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Scuola: i tagli del Governo mettono a rischio l'autonomia scolastica
 
Oltre ai tagli, circa 8 miliardi di euro, previsti dalla Finanziaria per il triennio 2009/2011, la scuola subirà un' altra pesante riduzione di risorse. Infatti il Ministero dell'Istruzione ha emanato una nota sulla formazione dei bilanci delle scuole, la n. 9537 del 14/12/2009, che introduce ulteriori tagli e compromette l'autonomia scolastica.
Questi sono i principali aspetti negativi della nota ministeriale:
1. La nota è stata diffusa il 22 dicembre 2009, mentre i termini di approvazione da parte dei Consigli d'Istituto del programma per l'anno 2010 scadevano il 15 dicembre. La nota dunque è arrivata nelle scuole fuori tempo, umiliando e stravolgendo la programmazione;
2. La nota azzera i finanziamenti per il funzionamento didattico e amministrativo (materiale per l'attività degli alunni, laboratori, offerta formativa). Questi finanziamenti erano stati introdotti con il Decreto ministeriale n. 21/2007 (il c.d. "capitolone"). La nota dunque annulla una previsione contenuta in una norma attuativa della legge sull'autonomia scolastica.
3. La nota riduce al minimo i finanziamenti per le supplenze, e mette così a rischio la qualità del servizio scolastico;
4. La nota non dà garanzie alle scuole sull'erogazione dei crediti che le stesse vantano verso il Ministero (circa 1 miliardo di euro a livello nazionale);
5. La nota invita le scuole a utilizzare il contributo volontario chiesto alle famiglie per coprire le spese per le supplenze. La nota così mette in discussione il principio mdella gratuità del diritto allo studio;
6. La nota riduce del 25% i fondi per la pulizia e la vigilanza degli Istituti.
 
In pratica la nota contiene tagli pesanti e indebolisce l'autonomia scolastica vanificando le conquiste degli anni precedenti.
Per queste ragioni il PD ha presentato un'interrogazione urgente al Ministro chiwedendo il ripristino delle risorse e il rispetto della legge sull'autonomia scolastica.
 
Interpellanza urgente al Ministro dell'Istruzione
Ripristinare i fondi per la scuola
Camera dei Deputati, 9 febbraio 2010

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:

le scuole soffrono già da molti mesi una grave situazione finanziaria dovuta in particolare alla massiccia riduzione di risorse operate dal Governo fin dal suo insediamento. La conseguente inadeguatezza delle risorse trasferite dallo Stato - che rappresentano la principale fonte di finanziamento delle istituzioni scolastiche - ostacola il normale funzionamento didattico, così come impedisce, ad esempio, regolarità nel pagamento degli stipendi ai supplenti (e, conseguentemente, ostacola la nomina dei sostituti dei docenti assenti), nella remunerazione del salario accessorio e del dovuto per gli esami di Stato ai docenti e nel saldo delle spese per le utenze, per gli appalti di pulizia e per le forniture di materiale didattico e di consumo. Attualmente, gli istituti scolastici vantano nei confronti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca crediti per circa un miliardo di euro, accumulati negli anni anticipando risorse per affrontare le citate spese obbligatorie sostenute per conto dello Stato. Sono pertanto assai numerosi gli istituti che hanno maturato un credito di centinaia di migliaia di euro che, se non restituito, ne decreterà non solo il dissesto finanziario ma l'impossibilità di assolvere, nei fatti, alla propria funzione educativa, costituzionalmente prevista;

la legge di bilancio 2010, rispetto alla legge di assestamento 2009, ha ridotto gli stanziamenti dei capitoli destinati alle «competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e al «funzionamento delle istituzioni scolastiche» (fondi istituiti con la legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi per sostenere l'autonomia scolastica e noti come «capitoloni»). Tali capitoli, presenti in ciascuno dei programmi riguardanti la scuola dell'infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo e di secondo grado, sono stati decurtati per un ammontare complessivo di 226.838.243 euro, di cui 97.988.043 euro per il funzionamento e 128.850.200 euro per il personale, riportandoli ai livelli già gravemente inadeguati stabiliti nella legge di previsione del bilancio 2009;

la sofferenza finanziaria e la conseguente difficoltà di gestione degli istituti scolastici sono state ulteriormente aggravate dalla recente nota ministeriale (prot. n. 9537 del 14 dicembre 2009) della Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio sulle «Indicazioni riepilogative per il programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010», con la quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dato istruzione alle scuole per la predisposizione dei bilanci 2010 e ha comunicato le risorse finanziarie cui possono fare affidamento per redigere i suddetti bilanci. Peraltro si rileva negativamente che le scuole, tenute alla redazione dei propri bilanci entro il 15 dicembre, sono venute a conoscenza della suddetta circolare e quindi delle risorse a loro disposizione, solo il 22 dicembre 2009;

detta nota, che, ad avviso degli interpellanti in contrasto con la normativa vigente, non fa riferimento a due «pilastri» dell'autonomia quali il regolamento di contabilità e i «capitoloni», non si limita a confermare l'inadeguatezza delle risorse destinate alle supplenze e agli esami di Stato e l'assenza di quelle per il funzionamento didattico e amministrativo, ma modifica pesantemente la normativa per il finanziamento delle scuole (con particolare riferimento ai regolamenti vigenti disciplinati dal decreto ministeriale n. 44 del 2001 e dal decreto ministeriale n. 21 del 1o marzo 2007), arrecando ostacoli al servizio e pregiudizio all'autonomia delle scuole;

essa, ad esempio, assume un indefinito «tasso d'assenteismo medio nazionale per tipologia di scuola» per attribuire eventuali risorse aggiuntive per le supplenze, la cui spesa è però vincolata ad una autorizzazione del Ministero. Tale «innovazione» burocratica renderà di fatto impossibile procedere alla sostituzione dei docenti in tempo reale (cioè secondo le esigenze delle classi che restano «scoperte») e alle scuole non resterà che distribuire in custodia i ragazzi nelle altre classi oppure anticiparne l'uscita. Agli interpellanti appare evidente che entrambi i rimedi - peraltro già in uso, ma destinati ad essere incrementati - danneggiano la qualità del servizio scolastico oltre ad essere in contrasto con il diritto all'istruzione. Per quelle scuole che non rientreranno nel tasso fissato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è configurabile il rischio di non ottenere la necessaria copertura finanziaria nemmeno per le supplenze relative ad assenze lunghe, sulle quali il dirigente scolastico non ha discrezionalità. La disposizione prevista risulta oltremodo illogica se si considera che le scuole pagano anche i supplenti sui posti che si rendono liberi dal primo gennaio di ogni anno e fino al termine delle lezioni (articolo 4, comma 3, della legge n. 124 del 1999). Peraltro, la citata previsione contraddice due recenti indicazioni dello stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; la prima (contenuta nella nota n. 3545 del 29 aprile 2009) ribadisce che: «va comunque assicurato l'ordinato svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento, giacché il diritto allo studio va in ogni caso garantito.»; la seconda (prot. n. AOODGPER 14991 del 6 ottobre 2009) afferma la necessità di procedere alla nomina del personale a tempo determinato «al fine primario di non incorrere in una sospensione della didattica nei riguardi degli allievi interessati»;

la circolare dispone, altresì, benché il regolamento di contabilità non lo preveda, che per coprire possibili «deficienze di competenza» (eventualità peraltro non prevista nelle norme di contabilità) la scuola utilizzi l'avanzo di amministrazione non impegnato, nel quale confluiscono anche i contributi provenienti dalle famiglie, dagli enti locali e dai privati. In genere, tale avanzo rappresenta un accantonamento destinato ad investimenti a medio termine o acquisti particolarmente onerosi (quali la realizzazione di laboratori). Tale decisione appare grave e iniqua poiché dispone che al mancato finanziamento dello Stato - ad avviso degli interpellanti responsabile delle suddette «deficienze» e testimonianza diretta di un progressivo arretramento dello Stato nell'assolvere al suo mandato costituzionale - si provveda con le risorse provenienti da soggetti terzi e che sono già state finalizzate dalla programmazione della scuola stessa. La disposizione in parola, rende sempre più concreto il rischio di una gestione secondo i principi del bilancio di cassa, che impedirebbe la possibilità di programmare le attività scolastiche oltre ad ostacolare pesantemente le innovazioni introdotte dall'autonomia e dai «capitoloni»;

la nota del 14 dicembre 2009 impone anche il taglio del 25 per cento delle spese degli appalti alle ditte esterne che eseguono le pulizie, la sorveglianza e la manutenzione ordinaria. Tale sensibile riduzione di spesa, intercorsa a metà anno scolastico e riguardante anche i contratti in essere, impedirà adeguati livelli di pulizia nelle aule e nei bagni oltre che determinare meno controlli negli edifici. L'effetto di tale norma è la riduzione del personale delle ditte appaltatrici in servizio e corrispondentemente un aumento dei carichi di lavoro del personale collaboratore scolastico statale, già ridotto per effetto dei tagli agli organici. Oltre ad un peggioramento complessivo del servizio, questa previsione determina, secondo gli interpellanti, una doppia esposizione sul versante della responsabilità giuridica del dirigente scolastico, costretto, da un lato, a rimettere in discussione con la ditta di appalto i termini del contratto stipulato e in corso di esecuzione e, dall'altro, a gestire la riduzione del servizio di pulizia e del servizio di vigilanza. Del resto, appare improprio il richiamo al regio decreto del 1923 che, all'articolo 11, stabilisce che a fronte di una diminuzione, nel limite del 20 per cento nelle opere, lavori o forniture l'appaltatore è tenuto ad assoggettarvisi. Al contrario, nel caso della scuola non c'è una diminuzione delle opere, ma una riduzione immotivata delle risorse che determina una corrispondente compressione delle prestazioni;

sempre la citata circolare impone che i crediti che gli istituti scolastici vantano nei confronti del Ministero (prevalentemente spese già liquidate), non siano più parte attiva del bilancio ma siano ascritti in un modulo «aggregato Z», con l'evidente intenzione di non restituirli più alle scuole. Si tratta di un miliardo di euro di fatto sottratto alle istituzioni scolastiche che, nel quadro negativo dei trasferimenti dello Stato, non potranno garantire l'offerta formativa e saranno indotte a chiedere maggiori contributi alle famiglie per far fronte al funzionamento ordinario e ai disavanzi di bilancio determinati dagli insufficienti trasferimenti dello Stato: una richiesta, ad avviso degli interpellanti, assolutamente deprecabile, inaccettabile e lesiva del diritto costituzionale allo studio;

inoltre la circolare in questione, tace sulla copertura di voci di spesa obbligatorie e non programmabili quali: le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti; le indennità di funzioni superiori; i corsi di recupero; la terza area negli istituti professionali; i compensi ai revisori per le scuole capofila;

tale silenzio induce a ritenere che, anche la copertura delle suddette spese possa essere posta in capo alle famiglie;

infine, come è noto al Ministero, tutti i problemi segnalati sono stati ampiamente evidenziati e denunciati da centinaia di documenti approvati da diverse associazioni di scuole autonome e dai presidenti dei consigli di istituto di numerose scuole del Paese. Peraltro, la gravità della situazione finanziaria che colpisce gli istituti e quella che si configura come una mancanza di trasparenza nell'assegnare loro i fondi, sta allarmando non solo la comunità scolastica ma tutto il Paese -:

se non ritenga urgente ed inderogabile, alla luce di quanto riportato in premessa, rivedere le indicazioni impartite con la nota n. 9537 del 14 dicembre 2009;

quali iniziative urgenti intenda adottare per incrementare i finanziamenti necessari al regolare funzionamento, ora ad avviso degli interpellanti pesantemente decurtati, e per soddisfare i crediti vantati dalle scuole nei confronti dello Stato, al fine di garantire la corretta attuazione dell'offerta formativa, l'ordinata programmazione da parte degli istituti scolastici, nel rispetto della loro autonomia, e la piena esigibilità del diritto all'istruzione da parte dei ragazzi e delle loro famiglie.
 
Ghizzoni, Bachelet, Coscia, Fioroni, De Pasquale, De Torre, De Biasi, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa, Argentin, Benamati, Capano, Capodicasa, Carella, Marco Carra, Causi, Codurelli, D'Incecco, Froner, Gatti, Giacomelli, Grassi, Lovelli, Marchi, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mattesini, Melandri, Meta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Motta, Murer, Naccarato, Recchia, Rossomando, Rugghia, Sbrollini, Tidei, Tocci, Tullo, Vassallo - Gruppo Partito Democratico
 
La dieta dimagrante
della scuola italiana

di Chiara Saraceno
La Repubblica, 24 febbraio 2010
 
Le scuole pubbliche in Italia sono sottoposte ad una energica cura dimagrante su tutti i fronti: orari, offerta formativa, pulizia e manutenzione, materiali didattici, sostituzioni in casi di assenza. La cosa riguarda soprattutto la scuola, dall´obbligo all´università, ma tocca anche le scuole materne.
Il tempo pieno alle elementari è stato ridotto, soprattutto in quelle regioni (e probabilmente singoli quartieri) in cui viceversa una forte, qualificata, temporalmente consistente offerta formativa sarebbe più necessaria per contrastare gli effetti, sullo sviluppo cognitivo e delle competenze dei bambini e ragazzi, del disagio e della povertà. Un po´ in tutta Italia, ci sono scuole che a febbraio non hanno già più soldi per pagare i supplenti. Pazienza se qualche docente si ammala un po´ a lungo, o se per disgrazia una insegnante decide di avere un figlio. I colleghi faranno i turni di presenza per coprire le classi rimaste scoperte, con quali esiti formativi per gli studenti è immaginabile. Ci sono scuole che mandano circolari ai genitori perché si facciano carico della carta igienica e della cancelleria minuta e talvolta anche di lavoretti di manutenzione e di segreteria. Il volontariato dei genitori non è più una benvenuta integrazione alla dotazione di base. È una necessità per mantenere almeno quella dotazione.
Le responsabilità non sono tutte di questo governo, ovviamente. Anche gli insegnanti e i dirigenti scolastici hanno le loro responsabilità nell´avere creato un sistema spesso anarchico, non trasparente, e non valutato nella sua efficacia. Così come coorti successive di genitori troppo spesso sembrano essersi accontentate – o addirittura aver preteso – del fatto che i figli venissero promossi, piuttosto che interrogarsi sulla qualità della offerta formativa. Chi lo fa, se ne ha i mezzi sceglie oculatamente la scuola e la classe. O si rivolge al privato di qualità. La responsabilità di questo governo tuttavia è quella di aver fatto della questione della spesa, o meglio dei tagli, il criterio principale del proprio intervento. Così, appunto, si taglia il tempo scuola, come se tutti avessero a casa genitori senza impegni lavorativi, biblioteche ben fornite, computer, risorse per le attività integrative. E in un contesto in cui gli edifici scolastici sono spesso fatiscenti, al punto che ogni tanto qualcuno ci rimette la pelle, e sorveglianza e pulizia già al limite del necessario e della decenza, il ministero pretende un taglio del 25%.
Le nuove generazioni sono avvisate. Negli altri paesi si discute dell´investimento nell´educazione ad una età il più precoce possibile come forma non solo di investimento in capitale umano, ma di riduzione delle disuguaglianze provocate dalla origine di nascita. Il nostro invece mostra tutto il proprio disinteresse, offrendo un servizio che, a prescindere dalla buona volontà e competenza professionale dei singoli insegnanti, è di bassa qualità a partire dalle condizioni materiali. Lo stesso disinteresse c´è anche nei confronti dei più piccoli. Si destinano poche risorse agli asili nido, e soprattutto si assiste passivamente al loro mancato utilizzo proprio da parte delle regioni che ne hanno meno, in cui la diffusione della povertà tra i bambini è più alta e le disuguaglianze nelle competenze cognitive più elevate, quindi più necessario intervenire precocemente. Lo ha documentato di recente proprio un rapporto del Dipartimento per la famiglia.
A fronte di questo accanimento nei confronti della scuola pubblica, il governo ha fornito viceversa rassicurazioni alla Chiesa cattolica sul finanziamento alle sue scuole. Sorge il sospetto che non siamo solo di fronte ad uno scambio indecente tra legittimazione politica e riconoscimento di un monopolio etico-educativo (che coinvolge anche altri temi). Siamo di fronte anche alla progressiva squalificazione della scuola pubblica a favore di quella privata, che in Italia è soprattutto scuola cattolica. Il terreno è stato ampiamente preparato dall´ingegneria linguistico-legislativa messa in opera dal governo Prodi. Ad esso di deve la trasformazione delle scuole private (incluse quelle materne) cattoliche in "scuole paritarie", per aggirare il dettato costituzionale che ne vincola l´esistenza all´essere "senza oneri per lo stato". Ora siamo, temo, di fronte all´atto finale. Quanto più la scuola pubblica sarà squalificata e privata di risorse, tanto più diventerà la scuola di chi non può scegliere altrimenti, dei poveri, degli immigrati.
 
Organici docenti:
primaria e secondaria superiore pagheranno il conto di Tremonti
per il prossimo anno scolastico.
Altri 25.600 posti di lavoro tagliati
da www.flc.cgil.it, 24 febbraio 2010

La seconda riunione sulle dotazioni organiche del personale docente, svolta nel pomeriggio di ieri, ha aggiunto qualche informazione in più al quadro, già grave, determinato dall'applicazione per il secondo anno consecutivo del piano di tagli contenuto nella legge 133/2008.
Si assegna un altro duro colpo alla scuola primaria e le riduzioni sulla scuola secondaria di secondo grado, per effetto dell'applicazione dei regolamenti, si abbattono, in particolar modo, sugli istituti tecnici e professionali.
Per la scuola primaria si conferma l'attribuzione del personale sulla base delle 27 ore settimanali nelle prossime classi prime e il taglio delle ore di compresenza residue: questi due criteri determineranno l'impossibilità di garantire organico sufficiente per soddisfare le richieste delle famiglie, che già lo scorso anno avevano richiesto in altissima percentuale le 30 ore. Inoltre sempre per la scuola primaria si riducono di quasi il 40% i posti di lingua inglese. Una riduzione di posti complessiva che non si allontana di molto da quanto già tagliato lo scorso anno scolastico.
Sulla scuola secondaria si abbatte la scure dei nuovi regolamenti e saranno soprattutto i tecnici e professionali a pagare il conto, per effetto della riduzione dell'orario settimanale nelle seconde, terze e quarte. Drammatico il taglio sulle ore di laboratorio e conseguentemente sui posti destinati all’insegnamento tecnico pratico. Anche l'istruzione liceale subirà una consistente riduzione di posti per effetto dell'applicazione dei nuovi ordinamenti nelle classi prime. A tutto ciò si aggiunge, la situazione caotica in cui si verranno a trovare le scuole nella predisposizione dei piani dell'offerta formativa che non garantirà un quadro certo per le scelte di studenti e genitori.
Per la scuola secondaria di secondo grado si conferma l'estensione a tutte le classi di quanto previsto dal Regolamento sul primo ciclo con conseguente impossibilità, per effetto del taglio, di proseguire gli orari ibridi che ancora sopravvivono in alcune situazioni.
Gli effetti di questa nuova tranche di tagli sono già noti: meno scuola, meno qualità, meno sicurezza per effetto dell’aumento degli alunni per classe, più docenti che perderanno la propria sede di lavoro, più personale precario che non lavorerà il prossimo anno scolastico.

Ladri di futuro
Il governo maschera da riforma un taglio epocale
alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall'Europa.
Negano pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro
ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese.
da www.partitodemocratico.it

"Il riordino della scuola superiore del governo non e' una riforma, e' un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall'Europa e nega pari opportunita' di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". Così Pier Luigi Bersani introduce l’ultima prodezza targata Gelmini-Berlusconi, che più che una riforma sembra "Un taglio di risorse, di competenze e di tempo: questa e' la sostanza del cosiddetto riordino. La scelta compiuta a 13 anni diventa nei fatti irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi sin dal primo biennio, favorendo la dispersione scolastica. Vengono largamente penalizzati i saperi tecnico scientifici e tagliate le ore di laboratorio negli istituti professionali. Un riordino 'fuori tempo massimo' dettato solo dalle esigenze di bilancio di Tremonti, che non permette alla famiglie e ai ragazzi una scelta consapevole di un percorso formativo che andra' a determinare il loro futuro lavorativo e di vita".
Tagli selvaggi. Con l’attuale Governo si è aperta per la scuola una preoccupante e lunga fase di incertezza e illegalità. Meno ore, meno materie, meno insegnamenti, meno insegnanti, meno laboratori. In totale, meno 1.650 milioni di euro nel 2010, meno 2.538 nel 2011, meno 3.188 nel 2012, un taglia e cuci generale ed ecco confezionata la scuola superiore. Tutto questo senza un dibattito parlamentare adeguato, senza un dibattito pubblico nel Paese. Il Ministro Gelmini esegue solamente, lasciando nell'incertezza la scuola, le famiglie, gli studenti, i lavoratori del settore. In totale si tratta di una riduzione di 73 milioni di euro inferta dalla finananziaria 2010 per il funzionamento didattico ed amministrativo, un taglio di quasi 40 milioni di euro ai fondi della 440-che ricordiamo essere una legge che prevede l’istituzione di un Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, destinato alla piena realizzazione dell'autonomia scolastica- una riduzione del 25% per gli appalti di pulizia e poi soprattutto quasi un miliardo di euro di crediti vantati dai singoli istituti nei confronti del ministero dell’istruzione, per spese anticipate dai bilanci interni e mai restituite.
A causa di questi tagli, ad un mese dall’inizio del 2010, la situazione finanziaria degli istituti risulta veramente molto grave. Molte scuole hanno interrotto i contratti di supplenza ed hanno smistato gli studenti nelle classi, altre rischiano il pignoramento perché non pagano i fornitori, altre ancora per risparmiare, hanno un servizio di pulizia a giorni alterni. Per queste ragioni, alcuni dirigenti sono disposti ad non approvare il bilancio interno, pur rischiando il commissariamento.
Più che proiettata verso il futuro, come vorrebbe far credere il governo, la scuola fa un tuffo nel passato, fino ad assomigliare a quella del ventennio. Per Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del Pd: “Oggi il Consiglio dei ministri con il riordino delle superiori ha tagliato con l'accetta il futuro dei ragazzi e delle ragazze italiane. Quello appena varato dal governo è un riordino per fare cassa, un restyling della scuola elitaria di Gentile che inchioda i ragazzi alle scelte realizzate a 13 anni, con i licei che prepareranno la classe dirigente, gli istituti tecnici i quadri e i professionali coloro che devono andare il prima possibile a lavorare. Peccato che nessuno sarà all'altezza degli standard formativi richiesti dall'Europa". Lo afferma Francesca Puglisi,. "Un riordino - aggiunge - che ha bypassato il Parlamento, non condiviso con il mondo della scuola, che getta nel caos l'organizzazione del prossimo anno scolastico, impedendo alle famiglie e ai ragazzi di realizzare scelte ragionate e consapevoli che influenzeranno in modo determinante la loro vita".
Il termine "riforma scolastica" infatti, è assolutamente improprio. In realtà, come dice il parere del Consiglio di Stato si tratta di un provvedimento che appare preordinato al contenimento della spesa per il pubblico impiego. E' un assestamento di bilancio fatto ai danni della scuola superiore italiana e, dunque, di una grande occasione mancata di dialogo non solo con l'opposizione, ma con il Paese, con le famiglie e gli insegnanti. Basti dire per la riforma delle superiori che si attendeva da 40 anni, il governo ha utilizzato lo strumento della delega, privando la possibilità di un emendamento o di discussione in Aula.
"L'Italia, con questa 'riforma'- sottolinea il senatore Antonio Rusconi, capogruppo Pd in Commissione Istruzione al Senato - va purtroppo in direzione opposta all'Europa che investe in intelligenza e professionalità. Avremmo voluto votare almeno a favore degli istituti tecnici, ma anche in questo caso sono state tagliate le ore di laboratorio e quelle scientifiche. Il problema era rimanere fedeli alla legge 133 al taglio triennale di 8 miliardi".
L’opposizione in Parlamento, dunque appare serrata, un risultato positivo è in fatti giunto in questi giorni nell’ambito della discussione sul collegato 1441 quater B, con l’approvazione di un Ordine del giorno proposto dall’On. Luigi Bobba, Vicepresidente della Commissione Lavoro del Pd, e condiviso da tutta la Commissione, nel quale si impegna il Governo a rivedere il sistema di alternanza scuola – lavoro e specificatamente le norme che regolano il contratto di apprendistato al fine di poter potenziare l’aspetto formativo. In tal senso è necessario che sia fissato un congruo numero di ore di formazione esterna da realizzarsi nelle istituzioni scolastiche o formative, onde acconsentire anche all’assolvimento dell’ultimo anno dell’obbligo di istruzione e formazione fissato dalla legge a 16 anni. “ E’ una strada difficile, ma non possiamo lasciare fuori dalla scuola 130.000 giovani sotto i 16 anni che né studiano, né lavorano. Ma tale sperimentazione – continua Luigi Bobba – ha bisogno di risorse e dell’impiego di tutte le energie della scuola, della formazione professionale e delle imprese. Purtroppo si fanno spesso norme che restano totalmente disapplicate e non può essere certo una soluzione quella di consegnare le responsabilità della formazione dei giovani apprendisti unicamente alle imprese.
Ma la situazione di incertezza riguarda anche i programmi scolastici, infatti a pochi giorni dalle iscrizioni per il prossimo anno, insegnanti, famiglie e studenti sono all’oscuro dei nuovi corsi di studio, delle materie e dell’orario nella nuova scuola superiore ‘riformata’ di imperio dal ministro Gelmini. Il senatore del Pd Andrea Marcucci, commenta così i disagi creatosi in merito all’approvazione in Commissione “Pubblica istruzione” di Palazzo Madama dei tre regolamenti per la scuola superiore: “E’ stata varata una riforma che è un mero adempimento burocratico all’esigenza di contenere i costi del pubblico impiego, senza alcun dibattito in Aula, senza il coinvolgimento degli operatori e soprattutto senza nessuna pretesa formativa. Mentre in Europa si valorizzano le professionalità ed il merito, in Italia l’istruzione conferma di essere all’ultimo posto tra gli interessi dell’esecutivo.
Ed i primi effetti dei tagli statali alle regioni, proposti da questa riforma, sono apprezzabili se si considera che nella sola aerea modenese Il governo vuole azzerare crediti per 19 milioni di euro vantati dalle scuole nei confronti dello Stato. A lanciare l’allarme è Cinzia Cornia, consigliere Pd che sui tagli alla scuola pubblica ha presentato un Ordine del giorno in Consiglio comunale.
“E’ ormai evidente – dichiara - che il ministro Gelmini vuole continuare nella sua opera di smantellamento della scuola pubblica. Per questo esprimiamo la massima solidarietà al Comitato genitori di “Scuole statali: bilanci in rosso”, che in questi giorni tentano di creare un coordinamento a livello nazionale.
Il Pd denuncia anche il tentativo di eludere la norma, prevista dalla Finanziaria 2007, che introduce la distinzione tra spese di funzionamento e spese per le supplenze. “In questo modo – spiega il consigliere del Pd – è possibile fare un uso indiscriminato di tutte le risorse disponibili, comprese le somme versate dalle famiglie”.
 
Le proposte del PD
Qualità alla scuola pubblica
L'educazione non si taglia

Le proposte del PD per la scuola:

I tagli del Governo alla scuola Pubblica di 8 miliardi di euro, 87.341 docenti e 44.500 ATA in tre anni, sono insostenibili per il nostro sistema educativo e scolastico.
Il Partito Democratico vuole fermare:

- l'abolizione delle compresenze;

- la riduzione dell'orario scolastico;

- la chiusura delle piccole scuole e la cancellazione di ogni modello educativo che aveva fatto sino ad oggi la qualità del nostro sistema scolastico.

Il Partito Democratico vuole:

- una scuola più sicura e qualificata per tutti, con adeguate risorse finanziarie, con la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e con interventi per la sicurezza, la funzionalità e il decoro delle strutture scolastiche;

- prendersi cura del successo scolastico degli studenti diversamente abili e svantaggiati e della piena integrazione dei bambini immigrati;

- investire sull'educazione sin dalla tenera età lanciando un piano straordinario per aumentare i posti disponibili al nido e garantire a tutti il diritto alla scuola dell'infanzia;

- valorizzare il modello educativo del tempo pieno e del modulo a 30 ore nella scuola elementare, ripristinando le compresenze degli insegnanti;

- reintrodurre l'obbligo scolastico fino a 16 anni;

- offrire più risorse all'autonomia scolastica;

- assicurare borse di studio e libri gratuiti per i dieci anni della scuola dell'obbligo;

- riformare la scuola superiore valorizzando i saperi tecnici e scientifici, con l'istituzione di un biennio unitario e un triennio di indirizzo.
 
 
Per sottoscrivere la campagna nazionale del PD sulla scuola collegatevi al link
http://www.mobilitanti.it/dettaglio/110291/
il_governo_invece_di_darci_un_futuro_sta_cercando_di_rubarcelo_
e_ora_di_raccontare_la_verita

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Approvate le norme sul divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione
Ieri, giovedì 25 febbraio, la Camera ha approvato e trasmesso al Senato la Proposta di legge n. 783 recante: "Modifiche alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423, e altre disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione" . Il provvedimento introduce una duplice novità: per un verso, i sorvegliati speciali che, sulla base della normativa previgente non possono né votare né essere votati, non potranno neanche svolgere attività di propaganda elettorale; per un altro, le conseguenze del mancato rispetto di tale divieto ricadranno anche sui beneficiari dell'attività di propaganda che abbiano consapevolmente richiesto o sollecitato il sostegno elettorale.
E' una norma molto importante contro la mafia, per garantire lo svolgimento di campagne elettorali corrette e trasparenti nata da una proposta iniziale di un gruppo di deputati del Partito Democratico.
Ora che la Camera ha trasmesso il testo al Senato c'è da augurarsi che il provvedimento sia approvato in tempi brevi per poter entrare in vigore fin dalla campagna elettorale per le Regionali del 28-29 marzo 2010.
 
Per conoscere il testo della Proposta di Legge del PD n. 783 collegatevi al link 
http://leg16.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0012340.pdf
 
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Interrogazione a risposta scritta
Pubblicazione elettorale del Ministro Zaia in Veneto con i fondi pubblici
di Buonitalia SpA
Camera dei Deputati, 24 febbraio 2010
 
Al Ministro dell'interno.
Per sapere - premesso che:

in questi giorni sta arrivando nella cassetta delle poste dei veneti un opuscolo pubblicato in edizione straordinaria da federsanità e da Buonitalia S.p.A, quest'ultima una società pubblica che fa riferimento al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e ne rappresenta il braccio operativo e funzionale per valorizzare e promuovere le produzioni di qualità del settore agroalimentare italiano all'estero;

le quote di partecipazione di detta società sono, infatti, per il 70 per cento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che ne rappresenta la direzione e la finanzia interamente, per il 10 per cento dell'ISMEA (Istituto servizi mercato agricolo alimentare ed è un ente pubblico), per il 10 per cento dell'ICE (Istituto commerciale estero, altro ente pubblico) e per il restante 10 per cento dell'Unioncamere, che è un ente privato a partecipazione pubblica;

la mission della società Buonitalia è quindi quella di promuovere il made in Italy nel mondo e per tale scopo utilizza risorse pubbliche;

appare, pertanto, alquanto singolare la scelta di inviare l'edizione straordinaria dell'opuscolo solo nei territori della regione Veneto e, allo stesso modo, appare non pienamente conforme alla mission della società la scelta di utilizzare tale opuscolo essenzialmente come veicolo pubblicitario per il titolare del dicastero agricolo;

sfogliando l'opuscolo, infatti, più che i prodotti agroalimentari è il Ministro ad essere reclamizzato in varie e numerose pose: in mezzo al grano, con i formaggi, con i tartufi, addirittura con il camice da salumiere;

tale evento presenta degli aspetti critici in quanto la distribuzione dell'opuscolo sta avvenendo nel corso della campagna elettorale per l'elezione del presidente della regione Veneto in cui il Ministro Zaia è candidato;

per tali motivi è forte il sospetto che una società pubblica, con i relativi fondi pubblici, sia stata utilizzata non per finalità collettive e proprie della mission della società ma per pubblicizzare a scopi elettorali il Ministro Zaia -:

se le risorse pubbliche di Buonitalia SPA, destinate da statuto a promuovere il made in Italy all'estero, siano state utilizzate correttamente per l'edizione straordinaria dell'opuscolo, alla luce del fatto che esso non risulta finalizzato alla penetrazione dei mercati esteri, poiché è distribuito certamente in Veneto, e soprattutto alla luce del fatto che la pubblicità di prodotti agroalimentari appare meramente strumentale a fornire l'occasione di inserire immagini del Ministro Zaia, concorrente diretto alle prossime elezioni regionali in Veneto.
 
On. ZUCCHI, BRANDOLINI, AGOSTINI, MARCO CARRA, NACCARATO e FEDERICO TESTA
Gruppo Partito Democratico
 
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Partecipate all'iniziativa pubblica
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APPUNTAMENTI
 
VENERDI 26 FEBBRAIO ALLE ORE 20.30 PRESSO L'AUDITORIUM DELL'iSTITUTO MODIGLIANI
VIA DEGLI SCROVEGNI 30 - PADOVA
INIZIATIVA SULLA SCUOLA CON PRESIDI GENITORI E INSEGNANTI
 
SABATO 27 FEBBRAIO ALLE ORE 10.00 IN PIAZZETTA FORCELLINI - PADOVA
BANCHETTO DEL PD PER LE REGIONALI CON DISTRIBUZIONE DI MATERIALE POLITICO
 
LUNEDI 1 MARZO ALLE ORE 18.30 PRESSO LA SEDE REGIONALE PD, PIAZZA DE GASPERI 28
SEMINARIO  DEI GIOVANI DEMOCRATICI VENETI SULLE RIFORME ISTITUZIONALI

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