Sicurezza: campagne demagogiche per nascondere i tagli alle risorse
La sicurezza è un problema serio che andrebbe affrontato in modo serio, invece siamo ancora una volta davanti all’ennesimo polverone mediatico – le impronte digitali da prendere ai bambini rom - provocato dalla Lega Nord, esclusivamente per nascondere al Paese la triste realtà dei fatti, e cioè i tagli alle forze dell’ordine e alla giustizia previsti dal governo.
Il provvedimento rientra nell’ordinanza 3676 del 30 maggio 2008, con cui il governo ha nominato i prefetti di Roma, Milano e Napoli “commissari straordinari” per risolvere l’emergenza dei campi nomadi, prevedendone il monitoraggio e il censimento dei membri anche sulla base di “rilievi segnaletici”. L’ordinanza non parla dunque esplicitamente di impronte digitali. Inoltre non interessa il Veneto, ma solo Lombardia, Lazio e Campania.
I tre prefetti la stanno oltretutto applicando in modo diverso. Quello di Roma ha deciso, ad esempio, di non prendere impronte digitali a nessuno, né aduli né bambini. Quello di Napoli per censire i ragazzi sotto i 14 anni si accontenta del certificato di nascita.
L’ordinanza governativa parte da un’esigenza corretta. È giusto infatti che lo Stato sappia chi sono le persone che si muovono sul suo territorio (specie in aree a rischio come i campi nomadi), che controlli se sono in regola e non abbiano conti in sospeso con la giustizia. È giusto che le persone non in regola vengano espulse dal territorio nazionale. Infatti il rispetto, ferreo, della legge è un requisito essenziale per impostare in modo positivo la convivenza dei cittadini in una società multietnica. La quale abbisogna anche – non lo dimentichiamo – di politiche di integrazione e accoglienza: se i bambini rom fossero mandati a scuola, oltre che censiti, la convivenza ne trarrebbe senz’altro beneficio.
Non è giusto invece ricorrere alle impronte digitali per identificare un particolare gruppo di cittadini (che peraltro per metà sono italiani), trasmettendo un messaggio razzista e discriminatorio. Con questa logica bisognerebbe prendere impronte digitali a tutti gli abitanti dove è presenta la criminalità organizzata. Ancora: non è giusto che su temi così delicati si scatenino campagne disinformative che seminano discordia ed eccitano gli animi più inclini all’intolleranza.
Noi del Partito Democratico siamo per politiche serie, rigorose, in materia di sicurezza e giustizia.
Ma di serio da questo governo sta uscendo ben poco. Non sono seri la chiusura di 1000 commissariati di polizia, la riduzione dagli organici di ben 7 mila poliziotti, i tagli alle volanti. Non è serio il provvedimento sospendi-processi che per salvarne uno (il premier) ne colpisce 100.000 (è il numero dei processi che blocca in tutta Italia), non è serio il decreto sulle intercettazioni che azzoppa la capacità inquirente della magistratura e delle forze dell’ordine, non è serio il taglio del 40% del fondo ordinario per la giustizia. Preciso che non ci troviamo di fronte a tagli o provvedimenti inseriti in un ridisegno del sistema della pubblica sicurezza e della giustizia, ma di scelte estemporanee dettate solo da esigenze di finanza pubblica.
Ci accorgiamo allora che le dichiarazioni roboanti di certi ministri leghisti servono solo a nascondere una realtà dei fatti molto diversa. Ma l’insicurezza diffusa non è un male che si cura con le parole demagogiche o con i provvedimenti inutili.
On.
Alessandro Naccarato
Responsabile Sicurezza Esecutivo regionale
Partito Democratico Veneto