FEDERALISMO FISCALE: DA DESTRA E LEGA
SOLO PROMESSE E BUGIE Mentre la Destra e la Lega, dopo aver vinto le elezioni politiche facendosi paladini del Federalismo, non hanno fatto niente di concreto, molti Sindaci veneti hanno avanzato una proposta seria: destinare ai Comuni il 20% dell'IRPEF al posto degli attuali trasferimenti statali. Gli obiettivi della proposta sono quelli di introdurre il principio di responsabilità nella spesa pubblica e di investire una parte delle risorse nei territori dove vengono effettivamente raccolte, garantendo in tal modo un reale federalismo fiscale che continui ad assicurare i servizi essenziali (trasporto pubblico, asili nido, assistenza agli anziani, servizi sociali) per tutti i cittadini.
SCARICA LA PROPOSTA-FARSA DEL MINISTRO CALDEROLI SUL FEDERALISMO
In sostanza, la "Proposta Calderoli" sul Federalismo non fa altro che disporre l'applicazione delle misure previste dalla riforma del titolo V della Costituzione italiana approvata nel 2001 dal Governo di Centrosinistra! Proprio quella riforma, cioè, contro la quale la Destra e la Lega hanno portato avanti una vergognosa opposizione propagandando la c.d. "Devolution", successivamente bocciata dagli Italiani con il referendum confermativo del giugno 2006, perchè stravolgeva in modo palese i principi cardine della nostra Costituzione. Per di più, il Ministro leghista parla tanto di Federalismo senza però stanziare delle risorse adeguate per attuarlo concretamente: pretende il federalismo a costo zero!
E non
è finita qui: le chiacchiere e le false
promesse del Governo sul Federalismo
sono evidenti anche nel Disegno di Legge
n. 1441 (approvato dalla Camera il 2
ottobre 2008) recante
"Disposizioni per lo sviluppo economico,
la semplificazione, la competitività, la
stabilizzazione della finanza pubblica e
la perequazione tributaria"
contro cui tutto il Partito Democratico
si è opposto con forza. In questo
Disegno di legge, infatti, vengono
stanziati ingenti fondi solo - citiamo -
"per lo studio delle problematiche
connesse all'effettiva attuazione della
riforma federalista, assicurando un
contesto di stabilità e piena
compatibilità finanziaria con gli
impegni europei e internazionali
assunti": in pratica Destra e Lega
non vogliono attuare il federalismo
fiscale ma semplicemente studiarlo!
Ecco il
testo completo del Governo Berlusconi:
1. Per lo studio
delle problematiche connesse
all'effettiva attuazione della
riforma federalista, assicurando un
contestodi stabilità e piena
compatibilità finanziariacon gli
impegni europei e internazionali
assunti, è stanziata la somma di 3
milioni di euro per ciascuno degli
anni 2008 e 2009 e di 1,2 milioni di
euro a decorrere dall'anno 2010.
Alla relativa copertura finanziaria
si provvede, per gli anni 2008 e
2009, mediante corrispondente
riduzione dello stanziamento del
fondo speciale di parte corrente
iscritto, ai fini del bilancio
triennale 2008-2010, nell'ambito del
programma "Fondi di riserva e
speciali" della missione "Fondi da
ripartire" dello stato di previsione
del Ministero dell'economia e delle
finanze per l'anno 2008, allo scopo
parzialmente utilizzando
l'accantonamento relativo al
Ministero della salute e, a
decorrere dall'anno 2010, a valere
sulle risorse derivanti
dall'attuazione dell'articolo 45,
comma 3, del decreto-legge 25 giugno
2008 n. 112.
2.
Il Ministro dell'economia e delle
finanze è autorizzato ad apportare,
con propri decreti, le occorrenti
variazioni di bilancio.
ECCO LA PROPOSTA DEI SINDACI VENETI
Proposta di legge statale in
materia di finanza pubblica
Articolo 1 – Oggetto e finalità. La presente proposta di legge ha per oggetto la ridefinizione del sistema di finanziamento dei comuni, al fine di rendere efficace il principio di sussidiarietà e il principio della capacità contributiva, e al fine di dare attuazione ai principi costituzionali in materia di finanza locale.
Articolo 2 – Compartecipazione al
gettito irpef per i comuni. I commi 189-193 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 sono sostituiti dai seguenti: 1. In attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento degli enti locali in attuazione del federalismo fiscale di cui al titolo V della parte seconda della Costituzione, è istituita, in favore dei comuni delle regioni a statuto ordinario, una compartecipazione del venti per cento al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. La compartecipazione sull’imposta è efficace a decorrere dal 1° gennaio 2009, con correlato azzeramento, a decorrere dalla stessa data, del complesso dei trasferimenti a favore degli stessi comuni, operati a valere sui fondi: ordinario, consolidato e perequativo - di cui all’articolo 34 comma 1 e sul fondo per lo sviluppo degli investimenti di cui all’articolo 32, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504. L'aliquota di compartecipazione è applicata al gettito del penultimo anno precedente l'esercizio di riferimento. Il gettito della compartecipazione, attribuito ad un apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero dell'interno, e' ripartito dallo stesso Ministero a ciascun comune in proporzione all'ammontare, fornito dal Ministero delle finanze sulla base dei dati disponibili, dell'imposta netta, dovuta dai contribuenti, distribuito territorialmente in funzione del domicilio fiscale risultante presso l'anagrafe tributaria. 2. Dall'anno 2009, per ciascun comune è operato e consolidato un azzeramento dei trasferimenti ordinari, dei trasferimenti consolidati, dei trasferimenti perequativi e del trasferimento per lo sviluppo degli investimenti, in misura corrispondente all’azzeramento complessivo, di cui al comma 1, operato sul fondo ordinario, sul fondo consolidato, sul fondo perequativo e sul fondo per lo sviluppo degli investimenti ed è attribuita agli stessi comuni la quota di compartecipazione di cui al comma 1. 3. Rimane inalterato il sistema di finanziamento dei comuni delle regioni a statuto speciale e dei comuni delle province autonome di Trento e Bolzano.
Articolo 3– Fondo perequativo Il Governo è delegato entro il 31 dicembre 2008 ad adottare un decreto legislativo avente per oggetto l’’istituzione e l’applicazione del fondo perequativo di cui all’articolo 119 comma 4 della Costituzione. Il fondo perequativo è esclusivamente diretto a garantire il livello essenziale delle prestazioni dei comuni con minore capacità fiscale, cioè dei comuni che non dovessero ricavare dalla compartecipazione, di cui all’articolo 2, comma 1, le risorse sufficienti per garantire ai propri cittadini i servizi di loro competenza.
I
finanziamenti erogati dal fondo
perequativo devono essere oggetto di
puntuale rendicontazione secondo i
principi di chiarezza ed esaustività.
Federalismo fiscale
Federalismo fiscale
mutismo in Regione Il Mattino di Padova, 2 ottobre 2008 ![]() In questo modo si possono ottenere diversi risultati: eliminare i trasferimenti statali, oggi basati sullo scandaloso criterio della spesa storica (che equivale a dire: più spendi, più finanziamenti ottieni), responsabilizzare gli enti locali, premiando quelli virtuosi e penalizzando chi dilapida le risorse pubbliche; garantire ai cittadini servizi efficienti; creare un circuito virtuoso che consenta alle istituzioni locali di avere un ritorno positivo dalle iniziative che creano ricchezza sul territorio. Il movimento dei sindaci veneti ha avuto, in questi mesi, un grande merito: perseguire con tenacia un obiettivo comune, al di là delle appartenenze politiche. In una prima fase lo stesso governatore Galan ha sostenuto l’iniziativa, partecipando a un incontro tenutosi a Padova. Quando, però, si è passati dalle parole ai fatti, Galan si è tirato indietro, decidendo di non partecipare all’incontro a Roma con il governo. Non sapendo come giustificare questa inversione di rotta, il presidente della Regione ha pensato bene di giustificarsi attaccando il sindaco di Padova Flavio Zanonato che, a suo dire, avrebbe strumentalizzato il movimento dei sindaci. Un presidente di Regione, che ha cercato di salire sul treno di questo movimento evidentemente per combattere la sua battaglia tutta interna al centrodestra, accusa un sindaco come Zanonato di strumentalizzazione. Si tratta di affermazioni quanto meno paradossali. Evidentemente Galan, che ha prima sparato a zero contro la bozza Calderoli e oggi si dichiara completamente d’accordo con quanto sostiene il ministro leghista, aveva bisogno di un escamotage per motivare la sua ennesima piroetta. Forse farebbe bene a occuparsi di quanto succede nella Regione Veneto, dove il centrodestra è ormai diviso su tutto ed è guerra aperta tra il Pdl e la Lega su chi dovrà candidarsi a presidente nel 2010. Intanto è tutto fermo: dei fondi per la sanità e per le nuove strutture ospedaliere, tra cui il nuovo ospedale di Padova, non c’è traccia, e non riescono neanche a mettersi d’accordo sulle comunità montane. Dal modo in cui il governo avrà risposto ai sindaci veneti capiremo quali sono le reali intenzioni dell’esecutivo. Certo, alcuni episodi di questi giorni non lasciano ben sperare, basti ricordare la proposta di lasciare alla Regione Sicilia l’intera accisa sulla benzina e alla decisione di regalare al Comune di Catania, ridotto alla bancarotta dall’amministrazione Scapagnini e da chi lo ha sostituito, 140 milioni di euro, poco meno dell’intero bilancio di un Comune delle dimensioni di Padova. Se queste scelte fossero state assunte dal governo Prodi, Galan avrebbe urlato contro il tradimento del Nord; ma oggi che a Roma ci sono i suoi amici, dalle parti di Palazzo Balbi si sente un silenzio assordante. Federalismo fiscale, i sindaci a Roma Il Mattino di Padova, 28 settembre 2008
Per il federalismo fiscale
Il Governo, dopo avere evocato il federalismo fiscale come soluzione di tutti i problemi, alla prova dei fatti ha scelto di non fare nulla e di rinviare le decisioni a data da destinarsi. Finita la propaganda, Tremonti e soci non sanno più cosa inventarsi per tenere buoni gli elettori leghisti. Infatti il centrodestra non è in grado di assicurare alle regioni meridionali, penso in particolare alla Sicilia che trattiene addirittura una parte rilevante delle tasse sui carburanti, le stesse spese di oggi, e contemporaneamente di destinare a quelle settentrionali maggiori risorse. In realtà o il federalismo fiscale si traduce in risorse certe ed adeguate per svolgere delle funzioni oppure, come sta facendo il Governo, si prendono in giro i cittadini. In sostanza, dopo tante promesse, si tratta di trovare gli strumenti che consentano di spendere ed investire le entrate fiscali nei territori dove vengono raccolte e di prevedere forme di compensazione solidale per le zone disagiate. Questo è il punto centrale della questione federalista e questo è anche il principale argomento per sostenere la proposta dei Sindaci veneti di trasferire ai Comuni il 20\% del gettito Irpef. Inoltre la proposta presenta altri tre aspetti positivi. In primo luogo spinge i Comuni ad intensificare i controlli per contrastare l'evasione fiscale perché così potranno aumentare le proprie entrate. In secondo luogo la proposta semplifica il sistema della finanza locale perché i molti trasferimenti, addizionali, imposte, spesso basati su criteri vecchi e superati, saranno sostituiti da un'unica entrata senza complicazioni per il cittadino contribuente al quale non viene richiesto alcun adempimento. Infine la proposta, destinando risorse certe ai Comuni, consente di dare loro un ruolo definito ed evita il rischio che al centralismo nazionale si sovrapponga il centralismo regionale. Questa proposta, infatti, è in grado di consentire ai Comuni di contare su un flusso di risorse eque e prevedibili e di responsabilizzare sia gli Enti locali che lo Stato: la ripartizione delle risorse può essere stabilita in modo certo e trasparente seguendo il principio della capacità contributiva, secondo il quale ci deve essere proporzionalità tra il gettito di un territorio e le risorse di cui dispone l'ente locale di riferimento, e il principio della perequazione, secondo il quale ogni Ente Locale deve essere comunque messo nelle condizioni di fornire i servizi previsti ai suoi concittadini. I due principi sono rispettati e valorizzati dal sistema di trasferimenti proposto dai Sindaci veneti. Inoltre, con il sistema della compartecipazione, gli Enti Locali sono in condizione di prevedere in bilancio risorse certe e di operare con queste; ed è possibile ripianare buona parte delle storture accumulate nel corso degli ultimi trent'anni, durante i quali, invece, sono stati di fatto premiati dai trasferimenti statali i Comuni male amministrati a scapito di quelli che, come Padova negli ultimi anni, hanno mantenuto faticosamente bilanci virtuosi attraverso una razionalizzazione ed una vistosa diminuzione della spesa corrente. Per queste ragioni il Partito Democratico è impegnato in Parlamento e sul territorio per sostenere la giusta richiesta dei Sindaci che, responsabilmente, vogliono continuare a garantire il benessere di tutti i loro cittadini.
LA
RASSEGNA STAMPA SULLA ROMA. Ragazzi, non c'è un euro. Giulio Tremonti e Roberto Calderoli devono sentirsi come in un fortino tra le mura del ministero dell'Economia: un fortino senza forziere. È lì che ieri hanno accettato di incontrare una delegazione di quei sindaci veneti che hanno firmato la richiesta di trattenere il 20\% dell'Irpef calati in massa sulla Capitale per far capire che non scherzano. Ma non scherza nemmeno il ministro dell'Economia: «Non c'è un euro». Così la Marcia su Roma del Movimento dei sindaci si traduce in una mezza vittoria e in una mezza sconfitta. Erano partiti baldanzosi, e la decisione con la quale a ridosso di mezzogiorno hanno occupato piazza Montecitorio ha galvanizzato i quasi trecento sindaci guidati dal caparbio trevigiano Antonio Guadagnini. C'erano praticamente tutti, tranne i leghisti. E le appartenenze di partito non si sono mai viste. Hanno fatto capire che erano arrabbiati, e non si sarebbero accontentati di parole di circostanza. Il cortese ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, è stato come al solito mandato allo sbaraglio: è toccato a lui incontrare nella sala gruppi della Camera trecento amministratori infuriati. Ha provato a calmarli garantendo che i Comuni saranno soddisfatti grazie al fatto che si passa dal sistema della "spesa storica" a quello dei "costi standard": ovvero non sarà più come ora, che vengono premiati gli spreconi e penalizzati i virtuosi: «Entro poche ore vedrete che ci sarà una risposta, ma non posso anticiparne i dettagli prima di confrontarmi con Anci e Upi. Domani un documento sarà presentato alla Conferenza unificata». In altre parole, il governo spiegherà dove prenderà i soldi per girare ai Comuni il conguaglio delle risorse che l'eliminazione dell'Ici ha sottratto. Ma i sindaci protestano, devono chiudere i loro bilanci adesso e non possono scriverci dentro la voce "promesse del governo". L'ambiente si fa caldo e il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher capisce che le rassicurazioni non bastano. Chiama Tremonti e Calderoli, e li convince a incontrare una delegazione dei sindaci. I ministri che fino a ieri hanno fatto i duri stavolta si ammorbidiscono: più nella forma che nella sostanza, ma è già qualcosa. Convocano i rappresentanti al ministero dell'Economia insieme ai sottosegretari Brancher e Giorgetti: dall'altra parte del tavolo si siedono Zanonato (Padova), Prade (Belluno), Merchiori (Rovigo), Puppato (Montebelluna), Faccioli (Villafranca veronese), Tiozzo (Chioggia), Ravazzolo (Teolo) e Guadagnini (Crespano). la carezza con la quale Tremonti li accoglie è pesante come un pugno: «Avete ragione su tutto, tant'è vero che nella bozza della riforma abbiamo inserito ciò che voi chiedete ovvero la compartecipazione dei Comuni all'Irpef. Ma è un obbiettivo al quale si deve mirare, non una cosa applicabile ora e subito. I tempi e le quantità di queste compartecipazioni saranno il più possibile rapidi, ma oggi non c'è ancora un criterio uniforme di interpretazione del reale bilancio dei singoli enti locali: prima dobbiamo creare una banca dati che dia un'interpretazione uniforme e per questo serviranno mesi. Nel frattempo andiamo avanti con la discussione della riforma». Obiezione immediata dei sindaci: «Ma i 140 milioni per salvare dalla bancarotta comuni disastrati come Catania li avete trovati...». Risposta di Calderoli: «Nel caso di Catania abbiamo trovato i soldi rinunciando alla realizzazione di opere che erano già state finanziate per quella zona. Insomma i fondi non sono stati tolti da altre parti, ma vengono dalla dotazione destinata ala Sicilia». E i Comuni virtuosi del Veneto che sono costretti dal patto di stabilità a finire sott'acqua? Tremonti è drastico: «Non ho nessuna intenzione di cambiare la finanziaria impostata tre mesi fa nè di toccare il patto di stabilità; la situazione economica è oggi molto peggiore di tre mesi fa, il deficit tendenziale sfiora il 3\% e la crescita è a zero». Insomma, non c'è una lira.
I sindaci
abbozzano, ringraziano perché i ministri
garantiscono che le proposte dei veneti
sono state accolte e diventeranno parte
integrante della riforma, ma non si
accontentano. «La verità è che non ci
sono i soldi per fare il federalismo
fiscale», è la glaciale ma efficace
sintesi di Zanonato. «Ma qualcosa è
comunque cambiato - si consola il
sindaco di Padova -; all'ordine del
giorno c'è almeno la necessità di
mettere i Comuni nelle condizioni di
operare». «Non ci hanno detto "no", ma
ci hanno detto che "oggi non si può"»,
si consola il bellunese Prade. Almeno è
stato accolto il principio che non è più
possibile che chi sbraca come Catania
venga premiato, e chi fa la formica
venga bastonato. Entro la fine dell'anno
dovrebbero essere presentati strumenti
che rendano più flessibile in questo
senso il patto di stabilità. I sindaci
ripartono così con in mano una mezza
vittoria e una mezza sconfitta: la
vittoria è il riconoscimento politico
delle loro ragioni, la sconfitta è nella
sostanza, perché non c'è un euro per
soddisfarli. E la somma di una vittoria
e di una sconfitta nel calcio equivale a
un pareggio. Di quelli gentilmente
concessi, che non muovono neanche la
classifica.
PADOVA.
Tre
«telegrammi» dalla capitale. Li spedisce
il sindaco di Padova Flavio Zanonato
attraverso la sua ultima grande
passione, Facebook. «In treno per il
federalismo fiscale possibile» è il
messaggio che il primo cittadino lancia,
dall’Eurostar per Roma, intorno alle
7.30. E un quarto d’ora più tardi
l’amica Veronica gli risponde: «Ho il
po’ il terrore del federalismo fiscale».
Lia le fa eco: «Anch’io». All’una
Zanonato rimette mano al palmare. Bitonci: «Sono solo venuti a fare baccano» Il Mattino di Padova, 2 ottobre 2008
PADOVA. Mentre i suoi colleghi sono trattati come ospiti non graditi sulla soglia di Montecitorio, Massimo Bitonci, primo cittadino di Cittadella, è in aula con la giacca di parlamentare della Lega Nord Padania. E si guarda bene dal partecipare alla manifestazione dei trecento sindaci in arrivo dal Veneto per reclamare l’attribuzione del 20% dell’Irpef alle amministrazioni comunali. «Ho già espresso la mia contrarietà all’iniziativa e non ho problemi a ribadirla. Nessun sindaco e nessun amministratore partecipa alla sfilata dei primi cittadini. Il cui svolgimento, per la verità, mi sembra un po’ sospetto alla vigilia della presentazione, in consiglio dei ministri, di un disegno di legge delega sul federalismo fiscale. Come mai quest’iniziativa non è stata promossa negli anni scorsi? E poi non c’è dubbio che il 20% dell’Irpef richiesto dai Comuni è molto di più della quota di Ici che è stata tagliata dal governo all’inizio di questa legislatura. E poi questa richiesta non è supportata da alcuno studio serio in materia. Mentre il ministro della Semplificazione Calderoli sta cercando di contemperare le esigenze di tutti. Insomma, io credo che i sindaci veneti siano venuti a Roma a fare un po’ di baccano e a farsi vedere, anche perché l’anno prossimo molte amministrazioni vanno al rinnovo». Nel tardo pomeriggio sarà proprio Calderoli a dichiararsi disponibile ad incontrare quanto prima i vertici dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
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