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Elezioni regionali 28 e 29 marzo 2010

Si vota
DOMENICA 28 MARZO dalle 8.00 alle 22.00

e LUNEDI 29 dalle 7.00 alle 15.00.
Si vota con un’unica scheda di colore VERDE

 

Il Partito Democratico candida come Presidente Giuseppe Bortolussi; in caso di vittoria saranno eletti anche i candidati nel cosiddetto “listino”: 11 giovani, tra i quali due giovani padovani: Giulia Camporese, 26 anni, medico e Sebastiano Rizzardi, 31 anni, libero professionista.

La campagna elettorale, finora, non si è occupata molto di questioni regionali. Galan è scomparso e nessuno traccia un bilancio dei limiti e degli errori dei 15 anni del suo indisturbato governo. Da una parte il PdL difende l’eredità di Galan e le scelte nazionali di Berlusconi; dall’altra la Lega agita i problemi come se fosse stata all’opposizione in Regione e se fosse all’opposizione a Roma. Così non sembra neppure che pdl e lega abbiano governato insieme il Veneto per anni.

Nel corso della campagna elettorale, almeno finora, si è parlato poco dei programmi per la Regione Veneto e il ruolo predominante è stato svolto dai singoli candidati consiglieri. C’è il rischio che così si perda di vista il confronto sulle idee e sulle proposte concrete. Inoltre si corre il rischio di togliere importanza ai contenuti e di ridurre la politica a una superficiale questione di immagine: spesso non si sceglie sulla base delle competenze e delle capacità, si cerca il candidato che appare più simpatico e più brillante.

Per evitare questo pericolo negli ultimi giorni dobbiamo impegnarci a fondo per spiegare e diffondere i punti principali del nostro programma. Riassumo in estrema sintesi 5 questioni.
1. Sanità. La sanità, che è la principale competenza della Regione (assorbe circa l’80% delle risorse), è assente dal dibattito. L’eccellenza del modello Veneto, eredità delle scelte dei primi anni ’80 e del ruolo straordinario svolto dall’Università di Padova in termini di formazione e di ricerca, è in grande difficoltà: i conti sono in rosso e manca un piano socio-sanitario per riorganizzare le strutture e i servizi nel territorio. Bisogna riprendere la proposta di legge, presentata da Massimo Carraro nella campagna elettorale del 2005, che prevede due riforme: un maggior coinvolgimento dei Comuni nelle politiche sanitarie e dell’assistenza; la scelta dei dirigenti deve avvenire con procedure concorsuali trasparenti basate sul merito.

E’ emblematica la discussione che si è riaccesa in questi giorni sul nuovo ospedale di Padova. Padova è stata all’avanguardia e un punto di riferimento nazionale per la ricerca e per le cure mediche; in alcune specialità è ancora a livelli eccellenti. La realizzazione di una struttura moderna e situata fuori dal centro cittadino, sull’esempio seguito nei principali paesi europei, è da tempo una necessità che, a parole, convince tutti i soggetti chiamati a decidere. Solo l’amministrazione comunale di centrosinistra ha fatto con coerenza e lungimiranza la sua parte: il Comune ha da anni inserito negli strumenti urbanistici la localizzazione dell’ospedale. La Regione non ha trovato i finanziamenti pubblici necessari e ipotizza, in forme più o meno nascoste, il ricorso al progetto di finanza, senza chiarire quali servizi saranno affidati ai privati. Nei giorni scorsi è comparso uno sconosciuto e misterioso progetto promosso dalla Giunta regionale. Facoltà di medicina e Università litigano tra loro sul tipo di ospedale da realizzare. La Lega dichiara che ogni decisione dovrà essere rinviata a dopo le elezioni, quando, forse, avrà la possibilità di decidere da sola, come se si stesse affrontando un tema privato di sua esclusiva competenza. Sembra che a nessuno, se non al Comune, importi che l’attuale ospedale abbia costi di gestione e di manutenzione enormi: il suo spostamento può consentire di ridisegnare una parte importante della città e può diventare l’occasione per potenziare i servizi ai cittadini e le strutture universitarie di ricerca. Naturalmente questo sarà possibile se gli enti pubblici avranno la volontà e la capacità di procedere in modo autonomo e trasparente.

2. Formazione e giovani. Altro grande tema regionale è la formazione. I Paesi più avanzati e più lungimiranti affrontano la crisi economica investendo sulla conoscenza: più risorse alla scuola e alla ricerca, contrasto dell’abbandono scolastico, formazione permanente, sistemi di valutazione basati sul merito. Il Governo Berlusconi va nella direzione opposta e ha tagliato i finanziamenti alle scuole e all’università. Molte competenze sono delle Regioni e in Veneto si è fatto poco. Il riordino dell’istruzione superiore rischia di diventare l’ennesima occasione sprecata. Infatti l’istruzione tecnica e la formazione professionale devono essere riorganizzate destinando risorse ai settori strategici: turismo (quindi più inglese e più lingue straniere, altro che il dialetto!!!), informatica e manifatturiero. Ogni anno la Regione spreca un sacco di soldi propri e dell’Unione europea per corsi inutili, spesso autogestiti da associazioni di categoria o da cooperative vicine a qualche forza politica, con risultati modesti. Così la formazione serve a finanziare i formatori e non forma nessuno. E’ intervenuta addirittura la magistratura che ha messo sotto inchiesta alcune società gestite da persone collegate alla Compagnia delle Opere per verificare l’utilizzo dei fondi regionali ed europei per i corsi di formazione. Serve una seria programmazione regionale, in accordo con le istituzioni scolastiche e con le imprese, per svolgere interventi mirati da valutare in modo rigoroso.

Con la stessa logica la Regione deve superare la costosa frammentazione dei suoi piccoli poli universitari e centri di ricerca. Negli ultimi anni, con il ricorso a ingenti risorse pubbliche, sono stati creati e sostenuti vari poli universitari: Conegliano,Castelfranco, Treviso, Vicenza, Feltre, Belluno, Portogruaro, Chioggia, Rovigo. Lo stesso fenomeno è accaduto per i parchi scientifici e tecnologici: Vega, Venezia Ricerche, Veneto Innovazione a Venezia; Trastech e Galileo a Padova; Star a Verona e il neonato distretto veneto per le nanotecnlogie. Molte di queste iniziative sono state realizzate in modo improvvisato e superficiale per rispondere a esigenze localistiche e clientelari; e i risultati in molti dei casi citati sono stati scarsi. La Regione deve superare questa frammentazione, interrompere i finanziamenti ai centri improduttivi e concentrare le risorse in progetti di ricerca qualificati e verificabili. Così, in collaborazione con le università, è possibile promuovere la realizzazione di un polo scientifico regionale –il Politecnico veneto- per sostenere la ricerca e l’innovazione produttiva.
3. Sicurezza. In questi anni la Regione non ha fatto nulla, si è limitata a criticare le amministrazioni di centrosinistra e a fare proclami al vento. Altre Regioni hanno fatto molto e bisogna prendere esempio da loro. In particolare l’Emilia-Romagna si è dotata di una legge regionale, la numero 24 del 2007, che ha prodotto tre effetti: creare un coordinamento regionale sulle politiche della sicurezza; assegnare risorse certe ai Comuni; istituire - molto prima e con funzioni diverse delle «ronde» leghiste - i volontari della sicurezza.
 Queste persone agiscono agli ordini della polizia locale dopo avere seguito corsi di formazione organizzati dalla Regione e lavorano per controllare il territorio e prevenire le situazioni di disagio in collaborazione con le istituzioni e le forze dell’ordine. Al posto delle chiacchiere di Galan e soci, sarebbe sufficiente copiare dagli emiliani.
4. Statuto. Il maggior fallimento di Galan e della Lega è dimostrato dal fatto che il Veneto non ha uno Statuto regionale. Tante chiacchiere sul federalismo e l’autonomia ma nessun risultato concreto. Da quando la lega è al governo Roma, Palermo e Catania non hanno mai ricevuto tante risorse. I Comuni del Veneto dal 2003 al 2009 hanno subito il 21% di tagli nei trasferimenti dal Governo. Lo stesso vale per il patto di stabilità che impedisce ai Comuni con i conti in ordine, e la maggior parte è situata nel centro-nord, di spendere le proprie risorse. Altro che Roma ladrona: è la lega che toglie i soldi ai Comuni veneti virtuosi per coprire i disastri amministrativi dei Comuni spreconi. Per la lega il federalismo è diventato come il sol dell’avvenir o il mito della rivoluzione di altre stagioni: si può fare qualsiasi cosa e ingoiare bocconi amari tanto poi arriverà il federalismo e risolverà tutto.

Non si è fatto nulla per contrastare la secessione strisciante dei Comuni veneti che confinano con le regioni a statuto speciale. La Provincia di Belluno ha bisogno di forme di autonomia e di risorse speciali che le consentano di non subire la concorrenza sleale di Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Si è affermato un modello di governo regionale centralista. Mentre lo Stato ha decentrato numerose funzioni alle Regioni destra e lega in Veneto hanno concentrato tutto a livello regionale senza trasferire competenze a Province e Comuni. Lo Statuto deve diventare lo strumento per costruire il federalismo dal basso assegnando maggiori risorse e poteri agli enti locali, in particolare in materia urbanistica per promuovere un governo partecipato del territorio e per coinvolgere e responsabilizzare le comunità locali.

5. Infrastrutture. Galan si vanta della realizzazione del passante di Mestre ma finge di dimenticare che questa è l’unica opera realizzata in 15 anni di governo. Sul trasporto ferroviario e sui sistemi di trasporto pubblico la Regione non ha fatto nulla. Le priorità assolute sono l’alta velocità ferroviaria, con il contestuale potenziamento delle linee per i pendolari, e una nuova linea (si tratta di pochi chilometri) per unire l’aeroporto di Venezia con la stazione di Mestre. In questo modo il Veneto rimane collegato con le principali linee di trasporto ferroviario e può rafforzare il suo ruolo centrale nelle relazioni con il resto d’Europa.

 

Per la lista proporzionale della provincia di Padova il Pd ha presentato 9 candidati autorevoli e rappresentativi delle diverse realtà territoriali e sociali: Maria Luisa Bezzegato, Mauro Bortoli, Roberto Campagnolo, Martina Maraffon, Giulio Pavanini, Piero Ruzzante, Silvia Salvagnin, Claudio Sinigaglia e Germana Urbani.

Alcuni candidati hanno una lunga esperienza politica e amministrativa nelle istituzioni e negli organismi dirigenti di partito e altri si candidano per la prima volta.

La lista è il risultato del paziente lavoro svolto dal segretario provinciale e dagli organismi dirigenti del PD di Padova che, insieme ai circoli, hanno individuato in modo unitario e condiviso candidature autorevoli che dimostrano una grande ricchezza di personalità in grado di raccogliere consensi per i democratici e per Giuseppe Bortolussi.

Chi ha partecipato alle molte iniziative della campagna elettorale in corso ha sicuramente apprezzato le capacità e la passione di tutti i candidati e può scegliere a chi dare il voto di preferenza scrivendo il cognome sulla scheda.

 

Tra i candidati ho scelto di sostenere Mauro Bortoli per tre ragioni.

1) Le capacità e le competenze che ha dimostrato come amministratore. Bortoli è assessore in Comune a Padova dal 2004 e si è occupato con grande professionalità di questioni molto importanti: patrimonio, lavoro, urbanistica, manutenzioni. In questi anni ha ottenuto risultati positivi nella valorizzazione del patrimonio comunale e nella realizzazione di interventi nei quartieri: illuminazione, strade, marciapiedi. Ha reso efficienti ed efficaci le risposte alle situazioni di emergenza causate dalla neve e dagli allagamenti. Inoltre è stato tra i protagonisti della fusione tra la società di gestione del servizio idrico integrato del piovese (apga) e la società di Padova (Acegas-Aps) migliorando la qualità del servizio per i cittadini. Questa fusione viene portata ad esempio a livello regionale come modello di gestione.

2) La presenza costante e la disponibilità ad ascoltare e confrontarsi con i problemi quotidiani dei cittadini. Bortoli è stato un punto di riferimento insostituibile per i cittadini che hanno avuto bisogno dell’amministrazione ed ha affrontato con serietà tutte le situazioni. Questa, a mio parere, è una caratteristica fondamentale per chi ricopre una carica pubblica: capire i problemi, individuare le soluzioni e realizzarle.

3) La conoscenza del territorio. Bortoli conosce molto bene le caratteristiche e i problemi del territorio della nostra provincia ed è in grado di intervenire in modo concreto per risolvere le diverse questioni da affrontare: la programmazione urbanistica, l’organizzazione sanitaria, le opere pubbliche, i finanziamenti ai Comuni. Le amministrazioni locali, i sindacati, le associazioni di categoria e di volontariato hanno bisogno di punti di riferimento in Consiglio regionale che possano collaborare con loro sui temi di competenza della regione.

 

Per queste ragioni sono convinto che Mauro Bortoli, se sarà eletto, svolgerà con passione e competenza il ruolo di consigliere regionale.

 

Per conoscere le proposte di Giuseppe Bortolussi per il Veneto collegatevi al sito
www.bortolussipresidente.it
 
Per conoscere il programma del PD per le elezioni regionali
collegatevi al link
Per conoscere le proposte di Mauro Bortoli per il Veneto collegatevi al sito
www.maurobortoli.it

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Il distretto della discordia
Il Mattino di Padova, 17 marzo 2010
 
MASERÀ. Finisce sul tavolo del prefetto di Padova il manifesto sul distretto sanitario firmato dal sindaco e dal vicesindaco di Maserà. L’attacco diretto alle minoranze, che avevano criticato la scelta di inserire l’edificio che ospita gli ambulatori medici fra i beni che potrebbero essere messi in vendita, per il deputato del Pd Alessandro Naccarato costituisce una inedita ma pur sempre grave turbativa della campagna elettorale da segnalare al prefetto.  «I manifesti sono stati firmati da sindaco e vicesindaco - afferma Naccarato - mentre la legge impone che in campagna elettorale gli amministratori devono limitarsi alle comunicazioni indispensabili e in forma impersonale. Inoltre le locandine sono state affisse sopra gli avvisi di convocazione dei comizi elettorali». Il deputato invita pertanto il  prefetto Ennio Mario Sodano a prendere provvedimenti del caso.  Ma intanto gli esponenti delle opposizioni hanno sporto querela per essere stati definiti millantatori che dispensano falsità. «Casomai è il vicesindaco Volponi a non raccontarla giusta - spiega Paolo Mastellaro, capogruppo del Partito Democratico -. E’ fasullo il suo riferimento alla legge perché l’obbligo riguarda solo l’inserimento dei beni disponibili mentre è il comune che sceglie l’eventuale alienazione, come ha fatto quest’anno, diversamente dal 2009. Se ha cambiato idea sulla destinazione del distretto lo dica chiaramente senza firmare “editti” diffamatori». 
 

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APPUNTAMENTI
LUNEDI 21 MARZO
ORE 10.00 PRESSO L'AULA DELLA CORTE D'ASSISE 
TRIBUNALE DI PADOVA, VIA TOMMASEO 55
PARTECIPAZIONE A CONVEGNO DEI GIURISTI DEMOCRATICI:
"DECADENZA DAL DIRITTO O DECADENZA DEL DIRITTO?"
ORE 21.00 PRESSO LA SALA CIVICA DI CARMIGNANO DI SANT'URBANO

INIZIATIVA PUBBLICA SULL'INCENERITORE
 
MARTEDI 22 MARZO ALLE ORE 21.00 PRESSO LA SALA POLIVALENTE
BIBLIOTECA DI TRIBANO (PD)

INIZIATIVA PUBBLICA: "L'ACQUA E' DI TUTTI"
 
MERCOLEDI 23 MARZO ALLE ORE 21.00 PRESSO LA SEDE PROVINCIALE PD
VIA B. PELLEGRINO, 16 - PADOVA
RIUNIONE DI PREPARAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DI LISTA DEL COMUNE DI PADOVA
E DEI COMUNI DELLA CINTURA URBANA
 
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