Di fronte alla crisi economica
globale il Governo Berlusconi si
dimostra incapace di varare
provvedimenti seri ed efficaci che
tutelino le famiglie, i lavoratori, le
piccole e medie imprese. La destra fa
solo demagogia, limitandosi a
distribuire qualche manciata di denaro a
chi vive con meno di 500 euro al mese
attraverso la c.d. "social card". Il
Governo annuncia grandi piani per
portare l'Italia fuori dalla crisi
senza, però, stanziare risorse adeguate,
investire nelle opere pubbliche,
rilanciare i consumi delle famiglie,
finanziare la scuola, l'Università e
l'innovazione. Mentre tutti gli altri
grandi Paesi europei e gli USA si stanno
muovendo proprio in questa direzione,
Berlusconi e la sua maggioranza si
dimostrano attenti solo ai loro
interessi personali (basti pensare alla
vicenda degli aumenti dell'IVA per Sky)
e a quelli di poche grandi banche e
imprese, mettendo ancora di più le mani
nelle tasche dei cittadini.
Infatti, per esempio, nel c.d.
"Decreto anti-crisi" promosso dal
ministro Tremonti, il Governo ha - di
fatto - cancellato la possibilità di
detrarre fino al 55% i costi per
interventi di risparmio energetico nelle
abitazioni impedendo addirittura, con la
retroattività di questo provvedimento,
la possibilità di ottenere i benefici
per tutti coloro che hanno già eseguito
i lavori "salva-ambiente" nel 2008.
Si tratta di una misura
insensata con pesanti ricadute in
termini economici. Questa decisione del
Governo produrrà maggiori costi per
tutti i cittadini e le imprese: questo è
il grande risultato della Destra
populista al Governo per fronteggiare la
crisi economica.
Consulta la Newsletter di novembre:
L'INCAPACITA'
DEL GOVERNO BERLUSCONI DI FRONTE
ALLA CRISI
ECONOMICA E LE PROPOSTE DEL PD
Con le norme sul risparmio
energetico il governo
danneggia famiglie e aziende
Il Mattino di Padova, 4 novembre
2008
Continuano
gli imbrogli della destra. Il governo ha
deciso, con l’ennesimo decreto legge, di
cancellare la possibilità, introdotta
dal centrosinistra, di portare in
detrazione (fino al 55%) i costi per gli
interventi di risparmio energetico nella
ristrutturazione delle case. La norma,
infatti, ha tagliato pesantemente il
fondo destinato a compensare le
detrazioni sulle ristrutturazioni
edilizie «salva-ambiente» portandolo,
nel 2008, a 82,7 milioni di euro (si
pensi che l’anno precedente sono state
presentate detrazioni per un totale di
825 milioni di euro) e garantendo così
la possibilità di godere di questo
beneficio soltanto fino ad esaurimento
delle risorse stanziate. Chi resta
escluso dallo sconto per mancanza di
fondi, e sarà la larghissima maggioranza
dei richiedenti, subirà una perdita
nettissima. Se si tratta di un’azienda,
infatti, questa non potrà beneficiare di
alcuna detrazione; se invece si tratta
di un privato cittadino, allora potrà
usufruire della normale detrazione per
le ristrutturazione edilizie in vigore,
pari solo al 36% della spesa e, per di
più, aspettando fino a dieci anni prima
di ottenere il rimborso da parte dello
Stato.
Si tratta di una scelta gravissima che
penalizza i comportamenti virtuosi dei
cittadini che hanno scelto di investire
nell’ambiente e nello sviluppo
sostenibile, colpisce l’economia di un
settore decisivo come quello
dell’edilizia e danneggia il risparmio
energetico. Di fronte a una crisi sempre
più preoccupante il governo ha deciso di
colpire famiglie, imprese ed energia.
Oltre al danno c’è anche la beffa che
calpesta con arroganza i principi
basilari del diritto. Infatti la norma,
se non sarà rivista, ha valore
retroattivo e coloro che hanno già
eseguito nel 2008 profonde
ristrutturazioni con interventi di
risparmio energetico, sobbarcandosi
ingenti spese, non potranno usufruire
delle detrazioni. Altro che aiuti per
superare la crisi, con questo
provvedimento il governo deprime
ulteriormente i consumi e danneggia il
sistema della piccola e media impresa.
Il decreto è la prova concreta di ciò
che il Partito Democratico sta
denunciando da tempo. Il governo non si
occupa adeguatamente della crisi
economica. Si preoccupa, invece, di
salvare l’Alitalia scaricando sulle
spalle della collettività tutti i suoi
debiti, di abolire l’Ici anche sulle
case di lusso, di far guadagnare le
banche prevedendo, di fatto, il semplice
allungamento dei mutui contratti da
molte famiglie. E soprattutto il governo
si preoccupa di favorire gli interessi
del presidente del Consiglio, aumentando
le tasse per i suoi concorrenti nel
sistema televisivo con l’aumento delle
tasse per Sky. I provvedimenti della
destra sono sbagliati e inadeguati.
Infine il decreto che cancella le
detrazioni contiene un messaggio
culturale devastante. Con una norma del
genere chi potrà mai essere incentivato
a rispettare l’ambiente, sfruttare
l’energia rinnovabile e più pulita,
traendone anche un cospicuo vantaggio
economico? Il governo Berlusconi
conferma di non avere alcun interesse
nella difesa dell’ambiente e di essere
l’unico a ritenere il risparmio
energetico un ostacolo allo sviluppo e
non una risorsa. Mentre Usa e Ue
decidono di investire nell’ambiente e
nello sviluppo sostenibile per
rilanciare l’economia, da noi, ancora
una volta, la destra decide di andare in
direzione opposta.
Oggi, di fronte alle giuste
proteste di quei milioni di cittadini
che hanno ristrutturato le loro
abitazioni eseguendo interventi di
risparmio energetico, il ministro
dell'Economia Tremonti ha fatto una
clamorosa marcia indietro. Infatti, la
retroattività della norma che - di fatto
- non permetteva di usufruire della
detrazione fino al 55% anche per i
lavori già eseguiti, verrà cancellata in
Parlamento. Si tratta di un
miglioramento ottenuto anche grazie alla
ferma opposizione ad un
tale provvedimento portata avanti dal PD
alla Camera.
Per
scaricare il testo completo
del c.d. "Decreto Anticrisi" del Governo
clicca qui
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ALTRE
NOTIZIE
Presentata
dall'On. Naccarato l'interrogazione a
risposta scritta
Infiltrazioni mafiose nella costruzione
della Valdastico Sud
3
dicembre 2008
Al Ministro dell'interno.
Per sapere - premesso che:
su disposizione della Direzione
distrettuale antimafia di Caltanissetta,
i Carabinieri e il Gico della Guardia di
finanza hanno posto sotto sequestro due
lotti della autostrada Valdastico Sud,
precisamente i lotti numero 9 dal km 30
al km 36,8 che interessa il Comune di
Saletto, in provincia di Padova, e
numero 14 dal km 50 al km 54, in
prossimità del ponte sul fiume Adige, in
direzione di Badia Polesine (Rovigo);
la DDA di Caltanissetta è intervenuta in
seguito ad indagini su irregolarità e
infiltrazioni mafiose per la costruzione
dei due lotti sequestrati
dell'autostrada A31. L'ipotesi di accusa
verte sul sospetto che sia stato
utilizzato del calcestruzzo di scarsa
qualità, ovvero con un contenuto di
cemento inferiore a quello previsto nei
contratti di appalto e quindi anche di
prezzo inferiore rispetto a quello
stabilito negli stessi contratti
d'appalto;
le indagini stanno quindi verificando se
lo scostamento tra il costo del
materiale effettivamente utilizzato per
la realizzazione dei due lotti
dell'autostrada A31 sotto sequestro e
quello previsto nel capitolato di
appalto abbia generato di fatto dei
fondi illeciti che, sempre secondo
l'ipotesi accusatoria, potrebbero essere
stati utilizzati per pagare tangenti
alla criminalità organizzata oppure per
garantire guadagni illeciti ai soci
delle diverse ditte costruttrici;
le indagini di cui sopra seguono di
pochi mesi altre indagini sulle
infiltrazioni mafiose in Veneto,
soprattutto nel settore delle
costruzioni di grandi opere pubbliche e
negli interventi di riqualificazione
urbanistica;
l'inchiesta in corso conferma il fatto
che la criminalità organizzata sta
effettivamente provando a riciclare gli
ingenti proventi dei suoi traffici
illeciti nelle regioni del Nord Italia,
e nel Veneto in particolare, tentando di
radicare anche in questo territorio un
vero e proprio sistema organizzato che,
attraverso connivenze di varia natura,
pagamento di tangenti ai professionisti,
richiesta del cosiddetto «pizzo» alle
ditte coinvolte, presentazione di
perizie e documentazioni false, punta a
far fruttare enormi somme di denaro
provenienti da attività criminali;
il ripetersi di episodi di questo genere
suscita grande preoccupazione
nell'opinione pubblica poiché rafforza
l'idea che il Governo non disponga di
strumenti efficaci per contrastare il
dilagare di tali fenomeni di corruzione,
illegalità e gestione poco trasparente
degli appalti su grandi opere di
pubblica utilità -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti
sopra esposti e cosa intenda fare per
combattere efficacemente la criminalità
organizzata e le infiltrazioni mafiose
in diverse zone del Nord Italia e, in
particolare, del Veneto;
quali provvedimenti intenda adottare per
vigilare in modo efficace sulla
trasparenza nella gestione degli appalti
che interessano grandi opere di pubblica
utilità.
Presentata dall'On. Naccarato
l'interrogazione a risposta scritta
Sfruttamento del lavoro nero al
Mercato Agro Alimentare di Padova
25
novembre 2008
Al Ministro del lavoro, della salute e
delle politiche sociali, al Ministro
dell'interno.
Per sapere - premesso che:
un'inchiesta giornalistica del
quotidiano Il Mattino di Padova,
pubblicata domenica 23 novembre 2008, ha
portato alla luce una grave situazione
di sfruttamento del lavoro nero, senza
alcuna garanzia di sicurezza o tutela
per le persone coinvolte, all'interno
del Mercato agroalimentare di Padova (di
seguito solo MAAP);
l'inchiesta descrive l'esperienza di un
giornalista che, fingendosi un
disoccupato in cerca di lavoro, viene
utilizzato come facchino senza alcun
contratto e in palese violazione delle
norme sulla sicurezza;
dal servizio del quotidiano locale
emerge l'esistenza di un vero e proprio
sistema organizzato di sfruttamento
della manodopera per lo smistamento dei
prodotti stoccati nella vasta area
occupata dal MAAP, che coinvolge
soprattutto uomini disoccupati, italiani
o stranieri, che vengono reclutati
illegalmente e senza contratto;
in particolare tale sistema di
sfruttamento del lavoro nero è reso
possibile dal fatto che alcune
cooperative sfruttano la manodopera in
contrasto con le leggi che regolano il
mercato del lavoro;
l'inchiesta de Il Mattino di Padova
evidenzia una situazione di illegalità
che riguarda il comparto della
logistica; questo settore riveste un
peso notevole nell'economia padovana
attraverso le strutture MAAP, interporto
e magazzini generali. Si tratta di
strutture fondamentali per il trasporto
e lo smistamento di merci e prodotti in
tutto il Nord-est nelle quali, come
l'inchiesta ha evidenziato nello
specifico caso del MAAP, più volte sono
state segnalate da organizzazioni
sindacali e cooperative situazioni di
irregolarità soprattutto per quanto
riguarda l'impiego e l'assunzione di
immigrati stranieri, utilizzati come
manodopera;
tali situazioni di sfruttamento sono
state denunciate anche per il settore
della raccolta e smaltimento dei rifiuti
quando il servizio viene gestito da
società cooperative;
questi casi, alla luce di quanto emerso
per strutture logistiche simili in altre
parti d'Italia (si veda il caso
dell'Ortomercato di Milano), suscitano
grande preoccupazione per la diffusione
di fenomeni illegali e per il rischio
che la criminalità organizzata possa
provare ad inserirsi nelle attività di
sfruttamento della manodopera irregolare
e clandestina -:
se i Ministri interrogati siano a
conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure intendano adottare per
contrastare efficacemente lo
sfruttamento del lavoro nero e senza
alcuna tutela che coinvolge migliaia di
persone, in particolare immigrati
extracomunitari;
quali misure intendano porre in essere
per vigilare sulle condizioni e sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro.
LA PRESENTAZIONE
Siete tutti invitati a partecipare alla
presentazione
pubblica del volume:

IL LIBRO
Gli anni di piombo e il
partito armato tra Br e Autonomia
Solo nel biennio
1977-79 denunciati 708 atti di violenza:
447 attentati 132 aggressioni e 129
rapine
Il Mattino di
Padova, 30 novembre 2008
PADOVA.
Un saggio sul partito armato, sulla
violenza di massa, le notti dei fuochi e
il terrore nelle facoltà. Uno studio non
sociologico, ma costruito con le
sentenze passate in giudicato emesse dai
tribunali, che in Veneto non hanno mai
abdicato al loro ruolo: Padova fu la
capitale del terrorismo diffuso, con
Autonomia Operaia Organizzata e i
Collettivi Politici Veneti che hanno
costruito un record unico in Italia.
Solo nel biennio 1977-79 furono
denunciati 708 atti di violenza
eversiva, con 447 attentati, 132
aggressioni a persone e 129 rapine e
devastazioni.
A tornare su quella stagione è
Alessandro Naccarato, deputato Pd, che
ha annodato i fili della memoria nel
libro ”Violenze, eversione e terrorismo
del partito armato a Padova” edito da
Cleup: 340 pagine dense di nomi,
cronologie e fatti ricostruiti con le
tre sentenze emesse dal tribunale di
Padova e dalle corti d’Assise di Roma e
Padova.
Naccarato ricostruisce, con l’approccio
del rigore storico, la galassia dei
movimenti e parte da Potere Operaio e
dai suoi leader: Oreste Scalzone, Franco
Piperno e Toni Negri.
Perché ha scritto un volume
raccogliendo le sentenze: gli anni di
piombo sono storia di 30 anni fa...
«Perché le sentenze sono una fonte
storica eccezionale: esse sono il
risultato di indagini e processi e
quindi del confronto tra prove
oggettive, testimonianze orali,
documenti scritti, raccolti ed esposti
dalle parti in causa. Tutto il materiale
viene analizzato più volte nei vari
gradi di giudizio, in tempi differenti e
con giurie formate da diverse persone.
Per questo motivo, per ricostruire le
vicende del Partito Armato a Padova mi
sono basato sulle sentenze emesse nei
tre principali processi. Ne esce un
quadro impressionante, che riguarda 243
persone rinviate a giudizio per vicende
di terrorismo, 162 delle quali
condannate a 424 anni di carcere».
I primi passi chi li mosse?
«Ovviamente Potere Operaio, che
decise di strutturarsi su due livelli:
uno armato, centralizzato, con strumenti
adeguati ad una strategia di offesa;
l’altro di massa per essere presente nei
movimenti».
Ma il partito armato cos’era: una
galassia di sigle?
«Il partito armato era fondato
sullo stabile collegamento operativo tra
singole distinte organizzazioni, che
erano collegate tra di loro da rapporti
politici e militari: Br, Prima Linea,
Autonomia operaia organizzata,
Collettivi politici veneti. Queste
organizzazioni agivano in modo
complementare e concorrevano insieme,
utilizzando la violenza armata, nel
disegno eversivo di destabilizzare e
colpire le istituzioni democratiche».
Lei nel suo libro ricorda il Gruppo
Ferretto di Mestre: di cosa si tratta?
«Il primo salto di qualità nella
strategia eversiva è il patto tra i Gap
di Feltrinelli, le Br e Pot Op, con la
nascita del Gruppo Ferretto a Mestre.
Là, secondo la testimonianza di un
dirigente della colonna veneta delle Br,
Michele Galati, militarono Carlo
Picchiura, Susanna Ronconi, Pietro
Despali, Ivo De Rossi, Giuseppe Zambon,
Massimo Pavan, Roberto Ferrari e un tale
di Verona soprannominato Sherif, poi
identificato per Martino Serafini.
Esaurita la prima fase, il gruppo entra
nelle Br e rafforza la colonna veneta
costituita nel 1974, la cui direzione
comprendeva Giorgio Semeria, Prospero
Gallinari, Roberto Ognibene e Fabrizio
Pelli.
Il Gruppo Ferretto fu quindi la prima
esperienza di cooperazione tra militanti
di Pot Op e militanti Br sul terreno
della lotta armata».
Qualche mese dopo in via Zabarella
c’è il duplice omicidio nella sede del
Msi...
«Sì, il 17 giugno 1974 Graziano
Giralucci e Giuseppe Mazzola furono
uccisi. Per questi omicidi verranno in
seguito condannati Renato Curcio,
Alberto Franceschini, Mario Moretti,
Giorgio Semeria, Roberto Ognibene,
Martino Serafini e Susanna Ronconi».
Ma quando nasce Autonomia operaia?
«Le sentenze stabiliscono che AOO
nasce nella IV conferenza nazionale di
Pot Op che si tenne a Rosolina dal 31
maggio al 3 giugno 1973. Là Antonio
Negri esce da Potere Operaio e promuove
tra il 28 luglio e il 4 agosto nella
facoltà di Scienze politiche un
seminario che diede vita alla nuova
organizzazione».
Nel 1974 c’è un altro fatto
decisivo, che vede protagonista Antonio
Negri: qual è?
«Il 5 dicembre ad Argelato di
Ferrara, un commando armato assalta un
furgone portavalori della Siiz, lo
zuccherificio Montesi. Viene assassinato
il brigadiere dei carabinieri Andrea
Lombardini e ferito l’appuntato
Sciarretta. La sentenza della Corte
d’Assise di Roma condanna Caterina
Pilega, Silvana Marelli e Antonio
Negri».
E’ una storia molto controversa, ma
quale fu il ruolo del professore, poi
eletto deputato del Partito radicale per
evitare il carcere?
«No, non è affatto controversa. La
Corte d’Assise individuò in Toni Negri
l’ideatore e il mandante dei fatti di
Argelato sulla base di diversi elementi:
le finalità della rapina per finanziare
l’organizzazione della quale Negri era
al vertice, le dichiarazioni di diversi
testimoni e il comportamento del
professore dopo il fatto. Inoltre
l’agenda di Negri consentì di trovare
riscontri decisivi ai racconti dei
testimoni. Il filosofo, subito dopo il
fatto, intervenne per aiutare la fuga
degli esecutori materiali: il 5 dicembre
1974 incaricò Mauro Borromeo di andarli
a prendere alla stazione di Milano e il
giorno successivo partì per la Svizzera
per predisporre l’accoglienza dei
fuggitivi. Quello stesso giorno Borromeo
incontrò Caterina Pilenga per avvisarla
di tenersi a disposizione. Il 9 dicembre
Claudio Bartolini, Stefano Cavina,
Franco Franciosi ed Ermesto Rinaldi
(esecutori materiali della rapina)
furono accompagnati al confine da
Borromeo, Pilenga e Marelli».
C’è un altro delitto che scuote
Padova...
«Sì, il 4 settembre 1975 Carlo
Picchiura uccise l’agente di polizia
Antonio Niedda a Ponte di Brenta».
C’erano rapporti tra le diverse
organizzazioni terroristiche?
«Sì, è una delle caratteristiche del
partito armato. I legami tra Br e AOO
non si interrompono mai:
nell’inverno ’72-73 a Torino, Renato
Curcio incontra Marco Bellavita, Negri e
Fioroni per approfondire la situazione
della Fiat, poi c’è un summit con
Franceschini ma il vertice più delicato
avviene dopo il delitto di via Zarabella.
Toni Negri critica l’assalto delle Br e
lo bolla politicamente arretrato. Il
vero obiettivo da colpire è il PCI,
ormai «socialdemocratico».
E a Padova che succede?
«Le sentenze ricostruiscono la
lista infinita delle violenze
dell’Autonomia: dall’assalto al
Portello, con la casa dello studente
Fusinato avamposto di Pot Op e teatro
degli scontri con la polizia fin dal 9
marzo 1973, alle prime esercitazioni
armate sui Colli euganei per passare poi
alle violenze all’università. Un elenco
impressionante di minacce e pestaggi
contro i pochi professori che si
opponevano agli autonomi: Guido Petter,
Oddone Longo e tanti altri. Inoltre ci
furono le azioni del Fronte comunista
combattente, una banda armata degli
autonomi, che sparò al giornalista
Antonio Garzotto, al professor Ezio
Riondato allora presidente della Cassa
di risparmio di Padova e Rovigo, al
direttore dell’Esu Giampaolo Mercanzin e
al professor Angelo Ventura. In
particolare l’attentato contro Ventura
portò alla luce i rapporti strettissimi
tra Br e gruppi dell’autonomia».
Che senso ha tornare sugli anni di
piombo: non è meglio dimenticare o
perdonare?
«Molte persone che hanno
organizzato la lotta armata agiscono
ancora oggi per nascondere la verità e
smontare le responsabilità accertate nei
processi. Finita quella stagione è
calato un silenzio assoluto: il
terrorismo è stato considerato una
parentesi da chiudere in fretta, come se
ci fosse la volontà di coprire le
incapacità e forse le complicità di
alcuni apparati dello Stato».
Secondo lei perché?
«Molti interrogativi sono rimasti
senza risposte: i terroristi godettero
di una sostanziale impunità per anni e i
magistrati che indagarono furono derisi
e insultati dall’opinione pubblica. Oggi
molti protagonisti della lotta armata
sono invitati nelle trasmissioni tv e
raccontano la loro verità anche dalle
cattedre dell’università. E si tratta di
verità completamente diverse dalle
certezze raggiunte con le sentenze. Il
terrorismo va inquadrato nel contesto
storico e appare evidente l’esistenza di
una cattiva coscienza di alcuni settori
del mondo culturale e accademico che
hanno offerto spazi enormi ai
protagonisti del crimine».
C’è una data che ha segnato la
storia: 7 aprile 1979, il blitz di
Pietro Calogero. Lei che ne pensa?
«Che senza quel blitz il terrorismo
non sarebbe stato sconfitto. Il dottor
Pietro Calogero fu il primo a
comprendere le caratteristiche del
partito armato. L’inchiesta da lui
coordinata raccolse le prove che
accertarono le responsabilità per fatti
specifici e scardinò l’impostazione
strategica della lotta armata. Per
questa ragione le sentenze definitive
hanno confermato l’impostazione
dell’inchiesta della procura di Padova e
si sono concluse, contrariamente a
quanto si fa credere ad arte, con le
condanne dei protagonisti dei gruppi
eversivi».
Si parlò molto di spontaneismo
armato, di atteggiamenti repressivi
della magistratura, di pentiti
ammaestrati...
«Non è vero che le inchieste siano
nate con il contributo dei pentiti,
ammaestrati dai magistrati. Le
dichiarazioni dei pentiti contribuirono
a ricostruire il contesto, a confermare
le prove raccolte dagli inquirenti. Le
leggi sui pentiti e sui dissociati sono
state emanate nel 1979 e nel 1982,
insomma quando le inchieste erano di
fatto già concluse. Lo spontaneismo
armato è pura invenzione, la violenza
era frutto di una precisa
organizzazione. E sulla repressione
consiglio di leggere le sentenze: molti
reati furono amnistiati nel 1986, e
vennero riconosciute in modo larghissimo
le attenuanti generiche a molti
imputati».
Un libro destinato a riaprire
polemiche: lei che scopo si è prefisso?
«Uno solo: ricordare come sono
andate davvero le cose. In questi anni
abbiamo assistito al protagonismo degli
ex terroristi e in troppi si sono
dimenticati delle vittime e di chi ebbe
il coraggio, spesso mettendo a
repentaglio la propria incolumità, di
combattere la violenza politica. Ci sono
stati poliziotti, carabinieri,
magistrati, operai, professori,
giornalisti che sono stati assassinati
dai terroristi: la democrazia è rimasta
in piedi grazie al loro sacrificio.
Ricordare la verità storica è un preciso
dovere civile e morale».
APPUNTAMENTI
VENERDI
5 DICEMBRE
ORE
9.15 PRESSO IL CENTRO DIRITTI UMANI
DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA
VIA MARTIRI DELLA LIBERTA', 2 -
PADOVA
PARTECIPAZIONE AL
SEMINARIO
"VITTIME DELLA TRATTA: DALLA
PROTEZIONE ALL'INCLUSIONE SOCIALE"
ORE 17.30 PRESSO SALA DEL CdQ 3,
PIAZZETTA FORCELLINI (SOPRA ALI)
INCONTRO CON
I CIRCOLI PD DELLA CITTA' DI PADOVA
ORE 21.00 PRESSO LA SALA CONSILIARE DEL
MUNICIPIO
PIAZZA LIBERTA' 1/3 - MASI (PD)
INCONTRO
PUBBLICO CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL
GOVERNO SU SCUOLA E UNIVERSITA'
VENERDI 12
DICEMBRE
ORE 17.30 PRESSO LA SALA ANZIANI DEL
MUNICIPIO DI PADOVA, VIA DEL MUNICIPIO,
1
PRESENTAZIONE
PUBBLICA DEL LIBRO:
"VIOLENZE, EVERSIONE E TERRORISMO DEL
PARTITO ARMATO A PADOVA"
ORE 21.00 PRESSO LA SALA DI QUARTIERE DI
VIA TONZIG,
ZONA STANGA -
PADOVA
INCONTRO
PUBBLICO CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL
GOVERNO SU SCUOLA E UNIVERSITA'
SABATO 13 DICEMBRE ORE 15.30 PRESSO LE
EX SCUOLE DI CAGNOLA, VIA PADOVA
CARTURA (PD)
INIZIATIVA PUBBLICA: "DI CHI SONO
LE RETI DEL GAS? COSECON-ATTIVA: NUOVO
SCANDALO"
DOMENICA
14 DICEMBRE ORE 10.00 AL CENTRO ANZIANI
DI MORTISE PRESSO IL CENTRO COMMERCIALE
"LA CORTE", VIA BAJARDI - PADOVA
BICCHIERATA PER IL TESSERAMENTO AL
PARTITO DEMOCRATICO
LUNEDI 15 DICEMBRE ORE 18.00 A PIAZZOLA
SUL BRENTA (PD)
INCONTRO CON LE RAPPRESENTANZE DEI
LAVORATORI DELLA BELVEST
www.alessandronaccarato.it
mail:
info@alessandronaccarato.it - tel
049660544 - fax 0498753610
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