Il Governo, con un
emendamento al Decreto Legge sulla
crisi, vuole innalzare l'età
pensionabile delle donne fino a 65
anni. Si tratta di una scelta
sbagliata e inaccettabile. Anzitutto
perchè sul provvedimento, inserito
all'ultimo momento nel pacchetto di
misure anticrisi che sarà sottoposto
al voto di fiducia, non c'è stato un
confronto con le parti sociali.
Incontro con
le parti sociali stamani a Palazzo
Chigi sugli interventi
ROMA -
Il ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi si è detto "molto
soddisfatto" dell'esito del
confronto tenuto stamane a Palazzo
Chigi tra governo e parti sociali
sugli interventi in materia
previdenziale che l'esecutivo ha
messo a punto in un emendamento al
dl anticrisi. "Abbiamo registrato il
consenso di tutte le organizzazioni
sulle misure adottate - ha affermato
Sacconi - in particolare
sull'innalzamento dell'età
pensionabile delle donne nella
pubblica amministrazione, alla
destinazione delle economie in
provvedimento su famiglia, non
autosufficienza e welfare. Solo la
Cgil ha espresso alcune perplessità
ma direi costruttive".
Per
conoscere la sentenza della Corte
europea sul sistema pensionistico in
Italia collegatevi al link:
Pensioni: Sacconi riporta
Per approfondire questo
argomento scaricate anche il
Dossier dell’Inca Cgil sull’innalzamento dell’età pensionabile (ottobre 2008) collegandovi al link: http://www.liguria.cgil.it/Ufficiostampa2009/gennaio/ donne_pensioni/donne_e_pensioni_2008.pdf
LA RIFORMA PENSIONISTICA
DEL GOVERNO PRODI NEL 2007
Riforma delle pensioni: e quote per andare in pensione Corriere della Sera, 20 luglio 2007
Dal 2008 e fino al giugno 2009
per ottenere la pensione di
anzianità, oltre ai 35 anni di
contributi, occorrerà aver
compiuto anche 58 anni di età.
Dal 1° luglio del 2009 saranno
introdotte le cosiddette quote,
ossia la possibilità di sommare
il requisito anagrafico (non
inferiore a 59 anni) con quello
contributivo, partendo da quota
95. Le donne continueranno ad
andare in pensione di vecchiaia
una volta raggiunti i 60 anni;
mentre dal 2010 saranno rivisti
al ribasso i coefficienti che
trasformano in pensione la somma
accumulata durante la vita
lavorativa per chi avrà la
pensione con il calcolo
contributivo. E’ questo, in
sintesi il quadro che emerge
dalla lunga trattativa
governo-sindacati svoltasi nella
notte tra giovedì e venerdì.
LE QUOTE - La proposta
del governo e accettata dai
sindacati prevede l’innalzamento
di un anno (58 i dipendenti e 59
gli autonomi) della soglia
anagrafica per un periodo di 18
mesi, seguita dal 1° luglio del
2009 dall’introduzione delle
famose quote. In altre parole,
fermo restando l'introduzione
delle due nuove finestre
stabilite con la riforma Maroni
(mentre si studia affinché
restino le attuali 4 finestre
per chi si pensiona con 40 anni
di contributi), dal 2008 la
pensione di anzianità si potrà
ottenere combinando:
- 35 anni di contributi e 58
anni di età (59 artigiani e
commercianti) dal 1° gennaio
2008 al 30 giugno 2009;
- raggiungendo quota 95 (con età non inferiore a 59 anni i dipendenti e 60 gli autonomi) dal 1° luglio 2009 al 31 dicembre 2010; - raggiungendo quota 96 (con età non inferiore a 60 anni e 61 gli autonomi) dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2012; - raggiungendo quota 97 (con età non inferiore a 61 anni i dipendenti e 62 gli autonomi) dal 1° gennaio 2013. Prima di far scattare la quota 97, sarà effettuata una verifica della spesa, per cui potrebbe, se le cose vanno bene, rimanere la quota 96 anche dopo il 2013. Inalterati, infine, il requisito alternativo dei 40 anni di contribuzione, che prescinde dall'età anagrafica, e i requisiti richiesti per coloro che svolgono lavori usuranti (verrà stilato un apposito elenco di queste attività per le quali si pensa siano interessati 1,4 milioni di lavoratori), i quali continueranno ad accedere al pensionamento anticipato combinando 57 anni di età e 35 di contributi.
DONNE E GIOVANI - Nulla
di nuovo sull’età di vecchiaia
per le donne che resta quindi
fissata a 60 anni. Anziché la
paventata ipotesi di portare la
soglia anagrafica gradualmente a
62 anni, per le lavoratrici si è
scelta la possibilità (da
definire) di introdurre delle
«finestre» di uscita
programmata, come da tempo
avviene per la pensione di
anzianità. Un marchingegno per
ritardare di 3 o 6 mesi
l’effettivo pagamento
dell’assegno pensionistico. Dal
2010, infine, scatteranno i
nuovi coefficienti di
trasformazione utilizzati per il
calcolo della pensione con il
metodo contributivo, la pensione
che percepiranno i giovani,
coloro cioè che hanno cominciato
a lavorare dal 1° gennaio 1996
in poi. Non si tratta di una
vera e propria novità, in quanto
già la legge Dini del 1995 ne
prevedeva la revisione ogni 10
anni, sulla base dei risultati
dell’andamento demografico. Cosa
che nel 2005 non è però
avvenuta. I nuovi coefficienti,
messi a punto dal Nucleo di
valutazione della spesa
previdenziale già nel luglio del
2006 e che saranno rivisti
automaticamente ogni tre anni,
prevedono la riduzione del 6-8%
di quelli attuali.
Ridimensionato lo scalone che
portava
l'età minima a 60 anni. Incentivi per chi resta In pensione a 58 anni dal 2008 il governo scrive la sua riforma Assegni familiari, aumenti per le fasce basse, nuovi coefficienti e ammortizzatori La Repubblica, 26 febbraio 2007
ROMA - È pronto lo schema
del governo per la riforma delle
pensioni. Il negoziato con i
sindacati partirà subito dopo il
nuovo voto di fiducia al gabinetto
Prodi. E si potrebbe assistere anche
ad un'accelerazione: la crisi,
infatti, ha rafforzato la linea di
chi (il ministro dell'Economia,
Tommaso Padoa-Schioppa, in primis)
punta a chiudere la partita in tempi
rapidi, prima del prossimo
appuntamento elettorale di maggio
con le amministrative. E, dall'altra
parte, sembra aver indebolito l'ala
sinistra della maggioranza che anche
sulla previdenza si apprestava a
adottare una tattica difensiva,
alzando veti e barriere.
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Interrogazione
a risposta scritta ![]() Per sapere - premesso che: la Provincia di Padova rappresenta, nel panorama economico italiano, una realtà molto importante. Secondo i dati dell'Ufficio studi di Confindustria Padova, diffusi nel corso dell'assemblea annuale dell'organizzazione di categoria, il numero di imprese presenti nel territorio della Provincia - relativi all'anno 2008 - è pari a 94.682 con una produzione complessiva di prodotto interno lordo pari a 27 milioni 785 mila euro e un totale occupati di 421.408 unità (di cui 137.732 unità nel settore manifatturiero); sempre secondo l'Ufficio studi di Confindustria Padova l'anno 2008 si è chiuso con una crescita negativa dell'industria padovana che ha risentito fortemente della grave crisi economica globale. Il prodotto interno lordo industriale nella Provincia di Padova ha registrato un calo del 2,6 per cento rispetto al 2007 mentre, solo nel primo trimestre del 2009, il fatturato industriale padovano è calato dei 19,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; i dati sopra richiamati relativi alla Provincia di Padova rispecchiano chiaramente la situazione di generale difficoltà della produzione industriale, legata in particolare alla contrazione del credito alle imprese da parte degli istituti bancari. Solo nella Provincia di Padova, il 16,5 per cento delle imprese si è visto respingere - negli ultimi tre mesi - una richiesta di finanziamento, mentre il 14,6 per cento delle aziende ha ricevuto una richiesta di rientro dei capitali precedentemente finanziati dagli istituti di credito. Come ha rilevato pubblicamente il Governatore della Banca d'Italia Draghi, il credito al settore privato sta velocemente rallentando: da aprile la variazione su tre mesi è divenuta negativa e, in maggio, era pari a -0,9 per cento su base annua; il Fondo monetario internazionale ha stimato che, nel 2009, l'economia italiana si contrarrà del 5,1 per cento rispetto al -4,4 per cento previsto dallo stesso Fondo in aprile; secondo l'Istat, nel primo trimestre del 2009, il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo in Italia è salito al 9,3 per cento, raggiungendo la cifra più alta dal 1999. Inoltre, sempre nel primo trimestre del 2009, le uscite totali dello Stato sono aumentate in termini tendenziali del 4,6 per cento raggiungendo in rapporto al prodotto interno lordo un valore pari al 49,2 per cento (era pari al 45,6 per cento nel corrispondente trimestre del 2008), mentre le entrate totali sono diminuite in termini tendenziali del 2,8 per cento raggiungendo in rapporto al prodotto interno lordo un valore pari al 39,9 per cento (era pari al 39,8 per cento nel corrispondente trimestre del 2008); si moltiplica, da parte di molte aziende in crisi a causa del calo della produzione e dei consumi, il ricorso alla cassa integrazione o, peggio, al licenziamento, per un gran numero di lavoratori, creando così evidenti difficoltà per il sostentamento di numerose famiglie italiane; in particolare, sempre secondo i dati diffusi da Confindustria Padova, a maggio 2009 le ore di cassa integrazione ordinaria nell'industria padovana sono state complessivamente 1.117.018 rispetto a 77.103 dello stesso periodo dell'anno precedente -: se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali concrete misure i Ministri interrogati intendano porre in essere per fronteggiare la crisi economica mondiale che sta investendo il nostro Paese anche in zone considerate tradizionalmente ricche come il Nordest e per supportare la produzione industriale agevolando, per quanto di competenza, l'erogazione dei finanziamenti necessari alle imprese italiane per mantenere adeguati livelli di produzione; quali iniziative i Ministri intendano promuovere per difendere i livelli di occupazione nel settore industriale garantendo il funzionamento di un adeguato sistema di ammortizzatori sociali per coloro che perdono il lavoro mettendoli in condizione di trovare, nel più breve tempo possibile, una nuova occupazione.
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APPUNTAMENTI
LUNEDI 20 LUGLIO ALLE ORE
21.00 PRESSO LA FESTA DEMOCRATICA DI
ABANO TERME
DOMENICA 26 LUGLIO ALLE ORE 21.00
PRESSO LA FESTA DEMOCRATICA DI ABANO
TERME
visita il sito mail: info@alessandronaccarato.it - tel 049660544 fax 0498753610 |