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LA DESTRA DELLE BUGIE
Il
Mattino di Padova, 4 novembre 2008
La destra
ha lanciato una indegna campagna di
falsità contro il sindaco Zanonato. Ma
Padova ricorda le bugie della giunta
Destro.
Di fronte ad un avvenimento drammatico e
imprevedibile - il fallimento della
banca Lehman Brothers - la destra ha
lanciato una indegna campagna di bugie
per attaccare l’amministrazione comunale
e il Sindaco Zanonato. Per più giorni
l’opposizione ha accusato il Comune di
avere giocato in borsa e sperperato
risorse: si tratta di menzogne che vanno
smentite riepilogando come sono andate
le cose. Dopo la svendita della società
Aps servizi ad Acegas di Trieste, decisa
dalla Giunta Destro nel 2003, il Comune
si trovò in cassa 118 milioni di euro e
li depositò in una società controllata:
Aps finanziaria. Questa ha investito i
soldi in attesa di spenderli per opere
pubbliche; 6 milioni sono stati
investiti per acquistare obbligazioni
della Lehman; adesso, con il fallimento
della banca, Aps finanziaria rischia di
perdere una parte del denaro investito.
Nel frattempo il rendimento degli altri
soldi investiti ha fruttato utili tali
da coprire le presunte perdite delle
obbligazioni e, quindi, il capitale
complessivo della società non è stato
intaccato. In più buona parte di esso è
più che al sicuro perché è stato
investito in opere già realizzate come
il centro culturale San Gaetano, le
opere relative al tram, il cavalcavia
Sarpi - Dalmazia, la Scuola elementare e
media di Torre e moltissimi altri
interventi come le piste ciclabili. Il
Comune non ha giocato in borsa e non ha
sperperato risorse. Anzi è proprio il
Comune ad essere stato danneggiato come
tanti altri risparmiatori che hanno
acquistato obbligazioni di una banca che
godeva di grande prestigio. Si pensi che
la Lehman era considerata così bene che
il Presidente del Veneto Galan, che ora
accusa l’amministrazione comunale di
incapacità, pochi mesi fa aveva scelto
quella banca come consulente finanziario
della Regione. E molti altri soggetti
istituzionali, banche ed enti pubblici
in testa, hanno acquistato obbligazioni
della Lehman per la sua solidità; e
adesso, come il Comune, cercano di
tutelarsi per via legale. La destra
farebbe meglio ad accusare chi davvero
ha fatto operazioni speculative ad alto
rischio con le risorse pubbliche. Penso
ai Comuni di Milano, Cittadella e
Montegrotto che hanno acquistato i
famigerati «derivati» e ora stanno
perdendo centinaia di milioni. A
proposito di finanza allegra la destra
dovrebbe occuparsi dell’amministrazione
provinciale che ha costituito, peraltro
senza gara pubblica, una società
finanziaria - Finser - insieme alle due
banche cittadine. Una delle due, la ex
Cassa di risparmio di Padova e Rovigo è
piena di obbligazioni Lehman. Siamo
sicuri che ciò non avrà ricadute su
Finser? La Giunta Casarin inoltre si è
avventurata in operazioni di
compravendita di quote di società
sull’orlo del fallimento - Cosecon e
Trasporti Ecologici - e al centro di
varie inchieste della magistratura per
reati penali e contabili. E’ questo il
buon governo della destra padovana?
Oppure, ma spero che questo ci sarà
risparmiato, vogliono riproporre le
prodezze della Giunta Destro, quando
c’era un assessore, Ronchitelli, che
taglieggiava le imprese e un altro,
Salvetti, che molestava le segretarie?
In quegli anni, importanti società
pubbliche sono state portate sull’orlo
del fallimento (Telerete e Fondazione
Breda), e il Comune è stato governato
all’insegna dell’affarismo speculativo;
basti pensare alla lottizzazione
commerciale di Padova-est (caso Ikea), e
della menzogna (il «tram con il
volante»). La destra, in prossimità
delle amministrative, è divisa e senza
idee e teme il consenso crescente al
buon governo e alla serietà della giunta
Zanonato: perciò prova a speculare sulla
vicenda Lehman. Ma Padova si ricorda il
periodo della cattiva amministrazione e
delle bugie dell’amministrazione Destro
e non vuole tornare indietro.
LA RELAZIONE DELL'ASSESSORE
AL BILANCIO AL CONSIGLIO COMUNALE DI
PADOVA
Lunedi 3 novembre 2008
La società Finanziaria Aps spa è stata
costituita il 16 dicembre 2003,
nell’ambito della fusione tra Aps e
Acegas.
Alla Finanziaria sono stati trasferiti
118.994.814 euro, equivalenti al maggior
valore di Aps rispetto alla società di
Trieste; da questa cifra vanno sottratti
2.791.972 euro destinati al capitale
sociale e alla riserva legale da avanzo
di scissione, con una liquidità restante
quindi di 116.202.842 euro.
Lo statuto di Finanziaria
Aps prevedeva: 1) l’acquisto, la vendita
e l’assunzione di interessenze, quote,
partecipazioni anche azionarie in
società ed enti costituiti ed operanti
sia in Italia che all’estero; 2) il
finanziamento e/o il coordinamento
amministrativo, finanziario, tecnico
delle società ed enti nelle quali
partecipa; 3) la compravendita, il
possesso, la gestione di titoli…
Come amministratore
unico, nominato nell’atto costitutivo,
fu designato il dottor Marzio Pilotto,
Ragioniere Capo del Comune.
Il 25 maggio del 2004
venne nominato un Consiglio di
Amministrazione di 5 membri nelle
persone di: GROSOLI FRANCO, presidente,
FIORETTA MICHELE, CONTE MAURIZIO, UGELMO
WALTER e PILOTTO MARZIO, quale
Amministratore Delegato.
Con verbale del Consiglio
di Amministrazione del 7 giugno 2004 si
delibera la nomina di MARZIO PILOTTO
come Amministratore Delegato,
conferendogli, con firma singola, tutti
i poteri di ordinaria e straordinaria
amministrazione della società, con
esclusione dei poteri attribuiti dalla
legge e dallo statuto al Consiglio di
Amministrazione.
Il 27 settembre del 2004
il Consiglio approva un atto di
indirizzo, provocato dalla Giunta, con
il quale si chiedeva un parere
favorevole sullo scioglimento di
Finanziaria Aps spa. I troppi vincoli
legati al patto di stabilità, introdotti
dalla legge Finanziaria del 2005 e da
quelle successive, “costringevano”
l’Amministrazione a tornare indietro
sullo scioglimento che, se fosse
avvenuto, avrebbe impedito
l’utilizzazione di quelle risorse per
molte operazioni portate a termine, tra
le quali l’acquisto di Palazzo Gozzi o
l’assunzione dei lavoratori della
Cooperativa Giotto.
E che questa fosse la
volontà dell’Amministrazione lo si
deduce chiaramente da diverse delibere
di Giunta approvate dal Consiglio
comunale che coinvolgevano Aps
Finanziaria spa, senza che in Consiglio
comunale nessuno mettesse in discussione
la legittimità dell’esistenza di questo
ente, dopo l’approvazione dell’atto di
indirizzo. Mi riferisco alle
deliberazioni che hanno riguardato
Palazzo Gozzi e i lavoratori della
Cooperativa Giotto, di cui ho già detto,
approvate in Consiglio rispettivamente
il 7/05/2007 e il 20/06/2006, oltre alla
Scheda di bilancio triennale 2005 –
2007, approvata tra la fine del 2004 e
l’inizio del 2005 con la quale si
stabiliva che i lavori relativi al
Metrotram (circa 30 milioni di euro)
fossero da addebitare per il 70% allo
Stato e per il 30% a Finanziaria Aps.
Del resto la stessa
opposizione ha votato contro l’atto di
indirizzo che chiedeva al Consiglio
comunale lo scioglimento di Finanziaria
Aps, con una motivazione esposta dal
Consigliere Menorello, che è
interessante rileggere: “Se poi il
problema sono i compensi degli
amministratori, che credo non siano
stati nemmeno percepiti, guardate,
riduciamoli, azzeriamo gli
amministratori, torniamo
all’amministratore unico che aveva
egregiamente svolto il suo compito e
credo abbia fatto fruttare questi soldi
più di quanto sarebbero fruttati in un
bilancio comunale, lo stesso dottor
Pilotto, perché aveva strumenti più
duttili e più efficaci che certamente
superano le indennità che comunque si
possono, per quanto ci riguarda,
tranquillamente azzerare”.
Da queste motivazioni,
addotte dal Consigliere, si deduce con
assoluta chiarezza come lo scopo con cui
era stata costituita la società non era
certo quello di tenere le risorse in
conto corrente o in titoli di stato.
Infatti, non si è mai fatto ricorso ai
titoli di stato, neppure quando
amministrava la Giunta precedente a
quella in carica. Lo dimostra quanto
accaduto Il 2 marzo 2004, quando 60
milioni di Finanziaria Aps sono stati
trasferiti da Banca Intesa alla Cassa Di
Risparmio e investiti in titoli della
Cariparo.
Anche allora furono
sottoscritti titoli sicuri, che potevano
essere messi a rischio solo ed
esclusivamente dal fallimento
dell’Istituto di Credito. I criteri per
scegliere gli investimenti adottati nel
marzo del 2004 sono stati gli stessi
adottati nel 2006, quando una parte dei
fondi (6 milioni di euro) furono
investiti in obbligazioni della Lehman
Borthers.
Nel corso di questa
Amministrazione non è mai stato fatto
nessun investimento in azioni,
nonostante lo statuto di Aps
Finanziaria, approvata nel corso del
mandato dell’Amministrazione precedente,
lo prevedesse.
E’ chiaro a tutti che
investire in azioni è molto più
rischioso che ricorrere alle
obbligazioni, visto che con le azioni si
partecipa al capitale di rischio,
rispondendone fino ai limiti del
conferimento, mentre con le obbligazioni
si ha la garanzia, alla scadenza, della
restituzione per intero del capitale, a
meno che, appunto, fallisca la banca con
la quale si ha il rapporto
obbligazionario. Si tratta evidentemente
di un evento imponderabile, che nel caso
della Lehman è stato determinato da una
crisi internazionale che non ha
precedenti se non con la crisi del 1929.
Quelli scelti da Aps
Finanziaria sono titolo riservati ad
investitori istituzionali e sono diversi
gli enti pubblici che vi hanno fatto
ricorso. Lo stesso Ministero del Tesoro,
correndo un rischio ben più elevato
rispetto al Comune di Padova, ha debiti
garantiti per ben 35 miliardi garantiti
da derivati Lehman, con una perdita
attuale stimabile in 2 miliardi di euro.
Stesso discorso vale per altri Comuni
veneti e italiani, come Cittadella,
Montegrotto, Milano e molti altri che
stanno subendo danni ingenti derivanti
dall’aver sottoscritto titoli derivati.
Ricapitolando, quindi, la
situazione di Finanziaria Aps dalla sua
costituzione ad oggi, con relativi
finanziamenti di opere pubbliche e
investimenti per proteggere le risorse
economiche dall’inflazione la situazione
è la seguente.
Dal 2004 le risorse
disponibili (€ 116.202.842) sono state
impegnate:
-
per la
ricapitalizzazione di APS
Holding (l’azienda di trasporto
pubblico) € 12.308.529,05
-
per l’uscita dei
soci privati € 3.380.097
-
per la
realizzazione di opere pubbliche
previste nei piani di
investimento approvati dal
Consiglio Comunale e allegati ai
bilanci di previsione dal 2004
al 2007 e precisamente:
piano investimenti
2004 € 25.000.829,77
piano investimenti
2005 € 37.695.342,99
piano investimenti
2006 € 30.224.315,09
piano investimenti
2007 € 7.527.811,58
per un totale
di € 116.136.925,52.
Tra gli interventi finanziati figurano:
il restauro del S.Gaetano, il nuovo
cavalcavia di Via Sarpi, la nuova scuola
elementare e media di Torre, le opere
collaterali al SIR 1 e il prolungamento
della linea fino a Pontevigodarzere, il
cofinanziamento del contratto di
quartiere Portello, il cofinanziamento
dello scolmatore di piena Limenella
Fossetta per la difesa idraulica della
zona nord di Padova, le piste ciclabili
e i parchi realizzati in questi anni.
Dal 2004 la società ha impiegato le
disponibilità di cassa in investimenti
caratterizzati, per la loro natura e
redditività, da un basso profilo di
rischio, al solo fine di ottimizzare la
liquidità della società.
Nel marzo del 2004, dopo
il trasferimento di gran parte dei fondi
da Banca Intesa alla Cassa di Risparmio
di Padova e Rovigo (banca Tesoriere del
Comune) sono stati acquistati titoli di
risparmio per 60 milioni di euro.
Nel 2005, a seguito del
rientro dei titoli di risparmio, è stata
stipulata una polizza assicurativa per
un valore di 40 milioni di euro,
Nel 2006 è stata
stipulata una polizza assicurativa di 10
milioni di euro, è stata finanziata APS
holding per l’acquisto di bus a
metano per un valore di 9 milioni di
euro e, a seguito del riscatto della
polizza assicurativa, sono stati
acquistati titoli obbligazionari per 40
milioni e un fondo comune di
investimento per 10 milioni. Alla data
attuale risulta rimborsato il
finanziamento ad APS Holding, le
obbligazioni scadenti nel 2008 e il
fondo comune di investimento.
Si è giocato in borsa?
Con le obbligazioni si
acquista un titolo di credito,
remunerato con un tasso di interesse,
che viene rimborsato alla scadenza.
L’unico rischio è il fallimento del
debitore.
Con le azioni invece si
acquista una quota di capitale di una
società e si partecipa al rischio
d’impresa della società.
Altra cosa ancora sono le
operazioni con gli strumenti derivati,
che consistono in una scommessa
sull’andamento futuro dei tassi di
interesse.
L’investimento in
obbligazioni (tra cui le obbligazioni
Lehman Brothers di tipo senior), è
avvenuto su consiglio della Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo (banca
Tesoriere del Comune) con l’obiettivo di
“perseguire una contenuta rivalutazione
del capitale investito tenuto conto che
il profilo dell’investitore accetta un
basso rischio nel medio periodo ovvero
un moderato rischio nel breve periodo”.
Le obbligazione godevano
infatti di un rating elevato:
A+ (Lehman Brothers e
Morgan St),
AA- (Sanpaolo, Unicredit
e Merrill Lynch)
AAA (GE CAP),
risultavano inserite
nell’elenco delle obbligazioni basso
rischio-basso rendimento del progetto
Patti Chiari ed erano riservate ad
investitori istituzionali e cioè lo
Stato italiano, la Banca d’Italia, i
fondi pensione, le fondazioni bancarie.
Si trattava di un
investimento comunemente considerato
sicuro, affidabile e garantito.
Nessuno poteva prevedere
due anni fa una crisi di tale portata e
il fallimento di una tra le più
importanti banche del mondo.
L’attività di
investimento della società ha consentito
di accantonare al 31/12/2007 utili di
esercizi precedenti pari a €
3.664.572,18 e un ulteriore utile di
1.618.037,93 risultava in formazione al
30/06/2008.
Pertanto la perdita trova
copertura negli utili maturati senza
comportare una riduzione del capitale
originario od obbligare il Comune ad
interventi di ripiano della perdita,
così come la liquidità
della società e del Comune risulta tale
da garantire il proseguimento dei
cantieri in corso e non si impongono
smobilizzi anticipati e quindi costosi
dei titoli attualmente in portafoglio
della società APS – Finanziaria.
Mauro Bortoli
Gaetano Sirone
Assessore al Patrimonio
Assessore
al Bilancio
IL DEPUTATO PD ALL’ATTACCO SULLA
VICENDA LEHMAN
Naccarato:
«Il Pdl prende in giro la città»
Il Gazzettino di Padova, 29
ottobre 2008
La
parola alla difesa. Alessandro
Naccarato , deputato del Pd, non le
manda a dire all'opposizione sui 4
milioni Lehman che mancano alle
casse del Comune. «E' incredibile
leggere gli interventi degli
esponenti della destra sulla vicenda
delle obbligazioni della banca
Lehman Brothers. Sembra che si siano
trasformati tutti in esperti di
finanza. Evidentemente considerano i
cittadini padovani degli smemorati.
Ma c'è davvero qualcuno che può
riporre fiducia in personaggi come
Filippo Ascierto, che mandava
accorati sms al banchiere Fiorani,
uno dei protagonisti delle disgrazie
della Banca Popolare di Lodi e
autore di diversi reati,
dichiarandosi a sua completa
disposizione per ogni eventuale
necessità? - si chiede - Che fine
avrebbero fatto i risparmi dei
padovani se la più importante banca
cittadina, la Antonveneta, fosse
finita in quelle mani, come sperava
anche Giustina Destro? Lo stesso ex
sindaco che aveva in Giunta un
assessore, tal Riccardo Ronchitelli,
che estorceva denaro alle imprese
padovane minacciando altrimenti
controlli da parte della Guardia di
Finanza.
E che dire, ancora, di Domenico
Menorello? Quando era assessore ha
preso in giro l'intera città
inventandosi il Tram con il volante
e ha sperperato milioni di euro in
progetti per le linee 2 e 3 senza
che ci fosse neanche un euro per
finanziarli».
Ma ce n'è anche per la Provincia.
«Anche Vittorio Casarin, dopo che la
Provincia ha violato il Patto di
Stabilità ed è paralizzata, è
intervenuto per dare lezioni di
buona amministrazione. Si è
dimenticato i disastrosi
investimenti della Provincia nelle
società sull'orlo del tracollo
Trasporti Ecologici e Cosecon? Non
si ricorda le vicende che hanno
portato alla nascita della società
finanziaria della Provincia, Finser,
che vede presenti come soci le due
principali banche cittadine? Non è
che tra qualche giorno verrà fuori
che una di queste banche possiede
molte obbligazioni Lehman Brothers?
A loro avviso, evidentemente, la
strada giusta è quella seguita da
Bitonci e dalla Moratti, che con i
derivati hanno indebitato fino al
collo Cittadella e Milano».
Credo che questi signori non abbiamo
davvero nessuna lezione da impartire
- continua - Nessuno ha giocato in
borsa né ha tentato operazioni
speculative con le risorse di Aps
Finanziaria. Chi dice il contrario
racconta bugie. La verità, diradata
la nebbia della polemica e delle
strumentalizzazioni, è molto
semplice. Aps Finanziaria, nel 2006,
ha acquistato obbligazioni
considerate più sicure degli stessi
titoli di stato, così come hanno
fatto tanti cittadini che hanno
cercato di tutelare nel miglior modo
possibile i risparmi messi da parte
durante una vita di sacrifici. Aps
Finanziaria e i cittadini sono
vittime di un evento, il fallimento
della Lehman , che nessuno poteva
prevedere. La cosa più utile da fare
adesso - conclude - è attivarsi in
tutte le sedi, legali e civili, per
ottenere il risarcimento dei danni
subiti. Tutto il resto sono
polemiche inutili e bugie della
destra per strumentalizzare la crisi
finanziaria in corso».
I TITOLI LEHMAN E APS
FINANZIARIA
Il Mattino di
Padova, 28 ottobre 2008
Ritengo
d’obbligo un commento sugli
investimenti del Comune di Padova,
un problema annunciato dal sindaco,
il quale ha sentito l’obbligo di
informare la pubblica opinione del
rischio di parziale insolvenza di
una parte dei titoli di risparmio,
emessi da una nota società
finanziaria americana dichiarata in
Amministrazione straordinaria
(l’equivalente Usa della legge
Prodi, cioè il «capitolo 11» che
protegge i creditori dal
fallimento). Va detto innanzitutto
che il «portatore di obbligazioni»,
quale è appunto il Comune, è più
protetto dei soci azionisti, che
come è noto in questo caso vengono
liquidati per ultimi. Perciò le
obbligazioni sono titoli di
risparmio, non speculativi. Tale è
però la dimensione del fallimento,
che il patrimonio della società
finanziaria non potrà
prevedibilmente coprire tutti i
creditori. Bisogna ricordare che il
ministro del Tesoro americano
Poulson ha dichiarato di sentirsi in
colpa per «avere lasciato fallire»
Lehman Brothers, e salvato altre
banche. Tutti sanno la verità, e
cioè che Lehman Brothers aveva
«collocato» i propri titoli
prevalentemente in Europa, Russia e
Cina, e perciò è stata lasciata
fallire. Dura legge dei rapporti di
forza internazionali, a cui dovremo
abituarci, sia ora che nei prossimi
anni. Non serve quindi fare difesa
d’ufficio degli investimenti del
Comune di Padova: APS Finanziaria
aveva investito nel 2006 sei milioni
per titoli Lehman Brothers, quando
erano valutati AAA dalle principali
agenzie internazionali. Si è detto:
il Comune poteva comprare BOT o CCT.
Va ricordato («Repubblica»
19/10/2006) che l’agenzia mondiale
Fitch abbassava il 18 ottobre 2006
il livello della Repubblica Italiana
(!) al livello AA-, mentre Standard
& Poors lo portava da AA- ad A+ e il
rendimento medio dei titoli dello
stato italiano era 3,4%. Infine, un
ragionamento su perché APS
Finanziaria avesse fondi investiti,
anche a prescindere dalle ovvie
necessità di disporre del denaro per
pagare le opere pubbliche: negli
ultimi tre anni le Leggi Finanziarie
hanno penalizzato gli Enti Locali
sani, e favorito quelli dissestati.
Roma è indubbiamente contro il
Veneto. Solo nel 2008, il Governo
ha tolto l’ICI in aprile, rinviando
l’incasso di 26 milioni di euro per
il Comune di Padova. La prima rata è
pervenuta a luglio, con un ritardo
di quasi due mesi. La seconda deve
ancora arrivare, e non si sa se
arriverà tutta, vista la crisi delle
Banche che impone al Governo di
destinare il denaro delle tasse ad
evitare fallimenti. Si parla tanto
di federalismo, ma federalismo vuol
dire tenere le proprie risorse.
Avere denaro per pagare stipendi e
spese per i momenti di difficoltà,
non finire come Catania, Taranto o
Roma. Avere crediti dallo Stato
scritti su carta può valere ben
poco: lo sanno bene gli imprenditori
veneti. Investire è quindi giusto e
prudente, ma non ci consola
dall’essere caduti - tutto il mondo
- in un rischio «sistematico»:
quando tutti sono in difficoltà, i
più deboli inevitabilmente soffrono.
E bene fa il sindaco di Padova
Flavio Zanonato ad intentare causa
collettiva per recuperare gli
investimenti: occorre «fare squadra»
insieme a Banche e risparmiatori
veneti per ottenere un giusto
processo ed un equo indennizzo. E
per cortesia, meno speculazioni
politiche: ci attendono tempi troppo
duri per dividerci.
Amedeo Levorato
I
conti veri di Finanziaria Aps
Il
Mattino di Padova, 27 ottobre 2008
L’intervento
del consigliere comunale Domenico
Menorello sul mattino di ieri, al di
là delle valutazioni politiche cui
non compete a me rispondere,
contiene cose non vere che mi
impongono di intervenire.
Non è vero che i soldi della
Finanziaria Aps non siano stati
impegnati in opere pubbliche e che
siano stati investiti nei mercati
finanziari per ottenere rendite.
Quelle risorse sono state tutte
impegnate per la realizzazione di
opere pubbliche previste nei piani
di investimento approvati dal
Consiglio comunale e allegati ai
bilanci di previsione dal 2004 al
2007. Tra gli interventi finanziati
figurano: il restauro del San
Gaetano, il nuovo cavalcavia di via
Sarpi, la nuova scuola elementare e
media di Torre, le opere collaterali
al Sir 1 e il prolungamento della
linea fino a Pontevigodarzere, il
cofinanziamento del contratto di
quartiere Portello, il
cofinanziamento dello scolmatore di
piena Limenella Fossetta per la
difesa idraulica della zona nord di
Padova, le piste ciclabili e i
parchi realizzati in questi anni.
Si tratta di micro interventi?
Ognuno è libero di valutarli come
crede. Tutti sanno che le opere
pubbliche, una volta finanziate,
vengono avviate dopo procedure
lunghe e complesse e non vengono
pagate in una sola volta, bensì man
mano che proseguono i lavori.
Proprio per non tenere inutilizzati
e scarsamente fruttiferi in cassa i
soldi che finanziano le opere
pubbliche Finanziaria Aps ha ancora
29 milioni di obbligazioni, che, già
impegnati per il finanziamento di
opere legate alla viabilità, sono
stati investiti nel modo che nel
2006 appariva più prudente, per
evitare che fossero erosi
dall’inflazione. I conti fatti dal
consigliere Menorello, infine,
contraddicono la matematica, visto
che dei 119 milioni del patrimonio
di Finanziaria Aps, erano
utilizzabili solo 116, una volta
esclusi il capitale sociale e la
riserva legale. A questi vanno
sottratti i 25 milioni usati dalla
giunta precedente, i 12,2 milioni
investiti in Aps Holding Spa
(l’azienda del trasporto pubblico) e
i 3,3 milioni utilizzati per
l’uscita dei soci privati. I circa
75 milioni che restavano disponibili
sono stati interamente impiegati per
realizzare le opere pubbliche sopra
indicate. Se si prendono per buone
le cifre indicate dal consigliere
Menorello, invece, si arriverebbe a
150 milioni che Finanziaria Aps non
ha mai avuto a disposizione. Questo
è ciò che è accaduto, a
dimostrazione della correttezza
dell’operato dell’Amministrazione
comunale.
Marzio Pilotto Caposettore
Risorse finanziarie amministratore
unico di Finanziaria Aps
«Giocato in Borsa?
Un'assurdità
E ora class action con il Tesoro»
Il Mattino di Padova, 26 ottobre 2008
Lo
dice anche al microfono, sul palco del
San Gaetano: «Non abbiamo mai giocato in
Borsa. Ma protetto i soldi del Comune
per le opere pubbliche». Flavio Zanonato
(nella foto) non si sente il sindaco
Lehman Brothers e forse nemmeno
un’obbligazione politica. E’ il
beneficiario dell’assegno da 20 euro che
Bruno Maran, fra una foto e l’altra,
stacca come replica al “mago della
finanza” Menorello. Ma soprattutto
Zanonato presidia la trincea in prima
persona: «Ho letto e sentito assurdità e
solenni schiocchezze pur di vendere una
copia in più o speculare politicamente.
Aps Finanziaria ha scelto obbligazioni
della banca americana sopravvissuta al
1929. Non azioni, obbligazioni. E se il
presidente Galan era tanto bravo da
sapere tutto con due anni di anticipo,
perché non ha avvisato i tanti
risparmiatori che nel 2006 hanno preso
le stesse obbligazioni?». C’è chi
invoca l’intervento della Corte dei
conti, chi pretende che saltino le
teste, chi vuol «processare» il sindaco
nell’aula di palazzo Moroni. Zanonato si
concentra sulla soluzione di un problema
identico per chi amministra il Tesoro.
Una class action? «Non è una situazione
limitata a Padova, ma diffusa fra molti
investitori istituzionali e altrettanti
privati. Dunque, si tratta di
rivendicare il massimo
dall’amministrazione controllata negli
Usa». Comune di Padova «tradito» da
Lehman Brothers, quanto il governo
Berlusconi? «Obbligazioni identiche le
ha il ministero. Sono senior ovvero
quelle privilegiate nel momento in cui
si va alla liquidazione dei beni per
pagare i creditori. Comunque, stiamo
prendendo contatti per costruire insieme
a tutti i soggetti, istituzionali e
privati, una sorta di coordinamento»
risponde Zanonato.
ECCO
CHI HA "GIOCATO IN BORSA":
LA
FINANZA CREATIVA DEI DERIVATI
SOTTOSCRITTI DAI COMUNI DI
CITTADELLA, MONTEGROTTO, TREVISO E
MILANO
IL CASO
DI CITTADELLA
CITTADELLA. Un convegno,
lunedì, in una sala privata, perchè
quelle pubbliche sono risultate
(stranamente) tutte impegnate. Un
convegno per discutere il tallone
d'Achille dell'amministrazione di
Massimo Bitonci: i debiti del comune di
Cittadella (25 milioni), ed i derivati
per finanziare i mutui. Secondo i
calcoli di Report, il rischio è quello
di perdere 4 milioni e 700 mila euro;
per “liberarsi” subito dai derivati swap,
l'amministrazione dovrebbe sborsare 900
mila euro. “In sostanza – attacca il
capogruppo del Pd e delle civiche,
Francesco Rebellato – per “liberarci”
dai derivati dovremmo spendere quasi un
milione di euro”. Il Pd e le civiche,
lunedì, riempiranno a partire dalle
18.30 la sala convegni del ristorante
Due Mori, in Borgo Bassano. Oltre a
Rebellato ed al consigliere comunale
Giovanni Paolo Parolin, interverranno
Nicola Benini, dello Studio Ifa
Consulting di Verona, e Roberto Nardo,
dell'Adiconsum. Tema: “Bilancio e
finanze del comune: il pericolo
derivati”. Una situazione “pericolosa”,
quella dei derivati, e se ne è resa
conto anche la stessa maggioranza: il 25
luglio scorso la giunta comunale ha
approvato una delibera - dell'importo
di 12 mila euro - che dava mandato allo
studio legale dell'avvocato Cartia di
procedere per una eventuale causa verso
l'advisor e la banca che hanno concesso
il “derivato”. Ovvero, il comune valuta
di portare in giudizio Unicredit. Quello
che l'opposizione di centrosinistra
aveva già chiesto ad aprile, incassando
il voto contrario proprio della
maggioranza. “Da parecchio tempo –
sottolinea Rebellato – siamo in contatto
con lo studio di Verona: ci hanno
aiutato in questo difficile “labirinto”,
e la conclusione è sempre stata la
stessa: vantaggi e guadagni certi solo
per la banca”. La riunione si svolgerà
in un ristorante, non in Torre di Malta,
non in Villa Rina. “Al telefono Bitonci
ci ha detto che tutte le sale sono
occupate per le manifestazioni
dell'Ottobre cittadellese e che possiamo
andare al Bar dello Sport”. La goccia
che ha fatto traboccare il vaso: il
centrosinistra – in una lettera
intitolata “democrazia limitata”, ed
inviata ai presidenti di Repubbblica,
Camera e Senato, oltre al Ministro
dell'Interno Roberto Maroni e al
Prefetto di Padova – ha denunciato una
serie di episodi che dimostrerebbero la
mancanza di rispetto per l'opposizione
da parte di una maggioranza che si
considera “padrona della cosa pubblica,
a dispetto delle normali regole.
_____________________________________
CITTADELLA. Oltre 6
milioni di euro. È questa la cifra choc,
emersa dal convegno promosso dal Pd e
dalla civiche sulla “finanza allegra”
dell'amministrazione guidata
dall'onorevole sindaco Massimo Bitonci.
“La scommessa dei derivati rischia di
far perdere al comune, di qui al 2018,
qualcosa come 6 milioni e 100 mila
euro”. Il calcolo è dello Studio Ifa
Consulting di Verona. “Una cifra
limite”, precisano. Ma è decisamente
preoccupante il quadro che emerge
attorno ai debiti del comune di
Cittadella (25 milioni di euro), ed i
derivati per finanziare i mutui. I
tecnici hanno risposto ad una serie di
domande, alle quali – questo il je
accuse dei consiglieri comunali
Francesco Rebellato e Giovanni Paolo
Parolin - “il sindaco non ha mai voluto
rispondere”. Su tutti, il mark to
market. Ovvero, se il comune chiudesse
oggi il contratto con la banca, per
liberarsi dagli swap, perderebbe “un
milione e 600 mila euro”. “Ma questa
cifra – ha incalzato lo studio –
dovrebbe essere data dalla stessa banca,
per garantire trasparenza: altrimenti ci
troveremmo di fronte ad un continuo
balletto di cifre”. Sta di fatto che il
valore del mark to market, ai sensi
dell'ultima legge finanziaria, “deve
essere inserito nel bilancio di
previsione ed in quello consuntivo”. Ma
c'è qualche chance che il comune ci
guadagni sui derivati?
“L'amministrazione di Cittadella ha un
9% di probabilità di un saldo positivo,
in media, di 100 mila euro”. Una
possibilità di guadagno limitatissima.
Specie se si pensa alla possibilità di
perderci. “C'è il 91% di probabilità di
avere un saldo negativo, in media, di un
milione e 800 mila euro”. Fin qui le
cifre. Il resto sono stati attacchi
politici, ad un sindaco che “non concede
le sale pubbliche, adducendo pretesti
(il convegno si è svolto al Ristorante
Due Mori: ndr)” e che si è rifiutato “di
accogliere per mesi le nostre istanze e
poi il 25 luglio la giunta ha approvato
una delibera - dell'importo di 12 mila
euro - che dava mandato allo studio
legale dell'avvocato Cartia di procedere
per una eventuale causa verso l'advisor
e la banca che hanno concesso il
“derivato”, ovvero Unicredit: noi
l'avevamo chiesto già ad aprile”. La
conclusione di Rebellato e Parolin:
“Maggioranza ed opposizione su questo
tema devono essere unite: sono i
cittadellesi che rischiano di pagare le
conseguenze dell' “arma di distruzione
di massa” rappresentata dai derivati”.
Scarica in allegato a questa newsletter
lo studio della società IFA Consulting:
CONTRATTI FINANZIARI
DERIVATI
E FINANZA PUBBLICA: FATTORI DI
CRITICITA' ED ADEGUATEZZA.
ANALISI DEL RISCHIO PER IL COMUNE DI
CITTADELLA
IL CASO DI MONTEGROTTO
«Nessun crac,
perdiamo solo gli interessi»
Ma la minoranza presenta due
interrogazioni
Il Mattino di Padova, 5 novembre
2008
MONTEGROTTO. «La minoranza ha
presentato già due interrogazioni per
chiarimenti sui derivati. Ci è sempre
stato risposto che non c’è da
preoccuparsi, ma se il sindaco ha dato
mandato ad un legale qualche problema
esiste. Montegrotto è un Comune
fortemente indebitato e con l’Ici che
non entra, la situazione è tutt’altro
che tranquilla. Anzi, con il fatto che a
fine anno bisognerà restituire alla
Provincia i 480 mila euro della
circonvallazione, qui si rischia il
dissesto finanziario». Sono le parole
del capogruppo di opposizione Antonio
Voltolina e del consigliere di minoranza
Paolo Ferraresi in merito
all’esposizione finanziaria del Comune.
Montegrotto ha, infatti, in attivo
un’operazione sugli swap contratta
cedendo alle banche il debito comunale
(4 milioni di euro). Tant’è che per
correre ai ripari, il sindaco Luca
Claudio non solo ha interpellato
l’avvocato Alberto Cartia, ma annuncia
ora anche un’azione legale contro il
Governo, la Corte dei Conti e la Banca
d’Italia. Colpevoli, a suo dire, di aver
tagliato fondi e addirittura benedetto
l’utilizzo di questi strumenti. In ogni
caso, dall’amministrazione è arrivata la
smentita che il municipio sia a rischio
bancarotta. Per il momento, la curva
negativa dei mercati avrebbe compromesso
solo gli interessi. La cosa è stata
confermata dall’assessore al Bilancio
Massimo Bordin che chiarisce: «Non
abbiamo fatto alcun investimento e se
Abano non ha derivati è solo perché
c’era il commissario. Montegrotto ha
solo ceduto il suo debito alle banche
che l’hanno posizionato sulla Borsa di
Londra. Il contratto prevede che né il
guadagno possa superare il 5%, né la
perdita. Il guadagno, 200 mila euro
appunto, è quanto ci hanno anticipato in
liquidità, dunque ora siamo in pareggio.
Se i tassi salgono, si incassano fino a
200 mila euro, se scendono il massimo
della perdita possibile è pari a 200
mila euro. Questa è la cifra reale che
si rischia su un bilancio di 22 milioni
di euro». Intanto però tra le opere
«tagliate» figura il re-styiling di
piazza Mercato. «A questo punto vogliamo
sapere - ha detto Voltolina - se i 2
milioni a bilancio che dovevano arrivare
dalla cessione dell’area, serviranno a
coprire l’eventuale buco degli swap, le
spese correnti o cosa». Replica secco
Bordin: «Quel taglio non c’entra con i
derivati, ma con il mancato introito
dell’Ici. Un milione arriverà dalla
vendita dell’area e se dal Governo non
arrivasse un soldo, vorrà dire che per
l’altro milione faremo l’opera a
stralci».
IL CASO DI TREVISO
Gallo (Pd):
«Galan ormai assente da tutto pontifica
senza conoscere i fatti»
Il Mattino di Padova, 30 ottobre
2008
«Il
Comune di Treviso ha comprato azioni,
quello di Padova obbligazioni: Galan
però fa finta di non vedere la
differenza”: così Diego Bottacin,
consigliere regionale del Pd, attacca il
governatore del Veneto dopo le polemiche
dei giorni scorsi sul crac Lehman. Un
caso, quello padovano, che viene
contrapposto alla scelta
dell’amministrazione leghista del
capoluogo della Marca: il sindaco Gobbo
infatti ha scelto di cedere le sue quote
di partecipazione alla società
dell’aeroporto in cambio di azioni della
Save. «Azioni che se fossero state
vendute allora avrebbero fatto incassare
più di 20 milioni, mentre oggi valgono
circa la metà» denuncia il consigliere.
Insomma una perdita secca di 10 milioni
di euro, legata all’andamento della
società in borsa. E con il vento che
tira in questo periodo sui listini
azionari sembra difficile poter
recuperare nel breve periodo.
«Completamente diverso è il caso Padova
- sottolinea Bottacin - Dove è stato
investito in obbligazioni: si tratta di
prestiti che garantiscono alla scadenza
il rimborso integrale del capitale, con
oscillazioni soltanto sugli interessi».
Vicende disomogenee utilizzate e
strumentalizzate dal governatore,
secondo il Pd regionale, che attacca
senza mezzi termini: «Pur di polemizzare
con Zanonato, Galan finge di non saper
distinguere tra obbligazioni ed azioni e
parla a vanvera di speculazioni in borsa
che il comune di Padova non ha mai fatto
- aggiunge Bottacin - Se un comune
detiene azioni quotate in borsa,
indipendentemente dal fatto che decida
di venderle per realizzare strade,
scuole o altro, il risultato non cambia:
questo comune espone i soldi dei
cittadini contribuenti ai rischi
intrinsecamente connessi alla borsa.
Così è stato però solo per il comune di
Treviso». Una vicenda che, sempre
secondo i democratici del consiglio
regionale, rivela la strumentalizzazione
che il centro destra sta portando avanti
sulla vicenda Lehman, per fini puramente
elettorali: «C’è una domanda cruciale
cui Galan dovrebbe rispondere: è giusto
che un Comune o una Provincia o un altro
ente pubblico giochi con i soldi dei
cittadini sottoponendoli direttamente al
rischio delle borse? Se la risposta del
governatore è no, questo dovrebbe valere
anche per il comune di Treviso» conclude
Bottacin. Mentre Gianni Gallo,
capogruppo in consiglio regionale,
aggiunge polemico: «Galan è ormai
assente su tutto, dalle riunioni di
giunta ai consigli regionali. Preso
com’è in altre faccende si mette a
pontificare su tutto, senza conoscere lo
stato dei fatti. Tant’è che proprio la
sua amministrazione aveva affidato nel
luglio scorso, appena due mesi prima del
fallimento, una consulenza proprio alla
Lehmna Brothers».
IL CASO DI MILANO
Comune di Milano il rischio-derivati
arriva a 263 milioni
La
Repubblica, 26 febbraio 2008
MILANO
- I derivati del Comune di
Milano hanno raggiunto una
valorizzazione negativa di 263 milioni e
i consiglieri del Partito democratico
chiedono al sindaco Letizia Moratti di
bloccare l' operazione per fare
chiarezza sul maxi-bond da 1,6 miliardi
lanciato nel 2005 da Palazzo Marino per
ristrutturare il suo debito. Un'
emissione - sostiene il Pd - che
«potrebbe essere illegittima» visto che
all' atto della sua approvazione era
stata nascosta l' esistenza di un
derivato in perdita per 100 milioni
stipulato con Unicredit i cui costi
erano stati assorbiti con la nuova
obbligazione. Un' analisi approfondita
dei memorandum delle quattro banche del
consorzio e degli atti comunali - ha
spiegato il consigliere del Pd Davide
Corritore - ha fatto emergere che nel
giugno 2005 venne rappresentata al
consiglio comunale «una convenienza
economica dell' operazione non
veritiera, con una grave omissione
informativa».
Scontro sulle cifre.
La Cdl: abbiamo guadagnato. L'Unione:
no, persi 123 milioni
Il Corriere della Sera, 31
ottobre 2007
«Nessuna
perdita», minimizza il Comune cercando
di mettere a tacere l'allarme sui
derivati lanciato l'altra sera a Palazzo
Marino da alcuni consiglieri
dell'Unione. «Ad oggi — viene spiegato
in una nota — sull'intera operazione di
swap d'ammortamento, considerando gli
anni 2006-2007, il Comune di Milano ha
ottenuto in termini di interessi un
saldo positivo di flussi finanziari pari
a 3,6 milioni di euro, come si evince
dalla contabilità dell'amministrazione
».
Già, ma le parole hanno un senso e vanno
spiegate. Nella risposta si fa infatti
riferimento ad un «saldo» legato al
fatto che il contratto è ancora in corso
è ha durata trentennale. Ma quale è oggi
il valore effettivo di quel miliardo e
700 milioni di euro investiti dal Comune
nel giugno 2005? La risposta si trova
attingendo da Bloomberg, una delle più
autorevoli agenzie usate dagli operatori
del settore finanziario, calcolando il
mark to market dell'operazione: a oggi,
la cosiddetta minusvalenza, cioè la
perdita di valore di quel bullett
trentennale, è quantificata in meno
123.816.378 euro. Dallo stesso network
si scopre che nel giorno in cui fu
firmato il contratto c'era già una
minusvalenza di 35.511.889 euro dovuta
anche alle commissioni, distribuite
diversamente fra le quattro banche cui
si affidò il Comune (Depfa Bank,
Deutsche Bank, JpMorgan, Ubs). Dati,
questi, che i consiglieri Davide
Corritore (Lista Ferrante) e Basilio
Rizzo (Uniti con Fo) usano per
rispondere alle precisazioni del Comune.
Rizzo traduce: «Il problema non sono i
flussi passati. Se compro oggi un titolo
in Borsa che vale 1000 e domani scende a
960, finché non lo metto in vendita non
ho una perdita sul mio bilancio. Ma se
lo vendo, la perdita c'è, eccome».
Corritore, per anni amministratore
delegato di Deutsche Bank Sgr, non batte
ciglio: «Provengo dal mondo economico e
finanziario e so di che cosa parlo. Ho
allegato all'interrogazione al sindaco
la valorizzazione della posizione in
derivati, da cui emerge con chiarezza la
minusvalenza di cui abbiamo parlato.
Peraltro — aggiunge Corritore — mia
finalità non è far polemica su chi
costruì l'operazione, ma porre il
problema se sia sensato che un ente
pubblico esponga un patrimonio
collettivo così rilevante ad una
possibilità di rischio così elevata».
Per capire i motivi del minor valore
bisogna fare un passo indietro e
ricapitolare le tappe dell'intera
vicenda. Nell'aprile 2005 la giunta
Albertini scopre di avere un grande
bisogno di liquidità: mancano oltre 100
milioni di euro per la spesa corrente e
i mutui contratti con la Cassa Depositi
e Prestiti hanno tassi altissimi. Il
Comune decide così di emettere un
prestito obbligazionario (siamo a giugno
2005) ed è l'assessore Mario Talamona a
spiegare in aula il senso di
un'operazione, studiata interamente
dall'allora city manager Giorgio Porta e
dal direttore del settore Bilancio,
Angela Casiraghi (oggi Ragioniere capo
del Comune).
Il prestito obbligazionario consente di
estinguere i mutui e rinegoziarli a un
tasso fisso più conveniente. Il Comune
firma così questi contratti: le banche
si fanno carico della prima rata
semestrale del mutuo e questo spiega il
rendimento positivo subito incassato dal
Comune e utilizzato per la spesa
corrente. L'accordo prevede però anche
la firma di un derivato (il derivato è
uno strumento finanziario che, in
teoria, protegge il cliente dalle
fluttuazioni dei tassi variabili), che
però si appoggia su un tasso variabile.
Gli effetti pratici sono due: il primo è
che, ponendo il caso di stabilità dei
tassi, nei primi anni si hanno
rendimenti positivi perché il rischio è
spalmato sul lungo periodo, ma (come
spiega un chiarissimo grafico che i
consiglieri dell'Unione sono in grado di
presentare) dal 2018 si dovrà fare i
conti con l'inversione di tendenza e i
conseguenti minori ricavi. La seconda
conseguenza è che in casi, come quello
di quest'estate, di turbolenze di
mercato e di innalzamento dei tassi, il
Comune si trova ben prima esposto e
perde subito. Cosa che oggi sta
accadendo almeno sulla carta. Perché
correre questi rischi?
La conclusione è capire che cosa
succederà ora. «Se il sindaco Moratti ci
saprà spiegare che tutte queste cifre,
considerazioni e prospettive sono —
riassume Rizzo — sono completamente
sbagliate, potremo soltanto essere
contenti. Se, invece, i conti non
tornano, decidiamo insieme qual è la
strada migliore per correre ai ripari
limitando i danni»
____________________________________
ALTRE NOTIZIE
LA NOTA
IL GOVERNO STRAVOLGE IL SISTEMA
GIUDIZIARIO PER APPROVARE LEGGI AD
PERSONAM E
TUTELARE GLI INTERESSI PRIVATI.
6
novembre 2008
Ci
risiamo. Ancora una volta il Governo
tenta di stravolgere il sistema
giudiziario per promuovere leggi ad
personam a favore di singole persone.
Dopo il “lodo Alfano”, il “lodo Consolo”
e il “lodo Geronzi” siamo arrivati al
c.d. “lodo Carnevale” che, se approvato
in via definitiva, consentirà al giudice
Corrado Carnevale, noto per aver
annullato numerosi processi di mafia per
vizi formali, di ottenere il posto di
Primo Presidente della Corte di
Cassazione nonostante abbia ormai
superato il limite di età per questo
incarico. La norma oggi in vigore
prevede, infatti, che chi è stato
sottoposto a giudizio e successivamente
prosciolto ( proprio come nel caso di
Carnevale, imputato in un processo per
mafia e poi assolto) non può tornare a
ricoprire posti di vertice nella
magistratura oltre i 75 anni. Con il
“lodo Carnevale”, invece, tale limite di
età viene abrogato. Inoltre la destra,
per mascherare questa norma e farla
passare sotto silenzio, l’ha inserita in
un decreto più ampio sulle sedi
giudiziarie disagiate.
Mentre la maggioranza è impegnata a far
approvare leggi ad personam che non
servono certo a migliorare l’efficienza
del sistema giudiziario italiano ma solo
a tutelare gli interessi e le
aspirazioni di pochi potenti, la
giustizia è in grande difficoltà. Per
fare un esempio concreto, il Tribunale
del Lavoro di Padova è in una
preoccupante situazione di carenza di
organico e rischia di trovarsi ad
operare addirittura con un solo giudice
e con più di 5.145 cause di lavoro
ancora pendenti che certamente non
potranno essere trattate in tempi brevi
se il Governo, invece di considerare i
magistrati alla stregua di sfaccendati
proponendo i tornelli anche per loro,
non si decide ad aumentarne il numero.
Il Governo dovrebbe perciò preoccuparsi
di garantire adeguate risorse
finanziarie ed umane al sistema
giudiziario italiano per ridurre i tempi
dei processi e assicurare in tal modo i
diritti fondamentali di tutti invece di
pensare a
salvare dai processi i manager che hanno
fatto fallire grandi aziende come
Parmalat e Cirio o promuovere leggi a
tutela degli interessi di singoli e
quanto mai discussi personaggi.
Ieri
mattina Naccarato e Gallo (Pd) in visita
alle
piattaforme della logistica di proprietà
comunale
Magazzini, tavolo della trasparenza
Castagna (Cgil): «Serve da esempio anche
ad Interporto»
Il
Mattino di Padova, 1 novembre 2008
 Trasparenza
gestionale, garanzie per i lavoratori e
tutela del patrimonio pubblico. A
Magazzini Generali le «sollecitazioni»
hanno avuto effetto. Tant’è che ora si
marcia, a tappe forzate, verso la fine
di ogni possibile equivoco sulla
logistica controllata dal Comune.
VISITA. Ieri mattina, alle 8 in
punto, si sono presentati ai cancelli di
Corso Stati Uniti il deputato e
consigliere comunale Alessandro
Naccarato e il capogruppo regionale
Gianni Gallo. Sotto la pioggia, i due
esponenti del Partito Democratico hanno
effettuato un tour all’interno delle
piattaforme, degli uffici e della torre
in compagnia del direttore generale
Renzo Sartori. Un’ora e mezza di
«verifica sul campo» che suona come
conferma dell’interesse nei confronti di
Magazzini Generali, in vista
dell’annunciata fusione con Interporto.
IL NODO. Resta ancora Log
System, il braccio operativo che da sei
anni fa da «ponte» fra Magazzini e le
cooperative di facchinaggio. La tabella
che pubblichiamo qui a fianco riassume
l’identikit della società coop a
responsabilità limitate. E’ una sorta di
«imbuto» attraverso cui passa la
gestione delle piattaforme logistiche,
ma anche del lavoro che le coop
ottengono all’interno di Magazzini.
TAVOLO. Lo propone il segretario
della Cgil padovana Andrea Castagna
direttamente al Comune, in attesa di un
riscontro da parte dell’assessore al
patrimonio Mauro Bortoli. «Mi sembra che
sia arrivato il momento di aprire un
tavolo con Magazzini e l’Amministrazione
comunale, proprietaria del 56% delle
quote. Magari d’intesa con il prefetto,
è la sede giusta per stilare un
protocollo d’intesa sulle condizioni di
lavoro e sulle garanzie per i
lavoratori» spiega Castagna. Un passo
avanti a tutto tondo, se la giunta
Zanonato prenderà l’iniziativa: «E’
l’occasione anche per poter ragionare
insieme sull’utilità futura di Log
System, alla luce delle prospettive
aperte dalla fusione con Interporto»
aggiunge il massimo dirigente della Cgil.
UNCI. Luciano D’Ulizia,
presidente dell’Unione nazionale
cooperative italiane, contesta via fax
da Roma i riferimenti al contratto
firmato con il sindacato autonomo
Confsal: «Allo stato dei fatti, il
decreto Milleproroghe risulta essere di
inclusione della contrattualistica Unci.
Abbiamo dotato le coop associate di uno
strumento contrattuale che consente di
stare sul mercato. E nel complesso il
contratto Unci prevede una retribuzione
superiore rispetto a quella del
contratto delle altre sigle».
INTERPORTO. Il presidente Sergio
Giordani si è impegnato a depositare
entro fine mese il «quadro» della
fusione con Magazzini ai tre soci
pubblici (Comune, Provincia e Camera di
commercio) che partecipano ad entrambi.
Interporto, però, deve mettere sul
piatto della bilancia altrettanta
trasparenza. Sul valore patrimoniale
della Spa pesano non poco gli
indebitamenti, mentre l’operazione della
mega-torre (alta 74 metri, progettata da
Tobia Scarpa e Claudio Caramel) andrà «rimodulata»
alla luce della contigenza
economico-finanziaria.
La fusione, per tutti (pubblico e
privati), diventa un gioco a carte
scoperte. Non si può «incorporare» a
senso unico né quotare gli Enti pubblici
a beneficio della privatizzazione.
Giordani si è assunto un compito
delicato. Soprattutto perché ogni
decisione effettiva dovrà passare per
forza attraverso il voto del consiglio
comunale e del consiglio provinciale,
giusto alla vigilia della scadenza del
mandato amministrativo.
APPUNTAMENTI
DOMENICA 9
NOVEMBRE ORE 10.30 PRESSO VILLA FANTIN,
VIALE DELLA VITTORIA
PIOMBINO DESE (PD)
ASSEMBLEA DEL CIRCOLO LOCALE DEL PD SUL
TESSERAMENTO
VENERDI 14 NOVEMBRE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA ANZIANI, MUNICIPIO DI PADOVA
ASSEMBLEA COSTITUENTE PROVINCIALE DEL
PARTITO DEMOCRATICO
LUNEDI 17 NOVEMBRE
ORE 16.00 PRESSO LA SALA DEL CdQ 1
CENTRO - P.ZZA CAPITANIATO
(SOTTO LA TORRE DELL'OROLOGIO) - PADOVA
ASSEMBLEA
PUBBLICA DEI GIOVANI DEMOCRATICI CONTRO
I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO SU SCUOLA E
UNIVERSITA'
GIOVEDI 20 NOVEMBRE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA CIVICA (SOPRA IL SUPERMERCATO ALI),
PIAZZETTA FORCELLINI - PADOVA
INCONTRO
PUBBLICO CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL
GOVERNO SU SCUOLA E UNIVERSITA'
VENERDI 21 NOVEMBRE ORE 21.00 PRESSO LA
SALA CIVICA DEL CdQ 6
VIA
ASTICHELLO - PADOVA
INCONTRO PUBBLICO SUL
FEDERALISMO FISCALE
VENERDI 28 NOVEMBRE ORE 21.00 PRESSO LE
EX SCUOLE "I. NIEVO", VIA VECCHIA (VOLTABAROZZO)
- PADOVA
INCONTRO PUBBLICO SULLA MANOVRA
ECONOMICA E LA CRISI FINANZIARIA
MONDIALE
www.alessandronaccarato.it
mail:
info@alessandronaccarato.it - tel
049660544 - fax 0498753610
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