Protezione poco civile
Il Mattino di Padova,
17 febbraio 2010
Nei prossimi
giorni la Camera discuterà il decreto legge sulla
protezione civile e mi auguro che il buon senso e la
decenza inducano il Governo a ritirare il provvedimento
o che in Parlamento si formi una maggioranza per
modificarlo in profondità.
Il decreto contiene due evidenti violazioni della
Costituzione. Introduce l’immunità civile e penale per
le strutture commissariali fino al 31 gennaio 2011 in
aperto contrasto con il principio di uguaglianza di
tutti i cittadini di fronte alla legge e con l’articolo
113 della Costituzione che stabilisce che «contro gli
atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la
tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi
legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria
o amministrativa».
Il decreto poi consente al ministro dell’Ambiente di
nominare tre commissari straordinari, uno al nord, uno
al centro e uno al sud, per intervenire sul rischio
idrogeologico senza tenere conto delle Regioni che sono
competenti in materia. A parte il fatto che il dissesto
idrogeologico non è un’emergenza ma è la condizione
abituale di buona parte del Paese e richiederebbe
interventi strutturali, l’articolo 117 assegna alla
legislazione concorrente tra Stato e Regioni il governo
del territorio. Cosa diranno i leghisti se il
commissario per il nord Italia sarà scelto senza il
consenso dei presidenti della Lombardia e del Veneto?
Inoltre anche la decisione sulla localizzazione di nuove
prigioni viene assegnata a un Commissario del Governo in
deroga alle previsioni urbanistiche. Nel recente
passato, basta ricordare gli stadi di calcio dei
mondiali del 1990 e i piani per le infrastrutture
carcerarie, leggi identiche favorirono la corruzione e
lo spreco di risorse pubbliche. Si vuole ripetere quella
triste esperienza? Con queste norme, di fatto, il
Governo priva Regioni, Province e Comuni dei poteri e
delle funzioni fondamentali per programmare e gestire il
proprio territorio. Alla faccia del federalismo, del
decentramento e del ruolo degli enti locali. C’è infine
l’aspetto più grave del decreto: la volontà del Governo
di trasformare la protezione civile, nata per prevenire
e contrastare le situazioni straordinarie di pericolo,
in un soggetto che opera soprattutto nelle condizioni
normali di tutti i giorni. Così nel recente passato si è
utilizzata la protezione civile per i mondiali di nuoto
di Roma, per alcune manifestazioni sportive, per il
vertice internazionale della Maddalena, poi spostato a
L’Aquila, e la si vuole utilizzare in futuro per
costruire carceri e governare il territorio. Insomma il
Governo vuole che la straordinarietà diventi la regola.
Nella straordinarietà si violano le leggi ordinarie: si
realizzano opere in deroga ai piani urbanistici e in
violazione delle norme sugli appalti e sulla
concorrenza, si assume nella pubblica amministrazione
personale a tempo indeterminato senza concorso. In
sostanza la protezione civile, se il decreto non sarà
ritirato o modificato, diventerà il luogo nel quale la
straordinarietà giustificherà l’illegalità e il
disprezzo delle regole. L’esatto contrario di ciò che
serve al nostro Paese: tornare in una situazione di
normalità e di rispetto della legge.
L'intervento dell'On. Naccarato
Protezione Civile:
tornare alla normalità
Camera dei
Deputati, 17 febbraio 2010
Signor
Presidente,
Il buon senso e la
decenza dovrebbero indurre il Governo a ritirare il
provvedimento. Poiché ciò, almeno per ora, non sta
accadendo i gruppi parlamentari dovrebbero, attraverso
l’approvazione di molti degli emendamenti presentati dal
partito democratico, e attraverso un confronto aperto e
costruttivo, trovare un accordo per modificare il
provvedimento in profondità. Oltre alle inchieste
giudiziarie in corso, che stanno svelando
un’impressionante sequenza di fatti criminosi commessi
proprio da persone legate alla protezione civile ai
danni della pubblica amministrazione, ci sono numerosi
punti critici che meritano un approfondimento. Il
Governo, sollecitato dalle polemiche e dalle forze di
opposizione, ha già eliminato la trasformazione della
protezione civile in spa ma non basta.
Innanzitutto c’è un grave
errore di forma: non sussistono le condizioni
costituzionali e normative per ricorrere al decreto
legge perché non siamo in una situazione di necessità e
urgenza e mancano l’omogeneità e la specificità per
materia. L’atto infatti è nato con l’obiettivo di
chiudere l’emergenza rifiuti in Campania e si occupa di
moltissime questioni eterogenee e generiche: terremoto
in Abruzzo, immondizia, termovalorizzatori, dissesto
idrogeologico, personale, carceri. Addirittura il titolo
del decreto parla di “disposizioni urgenti per la
cessazione dello stato di emergenza in materia di
rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase
post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo”.
La situazione di emergenza c’è oppure no? Il
provvedimento, fin dal titolo, serve a chiudere le
emergenze, a superarle e a tornare alla normalità. E
allora perché ricorrere a un decreto legge? Dove sono le
ragioni di necessità e urgenza? Già questo aspetto di
forma, che nella vita democratica e parlamentare diventa
sostanza, lascia intuire le finalità del Governo:
trasformare la normalità in emergenza e quindi ricorrere
sempre a provvedimenti straordinari. E tutto ciò serve
per sottrarre alle regole e ai controlli ordinari
l’operato del Governo e della Protezione civile.
L’Esecutivo vuole che la
straordinarietà diventi la regola. Questo è un punto
pericolosissimo perché nella straordinarietà si
realizzano opere in deroga ai piani urbanistici e in
contrasto con le norme sugli appalti e sulla
concorrenza, nella straordinarietà si assume nella
pubblica amministrazione personale a tempo indeterminato
senza concorso; insomma nella straordinarietà. é più
facile violare le leggi. In sostanza la protezione
civile, se il decreto non sarà ritirato o modificato,
diventerà il luogo nel quale la straordinarietà
giustificherà l’illegalità e il disprezzo delle regole.
L’esatto contrario di ciò che serve al nostro Paese:
tornare in una situazione di normalità e di rispetto
della legge.
Nel merito il decreto
contiene alcune evidenti violazioni della Costituzione e
delle norme che prevedono l’imparzialità della pubblica
amministrazione. Mi limiterò, nel corso di questo
intervento, a individuare i principali punti critici.
Il primo. Il decreto,
all’articolo 3, introduce l’immunità civile e
amministrativa, nella versione approvata dal Senato
c’era anche l’immunità penale, per le strutture
commissariali fino al 31 gennaio 2011 in aperto
contrasto con il principio di uguaglianza di tutti i
cittadini di fronte alla legge e con l’articolo 113
della Costituzione che stabilisce che “contro gli atti
della pubblica amministrazione è sempre ammessa la
tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi
legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria
o amministrativa”.
Il secondo. Il decreto,
all’articolo 17, consente al Ministro dell’ambiente di
nominare tre commissari straordinari, uno al nord, uno
al centro e uno al sud, per intervenire sul rischio
idrogeologico senza tenere conto delle Regioni che sono
competenti in materia. A parte il fatto che il dissesto
idrogeologico non è un’emergenza ma è la condizione
abituale di buona parte del Paese, l’articolo 117
assegna alla legislazione concorrente tra Stato e
Regioni il governo del territorio. Il Governo, messa in
soffitta e accantonata la propaganda sul federalismo,
svela la sua autentica vocazione centralista e decide di
commissariare Regioni, Province e Comuni. Al posto dei
rappresentanti dei cittadini le decisioni più importanti
sulle opere pubbliche saranno assunte da commissari
governativi, che agiranno al di fuori delle procedure e
dei controlli normali. E anche qui rispunta la volontà
del Governo di sottrarsi ai controlli e alle leggi
ordinarie.
Cosa diranno gli
amministratori della Lega Nord, che a parole sono tanto
attenti al governo del territorio, al coinvolgimento
degli enti locali, al federalismo, se il commissario per
il nord Italia sarà scelto senza il consenso dei
presidenti della Lombardia e del Veneto? Che fine
faranno gli slogan come “padroni a casa nostra” quando –
leggo il testo dell’articolo 17 del decreto- “per
intervenire nelle situazioni a più elevato rischio
idrogeologico e al fine di salvaguardare la sicurezza
delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e
culturale”, cioè, nel nostro Paese, per tutti gli
interventi pubblici, gli amministratori locali,
democraticamente eletti, dovranno cedere il campo a un
commissario ministeriale?
Inoltre il Senato ha
aggiunto l’articolo 17 ter che ha peggiorato
ulteriormente il decreto perché anche la decisione sulla
localizzazione di nuove carceri viene assegnata a un
Commissario del Governo in deroga alle previsioni
urbanistiche. Nel recente passato, basta ricordare gli
stadi di calcio dei mondiali del 1990 e i piani per le
infrastrutture carcerarie, leggi identiche favorirono la
corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. Si vuole
ripetere quella triste esperienza? Con queste norme, di
fatto, il Governo priva Regioni, Province e Comuni dei
poteri e delle funzioni fondamentali per programmare e
gestire il proprio territorio. Alla faccia del
federalismo, del decentramento e del ruolo degli enti
locali.
Il terzo. L’articolo 14
autorizza il Dipartimento della protezione civile ad
assumere personale a tempo indeterminato senza procedure
concorsuali, e viola così la regola generale, sancita
dall’articolo 97 della Costituzione e dalla legislazione
in materia di pubblico impiego, che stabilisce che per
assicurare l’imparzialità e il buon funzionamento della
pubblica amministrazione i dipendenti pubblici devono
essere assunti dopo avere superato un concorso pubblico.
Anche in questo caso, ancora una volta, nel decreto c’è
una norma studiata e inserita per aggirare la legge e
per attribuire caratteri di eccezionalità alla
protezione civile. L’esperienza insegna che le
assunzioni nella pubblica amministrazione, se effettuate
sulla base di criteri speciali e fiduciari, o comunque
sottratti a procedure concorsuali trasparenti, producono
clientelismi, inefficienze, sprechi e peggiorano la
qualità dei servizi pubblici.
Il quarto. L’articolo 15
prevede che un sottosegretario di Stato presso la
presidenza del Consiglio dei ministri venga incaricato
del coordinamento degli interventi di prevenzione per
quanto riguarda la protezione civile. In questo modo si
fondono e si fanno coincidere la carica di
sottosegretario incaricato agli interventi di
prevenzione e la carica di capo dipartimento della
protezione civile. Così funzione politica e funzione
amministrativa si sovrappongono e determinano, tanto per
cambiare, un classico caso di conflitto di interessi e
di concentrazione di ruoli distinti. Il tutto in aperta
e sfacciata violazione della legge n.215 del 2004,
quella recante norme in materia di risoluzione dei
conflitti di interesse, che prevede che il titolare di
cariche di Governo, quale appunto è un sottosegretario,
nello svolgimento del proprio incarico non può ricoprire
cariche ed uffici o svolgere altre funzioni in enti di
diritto pubblico. La legge dunque stabilisce che
funzioni politiche e funzioni amministrative siano
distinte e incompatibili. Ma ecco che, per la protezione
civile, ancora una volta si costruisce l’eccezione, e la
legge viene aggirata.
Tutti questi elementi
portano al punto di partenza. Il Governo vuole che la
straordinarietà diventi la regola e vuole trasformare la
protezione civile nel soggetto, dotato di poteri
straordinari, in grado di operare in ogni ambito e in
ogni materia: dalle emergenze, ai grandi eventi, dalle
manifestazioni sportive agli incontri internazionali. Il
Governo vuole trasformare la protezione civile, nata per
prevenire e contrastare le situazioni straordinarie di
pericolo, in un soggetto che opera anche e soprattutto
nelle condizioni normali di tutti i giorni utilizzando
gli strumenti previsti per le emergenze. Così nel
recente passato si è utilizzata la protezione civile per
i mondiali di nuoto di Roma, per alcune manifestazioni
sportive, per il vertice internazionale della Maddalena,
poi spostato a L’Aquila, e la si vuole utilizzare in
futuro per costruire carceri e governare il territorio.
E questa volontà nasce da
un’idea di fondo del Governo e delle forze politiche che
lo compongono: decisioni rapide ed efficaci hanno
bisogno, secondo questa idea sbagliata e che non
condivido, che il potere sia in poche mani, sia
centralizzato e possa agire con assoluta discrezionalità
e senza controlli. Secondo questa idea, e il decreto in
discussione ne è una chiara testimonianza, le garanzie,
la divisione dei poteri, l’evidenza pubblica e la
trasparenza delle procedure sono perdite di tempo,
nemici mortali da combattere.
Ritengo che questa sia un’impostazione sbagliata che ha
prodotto e produrrà danni rilevanti alla pubblica
amministrazione. Le decisioni pubbliche, che riguardano
risorse pubbliche e il funzionamento di amministrazioni
pubbliche che rispondono agli interessi generali di una
comunità, sono più efficaci e producono risultati
migliori se sono assunte da più soggetti, se sono
sottoposte a verifiche e controlli, se avvengono sulla
base di regole ordinarie, trasparenti e note a tutti. E
questo vale a maggior ragione per i lavori pubblici e
per amministrazioni e settori delicati e importanti come
la protezione civile.
Per conoscere il testo
del provvedimento collegatevi al link
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=458380
Il provvedimento in origine avrebbe
dovuto
trasformare la Protezione civile in Spa.
Adesso tornerà al Senato per l'approvazione definitiva
Dl emergenze, via
libera della Camera ma prima il governo
va sotto tre volte
Napolitano
plaude al "positivo confronto tra maggioranza e
opposizione"
La Repubblica, 19 febbraio 2010
ROMA
- Via libera della
Camera con 282 sì, 246 no e un astenuto al decreto legge
sulle emergenze, che in origine avrebbe dovuto
trasformare la Protezione civile in Spa; il
provvedimento ora torna al Senato per l'approvazione
definitiva. Nel corso della mattinata, però, per tre
volte consecutive il governo è andato sotto: sono stati
approvati due ordini del giorno del Pd e uno dell'Udc,
sui quali il governo aveva espresso parere contrario.
Tra le principali novità, proposte dal relatore Agostino
Ghiglia (Pdl) in commissione con l'assenso del governo e
confermate dall'Aula, c'è la soppressione della Spa, che
doveva costituire una sorta di braccio operativo della
Protezione civile. Il governo è stato indeciso fino
all'ultimo se porre la fiducia per i tempi stretti (il
decreto dev'essere convertito entro il 28 febbraio) e
per evitare incidenti di percorso.
Infine è intervenuto un accordo tra maggioranza e
opposizione per sopprimere anche lo scudo giudiziario
per la gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in
Campania che già in commissione era stato limitato alla
giustizia amministrativa e civile, escludendo quella
penale. Il pressing del presidente della Camera,
Gianfranco Fini, per garantire tale intesa, ha convinto
il governo a non ricorrere alla fiducia.
Una decisione che è stata molto apprezzata dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come si
legge in una nota del Quirinale: "Il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo
compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza
e opposizione conclusosi oggi alla Camera dei Deputati
con la votazione finale sulla conversione in legge, con
modifiche, del decreto sulla Protezione Civile".
Anche il partito Democratico considera "una vittoria"
propria e di tutta l'opposizione, ma soprattutto del
Parlamento, il passaggio alla Camera del decreto
emergenze e protezione civile, ma le modifiche
introdotte non bastano per dire sì al provvedimento, ha
commentato il capogruppo Dario Franceschini, nella
dichiarazione di voto sul Dl. "Voteremo contro", ha
spiegato, perchè "avete rifiutato di distinguere per
sempre catastrofi e grandi eventi". Di fronte al rischio
corruzione, "non basta la denuncia a effetto" e prendere
come slogan "la nuova legge anticorruzione. Servono
regole giuste che garantiscono efficienza, trasparenza,
pulizia" perchè il Paese per crescere "ha bisogno di
efficienza, trasparenza e pulizia".
Il presidente della Camera Fini spiega
che
dal contestato dl che riforma il settore sparirà
l'articolo 16. Franceschini: "E' una vittoria
dell'opposizione"
"Protezione
civile, stralciata la norma sulla spa"
L'opposizione esulta:"Una nostra vittoria"
Anche Bossi si era
espresso a favore del mantenimento
del sistema attuale. Il Quirinale: non rientra tra le
competenze del Colle espimersi su atti relativi allo
stato di emergenza
La Repubblica, 15
febbraio 2010
ROMA - Nel pieno della bufera
giudiziaria, la maggioranza e il governo si preparano a
stralciare l'articolo 16 del decreto che punta alla
riorganizzazione e al riordino della Protezione civile.
E cioè quello che prevede la trasformazione in spa. Ad
annunciarlo, a margine di un incontro che si svolge nel
pomeriggio alla Luiss, il presidente della Camera
Gianfranco Fini: raggiunto dai giornalisti, risponde
alle domande sul provvedimento dicendo che la norma
verrà eliminata. E che quindi il dl "verrà completamente
depotenziato".
Intanto, dal Quirinale, si fa sapere che (in riferimento
alle affermazioni fatte da Bertolaso su Repubblica),
fonti del Quirinale fanno osservare che "non rientra in
alcun modo tra le competenze del Presidente della
Repubblica esprimersi su atti relativi a dichiarazioni
di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica
di grande evento.
Lo stop di Bossi. Sulla "riforma", del
resto, era giunto in mattinata già lo stop di Umberto
Bossi: "Abbiamo una bella Protezione civile con migliaia
di persone - aveva detto - non deve diventare una spa,
non deve sparire". Ma invece potrebbe essere Guido
Bertolaso in persona a difendere in Parlamento il
decreto: secondo quanto si apprende, dovrebbe essere
domani in mattinata alla Commissione Ambiente di
Montecitorio, dove approderà il testo.
L'opposizione esulta.
A esultare per lo stralcio, invece, è il capogruppo Pd
alla Camera, Dario Franceschini: "E' una vittoria
dell'opposizione - dichiara - e un passo indietro del
governo". Quanto all'ipotesi che il governo ponga la
fiducia, Franceschini non anticipa i tempi: "aspettiamo
le dichiarazioni ufficiali. Intanto vediamo cosa
scrivono nel maxiemendamento". Ma la retromarcia
governativa fa nascere dei dubbi nell'Idv. Il partito di
Di Pietro saluta come 'benvenuta' la frenata ma, tramite
Silvana Mura, si chiede: "Che cosa sarebbe accaduto se
nel frattempo non fosse scoppiato lo scandalo
dell'inchiesta che coinvolge proprio la Protezione
civile?". "E' grave - continua la parlamentare - che un
provvedimento, in particolare quando è emanato con la
decretazione d'urgenza, diventi improvvisamente
inopportuno perché nel frattempo sono stati scoperti
degli altarini. Ancora una volta il governo Berlusconi
viene pescato con le mani nella marmellata mentre tenta
di far passare norme opache".
E sempre oggi, in una nota, il ministro delle
Infrastrutture Altero Matteoli dichiara di essere
"estraneo all'inchiesta che riguarda la Protezione
civile ed altri soggetti incaricati di pubbliche
funzioni. Le intercettazioni pubblicate oggi sono
riferite all'annosa vicenda della costruzione della
Scuola dei Marescialli e dei Brigadieri dei Carabinieri
di Firenze risalente al 1997, che non ha attinenza
alcuna con l'inchiesta sulla Protezione civile".
Domani Bertolaso alla Camera. Il capo
della Protezione Civile verrà ascoltato domani alle
10.30 dalla Commissione Ambiente della Camera, riunita
in sede referente nell'ambito dell'esame del ddl di
conversione del decreto sulla Protezione Civile.
Emergenza continua: così funziona
il "sistema gelatinoso"
La protezione civile dell'era Bertolaso è una
multinazionale che ha gestito in due lustri dieci
miliardi
La
grande abbuffata da Pompei a padre Pio
con gli appalti riservati solo a pochi intimi
Molti privati si
sono arricchiti, così come alcune aziende che
negli anni hanno partecipato alla spartizione dei grandi
affari
di Ettore Livini
La Repubblica, 13 febbraio 2010
MILANO
- Emergenza continua. Per L'Aquila - devastata dal
terremoto - come per le bufale campane ammalate di
brucellosi. Per la drammatica esplosione di un
vagone carico di gas alla stazione di Viareggio ma
anche per il Congresso europeo delle famiglie
numerose o per le regate della Louis Vuitton Cup. La
protezione civile dell'era Bertolaso è una
multinazionale da 700 dipendenti che nei nove anni
sotto la guida del suo potentissimo
capo-dipartimento ha cambiato volto e moltiplicato
la sua potenza di fuoco. Le catastrofi e le loro
conseguenze restano, se così si può dire, il suo
core business. Ma un'escalation di ordinanze della
presidenza del Consiglio - 330 del Governo
Berlusconi dal 2001 al 2006, 46 dell'esecutivo Prodi
e più di 250 dal ritorno del Cavaliere a Palazzo
Chigi - ha portato sotto il cappello del
super-commissario degli appalti tricolori un po' di
tutto: i lavori per mettere in sicurezza gli scavi
di Pompei come i festeggiamenti per il
quattrocentesimo anniversario della nascita di San
Giuseppe da Copertino, le piscine dei mondiali di
Nuoto e persino la riesumazione delle sacre spoglie
di Padre Pio.
La fabbrica delle emergenze, vere o presunte, muove
soldi. Stanziamenti totali in due lustri: 10
miliardi. Si tratta solo di una stima, visto che
solo il 22% delle ordinanze governative quantifica
gli stanziamenti pubblici. Denaro speso a pioggia.
Senza troppi controlli. Spesso in deroga, in nome
della cultura emergenziale, a piani regolatori e a
norme di trasparenza degli appalti. Sotto lo scudo
spaziale della protezione civile - insieme a opere
necessarie come le case de L'Aquila e alle
cattedrali nel deserto della Maddalena (327 milioni
ad oggi gettati al vento) - sono finite così le
iniziative più esotiche: i provvedimenti necessari
per sistemare il traffico a Napoli, i rifiuti di
Palermo, il via vai di gondole e vaporetti a
Venezia, l'anno giubilare paolino, le rotonde per i
Mondiali di ciclismo a Varese.
Milioni su milioni
capaci di creare autentiche fortune private quasi
dal nulla. Prendiamo i bilanci delle società i cui
nomi sono emersi nell'inchiesta di Firenze. La
Anemone di Grottaferrata - che ha costruito il
palazzo delle conferenze per il mancato G8 sardo e
alcune piscine per i mondiali - ha visto il suo giro
d'affari decollare dai 10 milioni del 2007 ai 37 del
2008 "in forza - spiega la relazione di gestione del
gruppo - di appalti della pubblica amministrazione".
La fiorentina Giafi del gruppo Carducci, battuta sul
filo di lana da una società di Anemone nel maxi
appalto da 62 milioni per il Parco della Musica
nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni
d'Italia (altra pseudo-catastrofe a gestione
protezione civile) si è consolata con i lavori per
l'albergo ricavato per il G-8 dall'ex ospedale della
Maddalena. I suoi ricavi sono raddoppiati in due
anni a 88 milioni. E il bilancio racconta bene di
chi è il merito: "Il governo in carica - recita
testuale - mostra di aver preso coscienza del fatto
che bisogna colmare il gap infrastrutturale del
paese".
Un'emergenza che, come tale, va trattata dalla
Protezione civile. Con tutto il decisionismo e la
disinvoltura usciti dalle intercettazioni
telefoniche di questi giorni. Un boom di entrate
(+50% in due anni) hanno realizzato pure la Igit -
cui la Bertolaso Spa ha affidato la ristrutturazione
dell'aeroporto perugino di Sant'Egidio (25 milioni)
e quella (da 58 milioni e secretata) del carcere di
Sassari - e la Archea associati, lo studio
fiorentino dell'architetto Marco Casamonti, dalle
cui telefonate è partita l'inchiesta della
magistratura. Proprio l'inchiesta ha cominciato a
delineare lo scenario di intrecci tra gli alti
burocrati delle opere pubbliche e alcune imprese che
sono entrate in un sistema "gelatinoso" come lo ha
definito il gip nell'ordinanza: quello che ha
assicurato appalti facili e ha permesso di gonfiare
i costi dei lavori. La diversificazione ha finito
però per drenare un po' della liquidità destinata
alla gestione delle emergenze reali. Bertolaso negli
ultimi nove anni ha dovuto occuparsi dei viaggi di
Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, del congresso
eucaristico di Osimo e dei giochi del Mediterraneo.
I suoi attuatori finali come Angelo Balducci hanno
dovuto mettere la firma sotto note spese che con
l'affare delle catastrofi naturali, in apparenza,
hanno ben poco a vedere. A Pratica di Mare, per
realizzare la scenografia un po' kitsch necessaria
al successo del summit Nato-Russia del 2002, la
protezione civile ha speso 36 milioni, tra cui
74mila euro per "facchini e trasporto statue", un
milione per spuntare a regola d'arte prati e siepi e
42mila euro per i cartelli necessari alla viabilità.
Il risultato paradossale è che a furia di emergenze
farlocche rischiano di venir meno - complice lo
stato dei conti pubblici - i soldi per quelle reali.
Bertolaso ha già messo nero su bianco i suoi dubbi.
Lo stanziamento per il suo dipartimento nel 2009 è
stato "solo" di 1,6 miliardi di euro. "Soldi che non
bastano per prevenire e gestire le emergenze del
futuro", assicura il bilancio dell'ente, lamentando
il taglio del 18% dagli 1,9 miliardi disponibili
l'anno precedente. All'orizzonte incombono l'Expo
2015 in odore di commissariamento, le Olimpiadi
2020, il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Roma.
Servono nuovi soldi pubblici. Le emergenze d'oro, in
Italia, non finiscono mai.
Bersani
chiede al capo della Protezione civile di lasciare
l'incarico
"Se non lo farà da solo, lo chiederemo nelle sedi
istituzionali"
Il Pd all'attacco di
Bertolaso
"Serve chiarezza, si dimetta"
Franceschini: "Il
governo si fermi con la Spa.,
sono norme incostituzionali"
Il Pdl fa quadrato:
"I democratici seguono Di Pietro, tentativo di
linciaggio"
La Repubblica, 13
febbraio 2010
ROMA - Il
Partito democratico chiederà le dimissioni di Guido
Bertolaso, se non sarà il capo della Protezione civile a
presentarle. Come annunciato, alla luce dell'inchiesta
sui grandi appalti, l'opposizione sferra l'attacco e il
segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede le
dimissioni del capo del Dipartimento ritenendolo "un
gesto obbligato per fare chiarezza". Se non lo farà,
prosegue, "allora il Pd le chiederà, forzate, nelle sedi
istituzionali". Gli fa eco il presidente dei deputati
del partito, Dario Franceschini, che si concentra sulle
norme, che il governo vorrebbe approvare, che
trasformano la Protezione civile in società per azioni:
"Il governo si fermi, insistere è irresponsabile,
soprattutto dopo i fatti di questi giorni. Farebbero
scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità".
Sulla stessa lunghezza d'onda l'Idv, mentre l'Udc usa
toni più cauti sulla vicenda Bertolaso. Alle invettive
dell'opposizione, la maggioranza risponde facendo
quadrato intorno al capo della Protezione civile.
"Protezione civile ormai ingovernabile".
''Si è creata una situazione - osserva Bersani, a
Perugia per il Congresso dell'Arcigay - che non
consente un buon governo, in condizioni di serenità e di
tranquillità, del sistema della Protezione civile''. Poi
spiega che fino a questo momento il Pd non aveva ancora
chiesto le dimissioni del capo del Dipartimento "perché
sul piano personale sarà la magistratura a determinare i
gradi di responsabilità, però penso che si sia creata
una situazione oggettiva''.
"Non credo che i magistrati si vergognino".
Il leader del Pd si sofferma anche sulle parole
pronunciate nei giorni scorsi da esponenti della
maggioranza e dallo stesso presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi ("i magistrati si devono vergognare"):
"Pretendere che si smetta con questi toni ormai pare
inutile. Ma credo che i magistrati non si vergognino.
Ormai siamo abituati a queste sparate inqualificabili,
ci siamo mitridatizzati. Bisogna che ciascuno,
nonostante queste sparate, faccia tranquillamente il suo
mestiere. Certamente la magistratura lo farà e lo farà
per bene".
Franceschini: "Incostituzionali le norme sulla
Spa". Quanto alla trasformazione della
Protezione civile in Spa., Franceschini insiste: si
tratta di "norme incostituzionali - dice - perché
introducono addirittura il divieto di avviare azioni
giudiziarie di ogni tipo nei confronti delle gestioni
commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede
il comma 5 dell'articolo 3 del decreto. E' proprio lo
straordinario sistema di efficienza, volonariato e
organizzazione delle protezioni civili che non merita di
essere trascinato in una prospettiva priva di ogni
trasparenza e garanzia". "Le voci critiche che si stanno
levando anche nella maggioranza - continua - confermano
che è possibile bloccare quelle norme. Se questa scelta
non avverrà nelle prossime ore, e a maggior ragione se
il governo decidesse di porre la fiducia, la maggioranza
sappia che siamo pronti ad una battaglia parlamentare
durisima per eliminare quelle norme e impedire la
conversione del decreto".
Parisi: "Serve una commissione d'inchiesta".
Sempre dal Pd, Arturo Parisi chiede una commissione
parlamentare di inchiesta sulla Protezione civile. "Il
compito della magistratura - spiega - è indagare sul
comportamento e le responsabilità delle persone.
Indagare sul funzionamento delle istituzioni è invece
compito del Parlamento. Le domande sollevate dal caso
che si è aperto chiedono risposte urgenti". E poi
osserva che "l'era dell'innocenza garantita per legge è
terminata. Non possiamo tuttavia permetterci che si apra
un'era segnata all'opposto dal sospetto permanente.
Mentre attendiamo le conclusioni dell'azione
giudiziaria, è urgente che il Parlamento faccia sentire
la sua voce".
Idv: "La Spa è uno scandalo". Contro la
privatizzazione della Protezione civile anche Massimo
Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera:
"E' uno scandalo e serve solo a rafforzare un sistema di
potere. Deve tornare alla sua mission originaria, di
gestione delle emergenze. Il governo deve assumersi
tutte le sue responsabilità nella vicenda e Bertolaso
deve dimettersi".
Casini: "Non decapitiamo chi serve il Paese".
"La storia non è edificante, ma se siamo gente seria
prima di decapitare le persone che hanno servito il
Paese dobbiamo pensarci non una, ma dieci volte". Lo
sostiene il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Bertolaso
ha fatto tanto per una Protezione civile che oggi è
invidiata nel mondo ed è una persona che ha dimostrato
una grandissima competenza sulle emergenze - ricorda
Casini - Certamente qualcosa non è andato per il verso
giusto: le indagini facciano allora il loro corso per
far emergere tutta la stortura di corruttela che
eventualmente ci fosse dietro Bertolaso".
Calderoli: "Il Pd partito gelatinoso".
Per il ministro Roberto Calderoli "la richiesta di
dimissioni di Bertolaso da parte di Bersani e del
Partito democratico purtroppo sono la dimostrazione che
non sono un partito né di opposizione né di governo, ma
soltanto un partito gelatinoso, che rischia di implodere
dopo le elezioni regionali. E questo lo affermo con
sincera preoccupazione, perché so che senza
l'opposizione le vere riforme si rischia di non poterle
fare".
Cicchitto e Matteoli: "Bertolaso resti.
Tentativo di linciaggio". Contro Bertolaso "è
in atto un tentativo di linciaggio assolutamente
indecente ed incivile da parte di tutta la sinistra,
bersani compreso", sottolinea Fabrizio Cicchitto,
presidente dei deputati Pdl, mentre il ministro delle
Infrastrutture Altero Matteoli afferma che "Bertolaso
deve restare alla guida della Protezione civile perché
ha dimostrato di essere professionalmente capace ed
efficiente". Anche Matteoli critica il segretario del Pd:
"Bersani con la sua uscita dimostra ancora una volta di
essere condizionato e purtroppo eterodiretto dal partito
dei giustizialisti, Di Pietro in testa. Noi invece da
garantisti, crediamo nella buona fede e nei
comportamenti corretti di Bertolaso".
Bondi: "Bersani segue Di Pietro". Anche
secondo Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, la richiesta
di Bersani dimostra come abbia deciso di adottare la
posizione demagogica del leader dell'Idv: "Di Pietro
chiede le dimissioni di Bertolaso e Bersani a distanza
di qualche ora immancabilmente segue la linea truculenta
e demagogica" dell'ex pm. "Possibile - aggiunge Bondi -
che una sinistra che voglia essere riformista, seria e
responsabile non abbia la forza di esprimere parole
diverse da quelle pronunciate da Di Pietro, soprattutto
in riferimento ai meriti di fronte all'Italia di un
galantuomo come Guido Bertolaso?".
La Russa: "Dl si può modificare in Parlamento".
Un'apertura sulla trasformazione in Spa della Protezione
civile arriva dal ministro della Difesa, Ignazio La
Russa: "Non c'è niente di strano se rimanesse così
com'è, ma tutti i provvedimenti possono subire modifiche
in Parlamento che è sovrano".
D'Addario: "Sesso in dono? Non mi stupisco".
Anche Patrizia D'Addario dice la sua sulla vicenda che
riguarda il capo della Protezione civile: "Bertolaso?
Non mi stupisco", afferma la ex escort. "E' un vizio
italiano - aggiunge - e se la magistratura andrà fino in
fondo, questo costume emergerà con chiarezza". La
D'Addario dice di non conoscere il capo della Protezione
civile: "Non l'ho mai incontrato, neppure quando
frequentavo Palazzo Grazioli".
Protezione Civile
un intreccio da spezzare
da
www.partitodemocratico.it
Niente fiducia sul ddl
emergenze: oggi si votano gli emendamenti e poi si va
verso il voto finale a Montecitorio.
Il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini
aveva appena illustrato i termini dell'intesa tra gli
schieramenti per evitare il ricorso alla fiducia quando
il ministro Elio Vito ma anche il capogruppo della Lega
Roberto Cota hanno messo le mani davanti: "Non sappiamo
o no se il governo metterà la fiducia".
Fini ha chiesto: "La ponete o no la questione di
fiducia?". E davanti al non lo sappiamo dei due ha
spiegato che si andrà avanti senza tempi con
un'applicazione del regolamento. Il che vuol dire che il
voto finale è destinato ad allungarsi nei prossimi
giorni, mettendo a rischio il decreto milleproroghe che
era previsto in aula lunedì 22 e che scade il 28
febbraio.
Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani è soddisfatto:
"Se non metteranno la fiducia, se toglieranno la
Protezione civile Spa e lo scudo, è una vittoria
dell'iniziativa dell'opposizione".
"Quello che sta avvenendo alla Camera dimostra che siamo
stati capaci di fare, prima al Senato e poi a
Montecitorio, una giusta e sacrosanta battaglia- afferma
Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD di Palazzo
Madama - la cancellazione della SPA e dello scudo ed il
voto senza la fiducia sono la dimostrazione che anche
nella maggioranza si sono resi conto che il ddl
Emergenze era sbagliato e pericoloso.Al Senato la
maggioranza ha voluto forzare ma poi ha dovuto fare i
conti con l'evidenza e la forza degli argomenti
dell'opposizione. Faccio i complimenti ai deputati del
PD e delle altre forze di opposizione che hanno
continuato al meglio la battaglia che qui al Senato
avevamo cominciato. L'ottusità e la protervia che la
maggioranza e il governo avevano dimostrato al Senato è
stata battuta alla Camera. E' il segno che le cose
possono, con la costanza delle nostre posizioni,
cambiare".
Una situazione davvero paradossale. Nel bene e nel male
la Protezione Civile è al centro di tutta l'attenzione
dell'opinione pubblica italiana. Al Parlamento si
preannuncia battaglia sulle sue sorti amministrative con
il passaggio da ente pubblico a ente privato con
finanziamento pubblico; Guido Bertolaso primeggia su
tutti i media per le questioni riguardanti appalti
“facili”, intrattenimenti erotici, richiesta di
dimissioni e lettere agli operatori e volontari della Pc;
l'incubo per i calabresi che vedono scomparire case e la
propria vita nelle spaventose frane degli ultimi giorni.
Tutto questo non significa mettere troppa carne al fuoco
perché è tutto sottilmente collegato. La Protezione
civile è in enorme affanno perché troppo legata alla
figura di Guido Bertolaso. Una sorta di patto di
paternità che fa in modo che senza l'uno non esiste
l'altro. È questo il grande paradosso. I meriti di
Bertolaso e della Protezione civile non possono essere
dimenticati ma questo non può significare che se
Bertolaso si dimette finisce definitivamente la
Protezione civile.
La Camera dei deputati sembra non sarà il luogo della
30esima richiesta di fiducia da parte del governo sul
decreto Protezione civile. L'esecutivo e la maggioranza,
in evidente difficoltà dopo i recenti scandali legati a
corruzione, affarismo e imprenditori senza scrupoli,
hanno fatto un passo indietro stralciando dal decreto il
passaggio in società per azioni e ora sembrano capire
che anche così non può bastare. Se per la differenza tra
gli schieramenti formalmente è nella stesura di un
testo, nella sostanza c'è un abisso. Il Pd ha chiesto
che si definisca in modo chiaro e univoco la differenza
tra gestione di emergenze e di grandi eventi.
Come si può attirare l'attenzione di un governo cieco se
non chiedendo di parlare – tutti i deputati del Pd –
nell'unico luogo dove “dovrebbero” nasce le leggi che
regolano la vita della nazione? Proprio in quel
Parlamento che ora è diventato un luogo di ratifica e di
conta di numeri è quelloc he hanno fatto i nostri
deputati. Come non farlo alla luce di tutti gli appalti
truccati, della corruzione di affaristi nella
ricostruzione dell'Aquila come si può equiparare
l'America's Cup di vela e il terremoto in Abruzzo?
Ovvero il Giro d'Italia di ciclismo e le frane in
Calabria? La differenza è gigantesca. Qualcuno della
maggioranza se n'è accorto?
L'importanza della Protezione civile per il paese non
deve ridursi alla presenza o meno di Bertolaso. Il suo
ruolo strategico non può definirsi nella sola difesa ad
oltranza del suo capo. La Calabria non può rimanere
isolata se Bertolaso non può andarci. E non bastano
lettere aperte o promesse che tutti i fondi pattuiti
verranno effettivamente versati quando della non
straordinaria dotazione finanziaria del 2009, circa 250
milioni, destinati agli interventi di prevenzione del
rischio idrogeologico, non è stato speso neppure un
euro.
Allora andare avanti a colpi di fiducia non basterà.
"Ho letto la lettera del dott. Bertolaso. Lui si
definisce un alluvionato. A parte altre considerazioni
che potrebbero farsi sul paragone con gli alluvionati
veri , a me pare invece che nella lettera lui sia
esondante". Lo ha dichiarato Anna Finocchiaro,
Presidente del gruppo PD a Palazzo Madama, commentando
la lettera aperta di Bertolaso agli operatori e ai
volontari della Protezione civile. "E comunque continuo
a ritenere che un gesto di sobrietà, piuttosto che una
lettera aperta, avrebbe meglio gratificato gli uomini e
le donne della protezione civile, in particolare coloro
che hanno lavorato e lavorano volontariamente a fianco
del dott. Bertolaso per portare soccorso a popolazioni
colpite da catastrofi naturali" ha concluso Anna
Finocchiaro.
“Buon gusto e garbo istituzionale, merce rara di questi
tempi, consiglierebbero di rimuovere quanto prima dal
sito della protezione civile la lettera di Bertolaso
sulle vicende giudiziarie e mediatiche che lo vedono
coinvolto”. Lo sostiene il capogruppo del Pd nella
commissione Affari costituzionali della Camera,
Gianclaudio Bressa, che spiega: “quella lettera è molto
grave e dovrebbe far riflettere. L’uso privato di uno
spazio pubblico è di per se deprecabile tanto più se
contiene una delegittimazione delle istituzioni
repubblicane. Penso al passaggio in cui Bertolaso dice
che oggi dovrebbe essere in Calabria, sul fronte della
frane, e non in Parlamento a discutere di “un falso”,
come la privatizzazione della Protezione Civile, che
dichiara di non aver mai voluto e proposto. La mancanza
di rispetto nei confronti del Parlamento - che sarebbe
impegnato in una “battaglia democratica” del tutto
inventata - non è accettabile da chi vuole esercitare
due funzioni che devono restare distinte e separate,
quella di indirizzo politico che appartiene alla figura
di Bertolaso sottosegretario e quella di gestione
amministrativa di Bertolaso capo dipartimento”.
“Dalla P.A alla SPA si potrebbe dire con uno slogan. Sì
perché la partita che si sta giocando sulla Protezione
Civile e nella quale questo disegno di legge avrebbe
svolto un ruolo strategico, è quella della continua,
progressiva, pervasiva aziendalizzazione della pubblica
amministrazione. Con lo scopo, apparente, di renderla
più efficiente ma con lo scopo reale di renderla più
funzionale, obbediente e docile ad una ben stretta
cerchia di affiliati. Altro che bene comune!”.
Così la vicepresidente del gruppo PD alla Camera, Rosa
Villecco Calipari, intervenendo nell’aula di
Montecitorio dov’è in discussione il decreto legge sulla
Protezione Civile.
La vicepresidente dei deputati democratici ha voluto
ricordare la creazione di Difesa Spa, inserita nella
Finanziaria 2010: “Una holding - ha spiegato Calipari -
che potrà spendere ogni anno tra i 3 e i 5 miliardi di
euro senza rispondere al Parlamento o ad organismi
neutrali, con un patrimonio di immobili ‘da valorizzare’
pari a 4 miliardi. Stessa tecnica e stessa procedura -
ha detto - per la prova generale di una strategia molto
più ampia: lo smantellamento dello Stato creando potere
al di fuori di ogni tipo di controllo, sia parlamentare
che giuridico, con una logica della deroga permanente
che, come si è visto, produce discrezionalità, opacità e
negazione della libera concorrenza”.
"I gruppi del Pd, Udc e Idv hanno già dichiarato la
disponibilità a ridurre a 40 il numero degli emendamenti
al decreto Protezione civile, ma il governo, come si
evince dalle parole del capogruppo Pdl Calla Camera non
ha alcuna intenzione di rinunciare al voto di fiducia.
Non cerchi scuse, però l’onorevole Cicchitto, non si
aggrappi a ostruzionismi inesistenti per coprire
l’ennesimo atto di arroganza di questo esecutivo
incapace di fermarsi di fronte allo sconcerto e alla
rabbia che questa per una volta sono usciti dalle aule
parlamentari e sono palpabili nell’opinione pubblica,
nel Paese”. Così Michele Ventura, vicepresidente vicario
dei depurati del PD.
_______________________________________
Interrogazione
presentata dall'On. Naccarato
Diritti delle coppie di
coniugi stranieri in Italia
Camera dei Deputati, 18 febbraio
2010
 Al
Ministro dell'interno.
Per sapere - premesso che:
la legge n. 218 del 31 maggio 1995 recante «Riforma del
sistema italiano di diritto internazionale privato»,
all'articolo 30, prevede che i rapporti patrimoniali tra
coniugi stranieri siano regolati dalla legge nazionale
comune se entrambi i coniugi hanno la stessa
nazionalità. In caso contrario, in mancanza della
medesima cittadinanza, la suddetta legge prevede che
tali rapporti siano regolati dalla legge dello Stato nel
quale la vita matrimoniale è prevalentemente
localizzata;
la legge sopra richiamata, sempre all'articolo 30,
prevede la possibilità per i cittadini stranieri
coniugati e regolarmente residenti in Italia di
stipulare una convenzione al fine di eleggere la legge
italiana quale legge applicabile ai propri rapporti
patrimoniali;
tale soluzione risulta particolarmente gradita sia ai
cittadini stranieri interessati sia ai cittadini
italiani che intrattengono rapporti con essi;
secondo la normativa vigente per rendere opponibile a
terzi questa convenzione è necessario darle adeguata
pubblicità. In particolare l'articolo 162 del codice
civile, applicabile nel caso di elezione della legge
italiana da parte degli stranieri residenti, prevede che
le convenzioni tra coniugi possano essere opponibili a
terzi solo se formalmente trascritte a margine dell'atto
di matrimonio;
inoltre, come previsto dall'articolo 19 del decreto del
Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 -
regolamento dello stato civile, nel caso in cui il
matrimonio sia celebrato all'estero, è necessario
trascrivere preventivamente l'atto, legalizzato e
tradotto, nell'apposito registro degli atti di stato
civile del comune in cui i coniugi stranieri risiedono.
Successivamente, come prevede l'articolo 69, comma 1,
lettera b), del suddetto decreto del Presidente della
Repubblica n. 396 del 2000, la convenzione dovrebbe
essere ufficialmente trascritta a margine dell'atto di
matrimonio e così resa opponibile nei confronti di
terzi;
nella prassi, però, l'annotazione della convenzione a
margine dell'atto di matrimonio è negata ai richiedenti
sulla base della circolare del Ministero dell'interno n.
2 del 26 marzo 2001, nota come «circolare maicel».
Infatti tale circolare, sulla base di un'interpretazione
dell'articolo 19 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 396 del 2000, contrasta con il contenuto
normativo dell'articolo 30 della legge n. 218 del 1995;
tale situazione impedisce di dare adeguata pubblicità e
quindi di rendere opponibile di fronte a terzi la
convenzione tra coniugi stranieri per la scelta della
legge italiana quale legge di regolazione dei loro
rapporti economici, tenuto conto che gli ufficiali di
stato civile - ai sensi dell'articolo 9 del decreto del
Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 - sono
tenuti a uniformarsi alle istruzioni impartite dal
Ministero;
molti tribunali italiani si sono pronunciati contro la
prassi imposta dal Ministero. In particolare la corte
d'appello di Venezia, con la sentenza n. 112/2009 V.G.
del 23 marzo 2009, ha ordinato ad un ufficiale di stato
civile del comune di Padova di procedere all'annotazione
a margine dell'atto di matrimonio tra due cittadini
rumeni legalmente residenti in Italia, giudicando di
fatto illegittima la posizione del Ministero
dell'interno;
alla luce della richiamata sentenza della corte
d'appello di Venezia, che segue molte altre sentenze
dello stesso genere, è necessario provvedere ad una
modifica della normativa in vigore, tenuto conto del
fatto che le pronunce giudiziarie nell'ordinamento
italiano hanno valore solo in relazione ai casi a cui si
riferiscono -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti
e quali iniziative intenda porre in essere per
modificare la normativa ministeriale vigente e
consentire adeguata pubblicità alle convenzioni tra
coniugi per la scelta della legge italiana, quale legge
di regolazione dei loro rapporti economici, così come
prevede la legge n. 218 del 1995 al fine di
salvaguardare in tal modo i diritti propri degli
stranieri residenti in Italia
_______________________________________
Partecipate
all'inziativa pubblica

_______________________________________
Partecipate all'inziativa
pubblica

_______________________________________
APPUNTAMENTI
LUNEDI
22 FEBBRAIO
ORE 18.00 PRESSO LA SALA "CADUTI DI NASSIRIJA", PIAZZA
CAPITANIATO
(SOTTO LA TORRE DELL'OROLOGIO)
INIZIATIVA PUBBLICA: LE PROPOSTE
DEL PD PER UNA GIUSTIZIA EFFICIENTE"
ORE 21.00 PRESSO LA SALA CONSILIARE DI PIAZZOLA
SUL BRENTA (PD)
INIZIATIVA PUBBLICA: IL
FEDERALISMO TRADITO"
visita il sito
www.alessandronaccarato.it
mail:
info@alessandronaccarato.it - tel 049660544 fax
0498753610
|