Per uscire dalla crisi investire sui
giovani
La
crisi economica non viene affrontata in
modo adeguato dal governo Berlusconi.
Per sbloccare la situazione vanno
liberate le potenzialità dei giovani,
mettendoli in condizione di investire
sul loro futuro.
L'INTERVENTO
La vittoria di Barack Obama negli Stati Uniti segna certamente una svolta che, come sottolineano già i primi atti del Presidente eletto, avranno delle ricadute positive per uscire al più presto dalla recessione. A livello europeo, inoltre, ormai è chiaro che l'iniziativa per fronteggiare la crisi seriamente è in mano a Francia e Germania: non c'è posto per le proposte-farsa e la demagogia di Berlusconi e Tremonti. La nuova amministrazione USA e i più importanti governi europei hanno deciso di investire più risorse nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione per uscire dalla crisi. Tutto il contrario di quello che ha deciso la Destra in Italia che, invece, con la manovra economica estiva del ministro Tremonti, colpisce con pesanti tagli indiscriminati i settori strategici della scuola, dell'Università e della ricerca.
Il
Partito Democratico ha delle proposte
concrete per tutelare le famiglie, i
lavoratori e le imprese e portare
l'Italia fuori dalla crisi tra cui, solo
per citarne alcune: 2. L'estensione degli ammortizzatori sociali anche per i lavoratori precari oggi più esposti alla crisi; 3. Il sostegno ad un Piano straordinario di investimenti pubblici in infrastrutture.
Per conoscere più in dettaglio le
proposte anti-crisi del PD
Non è sufficiente
che lo Stato aiuti le banche.
L’intervento deve trasmettersi Per conoscere gli emendamenti e le proposte del Partito Democratico sui decreti per la stabilità del sistema creditizio clicca qui La crisi incombe, ma il Governo guarda altrove. Nessuna misura per sostenere salari, redditi e consumi. Il Partito Democratico ha proposto di ridurre le tasse su stipendi e pensioni per una media di 400 € l’anno a partire dalla prossima tredicesima; di tutelare economicamente chi perderà il lavoro; di garantire il credito alle piccole e medie imprese; di sospendere i tagli nei settori strategici. Scarica la mozione del PD: Mozione Veltroni ed altri su sgravi fiscali sui redditi da lavoro dipendente e pensioni medio-basse
Scarica le interrogazioni
parlamentari presentate
dall'On. Naccarato contro i tagli indiscriminati del Governo alla scuola e all'Università:
Preoccupazione per i tagli
del Governo alla scuola e le
ripercussioni
sul sistema scolastico veneto (presentata il 22 ottobre 2008) Tagli al sistema universitario nazionale (presentata il 28 ottobre 2008) RISTRUTTURARE LA SPESA CONTRO LA CRISI di Tito Boeri da lavoce.info 25 novembre 2008 E' possibile intervenire per ridurre l'entità e la durata della recessione senza peggiorare i conti pubblici del dopo-crisi. Ma bisogna concentrare le poche risorse disponibili su due o tre misure destinate a durare nel tempo. Le briciole sparse per accontentare un po' tutti che sono state elencate all'incontro del governo con le parti sociali sono inefficaci. Le coperture delle politiche espansive dovranno essere parimenti selettive. Si può sfruttare la recessione per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a consistenti risparmi nel corso del tempo, non necessariamente subito. Il governo ieri sera ha presentato un piano di 3-4 miliardi di euro per contrastare la recessione. Sono troppo pochi e vengono dispersi, come al solito, in mille rivoli. Quindi saranno del tutto inefficaci. È possibile invece attuare interventi più ambiziosi senza mettere a rischio i nostri conti pubblici. Per farlo però ci vogliono due condizioni. La prima è saper scegliere le priorità, le cose da fare e quelle da non fare. Solo pochi interventi mirati, consistenti e duraturi sono in grado di avere un impatto sul comportamento di famiglie e imprese riducendo la durata della crisi, contribuendo in questo modo a migliorare i nostri conti pubblici. La seconda condizione è saper approfittare della recessione per rimettere la casa in ordine, come stanno facendo tutte le famiglie e le imprese italiane. È possibile avviare subito un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a risparmi consistenti quando saremo usciti dalla crisi. Nessuno ci chiede di ridurre il nostro indebitamento oggi, nel mezzo della crisi. Possiamo permetterci di agire su due tempi: oggi stimolare l’economia, preparando le condizioni per riduzioni di spesa che si materializzeranno domani, completando il risanamento dei nostri conti pubblici. I VERI VINCOLI SONO POLITICI L’impressione è che i veri vincoli contro i quali oggi si scontra l’azione di governo siano politici. Da settimane si succedono gli annunci di grandi piani a sostegno di banche, imprese e famiglie o per grandi infrastrutture. Poi, tutti questi piani faraonici, il giorno prima di essere varati, vengono rinviati o derubricati. Il fatto è che non si è trovata una sintesi. I costi delle indecisioni sono altissimi. In un periodo in cui grande è solo l’incertezza, con le famiglie italiane terrorizzate dalla crisi, questi continui rinvii alimentano il sospetto che alla fine tutti questi annunci si risolveranno nel nulla. Così le banche continuano a disfarsi di attività e a stringere il credito, le imprese a tagliare costi e personale e le famiglie a stringere la cinghia. QUALI PRIORITÀ NEL CONTRASTARE LA RECESSIONE?
La riforma degli
ammortizzatori sociali, come ormai
riconosciuto da tutti (incluso il
Fondo monetario
internazionale)è
la priorità numero uno per il nostro
paese. Ma non per il ministro del
Welfare. Secondo Maurizio Sacconi ci
sono al massimo le risorse per ampliare
i cosiddetti “fondi in deroga” e per
concedere una copertura una-tantum “di
emergenza” ai lavoratori del
parasubordinato. (1) Chi propone una
riforma definitiva degli ammortizzatori
sociali, sempre secondo il ministro,
“non si confronta con i numeri di
finanza pubblica”. CI SONO RISORSE PER ALTRI INTERVENTI?
I nostri conti pubblici
sono fortemente peggiorati nel 2008. Il
rapporto deficit-Pil è quasi raddoppiato
dal 2007 (1,6 per cento) al 2008:
dovrebbe attestarsi al 2,7-2,8 per
cento. Non è solo colpa della
congiuntura. Nel 2008 le entrate fiscali
sono cresciute meno che in passato in
rapporto all’andamento dell’economia e
dei prezzi. Soprattutto le entrate
dell’Iva sono state deludenti. Il
governo ha abolito una serie di misure
anti-evasione introdotte nella passata
legislatura: dall’obbligo di tenere
l’elenco clienti fornitori alla
tracciabilità dei compensi,
dall’innalzamento del tetto per i
trasferimenti in contante
all’eliminazione dell’invio telematico
dei corrispettivi. Il messaggio di
lassismo fiscale è stato forte e chiaro,
anche alla luce delle decisioni
dell’attuale ministro dell’Economia nel
quinquennio 2001-6. COME FINANZIARE LE RIDUZIONI DEL PRELIEVO SUL LAVORO? Sia la Commissione europea che il Fondo monetario internazionale ci chiedono di rinviare l’aggiustamento a dopo il 2009. Si potranno trovare le coperture dopo. Ma questo non significa non cercare subito di procurarsele. Al contrario, bene approfittare della crisi per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che può portare a consistenti risparmi e a un miglioramento dei servizi forniti ai cittadini. Si tratta qui di entrare nei dettagli, capitolo di spesa per capitolo. Non sono possibili generalizzazioni. Solo il metodo è lo stesso. Occorre individuare i tagli di spesa fatti bene, che permettano riduzioni di tasse migliorando la qualità dei servizi resi ai cittadini, rimuovendo i vincoli legislativi e agendo sugli incentivi delle amministrazioni e sul controllo sociale che viene esercitato su di loro dalle famiglie. Nelle prossime settimane cominceremo a fare questa ricognizione, prendendo in considerazione una varietà di voci. Partiremo da scuola ed edilizia scolastica (il 9 per cento del bilancio dello Stato) per occuparci poi di giustizia (1,6 per cento), trasporti (1,7 per cento), infrastrutture (0,8 per cento), ordine pubblico e sicurezza (2 per cento) previdenza (14,7 per cento) e, infine, rapporti con le autonomie locali (22,6 per cento). In tutto copriremo così più del 50 per cento del bilancio pubblico, addirittura due terzi di quello al netto degli oneri sul debito.
Per
scaricare il testo della legge
Finanziaria 2009
clicca qui ALTRE NOTIZIE
IL REPORTAGE SUL MAAP
Per scaricare il testo integrale dell'interrogazione clicca qui
L'INCHIESTA SULLO
SFRUTTAMENTO DEL LAVORO NERO AL MAAP
PADOVA. Le cassette di carote sono disposte in modo quasi geometrico nel reparto ortofrutta dell’ipermercato. Così come le mele, i mandarini, le banane e il radicchio. Ma il concetto di ordine, nel mercato agroalimentare di Padova, forse è un po’ estraneo. Lì è possibile entrare liberamente e trovare lavoro. Tutto in nero. Basta chiedere. Non servono documenti, non serve la carta d’identità e neppure il codice fiscale. Anche le agenzie di lavoro interinale sembrano un concetto «superato», in una realtà come questa. E infatti, dopo nemmeno mezzora di pellegrinaggio tra un espositore e l’altro, arriva l’assunzione. Non da un privato, ma da una cooperativa: la Cooperativa Niccolò Tommaseo di Padova. Il «caporale» ha un giubbotto scamosciato beige e i pantaloni in tinta. Si chiama Valter. E’ il vicepresidente. ORE 3,30. Bastano un cappello di lana in testa, un vecchio piumino imbottito e un paio di pantaloni smarriti in felpa. Basta questa divisa per trasformarsi in un giovane bisognoso e disoccupato: sposato, con un figlio a carico e alla ricerca disperata di un posto di lavoro. Sono le 3.30 di venerdì quando viene varcato l’ingresso del Maap (mercato agroalimentare di Padova). Le sbarre sono abbassate, ma non c’è nessuno che richiede il tesserino di riconoscimento. C’è un tizio all’interno della guardiola, ma non alza nemmeno lo sguardo. Così si può entrare tranquillamente, iniziando a cercare un lavoro. A quell’ora i fornitori iniziano a vendere la loro merce. Ma il giro tra le postazioni dei privati non ha successo. Tutti rispondono le stesse cose: «Non c’è lavoro», «C’è troppa crisi», «Mi dispiace ma non ho bisogno». Ma tutti danno anche lo stesso consiglio: rivolgersi alla cooperativa. Anzi, le indicazioni sono molto precise: «Vai nel piazzale, cerca un uomo con i capelli bianchi che gira sempre in bicicletta e chiedi a lui». Consiglio accettato. ARRUOLATO. L’uomo che gira sempre in bicicletta si chiama Valter ed è il vicepresidente della Cooperativa Niccolò Tommaseo. Il presidente, un certo Bettella, è in ferie. Valter, dopo aver osservato l’interlocutore dalla testa ai piedi, chiede spiegazioni: «Come mai sei qua a quest’ora? Perché sei venuto proprio qua a cercare lavoro? Sei disoccupato?». La storia del ragazzo di 29 anni, sposato, padre e senza un lavoro, fa breccia. In prima battuta Valter dice che non si può fare nulla. Dice di tornare tra una settimana. Quindi si riprende il giro tra i vari espositori. Ma stavolta dura poco. Perché dopo dieci minuti è proprio Valter a tornare alla carica. Si avvicina, sempre in bicicletta. «Seguimi, ho trovato un lavoretto per te. Sei in prova». Il capannone si trova a qualche decina di metri di distanza dall’ala principale del mercato ortofrutticolo, sempre all’interno del perimetro del Maap. Lì dentro ci sono tutti i prodotti ortofrutticoli destinati agli ipermercati Lando di Padova, Venezia, Treviso e Rovigo. «Ho portato un bravo ragazzo, fallo lavorare», dice Valter ad uno dei responsabili della cooperativa. Così, alle 4 del mattino, inizia il turno di lavoro. Del nuovo «assunto» sanno poco o nulla. Conoscono il nome: Enrico. Il paese in cui abita: Monselice. E la situazione economica precaria: disoccupato con famiglia a carico. Tutto il resto, documenti, visite mediche e altri certificati, forse non serve. Non qui. FACCHINO. Si tratta di smistare le migliaia di cassette di frutta e verdura stoccate al centro del magazzino, nei vari scompartimenti che corrispondono alle diverse sedi Lando. Si prende, per esempio, il bancale delle carote e si suddividono i vari colli: 50 cassette a Conselve, 60 a Camin, 100 a Susegana, 30 a Mirano e 20 a Rosolina. E così funziona per tutti gli altri prodotti. Nominano tutor un certo Fabrizio, 40 anni, di Vigonovo. Lui guida la «rana», termine usato dagli operai per indicare il transpallet elettrico. Quindi lui solleva i bancali e li posiziona al posto giusto. Tutti e due insieme poi, bisogna posizionare le cassette nella giusta quantità, una sopra l’altra, pronte per la spedizione. LE REGOLE. Prima regola: non rubare. «Ricorda: è meno grave se fai cadere un bancale intero di frutta, che non farsi beccare con la merce in tasca o nello zainetto. Patti chiari». Bepi, così lo chiamano, è un omone alto circa un metro e novanta. E’ uno dei responsabili della cooperativa Niccolò Tommaseo. Nel capannone dove viene stoccata la merce di Lando, è lui che detta legge. A dire il vero non solo lui. Lando manda infatti due dei suoi uomini per controllare il lavoro della cooperativa. Ci sono un uomo sulla cinquantina e un senegalese trentenne che tutti chiamano «Blu». Bepi, il cinquantenne e Blu dettano regole, tempi e modi. Altra regola: mai sedersi. In caso di stanchezza si può anche temporeggiare un po’, ma non bisogna mai sedersi. Così, tra cassette pesantissime e bancali carichi di frutta, le ore passano e le responsabilità pure. Dopo circa 5 ore di lavoro anche l’ultimo arrivato può salire sulla «rana» e spostare i bancali. DALLE 4 ALLE 12. Questo è il turno di lavoro. E una cosa è certa. Si arriva alla fine con la schiena a pezzi e le braccia che tremano. Ma non è ancora finita, perché bisogna pulire il magazzino da cima a fondo, raccogliendo plastica e cartone. Quando il sole è già alto e il magazzino ormai vuoto, è sempre da Valter che bisogna andare per chiedere che fare il giorno successivo. «Vieni anche domani - dice riferendosi a sabato mattina - sei in prova, dobbiamo vedere come lavori. Ma tu non preoccuparti: se hai voglia di lavorare vedrai che qui sarai contento». Ma per le prime otto ore di lavoro non sgancia nemmeno un euro. Enrico, 29 anni, di Monselice, se ne può andare. Non ha dovuto presentare né documenti, né dati anagrafici. E’ un lavoratore fantasma. Non ha identità e non ha nemmeno moglie e figlio a carico. Se ne va dopo aver sgobbato per otto ore di fila, senza un soldo in tasca e con una consapevolezza: al Maap, mercato agroalimentare di Padova, il lavoro nero esiste eccome.
Il «caso Maap» arriva in
Parlamento Il lavoro nero al mercato agroalimentare di Padova finisce in parlamento. Sarà il deputato del Partito democratico Alessandro Naccarato a sollevare il caso a Roma. «Il reportage del mattino di Padova segue un’inchiesta analoga sull’Ortomercato di Milano. Quel caso è approdato in parlamento e succederà lo stesso anche per questo». Ma un duro attacco giunge anche dall’assessore alla Casa Daniela Ruffini: «Sabato vigili e Guardia di finanza hanno dato la caccia a quattro poveri disperati in Prato della Valle, quando invece in un luogo in cui c’è una partecipazione del Comune persiste una simile situazione. E’ vergognoso». Il nostro servizio sulle otto ore di lavoro in nero senza che sia pagato nemmeno un centesimo di euro, ha portato allo scoperto una situazione gravissima all’interno del Maap. Venerdì notte si è avuta la prova che chiunque può entrare all’interno del Maap anche senza averne titolo. Ma non solo. E’ stato dimostrato come sia facilissimo trovare lavoro. Il problema è che si tratta di una realtà sommersa, in cui chiunque può prendere servizio senza lasciare il nome, senza mostrare i documenti e senza la promessa o l’impegno di firmare lo straccio di un contratto. NACCARATO. «Emerge una situazione preoccupante che conferma segnalazioni arrivate in passato - sottolinea Alessandro Naccarato, parlamentare Pd - I fenomeni descritti sono quelli tipici dei grandi centri di concentrazione e spostamento merci. Questo impone una riflessione sul concetto di logistica. Con gli anni si sono insinuati prepotentemente due fenomeni: il trasporto di merci contraffatte e il lavoro nero. L’inchiesta del mattino dimostra come, anche a Padova, ci siano simili fenomeni. Quindi bisogna aumentare i controlli da parte delle autorità competenti: guardia di finanza, polizia e carabinieri. Inoltre bisogna richiamare il senso di responsabilità delle imprese, delle cooperative e dei sindacati. Questi ultimi, in questo mondo sono clamorosamente assenti». Naccarato riflette poi sulla realtà cittadina. «A Padova, tra Interporto, Magazzini e Mercato, abbiamo circa 4 mila persone che movimentano merci. La maggioranza sono soci o dipendenti di cooperative. Con numeri come questi è facile che una buona parte non sia in regola. Nei giorni scorsi l’assessore Bortoli ha dimostrato di andare nella direzione giusta, promuovendo accordi tra le parti. In passato, all’epoca della giunta di Giustina Destro, si voleva regalare la struttura ai grossisti a prezzi bassissimi. Fortunatamente non è andata così e ora il Comune può intervenire in modo serio». RUFFINI. «Tante risorse vengono impiegate per dare la caccia ai poveracci, come quelli cacciati da Prato della Valle con le merci contraffatte. E poi si scopre che dentro a casa nostra, al coperto, regna sovrana l’illegalità. Si fa presto a fare propaganda sulla pelle dei disperati, quando poi esistono luoghi in cui l’illegalità del lavoro e l’elusione di tutte le normative possono regnare indisturbate. Auspico un impegno maggiore delle istituzioni. Mi piacerebbe che ci fosse meno propaganda e più sostanza, soprattutto nelle aziende partecipate del Comune di Padova. Mi piacerebbe che la guardia di finanza e i vigili iniziassero con controlli quotidiani nei luoghi in cui arrivano le merci tutti i giorni. Alla fine è proprio lì che girano i soldi veri. E quel che è peggio è che ai lavoratori non arriva nulla. Sono l’ingranaggio più importante di un meccanismo d’oro e vengono ripagati con lavoro nero e stipendi da fame. La situazione è insostenibile». C’è chi invoca l’intervento dell’Ispettorato del lavoro per verificare la situazione del Maap di Padova. Dove anche un semplice cronista ha potuto entrare, essere assunto, lavorare 8 ore e tornare a casa. Senza un euro.
Maap, il sindacato non fa sconti «Abbiamo fatto due segnalazioni all’Ispettorato del lavoro sulla situazione all’interno del mercato agroalimentare, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Però sapevamo che c’era una situazione incontrollabile, proprio a causa del caporalato». Andrea Castagna, segretario provinciale della Cgil, non è rimasto sorpreso di fronte al reportage del mattino sul facchino assunto in nero dalla cooperativa, all’interno del Maap. Mentre Adriano Pozzato, della Cisl, non è disposto a perdonare: «Se c’è un responsabile per ciò che è successo, dovrà pagare». La cooperativa Nicolò Tommaseo, dal canto suo, prova a difendersi fornendo la sua versione dei fatti e riconducendo tutto a motivi di «cuore». Camera del Lavoro. «La prima segnalazione l’aveva fatta addirittura il mio predecessore», sottolinea Castagna, che ha preso il posto di Ilario Simonaggio «sapevamo che era necessario l’intervento degli ispettori per regolamentare una situazione globale molto difficile. A questo punto, indipendentemente dalla cooperativa coinvolta, è un fatto molto grave. E ora vogliamo un incontro con i vertici del mercato ortofrutticolo. Purtroppo nelle cooperative ci sono forme di sfruttamento così ampie, che neppure il sindacato da solo potrebbe riuscire ad arginare. Ora auspichiamo finalmente un interessamento da parte dell’Ispettorato del lavoro». Secondo la Cisl. «Il Maap, in buona percentuale, è pubblico», evidenzia il segretario provinciale Adriano Pozzato «quindi il controllo spetta all’ente pubblico, a partire dalla postazione fissa dei vigili urbani. In strutture come questa serve una task force messa in piedi dagli enti che detengono la maggioranza. Ora, dopo ciò che è stato denunciato, il controllo diventa obbligatorio. Ma c’è un’altra questione importante: bisogna assolutamente individuare il responsabile per quel che è successo. Ne parleremo con l’assessore Bortoli. L’abbiamo fatto per i magazzini generali, ora apriremo la questione Maap». Replica la coop. «Enrico, il giornalista del mattino di Padova che ha finto di essere una persona senza lavoro e in difficoltà, si è presentato al Maap all’inizio del turno di lavoro di venerdì 21 novembre, raccontando di essere un giovane disoccupato e in grave stato di disagio economico e segnalando l’impellente necessità di essere assunto da subito, per iniziare così a provvedere ai bisogni della sua famiglia», scrive la cooperativa Nicolò Tommaseo «abbiamo risposto alla richiesta di aiuto di una persona in difficoltà offrendogli un’opportunità di lavoro regolare, come spesso ci capita di fare. In quel momento il vicepresidente ha usato il cuore senza fermarsi troppo a pensare».
«Identificare chi entra» PADOVA. «Il giorno dopo sono bravi tutti. Purtroppo fa parte di una certa mentalità che non può coesistere con la legalità». Orazio Drago, a capo della Direzione provinciale del lavoro, «boccia» il comportamento dei responsabili della cooperativa che hanno «assunto» per una notte il cronista del mattino. E chiede al Comune di Padova e agli altri soggetti «proprietari» del mercato agroalimentare di adottare sistemi sicuri perché all’interno del marcato la notte ci sia solo il personale in regola. «Ho letto che una volta esisteva un presidio di vigili urbani - aggiunge Drago - Se non è più possibile ripristinarlo credo sia opportuno studiare altri sistemi. Tipo il cartellino identificativo obbligatorio o il badge magnetico per chi entra e chi esce». Drago è esplicito. Secondo lui nemmeno la regola del «buon cuore» utilizzata come giustificazione dai responsabili della cooperativa è valida. «Esistono delle regole - continua il responsabile dell’ufficio che dipende dal Ministero del Lavoro - e degli adempimenti di legge. Per esempio. Nessuno può iniziare a lavorare il giorno stesso in cui c’è l’accordo. Perché il lavoratore può iniziare soltanto dopo che c’è stata la comunicazione preventiva di assunzione da parte dell’azienda». Nel caso ad assumere sia una cooperativa la faccenda è ancora più grave. «Già perché la cooperativa ha regole diverse da rispettare, ma altrettanto chiare - prosegue - Chi vuole lavorare in una cooperativa deve fare richiesta al presidente che deve chiedere ai soci l’ammissione nella coop di un nuovo socio. Una volta deliberata l’ammissione, il nuovo iscritto può cominciare a lavorare». Nulla di tutto ciò è accaduto la settimana scorsa al Maap. Dove il cronista fingendosi un padre di famiglia disoccupato e con un figlio a carico, dopo aver «bussato» inutilmente ad alcune porte ha trovato uno che lo ha messo in prova senza chiedergli documenti e senza fargli firmare alcuna carta. La cooperativa di riferimento, chiamata in causa, si è giustificata dicendo che chi ha deciso di «mettere alla prova» il cronista in incognito, lo ha fatto soltanto perché è rimasto colpito dalla situazione personale del giovane che chiedeva soltanto di lavorare. Un atteggiamento, appunto, di buon cuore, ma che tuttavia a quanto pare è fuori regola. «Comunque sia non voglio entrare nel merito della vicenda in questo momento - ha ribadito Drago - perché la realtà del Maap è molto complessa in quanto metà pubblica e metà privata affidata alle cooperative e dunque controllata anche dal ministero dello sviluppo economico (che ha il compito di monitorare le realtà associative). Noi, insieme alla polizia di Stato (ramo amministrativo) siamo già andati qualche anno fa al mercato agroalimentare per effettuare dei controlli, soprattutto per quanto riguarda la manodopera straniera. Ma come ho detto si tratta di una realtà molto complessa e non è possibile attribuire responsabilità dirette facendo un blitz o un reportage. E’ necessario approfondire ogni aspetto prima di tirare le somme. Non ultimo non è mai accaduto che qualcuno abbia presentato esposti dichiarando che all’interno del Maap si lavora in regola. Come sempre, e in tutti i settori, i contenziosi scaturiscono soltanto quando si interrompono i rapporti di lavoro, regolari e non». ___________________________________________________
«Nuovo
ospedale? Non c’è un euro
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presentate APPUNTAMENTI SABATO 29 NOVEMBRE ORE 14.00 PRESSO LA SEDE DEL CdQ A PONTE DI BRENTA INCONTRO CON IL CIRCOLO PD DI S. LAZZARO SABATO 29 NOVEMBRE ORE 16.00 PRESSO LA SALA NASSIRIJA, VICOLO MEZZALUNA - ESTE INCONTRO PUBBLICO CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO SU SCUOLA E UNIVERSITA'
VENERDI 5 DICEMBRE
GIOVEDI 11 DICEMBRE ORE 21.00 PRESSO LA SALA DI QUARTIERE DI VIA TONZIG
ZONA STANGA - PADOVA
DOMENICA 14 DICEMBRE ORE
10.00 AL CENTRO ANZIANI DI MORTISE
PRESSO IL CENTRO COMMERCIALE "LA
CORTE", VIA BAJARDI - PADOVA
mail:
info@alessandronaccarato.it - tel
049660544 - fax 0498753610 |