Scuola: i tagli del Governo mettono a
rischio l'autonomia scolastica
Oltre ai
tagli, circa 8 miliardi di euro, previsti dalla
Finanziaria per il triennio 2009/2011, la scuola
subirà un' altra pesante riduzione di risorse.
Infatti il Ministero dell'Istruzione ha emanato una
nota sulla formazione dei bilanci delle scuole, la
n. 9537 del 14/12/2009, che introduce ulteriori
tagli e compromette l'autonomia scolastica.
Questi sono i principali aspetti negativi della nota
ministeriale:
1. La nota è stata
diffusa il 22 dicembre 2009, mentre i termini di
approvazione da parte dei Consigli d'Istituto del
programma per l'anno 2010 scadevano il 15 dicembre.
La nota dunque è arrivata nelle scuole fuori tempo,
umiliando e stravolgendo la programmazione;
2. La nota azzera i
finanziamenti per il funzionamento didattico e
amministrativo (materiale per l'attività degli
alunni, laboratori, offerta formativa). Questi
finanziamenti erano stati introdotti con il Decreto
ministeriale n. 21/2007 (il c.d. "capitolone"). La
nota dunque annulla una previsione contenuta in una
norma attuativa della legge sull'autonomia
scolastica.
3. La nota riduce al
minimo i finanziamenti per le supplenze, e mette
così a rischio la qualità del servizio scolastico;
4. La nota non dà
garanzie alle scuole sull'erogazione dei crediti che
le stesse vantano verso il Ministero (circa 1
miliardo di euro a livello nazionale);
5. La nota invita le
scuole a utilizzare il contributo volontario chiesto
alle famiglie per coprire le spese per le supplenze.
La nota così mette in discussione il principio
mdella gratuità del diritto allo studio;
6. La nota riduce del
25% i fondi per la pulizia e la vigilanza degli
Istituti.
In
pratica la nota contiene tagli pesanti e
indebolisce l'autonomia scolastica vanificando le
conquiste degli anni precedenti.
Per queste ragioni il PD ha presentato
un'interrogazione urgente al Ministro chiwedendo il
ripristino delle risorse e il rispetto della legge
sull'autonomia scolastica.
Interpellanza urgente
al Ministro dell'Istruzione
Ripristinare i
fondi per la scuola
Camera dei Deputati,
9 febbraio 2010
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
per sapere - premesso che:
le scuole soffrono già da molti mesi una grave
situazione finanziaria dovuta in particolare alla
massiccia riduzione di risorse operate dal Governo
fin dal suo insediamento. La conseguente
inadeguatezza delle risorse trasferite dallo Stato -
che rappresentano la principale fonte di
finanziamento delle istituzioni scolastiche -
ostacola il normale funzionamento didattico, così
come impedisce, ad esempio, regolarità nel pagamento
degli stipendi ai supplenti (e, conseguentemente,
ostacola la nomina dei sostituti dei docenti
assenti), nella remunerazione del salario accessorio
e del dovuto per gli esami di Stato ai docenti e nel
saldo delle spese per le utenze, per gli appalti di
pulizia e per le forniture di materiale didattico e
di consumo. Attualmente, gli istituti scolastici
vantano nei confronti del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca crediti per circa un
miliardo di euro, accumulati negli anni anticipando
risorse per affrontare le citate spese obbligatorie
sostenute per conto dello Stato. Sono pertanto assai
numerosi gli istituti che hanno maturato un credito
di centinaia di migliaia di euro che, se non
restituito, ne decreterà non solo il dissesto
finanziario ma l'impossibilità di assolvere, nei
fatti, alla propria funzione educativa,
costituzionalmente prevista;
la legge di bilancio 2010, rispetto alla legge di
assestamento 2009, ha ridotto gli stanziamenti dei
capitoli destinati alle «competenze dovute al
personale delle istituzioni scolastiche, con
esclusione delle spese per stipendi del personale a
tempo indeterminato e determinato» e al
«funzionamento delle istituzioni scolastiche» (fondi
istituiti con la legge finanziaria per il 2007 del
Governo Prodi per sostenere l'autonomia scolastica e
noti come «capitoloni»). Tali capitoli, presenti in
ciascuno dei programmi riguardanti la scuola
dell'infanzia, la scuola primaria, la scuola
secondaria di primo e di secondo grado, sono stati
decurtati per un ammontare complessivo di
226.838.243 euro, di cui 97.988.043 euro per il
funzionamento e 128.850.200 euro per il personale,
riportandoli ai livelli già gravemente inadeguati
stabiliti nella legge di previsione del bilancio
2009;
la sofferenza finanziaria e la conseguente
difficoltà di gestione degli istituti scolastici
sono state ulteriormente aggravate dalla recente
nota ministeriale (prot. n. 9537 del 14 dicembre
2009) della Direzione generale per la politica
finanziaria e per il bilancio sulle «Indicazioni
riepilogative per il programma annuale delle
istituzioni scolastiche per l'anno 2010», con la
quale il Ministero dell'istruzione, dell'università
e della ricerca ha dato istruzione alle scuole per
la predisposizione dei bilanci 2010 e ha comunicato
le risorse finanziarie cui possono fare affidamento
per redigere i suddetti bilanci. Peraltro si rileva
negativamente che le scuole, tenute alla redazione
dei propri bilanci entro il 15 dicembre, sono venute
a conoscenza della suddetta circolare e quindi delle
risorse a loro disposizione, solo il 22 dicembre
2009;
detta nota, che, ad avviso degli interpellanti in
contrasto con la normativa vigente, non fa
riferimento a due «pilastri» dell'autonomia quali il
regolamento di contabilità e i «capitoloni», non si
limita a confermare l'inadeguatezza delle risorse
destinate alle supplenze e agli esami di Stato e
l'assenza di quelle per il funzionamento didattico e
amministrativo, ma modifica pesantemente la
normativa per il finanziamento delle scuole (con
particolare riferimento ai regolamenti vigenti
disciplinati dal decreto ministeriale n. 44 del 2001
e dal decreto ministeriale n. 21 del 1o
marzo 2007), arrecando ostacoli al servizio e
pregiudizio all'autonomia delle scuole;
essa, ad esempio, assume un indefinito «tasso
d'assenteismo medio nazionale per tipologia di
scuola» per attribuire eventuali risorse aggiuntive
per le supplenze, la cui spesa è però vincolata ad
una autorizzazione del Ministero. Tale «innovazione»
burocratica renderà di fatto impossibile procedere
alla sostituzione dei docenti in tempo reale (cioè
secondo le esigenze delle classi che restano
«scoperte») e alle scuole non resterà che
distribuire in custodia i ragazzi nelle altre classi
oppure anticiparne l'uscita. Agli interpellanti
appare evidente che entrambi i rimedi - peraltro già
in uso, ma destinati ad essere incrementati -
danneggiano la qualità del servizio scolastico oltre
ad essere in contrasto con il diritto
all'istruzione. Per quelle scuole che non
rientreranno nel tasso fissato dal Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è
configurabile il rischio di non ottenere la
necessaria copertura finanziaria nemmeno per le
supplenze relative ad assenze lunghe, sulle quali il
dirigente scolastico non ha discrezionalità. La
disposizione prevista risulta oltremodo illogica se
si considera che le scuole pagano anche i supplenti
sui posti che si rendono liberi dal primo gennaio di
ogni anno e fino al termine delle lezioni (articolo
4, comma 3, della legge n. 124 del 1999). Peraltro,
la citata previsione contraddice due recenti
indicazioni dello stesso Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca; la prima (contenuta
nella nota n. 3545 del 29 aprile 2009) ribadisce
che: «va comunque assicurato l'ordinato svolgimento
delle attività di istruzione, di formazione e di
orientamento, giacché il diritto allo studio va in
ogni caso garantito.»; la seconda (prot. n. AOODGPER
14991 del 6 ottobre 2009) afferma la necessità di
procedere alla nomina del personale a tempo
determinato «al fine primario di non incorrere in
una sospensione della didattica nei riguardi degli
allievi interessati»;
la circolare dispone, altresì, benché il regolamento
di contabilità non lo preveda, che per coprire
possibili «deficienze di competenza» (eventualità
peraltro non prevista nelle norme di contabilità) la
scuola utilizzi l'avanzo di amministrazione non
impegnato, nel quale confluiscono anche i contributi
provenienti dalle famiglie, dagli enti locali e dai
privati. In genere, tale avanzo rappresenta un
accantonamento destinato ad investimenti a medio
termine o acquisti particolarmente onerosi (quali la
realizzazione di laboratori). Tale decisione appare
grave e iniqua poiché dispone che al mancato
finanziamento dello Stato - ad avviso degli
interpellanti responsabile delle suddette
«deficienze» e testimonianza diretta di un
progressivo arretramento dello Stato nell'assolvere
al suo mandato costituzionale - si provveda con le
risorse provenienti da soggetti terzi e che sono già
state finalizzate dalla programmazione della scuola
stessa. La disposizione in parola, rende sempre più
concreto il rischio di una gestione secondo i
principi del bilancio di cassa, che impedirebbe la
possibilità di programmare le attività scolastiche
oltre ad ostacolare pesantemente le innovazioni
introdotte dall'autonomia e dai «capitoloni»;
la nota del 14 dicembre 2009 impone anche il taglio
del 25 per cento delle spese degli appalti alle
ditte esterne che eseguono le pulizie, la
sorveglianza e la manutenzione ordinaria. Tale
sensibile riduzione di spesa, intercorsa a metà anno
scolastico e riguardante anche i contratti in
essere, impedirà adeguati livelli di pulizia nelle
aule e nei bagni oltre che determinare meno
controlli negli edifici. L'effetto di tale norma è
la riduzione del personale delle ditte appaltatrici
in servizio e corrispondentemente un aumento dei
carichi di lavoro del personale collaboratore
scolastico statale, già ridotto per effetto dei
tagli agli organici. Oltre ad un peggioramento
complessivo del servizio, questa previsione
determina, secondo gli interpellanti, una doppia
esposizione sul versante della responsabilità
giuridica del dirigente scolastico, costretto, da un
lato, a rimettere in discussione con la ditta di
appalto i termini del contratto stipulato e in corso
di esecuzione e, dall'altro, a gestire la riduzione
del servizio di pulizia e del servizio di vigilanza.
Del resto, appare improprio il richiamo al regio
decreto del 1923 che, all'articolo 11, stabilisce
che a fronte di una diminuzione, nel limite del 20
per cento nelle opere, lavori o forniture
l'appaltatore è tenuto ad assoggettarvisi. Al
contrario, nel caso della scuola non c'è una
diminuzione delle opere, ma una riduzione immotivata
delle risorse che determina una corrispondente
compressione delle prestazioni;
sempre la citata circolare impone che i crediti che
gli istituti scolastici vantano nei confronti del
Ministero (prevalentemente spese già liquidate), non
siano più parte attiva del bilancio ma siano
ascritti in un modulo «aggregato Z», con l'evidente
intenzione di non restituirli più alle scuole. Si
tratta di un miliardo di euro di fatto sottratto
alle istituzioni scolastiche che, nel quadro
negativo dei trasferimenti dello Stato, non potranno
garantire l'offerta formativa e saranno indotte a
chiedere maggiori contributi alle famiglie per far
fronte al funzionamento ordinario e ai disavanzi di
bilancio determinati dagli insufficienti
trasferimenti dello Stato: una richiesta, ad avviso
degli interpellanti, assolutamente deprecabile,
inaccettabile e lesiva del diritto costituzionale
allo studio;
inoltre la circolare in questione, tace sulla
copertura di voci di spesa obbligatorie e non
programmabili quali: le ore eccedenti per la
sostituzione dei colleghi assenti; le indennità di
funzioni superiori; i corsi di recupero; la terza
area negli istituti professionali; i compensi ai
revisori per le scuole capofila;
tale silenzio induce a ritenere che, anche la
copertura delle suddette spese possa essere posta in
capo alle famiglie;
infine, come è noto al Ministero, tutti i problemi
segnalati sono stati ampiamente evidenziati e
denunciati da centinaia di documenti approvati da
diverse associazioni di scuole autonome e dai
presidenti dei consigli di istituto di numerose
scuole del Paese. Peraltro, la gravità della
situazione finanziaria che colpisce gli istituti e
quella che si configura come una mancanza di
trasparenza nell'assegnare loro i fondi, sta
allarmando non solo la comunità scolastica ma tutto
il Paese -:
se non ritenga urgente ed inderogabile, alla luce di
quanto riportato in premessa, rivedere le
indicazioni impartite con la nota n. 9537 del 14
dicembre 2009;
quali iniziative urgenti intenda adottare per
incrementare i finanziamenti necessari al regolare
funzionamento, ora ad avviso degli interpellanti
pesantemente decurtati, e per soddisfare i crediti
vantati dalle scuole nei confronti dello Stato, al
fine di garantire la corretta attuazione
dell'offerta formativa, l'ordinata programmazione da
parte degli istituti scolastici, nel rispetto della
loro autonomia, e la piena esigibilità del diritto
all'istruzione da parte dei ragazzi e delle loro
famiglie.
Ghizzoni,
Bachelet, Coscia, Fioroni, De Pasquale, De Torre, De
Biasi, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes,
Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Argentin,
Benamati, Capano, Capodicasa, Carella, Marco Carra,
Causi, Codurelli, D'Incecco, Froner, Gatti,
Giacomelli, Grassi, Lovelli, Marchi, Pierdomenico
Martino, Mastromauro, Mattesini, Melandri, Meta,
Migliavacca, Mogherini Rebesani, Motta, Murer,
Naccarato, Recchia, Rossomando,
Rugghia, Sbrollini, Tidei, Tocci, Tullo, Vassallo -
Gruppo Partito Democratico
La
dieta dimagrante
della scuola italiana
di Chiara Saraceno
La Repubblica, 24 febbraio 2010
Le scuole
pubbliche in Italia sono sottoposte ad una energica
cura dimagrante su tutti i fronti: orari, offerta
formativa, pulizia e manutenzione, materiali
didattici, sostituzioni in casi di assenza. La cosa
riguarda soprattutto la scuola, dall´obbligo all´università,
ma tocca anche le scuole materne.
Il tempo pieno alle elementari è stato ridotto,
soprattutto in quelle regioni (e probabilmente
singoli quartieri) in cui viceversa una forte,
qualificata, temporalmente consistente offerta
formativa sarebbe più necessaria per contrastare gli
effetti, sullo sviluppo cognitivo e delle competenze
dei bambini e ragazzi, del disagio e della povertà.
Un po´ in tutta Italia, ci sono scuole che a
febbraio non hanno già più soldi per pagare i
supplenti. Pazienza se qualche docente si ammala un
po´ a lungo, o se per disgrazia una insegnante
decide di avere un figlio. I colleghi faranno i
turni di presenza per coprire le classi rimaste
scoperte, con quali esiti formativi per gli studenti
è immaginabile. Ci sono scuole che mandano circolari
ai genitori perché si facciano carico della carta
igienica e della cancelleria minuta e talvolta anche
di lavoretti di manutenzione e di segreteria. Il
volontariato dei genitori non è più una benvenuta
integrazione alla dotazione di base. È una necessità
per mantenere almeno quella dotazione.
Le responsabilità non sono tutte di questo governo,
ovviamente. Anche gli insegnanti e i dirigenti
scolastici hanno le loro responsabilità nell´avere
creato un sistema spesso anarchico, non trasparente,
e non valutato nella sua efficacia. Così come coorti
successive di genitori troppo spesso sembrano
essersi accontentate – o addirittura aver preteso –
del fatto che i figli venissero promossi, piuttosto
che interrogarsi sulla qualità della offerta
formativa. Chi lo fa, se ne ha i mezzi sceglie
oculatamente la scuola e la classe. O si rivolge al
privato di qualità. La responsabilità di questo
governo tuttavia è quella di aver fatto della
questione della spesa, o meglio dei tagli, il
criterio principale del proprio intervento. Così,
appunto, si taglia il tempo scuola, come se tutti
avessero a casa genitori senza impegni lavorativi,
biblioteche ben fornite, computer, risorse per le
attività integrative. E in un contesto in cui gli
edifici scolastici sono spesso fatiscenti, al punto
che ogni tanto qualcuno ci rimette la pelle, e
sorveglianza e pulizia già al limite del necessario
e della decenza, il ministero pretende un taglio del
25%.
Le nuove generazioni sono avvisate. Negli altri
paesi si discute dell´investimento nell´educazione
ad una età il più precoce possibile come forma non
solo di investimento in capitale umano, ma di
riduzione delle disuguaglianze provocate dalla
origine di nascita. Il nostro invece mostra tutto il
proprio disinteresse, offrendo un servizio che, a
prescindere dalla buona volontà e competenza
professionale dei singoli insegnanti, è di bassa
qualità a partire dalle condizioni materiali. Lo
stesso disinteresse c´è anche nei confronti dei più
piccoli. Si destinano poche risorse agli asili nido,
e soprattutto si assiste passivamente al loro
mancato utilizzo proprio da parte delle regioni che
ne hanno meno, in cui la diffusione della povertà
tra i bambini è più alta e le disuguaglianze nelle
competenze cognitive più elevate, quindi più
necessario intervenire precocemente. Lo ha
documentato di recente proprio un rapporto del
Dipartimento per la famiglia.
A fronte di questo accanimento nei confronti della
scuola pubblica, il governo ha fornito viceversa
rassicurazioni alla Chiesa cattolica sul
finanziamento alle sue scuole. Sorge il sospetto che
non siamo solo di fronte ad uno scambio indecente
tra legittimazione politica e riconoscimento di un
monopolio etico-educativo (che coinvolge anche altri
temi). Siamo di fronte anche alla progressiva
squalificazione della scuola pubblica a favore di
quella privata, che in Italia è soprattutto scuola
cattolica. Il terreno è stato ampiamente preparato
dall´ingegneria linguistico-legislativa messa in
opera dal governo Prodi. Ad esso di deve la
trasformazione delle scuole private (incluse quelle
materne) cattoliche in "scuole paritarie", per
aggirare il dettato costituzionale che ne vincola
l´esistenza all´essere "senza oneri per lo stato".
Ora siamo, temo, di fronte all´atto finale. Quanto
più la scuola pubblica sarà squalificata e privata
di risorse, tanto più diventerà la scuola di chi non
può scegliere altrimenti, dei poveri, degli
immigrati.
Organici docenti:
primaria e secondaria superiore pagheranno il conto
di Tremonti
per il prossimo anno scolastico.
Altri 25.600 posti di lavoro tagliati
La
seconda riunione sulle dotazioni organiche del personale
docente, svolta nel pomeriggio di ieri, ha aggiunto
qualche informazione in più al quadro, già grave,
determinato dall'applicazione per il secondo anno
consecutivo del piano di tagli contenuto nella legge
133/2008.
Si assegna un altro duro colpo alla scuola primaria e le
riduzioni sulla scuola secondaria di secondo grado, per
effetto dell'applicazione dei regolamenti, si abbattono,
in particolar modo, sugli istituti tecnici e
professionali.
Per la scuola primaria si conferma l'attribuzione del
personale sulla base delle 27 ore settimanali nelle
prossime classi prime e il taglio delle ore di
compresenza residue: questi due criteri determineranno
l'impossibilità di garantire organico sufficiente per
soddisfare le richieste delle famiglie, che già lo
scorso anno avevano richiesto in altissima percentuale
le 30 ore. Inoltre sempre per la scuola primaria si
riducono di quasi il 40% i posti di lingua inglese. Una
riduzione di posti complessiva che non si allontana di
molto da quanto già tagliato lo scorso anno scolastico.
Sulla scuola secondaria si abbatte la scure dei nuovi
regolamenti e saranno soprattutto i tecnici e
professionali a pagare il conto, per effetto della
riduzione dell'orario settimanale nelle seconde, terze e
quarte. Drammatico il taglio sulle ore di laboratorio e
conseguentemente sui posti destinati all’insegnamento
tecnico pratico. Anche l'istruzione liceale subirà una
consistente riduzione di posti per effetto
dell'applicazione dei nuovi ordinamenti nelle classi
prime. A tutto ciò si aggiunge, la situazione caotica in
cui si verranno a trovare le scuole nella
predisposizione dei piani dell'offerta formativa che non
garantirà un quadro certo per le scelte di studenti e
genitori.
Per la scuola secondaria di secondo grado si conferma
l'estensione a tutte le classi di quanto previsto dal
Regolamento sul primo ciclo con conseguente
impossibilità, per effetto del taglio, di proseguire gli
orari ibridi che ancora sopravvivono in alcune
situazioni.
Gli effetti di questa nuova tranche di tagli sono già
noti: meno scuola, meno qualità, meno sicurezza per
effetto dell’aumento degli alunni per classe, più
docenti che perderanno la propria sede di lavoro, più
personale precario che non lavorerà il prossimo anno
scolastico.
Ladri
di futuro
Il governo
maschera da riforma un taglio epocale
alla scuola pubblica italiana che ci allontana
dall'Europa.
Negano pari opportunità di vita, di educazione e di
lavoro
ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese.
da
www.partitodemocratico.it
"Il riordino
della scuola superiore del governo non e' una
riforma, e' un taglio epocale alla scuola pubblica
italiana che ci allontana dall'Europa e nega pari
opportunita' di vita, di educazione e di lavoro ai
ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". Così Pier
Luigi Bersani introduce l’ultima prodezza targata
Gelmini-Berlusconi, che più che una riforma sembra
"Un taglio di risorse, di competenze e di tempo:
questa e' la sostanza del cosiddetto riordino. La
scelta compiuta a 13 anni diventa nei fatti
irreversibile per la grande differenza di programmi
proposti dai diversi percorsi formativi sin dal
primo biennio, favorendo la dispersione scolastica.
Vengono largamente penalizzati i saperi tecnico
scientifici e tagliate le ore di laboratorio negli
istituti professionali. Un riordino 'fuori tempo
massimo' dettato solo dalle esigenze di bilancio di
Tremonti, che non permette alla famiglie e ai
ragazzi una scelta consapevole di un percorso
formativo che andra' a determinare il loro futuro
lavorativo e di vita".
Tagli selvaggi. Con l’attuale
Governo si è aperta per la scuola una preoccupante e
lunga fase di incertezza e illegalità. Meno ore,
meno materie, meno insegnamenti, meno insegnanti,
meno laboratori. In totale, meno 1.650 milioni di
euro nel 2010, meno 2.538 nel 2011, meno 3.188 nel
2012, un taglia e cuci generale ed ecco confezionata
la scuola superiore. Tutto questo senza un dibattito
parlamentare adeguato, senza un dibattito pubblico
nel Paese. Il Ministro Gelmini esegue solamente,
lasciando nell'incertezza la scuola, le famiglie,
gli studenti, i lavoratori del settore. In totale si
tratta di una riduzione di 73 milioni di euro
inferta dalla finananziaria 2010 per il
funzionamento didattico ed amministrativo, un taglio
di quasi 40 milioni di euro ai fondi della 440-che
ricordiamo essere una legge che prevede
l’istituzione di un Fondo per l'arricchimento e
l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli
interventi perequativi, destinato alla piena
realizzazione dell'autonomia scolastica- una
riduzione del 25% per gli appalti di pulizia e poi
soprattutto quasi un miliardo di euro di crediti
vantati dai singoli istituti nei confronti del
ministero dell’istruzione, per spese anticipate dai
bilanci interni e mai restituite.
A causa di questi tagli, ad un mese dall’inizio del
2010, la situazione finanziaria degli istituti
risulta veramente molto grave. Molte scuole hanno
interrotto i contratti di supplenza ed hanno
smistato gli studenti nelle classi, altre rischiano
il pignoramento perché non pagano i fornitori, altre
ancora per risparmiare, hanno un servizio di pulizia
a giorni alterni. Per queste ragioni, alcuni
dirigenti sono disposti ad non approvare il bilancio
interno, pur rischiando il commissariamento.
Più che proiettata verso il futuro, come vorrebbe
far credere il governo, la scuola fa un tuffo nel
passato, fino ad assomigliare a quella del
ventennio. Per Francesca Puglisi, responsabile
Scuola della segreteria del Pd: “Oggi il Consiglio
dei ministri con il riordino delle superiori ha
tagliato con l'accetta il futuro dei ragazzi e delle
ragazze italiane. Quello appena varato dal governo è
un riordino per fare cassa, un restyling della
scuola elitaria di Gentile che inchioda i ragazzi
alle scelte realizzate a 13 anni, con i licei che
prepareranno la classe dirigente, gli istituti
tecnici i quadri e i professionali coloro che devono
andare il prima possibile a lavorare. Peccato che
nessuno sarà all'altezza degli standard formativi
richiesti dall'Europa". Lo afferma Francesca Puglisi,.
"Un riordino - aggiunge - che ha bypassato il
Parlamento, non condiviso con il mondo della scuola,
che getta nel caos l'organizzazione del prossimo
anno scolastico, impedendo alle famiglie e ai
ragazzi di realizzare scelte ragionate e consapevoli
che influenzeranno in modo determinante la loro
vita".
Il termine "riforma scolastica" infatti, è
assolutamente improprio. In realtà, come dice il
parere del Consiglio di Stato si tratta di un
provvedimento che appare preordinato al contenimento
della spesa per il pubblico impiego. E' un
assestamento di bilancio fatto ai danni della scuola
superiore italiana e, dunque, di una grande
occasione mancata di dialogo non solo con
l'opposizione, ma con il Paese, con le famiglie e
gli insegnanti. Basti dire per la riforma delle
superiori che si attendeva da 40 anni, il governo ha
utilizzato lo strumento della delega, privando la
possibilità di un emendamento o di discussione in
Aula.
"L'Italia, con questa 'riforma'- sottolinea il
senatore Antonio Rusconi, capogruppo Pd in
Commissione Istruzione al Senato - va purtroppo in
direzione opposta all'Europa che investe in
intelligenza e professionalità. Avremmo voluto
votare almeno a favore degli istituti tecnici, ma
anche in questo caso sono state tagliate le ore di
laboratorio e quelle scientifiche. Il problema era
rimanere fedeli alla legge 133 al taglio triennale
di 8 miliardi".
L’opposizione in Parlamento, dunque appare serrata,
un risultato positivo è in fatti giunto in questi
giorni nell’ambito della discussione sul collegato
1441 quater B, con l’approvazione di un Ordine del
giorno proposto dall’On. Luigi Bobba, Vicepresidente
della Commissione Lavoro del Pd, e condiviso da
tutta la Commissione, nel quale si impegna il
Governo a rivedere il sistema di alternanza scuola –
lavoro e specificatamente le norme che regolano il
contratto di apprendistato al fine di poter
potenziare l’aspetto formativo. In tal senso è
necessario che sia fissato un congruo numero di ore
di formazione esterna da realizzarsi nelle
istituzioni scolastiche o formative, onde
acconsentire anche all’assolvimento dell’ultimo anno
dell’obbligo di istruzione e formazione fissato
dalla legge a 16 anni. “ E’ una strada difficile, ma
non possiamo lasciare fuori dalla scuola 130.000
giovani sotto i 16 anni che né studiano, né
lavorano. Ma tale sperimentazione – continua Luigi
Bobba – ha bisogno di risorse e dell’impiego di
tutte le energie della scuola, della formazione
professionale e delle imprese. Purtroppo si fanno
spesso norme che restano totalmente disapplicate e
non può essere certo una soluzione quella di
consegnare le responsabilità della formazione dei
giovani apprendisti unicamente alle imprese.
Ma la situazione di incertezza riguarda anche i
programmi scolastici, infatti a pochi giorni dalle
iscrizioni per il prossimo anno, insegnanti,
famiglie e studenti sono all’oscuro dei nuovi corsi
di studio, delle materie e dell’orario nella nuova
scuola superiore ‘riformata’ di imperio dal ministro
Gelmini. Il senatore del Pd Andrea Marcucci,
commenta così i disagi creatosi in merito
all’approvazione in Commissione “Pubblica
istruzione” di Palazzo Madama dei tre regolamenti
per la scuola superiore: “E’ stata varata una
riforma che è un mero adempimento burocratico
all’esigenza di contenere i costi del pubblico
impiego, senza alcun dibattito in Aula, senza il
coinvolgimento degli operatori e soprattutto senza
nessuna pretesa formativa. Mentre in Europa si
valorizzano le professionalità ed il merito, in
Italia l’istruzione conferma di essere all’ultimo
posto tra gli interessi dell’esecutivo.
Ed i primi effetti dei tagli statali alle regioni,
proposti da questa riforma, sono apprezzabili se si
considera che nella sola aerea modenese Il governo
vuole azzerare crediti per 19 milioni di euro
vantati dalle scuole nei confronti dello Stato. A
lanciare l’allarme è Cinzia Cornia, consigliere Pd
che sui tagli alla scuola pubblica ha presentato un
Ordine del giorno in Consiglio comunale.
“E’ ormai evidente – dichiara - che il ministro
Gelmini vuole continuare nella sua opera di
smantellamento della scuola pubblica. Per questo
esprimiamo la massima solidarietà al Comitato
genitori di “Scuole statali: bilanci in rosso”, che
in questi giorni tentano di creare un coordinamento
a livello nazionale.
Il Pd denuncia anche il tentativo di eludere la
norma, prevista dalla Finanziaria 2007, che
introduce la distinzione tra spese di funzionamento
e spese per le supplenze. “In questo modo – spiega
il consigliere del Pd – è possibile fare un uso
indiscriminato di tutte le risorse disponibili,
comprese le somme versate dalle famiglie”.
Le proposte del PD
Qualità alla scuola pubblica
L'educazione
non si taglia
Le proposte del PD
per la scuola:
I tagli del Governo alla scuola Pubblica di
8 miliardi di euro, 87.341 docenti e 44.500 ATA in
tre anni, sono insostenibili per il nostro sistema
educativo e scolastico.
Il Partito Democratico vuole fermare:
- l'abolizione delle compresenze;
- la riduzione dell'orario scolastico;
- la chiusura delle piccole scuole e la
cancellazione di ogni modello educativo che aveva
fatto sino ad oggi la qualità del nostro sistema
scolastico.
Il
Partito Democratico vuole:
- una scuola più sicura e qualificata per tutti, con
adeguate risorse finanziarie, con la stabilizzazione
dei rapporti di lavoro e con interventi per la
sicurezza, la funzionalità e il decoro delle
strutture scolastiche;
- prendersi cura del successo scolastico degli
studenti diversamente abili e svantaggiati e della
piena integrazione dei bambini immigrati;
- investire sull'educazione sin dalla tenera età
lanciando un piano straordinario per aumentare i
posti disponibili al nido e garantire a tutti il
diritto alla scuola dell'infanzia;
- valorizzare il modello educativo del tempo pieno e
del modulo a 30 ore nella scuola elementare,
ripristinando le compresenze degli insegnanti;
- reintrodurre l'obbligo scolastico fino a 16 anni;
- offrire più risorse all'autonomia scolastica;
- assicurare borse di studio e libri gratuiti per i
dieci anni della scuola dell'obbligo;
- riformare la scuola superiore valorizzando i
saperi tecnici e scientifici, con l'istituzione di
un biennio unitario e un triennio di indirizzo.

Approvate le norme sul divieto di
svolgimento di propaganda elettorale per le persone
sottoposte a misure di prevenzione
Ieri,
giovedì 25 febbraio, la Camera ha approvato e
trasmesso al Senato la Proposta di legge n. 783
recante:
"Modifiche
alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423, e altre
disposizioni concernenti il divieto di svolgimento
di propaganda elettorale per le persone sottoposte a
misure di prevenzione"
.
Il provvedimento introduce una duplice novità: per
un verso, i sorvegliati speciali che, sulla base
della normativa previgente non possono né votare né
essere votati, non potranno neanche svolgere
attività di propaganda elettorale; per un altro, le
conseguenze del mancato rispetto di tale divieto
ricadranno anche sui beneficiari dell'attività di
propaganda che abbiano consapevolmente richiesto o
sollecitato il sostegno elettorale.
E' una norma molto importante contro la mafia, per
garantire lo svolgimento di campagne elettorali
corrette e trasparenti nata da una proposta iniziale
di un gruppo di deputati del Partito Democratico.
Ora che la Camera ha trasmesso il testo al Senato
c'è da augurarsi che il provvedimento sia approvato
in tempi brevi per poter entrare in vigore fin dalla
campagna elettorale per le Regionali del 28-29 marzo
2010.
___________________________________________
Interrogazione a risposta scritta
Pubblicazione
elettorale del Ministro Zaia in Veneto con i fondi
pubblici
di Buonitalia SpA
Camera dei Deputati, 24
febbraio 2010
Al
Ministro dell'interno.
Per
sapere - premesso che:
in questi giorni sta arrivando nella cassetta delle
poste dei veneti un opuscolo pubblicato in edizione
straordinaria da federsanità e da Buonitalia S.p.A,
quest'ultima una società pubblica che fa riferimento
al Ministero delle politiche agricole, alimentari e
forestali e ne rappresenta il braccio operativo e
funzionale per valorizzare e promuovere le
produzioni di qualità del settore agroalimentare
italiano all'estero;
le quote di partecipazione di detta società sono,
infatti, per il 70 per cento del Ministero delle
politiche agricole, alimentari e forestali, che ne
rappresenta la direzione e la finanzia interamente,
per il 10 per cento dell'ISMEA (Istituto servizi
mercato agricolo alimentare ed è un ente pubblico),
per il 10 per cento dell'ICE (Istituto commerciale
estero, altro ente pubblico) e per il restante 10
per cento dell'Unioncamere, che è un ente privato a
partecipazione pubblica;
la mission della società Buonitalia è quindi quella
di promuovere il made in Italy nel mondo e per tale
scopo utilizza risorse pubbliche;
appare, pertanto, alquanto singolare la scelta di
inviare l'edizione straordinaria dell'opuscolo solo
nei territori della regione Veneto e, allo stesso
modo, appare non pienamente conforme alla mission
della società la scelta di utilizzare tale opuscolo
essenzialmente come veicolo pubblicitario per il
titolare del dicastero agricolo;
sfogliando l'opuscolo, infatti, più che i prodotti
agroalimentari è il Ministro ad essere reclamizzato
in varie e numerose pose: in mezzo al grano, con i
formaggi, con i tartufi, addirittura con il camice
da salumiere;
tale evento presenta degli aspetti critici in quanto
la distribuzione dell'opuscolo sta avvenendo nel
corso della campagna elettorale per l'elezione del
presidente della regione Veneto in cui il Ministro
Zaia è candidato;
per tali motivi è forte il sospetto che una società
pubblica, con i relativi fondi pubblici, sia stata
utilizzata non per finalità collettive e proprie
della mission della società ma per pubblicizzare a
scopi elettorali il Ministro Zaia -:
se le risorse pubbliche di Buonitalia SPA, destinate
da statuto a promuovere il made in Italy all'estero,
siano state utilizzate correttamente per l'edizione
straordinaria dell'opuscolo, alla luce del fatto che
esso non risulta finalizzato alla penetrazione dei
mercati esteri, poiché è distribuito certamente in
Veneto, e soprattutto alla luce del fatto che la
pubblicità di prodotti agroalimentari appare
meramente strumentale a fornire l'occasione di
inserire immagini del Ministro Zaia, concorrente
diretto alle prossime elezioni regionali in Veneto.
On.
ZUCCHI, BRANDOLINI, AGOSTINI, MARCO CARRA, NACCARATO
e FEDERICO TESTA
Gruppo Partito Democratico
___________________________________________
Partecipate all'iniziativa pubblica
___________________________________________
APPUNTAMENTI
VENERDI 26 FEBBRAIO ALLE ORE 20.30 PRESSO
L'AUDITORIUM DELL'iSTITUTO MODIGLIANI
VIA DEGLI SCROVEGNI 30 - PADOVA
INIZIATIVA SULLA SCUOLA CON
PRESIDI GENITORI E INSEGNANTI
SABATO 27 FEBBRAIO ALLE ORE 10.00 IN
PIAZZETTA FORCELLINI - PADOVA
BANCHETTO DEL PD PER LE
REGIONALI CON DISTRIBUZIONE DI MATERIALE POLITICO
LUNEDI 1 MARZO ALLE ORE 18.30
PRESSO LA SEDE REGIONALE PD, PIAZZA DE GASPERI 28
SEMINARIO DEI GIOVANI DEMOCRATICI VENETI
SULLE RIFORME ISTITUZIONALI
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