LA PROPAGANDA DEL GOVERNO SUL "PACCHETTO SICUREZZA"
E sulle ronde il Governo
In questi giorni, con l’entrata in
vigore della legge 94, più nota come
«secondo pacchetto sicurezza», il
governo ha aggiunto altri elementi
al suo antico e pericoloso disegno
di limitare l’autonomia della
magistratura e alimentare le paure
dei cittadini. La destra e la Lega
da tempo agitano la questione della
sicurezza per fini propagandistici
senza affrontarla seriamente, con
l’obbiettivo di conquistare consensi
distraendo l’opinione pubblica dalla
drammatica situazione economica del
Paese e individuando negli immigrati
i colpevoli su cui scaricare le
responsabilità.
Per conoscere il testo della
legge n. 94/2009 collegatevi al link
Reato
di clandestinità, è caos
Immigrazione clandestina
reato dal valore simbolico
____________________________________________ I DEBITI DI ATTIVA (EX COSECON) Dopo il disasto nei conti di Attiva Spa certificati nel bilancio 2008 finalmente - come sosteniamo da tempo data la gravità della situazione debitoria della società nata dalle ceneri del Cosecon - si comincia a parlare apertamente di mettere in liquidazione l'azienda.
«Attiva va messa in liquidazione» CONSELVE. Poche settimane, al massimo due o tre mesi, per decidere il destino di Attiva, la società che ha ereditato la pesante situazione finanziaria della Cosecon. Schiacciata dai debiti e dalla crisi del settore immobiliare la Spa controllata per metà dai Comuni e dalla Provincia è di fatto bloccata, a un passo dalla paralisi. Ad ammetterlo sono i consiglieri d’amministrazione Alessandro Maritan e Dino Cavinato, invitati a commentare il bilancio 2008 dal Partito Democratico. Il cda in carica da 10 mesi si è trovato di fronte ad una situazione drammatica: «Ad ogni riunione abbiamo trovato sorprese - racconta Cavinato -. Di fatto l’attività urbanistica è ferma perché non ci sono i soldi per pagare i professionisti. Dobbiamo trovare al più presto una soluzione, ma non possiamo lasciar passare un altro anno. Ne abbiamo parlato a lungo la settimana scorsa nel cda. Ci sono dei settori che potrebbero essere interessanti, ma Attiva si deve unire ad altre realtà». Scorrendo i numeri del bilancio Alessandro Maritan conferma che il patrimonio della Spa è già in mano alle banche, alle quali Attiva deve un centinaio di milioni di euro. Ogni proprietà è ipotecata, pertanto il capitale è praticamente azzerato. A questo punto che fare? Secondo il deputato del Pd Alessandro Naccarato l’unica strada è mettere in liquidazione la società. «In fondo è un processo che è già iniziato - spiega il parlamentare - con la vendita di Veneto Distribuzione, che dovrebbe concludersi a giorni, la cessione delle proprietà immobiliari e la dismissione di rami d’azienda. Nell’ultimo anno non è stato acquistato un metro quadrato di terreno, il che conferma che Attiva è ferma nei settori decisivi. Ora la società viene tenuta in vita solo perché lo vogliono le banche». Dissente l’ex sindaco di Conselve Luciano Sguotti: «Mettere in liquidazione la società non è la formula magica, serve un intervento di Provincia e Regione». Il consigliere provinciale Pd Boris Sartori conferma le preoccupazioni della neo presidente Degani sul futuro di Attiva: «Buona parte del capitale sociale è composto da denaro pubblico. Non ha senso che i comuni rischino i soldi dell’Ici per avventurarsi in attività immobiliari».
Colpa
degli amministratori «Liquidiamo
subito Attiva»
«Dilapidato un capitale» CONSELVE. A pesare sui conti di Attiva sono i debiti, cresciuti di altri 14 milioni negli ultimi 12 mesi. Preoccupanti gli interessi passivi arrivati a 5,7 milioni di euro. Vale a dire che ogni mese la società spende 475 mila euro per pagare gli interessi sui debiti a fronte di ricavi assai più modesti. Ad aggravare il quadro, il fatto che 15 immobili sono stati ipotecati per un valore di 172 milioni, mentre il valore delle rimanenze ha raggiunto i 90 milioni. Nel 2008 il fatturato delle vendite di terreni industriali è diminuito del 61% mentre quello dei terreni residenziali è crollato dell’83,75%. Giusto la settimana scorsa il bilancio di Attiva era stato commentato da due amministratori della spa, Alessandro Maritan e Dino Cavinato, in un incontro organizzato a Conselve dal Partito Democratico. «Speriamo che, di fronte a dati di bilancio drammatici, la nuova amministrazione provinciale colga le responsabilità del passato e dia dei segnali reali di cambiamento - afferma Boris Sartori, consigliere provinciale del Pd e responsabile degli enti sovracomunali - La Provincia ha partecipato all’aumento di capitale sociale di Cosecon, sperperando di fatto 800 mila euro». «Finalmente dopo anni di bugie e bilanci “truccati”, su Attiva si apre un squarcio di verità - aggiunge il parlamentare del Pd Alessandro Naccarato - Si prende atto che la situazione è disastrosa e che gli errori dei vecchi amministratori hanno dilapidato un ingente capitale pubblico. La società è di fatto già nelle mani delle banche che la stanno liquidando, vendendone i settori più rilevanti. A questo punto la messa in liquidazione di Attiva è l’unica soluzione per evitare che il vortice debitorio peggiori».
L'ex Cosecon affonda nei
debiti
Compravendite gonfiate e un sistema
di appalti sospetti PADOVA. Due le inchieste della procura padovana nei confronti di Cosecon. La prima è già a processo davanti al tribunale (l’udienza il 21 settembre): sul banco degli imputati l’imprenditore Giancarlo Adolfo; i titolari del Centro Riciclo Monselice Ennio Bertin, Umberta Bertin e Fernanda Ghedin; i consiglieri Cosecon Massimo Bison di Tribano, Luigi Valmer Masiero di Anguillara e Giuseppe Violato di Bagnoli; Daniele Morello di Maserà; Mario Rasi di Bagnoli; Loris Tomiato di Anguillara; l’ex sindaco di Tribano Natalino Zambolin; Robertino Scapolo di Candiana, Renato Marcolin di Bagnoli e il commercialista Francesco Marchesini di Este. Le accuse? Truffa, abuso d’ufficio e false comunicazioni sociali. L’inchiesta era stata provocata da due nuove acquisizioni avvenute tra il 2003 e il 2004, il 47,55% delle quote di T.E. (Trasporti Ecologici) e il 29,07% del capitale sociale del Centro Riciclo Monselice, comprate per 5.256.900 e per 1.628.480 euro. Secondo la procura i prezzi sarebbero stati gonfiati. Nel luglio scorso è scattata l’inchiesta-bis nei confronti di sei persone (il funzionario regionale Luigi Destro, l’imprenditore Paolo Garofolin, il direttore Cosecon Roberto Dalla Libera e tre dipendenti): nel mirino un complesso meccanismo di appalti e subappalti relativi a 5 piani di insediamenti produttivi. Contestati il falso e la truffa. Il reato di concussione è stato azzerato dalla Cassazione che ha negato la natura pubblica della società.
Volponi accusa le banche: CONSELVE. Proprio non se l’aspettavano: i sindaci soci storici di Attiva sono rimasti di stucco di fronte alla convocazione dell’assemblea. Al punto che, prima di rispondere pubblicamente, vogliono prendersi un’altra notte di riflessione. E’ un fiume in piena, invece, il vicesindaco di Maserà Gabriele Volponi. «E’ un fatto di una gravità inaudita - tuona Volponi, un passato nel consiglio di amministrazione di Cosecon -. Prima di parlare di liquidazione vogliamo che i conti della società siano certificati da un commissario sopra le parti. Il fatto che manchi un rapporto semestrale la dice lunga su come è stata gestita la società in questi ultimi mesi. Proporrò un’azione di responsabilità nei confronti dell’attuale e del precedente consiglio d’amministrazione perché stanno saccheggiando il Conselvano. Erano i manager che dovevano salvarci invece ci stanno affossando, alla fine gli unici danneggiati saranno i Comuni, mentre gli altri staranno meglio di prima». Il riferimento è alle banche, che secondo Volponi vogliono mettere le mani sul patrimonio. «Tutti parlano dei debiti ma Attiva ha terreni per oltre 150 milioni di euro dei quali le banche vogliono impossessarsi. Sul cogeneratore una banca non ha voluto rilasciare una fideiussione da tre milioni di euro che avrebbe permesso di incassare il contributo regionale di otto milioni. Chiederemo agli avvocati di dirci cos’è successo in questi mesi. Ma di mettere in liquidazione la società proprio non se ne parla».
Pressioni per rinviare l'assemblea CONSELVE. «Il futuro della società va discusso in assemblea, non certo al bar o al ristorante. Il consiglio d’amministrazione aveva il dovere di convocare i soci perché la situazione è critica e non c’è tempo da perdere. E’ una scelta di grande trasparenza, civiltà e democrazia perché dà la possibilità agli amministratori di rispondere alle legittime richieste dei soci e individuare una strada percorribile». Il giorno dopo l’annuncio dell’assemblea straordinaria del 4 settembre, con all’ordine del giorno la liquidazione di Attiva Spa, il presidente Gian Michele Gambato ha dovuto rispondere alle telefonate di alcuni sindaci che, spiazzati dalla mossa a sorpresa, avrebbero gradito essere consultati prima di assumere qualsiasi iniziativa. C’è anche chi ha chiesto che la convocazione venga rinviata. «Non ci penso nemmeno - ribatte Gambato - l’amministrazione dialoga con i soci in assemblea e la seduta straordinaria non è stata convocata per un capriccio, ma per discutere dei temi che riguardano la società. Nelle società per azioni funziona così: il presidente presenterà la sua relazione ai soci che, se vorranno, potranno anche sfiduciarlo. La data dell’assemblea è quella e non si cambia, l’unica variazione potrebbe arrivare solamente con le mie dimissioni». Alcuni sindaci non condividono la liquidazione di Attiva e avrebbero voluto discuterne prima. Cosa risponderà in assemblea? «A luglio abbiamo presentato il bilancio e non c’è tempo per consultare 120 soci. In questi mesi non ho mai rifiutato un incontro ai sindaci che me l’hanno chiesto, ma il tempo stringe. Ho indetto l’assemblea proprio per confrontarci su questo. L’ordine del giorno è una provocazione e nessuno pretende che il futuro della società venga deciso in due ore. Intanto però ci sarà l’occasione per parlarne, quindi l’assemblea potrà essere sospesa e aggiornata di una o due settimane. Questa è la procedura corretta alla quale voglio attenermi». Come si è arrivati a questa situazione? «L’attuale consiglio d’amministrazione è stato insediato l’autunno scorso non ha potuto che gestire l’ordinario e cercare di risolvere i gravi problemi finanziari. I debiti arrivano dagli interessi sui mutui contratti dalla società in passato per far fronte a numerose obbligazioni. Noi non abbiamo firmato nemmeno un’obbligazione, non possiamo affrontare alcun investimento, abbiamo cercato di vendere dei beni per pagare i debiti e gli stipendi. Attiva ha potenzialità da mettere a frutto, ma prima deve risolvere la crisi finanziaria». Quanto peso ha la crisi immobiliare? «Di minor impatto rispetto ai debiti, perché prima o poi l’attività di vendita riprenderà quota e l’interesse verso le nostre aree non è mai venuto meno. Abbiamo in corso trattative che potranno portare a risultati concreti». C’è ancora la possibilità di accedere a finanziamenti europei? «I progetti ci sono e le potenzialità pure, ma anche in questo caso ci vogliono risorse e capacità finanziaria che al momento mancano». Quale potrà essere il ruolo delle banche? «A chi mi accusa di aver consegnato Attiva alle banche ricordo che al mio arrivo l’assetto societario era già cambiato. Mi aspetto che gli istituti di credito facciano le loro proposte in assemblea dei soci». Attiva ha ancora qualche chance o siamo alla fine? «Le potenzialità non mancano, le capacità professionali del personale nemmeno, ma prima bisogna risolvere l’emergenza finanziaria che di fatto impedisce ogni attività. Comunque se qualcuno pensa di avere idee brillanti da mettere a frutto per salvare la società gli cedo volentieri il posto. Non sono attaccato alla poltrona e non ho legami che mi condizionano. Cerco solamente di svolgere il mio ruolo con senso di responsabilità».
Ex
Cosecon, sindaci irritati: CONSELVE. Senza parole. Non sono bastati due giorni ai sindaci dei Comuni soci storici di Attiva per elaborare una dichiarazione unitaria sulla scelta del presidente Gambato di mettere sul piatto la possibilità di liquidare la Spa. Da giovedì il sindaco di Conselve, socio di maggioranza relativa, sta cercando in tutti modi di fare sintesi fra i colleghi ma l’impresa è più ardua del previsto. Ufficialmente nessuno parla, in attesa dell’incontro fra amministratori previsto la prossima settimana, dal quale uscirà una posizione il più possibile condivisa. Lontano da orecchie indiscrete, però, in tanti non hanno nascosto la propria irritazione per la mossa di Gambato, del tutto inattesa e destabilizzante. Ancora una volta i sindaci si sono sentiti esclusi dalla «stanza dei bottoni» di Attiva e si trovano a subire decisioni calate dall’alto. Una situazione che nessuno avrebbe nemmeno osato immaginare fino ad un paio d’anni fa, quando Cosecon era oggetto di incontri più o meno ufficiali. Adesso si trovano invece a fare i conti, con un certo imbarazzo, con le strategie pianificate altrove. Degani: problema vecchio. La presidente della Provincia Barbara Degani annuncia che parteciperà all’assemblea del 4 settembre e ricorda che la difficile situazione di Attiva è un «pesante problema ereditato dalle amministrazioni precedenti». La Provincia è uno dei soci storici della Spa, sempre presente nei Cda con un proprio rappresentante, al punto da partecipare concretamente all’aumento di capitale di due anni fa con un impegno di oltre 800 mila euro, senza contare le quote della finanziaria Fin.Ser. «Ascolterò con interesse la relazione e le proposte del presidente Gambato. - aggiunge la Degani -. Come amministrazione provinciale ed ente di coordinamento territoriale siamo interessati a conoscere anche le intenzioni e le proposte degli altri soci e in particolare quelle dei Comuni. Il loro parere sarà fondamentale per assumere una decisione sul futuro di Attiva, che potrebbe condurre anche ad una gestione straordinaria della società». Due dimissioni. Da alcuni giorni il consiglio d’amministrazione di Attiva è più «leggero», perché due componenti hanno rassegnato le dimissioni optando per l’altra carica pubblica che ricoprono. Si tratta di Ezio Betto (Lega Nord), da giugno eletto sindaco di Terrassa, e di Roberto Tosetto (Pdl), confermato assessore provinciale il mese scorso. Tosetto avrebbe potuto scegliere di continuare ad essere amministratore di Attiva, come ha fatto fino a qualche mese fa, senza però percepire l’indennità. Per il momento i due consiglieri dimissionari non saranno sostituiti, perché prima i soci dovranno decidere cosa fare della Spa. Se si andrà verso la liquidazione tutto il consiglio d’amministrazione decade, in caso contrario i due amministratori saranno rimpiazzati.
Liquidazione ex Cosecon, un rinvio CONSELVE. La parola liquidazione, che tanto spaventava i soci, non compare nell’ordine del giorno dell’assemblea di Attiva convocata il 4 settembre per discutere del futuro della società, alle prese con un pesante deficit e un preoccupante indebitamento con le banche. Il presidente Gian Michele Gambato ha cambiato la forma della convocazione, spauracchio dei sindaci, ma non la sostanza, perché entro il prossimo mese i soci dovranno decidere che fare della Spa alla luce delle performance in negativo degli ultimi anni, nonostante l’aumento di capitale e altre iniziative per cambiare rotta. L’assemblea, convocata in seduta ordinaria, affronterà due punti all’ordine del giorno: l’esame della situazione economica e patrimoniale della società al 31 luglio scorso e la valutazione delle prospettive di prosecuzione delle attività e le eventuali delibere conseguenti. Nulla vieta, in caso di soluzioni drastiche come la messa in liquidazione di Attiva o l’avvio di una gestione straordinaria, di riconvocare l’assemblea in seduta straordinaria dopo pochi giorni. Una prospettiva che i sindaci del Conselvano, soci storici dell’ex Cosecon, rifiutano persino di prendere in considerazione. Lo hanno deciso martedì in municipio a Conselve, durante un incontro organizzato dopo le dichiarazioni choc di Gambato. I sindaci rompono gli indugi e respingono l’ipotesi di liquidare la società. «La nostra ferma volontà - afferma a nome di tutti il sindaco di Conselve Antonio Ruzzon - è quella di continuare nell’attività. Ci aspettiamo di conoscere la situazione e chiederemo al cda di mettere a punto un piano tecnico per uscire dalla crisi di liquidità. Gli strumenti normativi non mancano e potranno essere di aiuto anche gli interventi «anti crisi» messi a punto dal Governo. I Comuni sono compatti a fianco di Veneto Sviluppo e della Provincia per il rilancio dell’attività e la ricerca di un nuovo equilibrio con le banche affinché la società possa proseguire il proprio lavoro con tranquillità. Ci sono le condizioni per ripartire, - conclude - quindi va messo a punto un piano industriale e finanziario che tenga conto della solida situazione patrimoniale. L’obiettivo è scongiurare soluzioni drastiche».
visita il sito mail: info@alessandronaccarato.it - tel 049660544 fax 0498753610 |