda la risorsa
docente e al contrario crea discriminazione tra i
precari, dato che la priorità per le supplenze brevi
offerta elusivamente a coloro che lo scorso anno sono
stati destinatari di una supplenza annuale sottrae le
uniche opportunità di impiego a quei docenti che da anni
lavorano con supplenze di circolo o di istituto;
la
scelta del Governo di ricercare accordi con le singole
Regioni, affinché integrino con risorse proprie quelle
già previste per l’indennità di disoccupazione, è un
palese tentativo di scaricare sulle Regioni il costo
sociale degli tagli irresponsabili imposti al sistema
scolastico nazionale dall’esecutivo Berlusconi: tali
accordi – che potranno semmai avere carattere aggiuntivo
e mai sostitutivo – mancano del necessario riferimento
nazionale e pertanto presentano impostazioni, procedure
e modalità di intervento differenti (con conseguenze
negative sulle stesse graduatorie), condizionate dalle
risorse messe a disposizione dalle Regioni e dalle
legittime esigenze territoriali che l'autonomia
regionale esprime;
impegna il Governo:
a predisporre un piano straordinario, sostenuto da
risorse aggiuntive, finalizzato all’abolizione dei tagli
introdotti
dall’art.64 della legge n. 133/2008
e all’immissione in ruolo per docenti e ATA così come
previsto dalla legge finanziaria 2007;
ad attribuire un’indennità di disoccupazione per due
anni (pari al 60 per cento della retribuzione nel primo
anno e al 50 per cento nel secondo) ai precari, il cui
contratto non possa essere assolutamente rinnovato, che
hanno lavorato per almeno 180 giorni nell’anno
scolastico 2008/09 e a garantire la maturazione del
punteggio di servizio nelle graduatorie ad esaurimento;
a realizzare un incremento degli organici del personale
ATA, per fare fronte ad una situazione di assoluta
emergenza per la mancata apertura di molti plessi e sedi
scolastiche e per l'impossibilità in molte istituzioni
scolastiche di garantire la normale attività
amministrativa e didattica di inizio anno scolastico;
a
garantire che gli
eventuali
accordi regionali per il precariato debbano mantenere
criteri d’intervento e di applicazione unitaria e,
pertanto, che uno schema di convenzione sia discusso con
la massima urgenza al tavolo di confronto della
Conferenza Unificata Stato/Regioni; questi accordi
devono comunque prevedere interventi e garanzie per
tutto il personale precario della scuola, sia docente
sia ATA;
a prevedere che gli interventi e i progetti per
l’utilizzo straordinario e provvisorio del personale che
ha perduto l’incarico o la supplenza annuale, rispondano
all’esigenza di: innalzare la qualità complessiva
dell’offerta formativa; di favorire l'innovazione
didattica; di consentire l’aggiornamento e la formazione
degli insegnanti; di intervenire
sull’allungamento-ripristino del tempo scuola
realizzando un efficace
rapporto docenti/alunni (tenendo presente le garanzie
per gli alunni diversamente abili) e il connesso
incremento del tempo scuola individuale; di applicare
una corretta attuazione dell’accordo
concordatario di avvalersi o non avvalersi
dell’insegnamento della religione cattolica, prevedendo
attività didattiche e formative alternative al
detto insegnamento; di
prevenire e contrastare, con interventi specifici, le
situazioni di disagio sociale e di abbandono scolastico.
In questo senso, i “contratti di disponibilità”
dovrebbero essere attivati direttamente dal Ministero,
mentre gli accordi con
la Conferenza Stato
Regioni dovrebbero essere volti alla qualificazione
della offerta formativa territoriale;
ad assegnare un numero certo e stabile di insegnanti e
di personale Ata (organico funzionale) alle scuole sulla
base di criteri oggettivi, in modo da garantire
continuità didattica e autonomia, per realizzare un
piano dell'offerta formativa (POF) di qualità, nel
rispetto delle norme nazionali.
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LA
DISDETTA DEL CONTRATTO TERRITORIALE
DEI LAVORATORI TERMALI DECISA DA ASSOALBERGATORI
Naccarato: «Scelta grave,
sbagliata e irresponsabile»
Il Mattino di
Padova, 10 settembre 2009
ABANO.
Bocciatura a tutto spiano. La disdetta del
contratto territoriale da parte di Assoalbergatori ha
compattato il fronte politico di destra e sinistra con
quello sindacale. Il primo a intervenire è il deputato
del Partito democratico Alessandro Naccarato,
che si unisce a Cgil, Cisl e Uil nel tacciare la scelta
come «grave, sbagliata e irresponsabile». Secondo il
parlamentare l’associazione vuole solo «risparmiare
qualche soldo colpendo i lavoratori e le loro famiglie,
invece di puntare alla qualità». «La vicenda - ha
aggiunto - dimostra l’importanza della contrattazione
nazionale come strumento e garanzia di tutela dei
lavoratori, contro l’ipotesi del Governo Berlusconi di
sostituirla con quella locale». Nel caso specifico,
infatti, «l’assenza di un contratto nazionale causerebbe
oggi il licenziamento degli occupati». Infine, Naccarato
ha chiesto l’intervento immediato di Regione e
Provincia, per «riaprire un confronto serio tra le forze
sociali e gli imprenditori, così da garantire la giusta
difesa dei lavoratori termali, concordando le misure
necessarie a uscire dalla crisi senza impoverire
migliaia di famiglie». Va giù duro persino il sindaco di
Montegrotto Luca Claudio. «Posso capire che c’è la
crisi, ma hanno scelto la strada più semplice - ha detto
- Tagliare i costi va anche bene, ma dove sono gli
sforzi per aumentare i ricavi e riempire gli hotel? Gli
albergatori dovrebbero fare un mea culpa perché stanno
pagando l’incapacità di programmare le strategie di
promozione. Tutto ciò è frutto del fallimento del
Consorzio, che dovrebbe essere diretto da manager
competenti di turismo. Togliere il contratto significa
avviare un meccanismo a catena fino all’autodistruzione.
In ogni caso invito tutti alla calma. Non è il momento
degli scioperi perché si dà il colpo finale al turismo».
Sul fronte sindacale, Renata Mazzacco (Fisascat Cisl),
Fernando Bernalda (Uiltucs Uil) e Roberta Pistorello (Filcams
Cgil) parlano di mossa sbagliata: «In un corretto
rapporto relazionale si deve tener conto
dell’affidabilità delle parti, poiché azioni a sorpresa
come questa possono essere interpretate come un ricatto.
Non ci può essere una logica di contrattazione del “o
così o niente”», hanno detto. Infine, è intervenuto
anche il sindacato autonomo Saltae di Franco Penello,
che ha parlato di «atto di sciacallaggio».
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PIERLUIGI BERSANI
A PADOVA

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APPUNTAMENTI
GIOVEDI 17 SETTEMBRE ALLE ORE 21.00 PRESSO LA SALA DI
QUARTIERE
DI PIAZZETTA FORCELLINI (SOPRA SUPERMERCATO ALI)
PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE BERSANI PER IL
CONGRESSO NAZIONALE PD
VENERDI 18 SETTEMBRE
ORE 12.00 PRESSO LA SEDE DI RADIOCOOPERATIVA, STRADA
BATTAGLIA 89 - ALBIGNASEGO
PARTECIPAZIONE A TRASMISSIONE
RADIOFONICA
ORE 18.00 PRESSO LA SEDE DEL PD
VICOLO MAGENTA
II - PADOVA
PRESENTAZIONE
DELLA MOZIONE BERSANI PER IL CONGRESSO NAZIONALE PD
ORE 21.00 PRESSO LA SALA DEL
QUARTIERE 6, VIA DAL PIAZ (ZONA CAVE) - PADOVA
PRESENTAZIONE
DELLA MOZIONE BERSANI PER IL CONGRESSO NAZIONALE PD
SABATO
19 SETTEMBRE
ORE 10.30 PRESSO P.ZZA DELLA FRUTTA (LATO BAR
MARGHERITA)
BANCHETTO PER LA LIBERTA' DI
INFORMAZIONE
ORE 17.30 PRESSO IL CENTRO CONGRESSI PAPA LUCIANI, VIA
FORCELLINI 172
ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CNA DI PADOVA
DOMENICA 20
SETTEMBRE ALLE ORE 9.30 PRESSO LA SALA DI QUARTIERE
SOPRA IL SUPERMERCATO ALI
CONGRESSO DEL CIRCOLO PD FORCELLINI-TERRANEGRA
LUNEDI 21 SETTEMBRE ALLE ORE 17.30 PRESSO IL CENTRO
CONGRESSI PAPA LUCIANI
VIA FORCELLINI, 170/A - PADOVA
INCONTRO CON
PIERLUIGI BERSANI
visita il sito
www.alessandronaccarato.it
mail:
info@alessandronaccarato.it - tel 049660544 fax
0498753610
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