home pageBiografiaAgendaRassegna stampaIn ParlamentoContattaci

Stampa

Protezione poco civile
Il Mattino di Padova, 17 febbraio 2010

Nei prossimi giorni la Camera discuterà il decreto legge sulla protezione civile e mi auguro che il buon senso e la decenza inducano il Governo a ritirare il provvedimento o che in Parlamento si formi una maggioranza per modificarlo in profondità.
Il decreto contiene due evidenti violazioni della Costituzione. Introduce l’immunità civile e penale per le strutture commissariali fino al 31 gennaio 2011 in aperto contrasto con il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e con l’articolo 113 della Costituzione che stabilisce che «contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa».
Il decreto poi consente al ministro dell’Ambiente di nominare tre commissari straordinari, uno al nord, uno al centro e uno al sud, per intervenire sul rischio idrogeologico senza tenere conto delle Regioni che sono competenti in materia. A parte il fatto che il dissesto idrogeologico non è un’emergenza ma è la condizione abituale di buona parte del Paese e richiederebbe interventi strutturali, l’articolo 117 assegna alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni il governo del territorio. Cosa diranno i leghisti se il commissario per il nord Italia sarà scelto senza il consenso dei presidenti della Lombardia e del Veneto? Inoltre anche la decisione sulla localizzazione di nuove prigioni viene assegnata a un Commissario del Governo in deroga alle previsioni urbanistiche. Nel recente passato, basta ricordare gli stadi di calcio dei mondiali del 1990 e i piani per le infrastrutture carcerarie, leggi identiche favorirono la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. Si vuole ripetere quella triste esperienza? Con queste norme, di fatto, il Governo priva Regioni, Province e Comuni dei poteri e delle funzioni fondamentali per programmare e gestire il proprio territorio. Alla faccia del federalismo, del decentramento e del ruolo degli enti locali. C’è infine l’aspetto più grave del decreto: la volontà del Governo di trasformare la protezione civile, nata per prevenire e contrastare le situazioni straordinarie di pericolo, in un soggetto che opera soprattutto nelle condizioni normali di tutti i giorni. Così nel recente passato si è utilizzata la protezione civile per i mondiali di nuoto di Roma, per alcune manifestazioni sportive, per il vertice internazionale della Maddalena, poi spostato a L’Aquila, e la si vuole utilizzare in futuro per costruire carceri e governare il territorio. Insomma il Governo vuole che la straordinarietà diventi la regola.
Nella straordinarietà si violano le leggi ordinarie: si realizzano opere in deroga ai piani urbanistici e in violazione delle norme sugli appalti e sulla concorrenza, si assume nella pubblica amministrazione personale a tempo indeterminato senza concorso. In sostanza la protezione civile, se il decreto non sarà ritirato o modificato, diventerà il luogo nel quale la straordinarietà giustificherà l’illegalità e il disprezzo delle regole. L’esatto contrario di ciò che serve al nostro Paese: tornare in una situazione di normalità e di rispetto della legge.

L'intervento dell'On. Naccarato
Protezione Civile:
tornare alla normalità
Camera dei Deputati, 17 febbraio 2010


Signor Presidente,

Il buon senso e la decenza dovrebbero indurre il Governo a ritirare il provvedimento. Poiché ciò, almeno per ora, non sta accadendo i gruppi parlamentari dovrebbero, attraverso l’approvazione di molti degli emendamenti presentati dal partito democratico, e attraverso un confronto aperto e costruttivo, trovare un accordo per modificare il provvedimento in profondità. Oltre alle inchieste giudiziarie in corso, che stanno svelando un’impressionante sequenza di fatti criminosi commessi proprio da persone legate alla protezione civile ai danni della pubblica amministrazione, ci sono numerosi punti critici che meritano un approfondimento. Il Governo, sollecitato dalle polemiche e dalle forze di opposizione, ha già eliminato la trasformazione della protezione civile in spa ma non basta.

Innanzitutto c’è un grave errore di forma: non sussistono le condizioni costituzionali e normative per ricorrere al decreto legge perché non siamo in una situazione di necessità e urgenza e mancano l’omogeneità e la specificità per materia. L’atto infatti è nato con l’obiettivo di chiudere l’emergenza rifiuti in Campania e si occupa di moltissime questioni eterogenee e generiche: terremoto in Abruzzo, immondizia, termovalorizzatori, dissesto idrogeologico, personale, carceri. Addirittura il titolo del decreto parla di “disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo”. La situazione di emergenza c’è oppure no? Il provvedimento, fin dal titolo, serve a chiudere le emergenze, a superarle e a tornare alla normalità. E allora perché ricorrere a un decreto legge? Dove sono le ragioni di necessità e urgenza? Già questo aspetto di forma, che nella vita democratica e parlamentare diventa sostanza, lascia intuire le finalità del Governo: trasformare la normalità in emergenza e quindi ricorrere sempre a provvedimenti straordinari. E tutto ciò serve per sottrarre alle regole e ai controlli ordinari l’operato del Governo e della Protezione civile.

L’Esecutivo vuole che la straordinarietà diventi la regola. Questo è un punto pericolosissimo perché nella straordinarietà si realizzano opere in deroga ai piani urbanistici e in contrasto con le norme sugli appalti e sulla concorrenza, nella straordinarietà si assume nella pubblica amministrazione personale a tempo indeterminato senza concorso; insomma nella straordinarietà. é più facile violare le leggi. In sostanza la protezione civile, se il decreto non sarà ritirato o modificato, diventerà il luogo nel quale la straordinarietà giustificherà l’illegalità e il disprezzo delle regole. L’esatto contrario di ciò che serve al nostro Paese: tornare in una situazione di normalità e di rispetto della legge.

Nel merito il decreto contiene alcune evidenti violazioni della Costituzione e delle norme che prevedono l’imparzialità della pubblica amministrazione. Mi limiterò, nel corso di questo intervento, a individuare i principali punti critici.

Il primo. Il decreto, all’articolo 3, introduce  l’immunità civile e amministrativa, nella versione approvata dal Senato c’era anche l’immunità penale, per le strutture commissariali fino al 31 gennaio 2011 in aperto contrasto con il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e con l’articolo 113 della Costituzione che stabilisce che “contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa”.

Il secondo. Il decreto, all’articolo 17, consente al Ministro dell’ambiente di nominare tre commissari straordinari, uno al nord, uno al centro e uno al sud, per intervenire sul rischio idrogeologico senza tenere conto delle Regioni che sono competenti in materia. A parte il fatto che il dissesto idrogeologico non è un’emergenza ma è la condizione abituale di buona parte del Paese, l’articolo 117 assegna alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni il governo del territorio. Il Governo, messa in soffitta e accantonata la propaganda sul federalismo, svela la sua autentica vocazione centralista e decide di commissariare Regioni, Province e Comuni. Al posto dei rappresentanti dei cittadini le decisioni più importanti sulle opere pubbliche saranno assunte da commissari governativi, che agiranno al di fuori delle procedure e dei controlli normali. E anche qui rispunta la volontà del Governo di sottrarsi ai controlli e alle leggi ordinarie.

Cosa diranno gli amministratori della Lega Nord, che a parole sono tanto attenti al governo del territorio, al coinvolgimento degli enti locali, al federalismo, se il commissario per il nord Italia sarà scelto senza il consenso dei presidenti della Lombardia e del Veneto? Che fine faranno gli slogan come “padroni a casa nostra” quando – leggo il testo dell’articolo 17 del decreto- “per intervenire nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale”, cioè, nel nostro Paese, per tutti gli interventi pubblici, gli amministratori locali, democraticamente eletti, dovranno cedere il campo a un commissario ministeriale?

Inoltre il Senato ha aggiunto l’articolo 17 ter che ha peggiorato ulteriormente il decreto perché anche la decisione sulla localizzazione di nuove carceri viene assegnata a un Commissario del Governo in deroga alle previsioni urbanistiche. Nel recente passato, basta ricordare gli stadi di calcio dei mondiali del 1990 e i piani per le infrastrutture carcerarie, leggi identiche favorirono la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. Si vuole ripetere quella triste esperienza? Con queste norme, di fatto, il Governo priva Regioni, Province e Comuni dei poteri e delle funzioni fondamentali per programmare e gestire il proprio territorio. Alla faccia del federalismo, del decentramento e del ruolo degli enti locali.

Il terzo. L’articolo 14 autorizza il Dipartimento della protezione civile ad assumere personale a tempo indeterminato senza procedure concorsuali, e viola così la regola generale, sancita dall’articolo 97 della Costituzione e dalla legislazione in materia di pubblico impiego, che stabilisce che per assicurare l’imparzialità e il buon funzionamento della pubblica amministrazione i dipendenti pubblici devono essere assunti dopo avere superato un concorso pubblico. Anche in questo caso, ancora una volta, nel decreto c’è una norma studiata e inserita per aggirare la legge e per attribuire caratteri di eccezionalità alla protezione civile. L’esperienza insegna che le assunzioni nella pubblica amministrazione, se effettuate sulla base di criteri speciali e fiduciari, o comunque sottratti a procedure concorsuali trasparenti, producono clientelismi, inefficienze, sprechi e peggiorano la qualità dei servizi pubblici.

Il quarto. L’articolo 15 prevede che un sottosegretario di Stato presso la presidenza del Consiglio dei ministri venga incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione per quanto riguarda la protezione civile. In questo modo si fondono e si fanno coincidere la carica di sottosegretario incaricato agli interventi di prevenzione e la carica di capo dipartimento della protezione civile. Così  funzione politica e funzione amministrativa si sovrappongono e determinano, tanto per cambiare, un classico caso di conflitto di interessi e di concentrazione di ruoli distinti. Il tutto in aperta e sfacciata violazione della legge n.215 del 2004, quella recante norme in materia di risoluzione dei conflitti di interesse, che prevede che il titolare di cariche di Governo, quale appunto è un sottosegretario, nello svolgimento del proprio incarico non può ricoprire cariche ed uffici o svolgere altre funzioni in enti di diritto pubblico. La legge dunque stabilisce che funzioni politiche e funzioni amministrative siano distinte e incompatibili. Ma ecco che, per la protezione civile, ancora una volta si costruisce l’eccezione, e la legge viene aggirata.

Tutti questi elementi portano al punto di partenza. Il Governo vuole che la straordinarietà diventi la regola e vuole trasformare la protezione civile nel soggetto, dotato di poteri straordinari, in grado di operare in ogni ambito e in ogni materia: dalle emergenze, ai grandi eventi, dalle manifestazioni sportive agli incontri internazionali. Il Governo vuole trasformare la protezione civile, nata per prevenire e contrastare le situazioni straordinarie di pericolo, in un soggetto che opera anche e soprattutto nelle condizioni normali di tutti i giorni utilizzando gli strumenti previsti per le emergenze. Così nel recente passato si è utilizzata la protezione civile per i mondiali di nuoto di Roma, per alcune manifestazioni sportive, per il vertice internazionale della Maddalena, poi spostato a L’Aquila, e la si vuole utilizzare in futuro per costruire carceri e governare il territorio.

E questa volontà nasce da un’idea di fondo del Governo e delle forze politiche che lo compongono: decisioni rapide ed efficaci hanno bisogno, secondo questa idea sbagliata e che non condivido, che il potere sia in poche mani, sia centralizzato e possa agire con assoluta discrezionalità e senza controlli. Secondo questa idea, e il decreto in discussione ne è una chiara testimonianza, le garanzie, la divisione dei poteri, l’evidenza pubblica e la trasparenza delle procedure sono perdite di tempo,  nemici mortali da combattere.
Ritengo che questa sia un’impostazione sbagliata che ha prodotto e produrrà danni rilevanti alla pubblica amministrazione. Le decisioni pubbliche, che riguardano risorse pubbliche e il funzionamento di amministrazioni pubbliche che rispondono agli interessi generali di una comunità, sono più efficaci e producono risultati migliori se sono assunte da più soggetti, se sono sottoposte a verifiche e controlli, se avvengono sulla base di regole ordinarie, trasparenti e note a tutti. E questo vale a maggior ragione per i lavori pubblici e per amministrazioni e settori delicati e importanti come la protezione civile.

 

Per conoscere il testo del provvedimento collegatevi al link

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=458380

 

Il provvedimento in origine avrebbe dovuto
trasformare la Protezione civile in Spa.
Adesso tornerà al Senato per l'approvazione definitiva
Dl emergenze, via libera della Camera ma prima il governo
va sotto tre volte

Napolitano plaude al "positivo confronto tra maggioranza e opposizione"

La Repubblica, 19 febbraio 2010
 

ROMA -  Via libera della Camera con 282 sì, 246 no e un astenuto al decreto legge sulle emergenze, che in origine avrebbe dovuto trasformare la Protezione civile in Spa; il provvedimento ora torna al Senato per l'approvazione definitiva. Nel corso della mattinata, però, per tre volte consecutive il governo è andato sotto: sono stati approvati due ordini del giorno del Pd e uno dell'Udc, sui quali il governo aveva espresso parere contrario.
Tra le principali novità, proposte dal relatore Agostino Ghiglia (Pdl) in commissione con l'assenso del governo e confermate dall'Aula, c'è la soppressione della Spa, che doveva costituire una sorta di braccio operativo della Protezione civile. Il governo è stato indeciso fino all'ultimo se porre la fiducia per i tempi stretti (il decreto dev'essere convertito entro il 28 febbraio) e per evitare incidenti di percorso.
Infine è intervenuto un accordo tra maggioranza e opposizione per sopprimere anche lo scudo giudiziario per la gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Campania che già in commissione era stato limitato alla giustizia amministrativa e civile, escludendo quella penale. Il pressing del presidente della Camera, Gianfranco Fini, per garantire tale intesa, ha convinto il governo a non ricorrere alla fiducia.
Una decisione che è stata molto apprezzata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come si legge in una nota del Quirinale: "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione conclusosi oggi alla Camera dei Deputati con la votazione finale sulla conversione in legge, con modifiche, del decreto sulla Protezione Civile".

Anche il partito Democratico considera "una vittoria" propria e di tutta l'opposizione, ma soprattutto del Parlamento, il passaggio alla Camera del decreto emergenze e protezione civile, ma le modifiche introdotte non bastano per dire sì al provvedimento, ha commentato il capogruppo Dario Franceschini, nella dichiarazione di voto sul Dl. "Voteremo contro", ha spiegato, perchè "avete rifiutato di distinguere per sempre catastrofi e grandi eventi". Di fronte al rischio corruzione, "non basta la denuncia a effetto" e prendere come slogan "la nuova legge anticorruzione. Servono regole giuste che garantiscono efficienza, trasparenza, pulizia" perchè il Paese per crescere "ha bisogno di efficienza, trasparenza e pulizia".

 

Il presidente della Camera Fini spiega che
dal contestato dl che riforma il settore sparirà l'articolo 16. Franceschini: "E' una vittoria dell'opposizione"
"Protezione civile, stralciata la norma sulla spa"
L'opposizione esulta:"Una nostra vittoria"
Anche Bossi si era espresso a favore del mantenimento
del sistema attuale. Il Quirinale: non rientra tra le competenze del Colle espimersi su atti relativi allo stato di emergenza

La Repubblica, 15 febbraio 2010

ROMA - Nel pieno della bufera giudiziaria, la maggioranza e il governo si preparano a stralciare l'articolo 16 del decreto che punta alla riorganizzazione e al riordino della Protezione civile. E cioè quello che prevede la trasformazione in spa. Ad annunciarlo, a margine di un incontro che si svolge nel pomeriggio alla Luiss, il presidente della Camera Gianfranco Fini: raggiunto dai giornalisti, risponde alle domande sul provvedimento dicendo che la norma verrà eliminata. E che quindi il dl "verrà completamente depotenziato".
Intanto, dal Quirinale, si fa sapere che (in riferimento alle affermazioni fatte da Bertolaso su Repubblica),
fonti del Quirinale fanno osservare che "non rientra in alcun modo tra le competenze del Presidente della Repubblica esprimersi su atti relativi a dichiarazioni di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica di grande evento.
Lo stop di Bossi. Sulla "riforma", del resto, era giunto in mattinata già lo stop di Umberto Bossi: "Abbiamo una bella Protezione civile con migliaia di persone - aveva detto - non deve diventare una spa, non deve sparire". Ma invece potrebbe essere Guido Bertolaso in persona a difendere in Parlamento il decreto: secondo quanto si apprende, dovrebbe essere domani in mattinata alla Commissione Ambiente di Montecitorio, dove approderà il testo.
L'opposizione esulta. A esultare per lo stralcio, invece, è il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini:  "E' una vittoria dell'opposizione - dichiara - e un passo indietro del governo". Quanto all'ipotesi che il governo ponga la fiducia, Franceschini non anticipa i tempi: "aspettiamo le dichiarazioni ufficiali. Intanto vediamo cosa scrivono nel maxiemendamento". Ma la retromarcia governativa fa nascere dei dubbi nell'Idv. Il partito di Di Pietro saluta come 'benvenuta' la frenata ma, tramite Silvana Mura, si chiede: "Che cosa sarebbe accaduto se nel frattempo non fosse scoppiato lo scandalo dell'inchiesta che coinvolge proprio la Protezione civile?". "E' grave - continua la parlamentare - che un provvedimento, in particolare quando è emanato con la decretazione d'urgenza, diventi improvvisamente inopportuno perché nel frattempo sono stati scoperti degli altarini. Ancora una volta il governo Berlusconi viene pescato con le mani nella marmellata mentre tenta di far passare norme opache".
E sempre oggi, in una nota, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli dichiara di essere "estraneo all'inchiesta che riguarda la Protezione civile ed altri soggetti incaricati di pubbliche funzioni. Le intercettazioni pubblicate oggi sono riferite all'annosa vicenda della costruzione della Scuola dei Marescialli e dei Brigadieri dei Carabinieri di Firenze risalente al 1997, che non ha attinenza alcuna con l'inchiesta sulla Protezione civile".
Domani Bertolaso alla Camera. Il capo della Protezione Civile verrà ascoltato domani alle 10.30 dalla Commissione Ambiente della Camera, riunita in sede referente nell'ambito dell'esame del ddl di conversione del decreto sulla Protezione Civile.

Emergenza continua: così funziona il "sistema gelatinoso"
La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale che ha gestito in due lustri dieci miliardi
La grande abbuffata da Pompei a padre Pio
con gli appalti riservati solo a pochi intimi
Molti privati si sono arricchiti, così come alcune aziende che
negli anni hanno partecipato alla spartizione dei grandi affari

di Ettore Livini
La Repubblica, 13 febbraio 2010
 

MILANO - Emergenza continua. Per L'Aquila - devastata dal terremoto - come per le bufale campane ammalate di brucellosi. Per la drammatica esplosione di un vagone carico di gas alla stazione di Viareggio ma anche per il Congresso europeo delle famiglie numerose o per le regate della Louis Vuitton Cup. La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale da 700 dipendenti che nei nove anni sotto la guida del suo potentissimo capo-dipartimento ha cambiato volto e moltiplicato la sua potenza di fuoco. Le catastrofi e le loro conseguenze restano, se così si può dire, il suo core business. Ma un'escalation di ordinanze della presidenza del Consiglio - 330 del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006, 46 dell'esecutivo Prodi e più di 250 dal ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi - ha portato sotto il cappello del super-commissario degli appalti tricolori un po' di tutto: i lavori per mettere in sicurezza gli scavi di Pompei come i festeggiamenti per il quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino, le piscine dei mondiali di Nuoto e persino la riesumazione delle sacre spoglie di Padre Pio.
La fabbrica delle emergenze, vere o presunte, muove soldi. Stanziamenti totali in due lustri: 10 miliardi. Si tratta solo di una stima, visto che solo il 22% delle ordinanze governative quantifica gli stanziamenti pubblici. Denaro speso a pioggia. Senza troppi controlli. Spesso in deroga, in nome della cultura emergenziale, a piani regolatori e a norme di trasparenza degli appalti. Sotto lo scudo spaziale della protezione civile - insieme a opere necessarie come le case de L'Aquila e alle cattedrali nel deserto della Maddalena (327 milioni ad oggi gettati al vento) - sono finite così le iniziative più esotiche: i provvedimenti necessari per sistemare il traffico a Napoli, i rifiuti di Palermo, il via vai di gondole e vaporetti a Venezia, l'anno giubilare paolino, le rotonde per i Mondiali di ciclismo a Varese.
Milioni su milioni capaci di creare autentiche fortune private quasi dal nulla. Prendiamo i bilanci delle società i cui nomi sono emersi nell'inchiesta di Firenze. La Anemone di Grottaferrata - che ha costruito il palazzo delle conferenze per il mancato G8 sardo e alcune piscine per i mondiali - ha visto il suo giro d'affari decollare dai 10 milioni del 2007 ai 37 del 2008 "in forza - spiega la relazione di gestione del gruppo - di appalti della pubblica amministrazione". La fiorentina Giafi del gruppo Carducci, battuta sul filo di lana da una società di Anemone nel maxi appalto da 62 milioni per il Parco della Musica nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni d'Italia (altra pseudo-catastrofe a gestione protezione civile) si è consolata con i lavori per l'albergo ricavato per il G-8 dall'ex ospedale della Maddalena. I suoi ricavi sono raddoppiati in due anni a 88 milioni. E il bilancio racconta bene di chi è il merito: "Il governo in carica - recita testuale - mostra di aver preso coscienza del fatto che bisogna colmare il gap infrastrutturale del paese".
Un'emergenza che, come tale, va trattata dalla Protezione civile. Con tutto il decisionismo e la disinvoltura usciti dalle intercettazioni telefoniche di questi giorni. Un boom di entrate (+50% in due anni) hanno realizzato pure la Igit - cui la Bertolaso Spa ha affidato la ristrutturazione dell'aeroporto perugino di Sant'Egidio (25 milioni) e quella (da 58 milioni e secretata) del carcere di Sassari - e la Archea associati, lo studio fiorentino dell'architetto Marco Casamonti, dalle cui telefonate è partita l'inchiesta della magistratura. Proprio l'inchiesta ha cominciato a delineare lo scenario di intrecci tra gli alti burocrati delle opere pubbliche e alcune imprese che sono entrate in un sistema "gelatinoso" come lo ha definito il gip nell'ordinanza: quello che ha assicurato appalti facili e ha permesso di gonfiare i costi dei lavori. La diversificazione ha finito però per drenare un po' della liquidità destinata alla gestione delle emergenze reali. Bertolaso negli ultimi nove anni ha dovuto occuparsi dei viaggi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, del congresso eucaristico di Osimo e dei giochi del Mediterraneo.
I suoi attuatori finali come Angelo Balducci hanno dovuto mettere la firma sotto note spese che con l'affare delle catastrofi naturali, in apparenza, hanno ben poco a vedere. A Pratica di Mare, per realizzare la scenografia un po' kitsch necessaria al successo del summit Nato-Russia del 2002, la protezione civile ha speso 36 milioni, tra cui 74mila euro per "facchini e trasporto statue", un milione per spuntare a regola d'arte prati e siepi e 42mila euro per i cartelli necessari alla viabilità. Il risultato paradossale è che a furia di emergenze farlocche rischiano di venir meno - complice lo stato dei conti pubblici - i soldi per quelle reali. Bertolaso ha già messo nero su bianco i suoi dubbi.
Lo stanziamento per il suo dipartimento nel 2009 è stato "solo" di 1,6 miliardi di euro. "Soldi che non bastano per prevenire e gestire le emergenze del futuro", assicura il bilancio dell'ente, lamentando il taglio del 18% dagli 1,9 miliardi disponibili l'anno precedente. All'orizzonte incombono l'Expo 2015 in odore di commissariamento, le Olimpiadi 2020, il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Roma. Servono nuovi soldi pubblici. Le emergenze d'oro, in Italia, non finiscono mai.
 
Bersani chiede al capo della Protezione civile di lasciare l'incarico
"Se non lo farà da solo, lo chiederemo nelle sedi istituzionali"
Il Pd all'attacco di Bertolaso
"Serve chiarezza, si dimetta"
Franceschini: "Il governo si fermi con la Spa.,
sono norme incostituzionali"
Il Pdl fa quadrato:
"I democratici seguono Di Pietro, tentativo di linciaggio"
La Repubblica, 13 febbraio 2010

ROMA - Il Partito democratico chiederà le dimissioni di Guido Bertolaso, se non sarà il capo della Protezione civile a presentarle. Come annunciato, alla luce dell'inchiesta sui grandi appalti, l'opposizione sferra l'attacco e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede le dimissioni del capo del Dipartimento ritenendolo "un gesto obbligato per fare chiarezza". Se non lo farà, prosegue, "allora il Pd le chiederà, forzate, nelle sedi istituzionali". Gli fa eco il presidente dei deputati del partito, Dario Franceschini, che si concentra sulle norme, che il governo vorrebbe approvare, che trasformano la Protezione civile in società per azioni: "Il governo si fermi, insistere è irresponsabile, soprattutto dopo i fatti di questi giorni. Farebbero scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità". Sulla stessa lunghezza d'onda l'Idv, mentre l'Udc usa toni più cauti sulla vicenda Bertolaso. Alle invettive dell'opposizione, la maggioranza risponde facendo quadrato intorno al capo della Protezione civile. 
"Protezione civile ormai ingovernabile". ''Si è creata una situazione - osserva Bersani, a Perugia per il Congresso dell'Arcigay -  che non consente un buon governo, in condizioni di serenità e di tranquillità, del sistema della Protezione civile''. Poi spiega che fino a questo momento il Pd non aveva ancora chiesto le dimissioni del capo del Dipartimento "perché sul piano personale sarà la magistratura a determinare i gradi di responsabilità, però penso che si sia creata una situazione oggettiva''.
"Non credo che i magistrati si vergognino". Il leader del Pd si sofferma anche sulle parole pronunciate nei giorni scorsi da esponenti della maggioranza e dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ("i magistrati si devono vergognare"): "Pretendere che si smetta con questi toni ormai pare inutile. Ma credo che i magistrati non si vergognino. Ormai siamo abituati a queste sparate inqualificabili, ci siamo mitridatizzati. Bisogna che ciascuno, nonostante queste sparate, faccia tranquillamente il suo mestiere. Certamente la magistratura lo farà e lo farà per bene".
Franceschini: "Incostituzionali le norme sulla Spa". Quanto alla trasformazione della Protezione civile in Spa., Franceschini insiste: si tratta di "norme incostituzionali - dice - perché introducono addirittura il divieto di avviare azioni giudiziarie di ogni tipo nei confronti  delle gestioni commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede il comma 5 dell'articolo 3 del decreto. E' proprio lo straordinario sistema di efficienza, volonariato e organizzazione delle protezioni civili che non merita di essere trascinato in una prospettiva priva di ogni trasparenza e garanzia". "Le voci critiche che si stanno levando anche nella maggioranza - continua - confermano che è possibile bloccare quelle norme. Se questa scelta non avverrà nelle prossime ore, e a maggior ragione se il governo decidesse di porre la fiducia, la maggioranza sappia che siamo pronti ad una battaglia parlamentare durisima per eliminare quelle norme e impedire la conversione del decreto".
Parisi: "Serve una commissione d'inchiesta". Sempre dal Pd, Arturo Parisi chiede una commissione parlamentare di inchiesta sulla Protezione civile. "Il compito della magistratura - spiega - è indagare  sul comportamento e le responsabilità delle persone. Indagare sul funzionamento delle istituzioni è invece compito del Parlamento. Le domande sollevate dal caso che si è aperto chiedono risposte urgenti". E poi osserva che "l'era dell'innocenza garantita per legge è terminata. Non possiamo tuttavia permetterci che si apra un'era segnata all'opposto dal sospetto permanente. Mentre attendiamo le conclusioni dell'azione giudiziaria, è urgente che il Parlamento faccia sentire la sua voce".
Idv: "La Spa è uno scandalo". Contro la privatizzazione della Protezione civile anche Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera: "E' uno scandalo e serve solo a rafforzare un sistema di potere. Deve tornare alla sua mission originaria, di gestione delle emergenze. Il governo deve assumersi tutte le sue responsabilità nella vicenda e Bertolaso deve dimettersi".
Casini: "Non decapitiamo chi serve il Paese". "La storia non è edificante, ma se siamo gente seria prima di decapitare le persone che hanno servito il Paese dobbiamo pensarci non una, ma dieci volte". Lo sostiene il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Bertolaso ha fatto tanto per una Protezione civile che oggi è invidiata nel mondo ed è una persona che ha dimostrato una grandissima competenza sulle emergenze - ricorda Casini - Certamente qualcosa non è andato per il verso giusto: le indagini facciano allora il loro corso per far emergere tutta la stortura di corruttela che eventualmente ci fosse dietro Bertolaso".
Calderoli: "Il Pd partito gelatinoso". Per il ministro Roberto Calderoli "la richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte di Bersani e del Partito democratico purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito né di opposizione né di governo, ma soltanto un partito gelatinoso, che rischia di implodere dopo le elezioni regionali. E questo lo affermo con sincera preoccupazione, perché so che senza l'opposizione le vere riforme si rischia di non poterle fare".
Cicchitto e Matteoli: "Bertolaso resti. Tentativo di linciaggio".  Contro Bertolaso "è in atto un tentativo di linciaggio assolutamente indecente ed incivile da parte di tutta la sinistra, bersani compreso", sottolinea Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, mentre  il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli afferma che "Bertolaso deve restare alla guida della Protezione civile perché ha dimostrato di essere professionalmente capace ed efficiente". Anche Matteoli critica il segretario del Pd: "Bersani con la sua uscita dimostra ancora una volta di essere condizionato e purtroppo eterodiretto dal partito dei giustizialisti, Di Pietro in testa. Noi invece da garantisti, crediamo nella buona fede e nei comportamenti corretti di Bertolaso".
Bondi: "Bersani segue Di Pietro". Anche secondo Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, la richiesta di Bersani dimostra come abbia deciso di adottare la posizione demagogica del leader dell'Idv: "Di Pietro chiede le dimissioni di Bertolaso e Bersani a distanza di qualche ora immancabilmente segue la linea truculenta e demagogica" dell'ex pm. "Possibile - aggiunge Bondi - che una sinistra che voglia essere riformista, seria e responsabile non abbia la forza di esprimere parole diverse da quelle pronunciate da Di Pietro, soprattutto in riferimento ai meriti di fronte all'Italia di un galantuomo come Guido Bertolaso?".
La Russa: "Dl si può modificare in Parlamento". Un'apertura sulla trasformazione in Spa della Protezione civile arriva dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "Non c'è niente di strano se rimanesse così com'è, ma tutti i provvedimenti possono subire modifiche in Parlamento che è sovrano".
D'Addario: "Sesso in dono? Non mi stupisco". Anche Patrizia D'Addario dice la sua sulla vicenda che riguarda il capo della Protezione civile: "Bertolaso? Non mi stupisco", afferma la ex escort. "E' un vizio italiano - aggiunge - e se la magistratura andrà fino in fondo, questo costume emergerà con chiarezza". La D'Addario dice di non conoscere il capo della Protezione civile: "Non l'ho mai incontrato, neppure quando frequentavo Palazzo Grazioli".

Protezione Civile
un intreccio da spezzare
da
www.partitodemocratico.it

 

Niente fiducia sul ddl emergenze: oggi si votano gli emendamenti e poi si va verso il voto finale a Montecitorio.
Il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini aveva appena illustrato i termini dell'intesa tra gli schieramenti per evitare il ricorso alla fiducia quando il ministro Elio Vito ma anche il capogruppo della Lega Roberto Cota hanno messo le mani davanti: "Non sappiamo o no se il governo metterà la fiducia".
Fini ha chiesto: "La ponete o no la questione di fiducia?". E davanti al non lo sappiamo dei due ha spiegato che si andrà avanti senza tempi con un'applicazione del regolamento. Il che vuol dire che il voto finale è destinato ad allungarsi nei prossimi giorni, mettendo a rischio il decreto milleproroghe che era previsto in aula lunedì 22 e che scade il 28 febbraio.
Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani è soddisfatto: "Se non metteranno la fiducia, se toglieranno la Protezione civile Spa e lo scudo, è una vittoria dell'iniziativa dell'opposizione".
"Quello che sta avvenendo alla Camera dimostra che siamo stati capaci di fare, prima al Senato e poi a Montecitorio, una giusta e sacrosanta battaglia- afferma Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD di Palazzo Madama - la cancellazione della SPA e dello scudo ed il voto senza la fiducia sono la dimostrazione che anche nella maggioranza si sono resi conto che il ddl Emergenze era sbagliato e pericoloso.Al Senato la maggioranza ha voluto forzare ma poi ha dovuto fare i conti con l'evidenza e la forza degli argomenti dell'opposizione. Faccio i complimenti ai deputati del PD e delle altre forze di opposizione che hanno continuato al meglio la battaglia che qui al Senato avevamo cominciato. L'ottusità e la protervia che la maggioranza e il governo avevano dimostrato al Senato è stata battuta alla Camera. E' il segno che le cose possono, con la costanza delle nostre posizioni, cambiare".
Una situazione davvero paradossale. Nel bene e nel male la Protezione Civile è al centro di tutta l'attenzione dell'opinione pubblica italiana. Al Parlamento si preannuncia battaglia sulle sue sorti amministrative con il passaggio da ente pubblico a ente privato con finanziamento pubblico; Guido Bertolaso primeggia su tutti i media per le questioni riguardanti appalti “facili”, intrattenimenti erotici, richiesta di dimissioni e lettere agli operatori e volontari della Pc; l'incubo per i calabresi che vedono scomparire case e la propria vita nelle spaventose frane degli ultimi giorni.
Tutto questo non significa mettere troppa carne al fuoco perché è tutto sottilmente collegato. La Protezione civile è in enorme affanno perché troppo legata alla figura di Guido Bertolaso. Una sorta di patto di paternità che fa in modo che senza l'uno non esiste l'altro. È questo il grande paradosso. I meriti di Bertolaso e della Protezione civile non possono essere dimenticati ma questo non può significare che se Bertolaso si dimette finisce definitivamente la Protezione civile.
La Camera dei deputati sembra non sarà il luogo della 30esima richiesta di fiducia da parte del governo sul decreto Protezione civile. L'esecutivo e la maggioranza, in evidente difficoltà dopo i recenti scandali legati a corruzione, affarismo e imprenditori senza scrupoli, hanno fatto un passo indietro stralciando dal decreto il passaggio in società per azioni e ora sembrano capire che anche così non può bastare. Se per la differenza tra gli schieramenti formalmente è nella stesura di un testo, nella sostanza c'è un abisso. Il Pd ha chiesto che si definisca in modo chiaro e univoco la differenza tra gestione di emergenze e di grandi eventi.
Come si può attirare l'attenzione di un governo cieco se non chiedendo di parlare – tutti i deputati del Pd – nell'unico luogo dove “dovrebbero” nasce le leggi che regolano la vita della nazione? Proprio in quel Parlamento che ora è diventato un luogo di ratifica e di conta di numeri è quelloc he hanno fatto i nostri deputati. Come non farlo alla luce di tutti gli appalti truccati, della corruzione di affaristi nella ricostruzione dell'Aquila come si può equiparare l'America's Cup di vela e il terremoto in Abruzzo? Ovvero il Giro d'Italia di ciclismo e le frane in Calabria? La differenza è gigantesca. Qualcuno della maggioranza se n'è accorto?
L'importanza della Protezione civile per il paese non deve ridursi alla presenza o meno di Bertolaso. Il suo ruolo strategico non può definirsi nella sola difesa ad oltranza del suo capo. La Calabria non può rimanere isolata se Bertolaso non può andarci. E non bastano lettere aperte o promesse che tutti i fondi pattuiti verranno effettivamente versati quando della non straordinaria dotazione finanziaria del 2009, circa 250 milioni, destinati agli interventi di prevenzione del rischio idrogeologico, non è stato speso neppure un euro.
Allora andare avanti a colpi di fiducia non basterà.
"Ho letto la lettera del dott. Bertolaso. Lui si definisce un alluvionato. A parte altre considerazioni che potrebbero farsi sul paragone con gli alluvionati veri , a me pare invece che nella lettera lui sia esondante". Lo ha dichiarato Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD a Palazzo Madama, commentando la lettera aperta di Bertolaso agli operatori e ai volontari della Protezione civile. "E comunque continuo a ritenere che un gesto di sobrietà, piuttosto che una lettera aperta, avrebbe meglio gratificato gli uomini e le donne della protezione civile, in particolare coloro che hanno lavorato e lavorano volontariamente a fianco del dott. Bertolaso per portare soccorso a popolazioni colpite da catastrofi naturali" ha concluso Anna Finocchiaro.
“Buon gusto e garbo istituzionale, merce rara di questi tempi, consiglierebbero di rimuovere quanto prima dal sito della protezione civile la lettera di Bertolaso sulle vicende giudiziarie e mediatiche che lo vedono coinvolto”. Lo sostiene il capogruppo del Pd nella commissione Affari costituzionali della Camera, Gianclaudio Bressa, che spiega: “quella lettera è molto grave e dovrebbe far riflettere. L’uso privato di uno spazio pubblico è di per se deprecabile tanto più se contiene una delegittimazione delle istituzioni repubblicane. Penso al passaggio in cui Bertolaso dice che oggi dovrebbe essere in Calabria, sul fronte della frane, e non in Parlamento a discutere di “un falso”, come la privatizzazione della Protezione Civile, che dichiara di non aver mai voluto e proposto. La mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento - che sarebbe impegnato in una “battaglia democratica” del tutto inventata - non è accettabile da chi vuole esercitare due funzioni che devono restare distinte e separate, quella di indirizzo politico che appartiene alla figura di Bertolaso sottosegretario e quella di gestione amministrativa di Bertolaso capo dipartimento”.
“Dalla P.A alla SPA si potrebbe dire con uno slogan. Sì perché la partita che si sta giocando sulla Protezione Civile e nella quale questo disegno di legge avrebbe svolto un ruolo strategico, è quella della continua, progressiva, pervasiva aziendalizzazione della pubblica amministrazione. Con lo scopo, apparente, di renderla più efficiente ma con lo scopo reale di renderla più funzionale, obbediente e docile ad una ben stretta cerchia di affiliati. Altro che bene comune!”.
Così la vicepresidente del gruppo PD alla Camera, Rosa Villecco Calipari, intervenendo nell’aula di Montecitorio dov’è in discussione il decreto legge sulla Protezione Civile.
La vicepresidente dei deputati democratici ha voluto ricordare la creazione di Difesa Spa, inserita nella Finanziaria 2010: “Una holding - ha spiegato Calipari - che potrà spendere ogni anno tra i 3 e i 5 miliardi di euro senza rispondere al Parlamento o ad organismi neutrali, con un patrimonio di immobili ‘da valorizzare’ pari a 4 miliardi. Stessa tecnica e stessa procedura - ha detto - per la prova generale di una strategia molto più ampia: lo smantellamento dello Stato creando potere al di fuori di ogni tipo di controllo, sia parlamentare che giuridico, con una logica della deroga permanente che, come si è visto, produce discrezionalità, opacità e negazione della libera concorrenza”.
"I gruppi del Pd, Udc e Idv hanno già dichiarato la disponibilità a ridurre a 40 il numero degli emendamenti al decreto Protezione civile, ma il governo, come si evince dalle parole del capogruppo Pdl Calla Camera non ha alcuna intenzione di rinunciare al voto di fiducia. Non cerchi scuse, però l’onorevole Cicchitto, non si aggrappi a ostruzionismi inesistenti per coprire l’ennesimo atto di arroganza di questo esecutivo incapace di fermarsi di fronte allo sconcerto e alla rabbia che questa per una volta sono usciti dalle aule parlamentari e sono palpabili nell’opinione pubblica, nel Paese”. Così Michele Ventura, vicepresidente vicario dei depurati del PD
.

_______________________________________


Interrogazione presentata dall'On. Naccarato

Diritti delle coppie di coniugi stranieri in Italia
Camera dei Deputati, 18 febbraio 2010

 
Al Ministro dell'interno.

Per sapere - premesso che:

la legge n. 218 del 31 maggio 1995 recante «Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato», all'articolo 30, prevede che i rapporti patrimoniali tra coniugi stranieri siano regolati dalla legge nazionale comune se entrambi i coniugi hanno la stessa nazionalità. In caso contrario, in mancanza della medesima cittadinanza, la suddetta legge prevede che tali rapporti siano regolati dalla legge dello Stato nel quale la vita matrimoniale è prevalentemente localizzata;

la legge sopra richiamata, sempre all'articolo 30, prevede la possibilità per i cittadini stranieri coniugati e regolarmente residenti in Italia di stipulare una convenzione al fine di eleggere la legge italiana quale legge applicabile ai propri rapporti patrimoniali;

tale soluzione risulta particolarmente gradita sia ai cittadini stranieri interessati sia ai cittadini italiani che intrattengono rapporti con essi;

secondo la normativa vigente per rendere opponibile a terzi questa convenzione è necessario darle adeguata pubblicità. In particolare l'articolo 162 del codice civile, applicabile nel caso di elezione della legge italiana da parte degli stranieri residenti, prevede che le convenzioni tra coniugi possano essere opponibili a terzi solo se formalmente trascritte a margine dell'atto di matrimonio;

inoltre, come previsto dall'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 - regolamento dello stato civile, nel caso in cui il matrimonio sia celebrato all'estero, è necessario trascrivere preventivamente l'atto, legalizzato e tradotto, nell'apposito registro degli atti di stato civile del comune in cui i coniugi stranieri risiedono. Successivamente, come prevede l'articolo 69, comma 1, lettera b), del suddetto decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, la convenzione dovrebbe essere ufficialmente trascritta a margine dell'atto di matrimonio e così resa opponibile nei confronti di terzi;

nella prassi, però, l'annotazione della convenzione a margine dell'atto di matrimonio è negata ai richiedenti sulla base della circolare del Ministero dell'interno n. 2 del 26 marzo 2001, nota come «circolare maicel». Infatti tale circolare, sulla base di un'interpretazione dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, contrasta con il contenuto normativo dell'articolo 30 della legge n. 218 del 1995;

tale situazione impedisce di dare adeguata pubblicità e quindi di rendere opponibile di fronte a terzi la convenzione tra coniugi stranieri per la scelta della legge italiana quale legge di regolazione dei loro rapporti economici, tenuto conto che gli ufficiali di stato civile - ai sensi dell'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 - sono tenuti a uniformarsi alle istruzioni impartite dal Ministero;

molti tribunali italiani si sono pronunciati contro la prassi imposta dal Ministero. In particolare la corte d'appello di Venezia, con la sentenza n. 112/2009 V.G. del 23 marzo 2009, ha ordinato ad un ufficiale di stato civile del comune di Padova di procedere all'annotazione a margine dell'atto di matrimonio tra due cittadini rumeni legalmente residenti in Italia, giudicando di fatto illegittima la posizione del Ministero dell'interno;

alla luce della richiamata sentenza della corte d'appello di Venezia, che segue molte altre sentenze dello stesso genere, è necessario provvedere ad una modifica della normativa in vigore, tenuto conto del fatto che le pronunce giudiziarie nell'ordinamento italiano hanno valore solo in relazione ai casi a cui si riferiscono -:

se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere per modificare la normativa ministeriale vigente e consentire adeguata pubblicità alle convenzioni tra coniugi per la scelta della legge italiana, quale legge di regolazione dei loro rapporti economici, così come prevede la legge n. 218 del 1995 al fine di salvaguardare in tal modo i diritti propri degli stranieri residenti in Italia

 

_______________________________________

 

 Partecipate all'inziativa pubblica

_______________________________________

 

Partecipate all'inziativa pubblica

_______________________________________

APPUNTAMENTI
LUNEDI 22 FEBBRAIO
ORE 18.00 PRESSO LA SALA "CADUTI DI NASSIRIJA", PIAZZA CAPITANIATO
(SOTTO LA TORRE DELL'OROLOGIO)
INIZIATIVA PUBBLICA: LE PROPOSTE DEL PD PER UNA GIUSTIZIA EFFICIENTE"
ORE 21.00 PRESSO LA SALA CONSILIARE DI PIAZZOLA SUL BRENTA (PD)
INIZIATIVA PUBBLICA: IL FEDERALISMO TRADITO"

visita il sito
www.alessandronaccarato.it
mail: info@alessandronaccarato.it  - tel 049660544 fax 0498753610